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Autore: PinkyCCh    20/09/2013    9 recensioni
Cosa può accadere se un contratto stipulato anni prima da due nonni un po' pazzi, venisse fuori?
E se questo contratto implicasse un matrimonio combinato tra due ragazzi?
E se il ragazzo fosse uno stronzo cuore di ghiaccio ?
E se la ragazza invece fosse dolce e tranquilla, innamorata dello stereotipo del principe azzurro?
E se una fidanzata gelosa mettesse il proprio zampino?
Riusciranno Shin e Yamashita ad amarsi? O il destino vincerà?
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ice heart - cuore di ghiaccio'
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- Prime conoscenze - 






Stavo dormendo beatamente nel mio letto comodo, quando un suono incessante mi destò dal mio sonno quasi tranquillo. Mugugnai infastidita voltando il capo in direzione del suono e ritrovai la sveglia che segnava le otto in punto.
Imprecai ancora una volta poiché avrei preferito dormire un altro po’. Mi stiracchiai, infilai le mie pantofolone rosa e scesi di sotto in cucina, dove trovai mia mamma intenta a preparare le colazione. La trovai spossata e stanca, con un viso così triste che avrebbe suscitato pena anche all’uomo più crudele sulla faccia della terra.

“Buongiorno mammina!”   esordii schioccandole un bel bacio sulla guancia e sorridendole.
“Buongiorno tesoro, sei riuscita a dormire un po’?” s’informò gentilmente la donna che sarebbe dovuta essere la mia genitrice.
“Sì sì, tranquilla.”     Bugiarda, ero solo una gran bugiarda, pensai.

La vidi alzare lo sguardo e posarlo su di me, quasi incerta. Sospirò ed adagiò il mestolo sul piano cottura e spostò completamente il suo corpo in mia direzione.

“Sai tesoro, papà, è già uscito, è andato all’aeroporto  a prendere la famiglia Seiki.” M’informò lei.

Seiki?  Quel cognome arrivò al mio cervello come un fulmine. Strabuzzai gli occhi ed annuii pensierosa.

Questo è il nome del mio carnefice?  Bene, fra poco vedrò finalmente in faccia quello che pretende di diventare mio marito. Non sa cosa gli aspetta!
 A quel pensiero, tuttavia provai un certo ribrezzo. Avrei dovuto baciarlo? Ma che schifo!

Guardai la mia dolce e triste e mamma, forse sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei  vista. La salutai e stancamente  risalii le scale che poco prima mi avevano condotta da lei.
Sembravo l’ombra di me stessa. Trascinavo i piedi malamente, un senso di affaticamento invase il mio corpo e dei continui sospiri uscivano dalla mia bocca.
Tra un sospiro ed un pensiero mi ritrovai nella mia camera. Avanzai verso lo specchio posto sul comò ed arpionai lo sguardo a quella superficie riflettente.
Continuavo a guardare la mia immagine riflessa. Ero davvero io, quella? 
Avevo il viso sconvolto e un colorito tutt’altro che roseo.  Sembravo uno zombie.
Avrei dovuto truccarmi per l’appuntamento? Forse.
Avrei dovuto mettermi in ghingheri per quell’essere che avrei incontrato da li a poco? Forse. 
Decisi di andare sul più semplice possibile: felpa rosa e jeans a sigaretta.
Si sarebbe dovuto accontenta quell’essere immondo che osava presentarsi in casa mia.
Io ero così. Una ragazza semplice di provincia. Ma lui? Lui com’era? Ero curiosa. Avevo paura. Perché stava capitando tutto ciò?
Mi feci una doccia veloce e mi vestii.
Ecco, avevo finito. Ero perfetta.

Semplice!  Sorrisi al pensiero di com’era buffa la mia immagine riflessa in quello specchio.

Fui ridestata dai miei pensieri, dal rumore della porta che si aprii. Erano forse arrivati?

“Cara sono tornato!” urlò mio padre dall’ingresso. Mi sfuggì una risata pensando che forse mia mamma si era chiusa in camera per mettersi in ghingheri. Il pensiero fu subito spazzato via dall’orrore nel sapere che mio padre era in compagnia di Seiki.

Sospirai. Già, erano proprio arrivati.
Mi affrettai a scendere. Certo, la voglia di vedere quella faccia da culo non era molta, ma volevo sembrare almeno educata. Non sia mai che dicano che Yamashita Michiyo sia una maleducata!
Scesi quelle dannate scale, come se fossero il mio patibolo ed ecco che lo vidi. Mi mancò il fiato per quanto? ? Cinque? Dieci? Forse più minuti. Dio, com’era bello. Un angelo.

Possibile che quest’essere sia così dannatamente bello? Pensai.

“Buongiorno, io sono il Signor Seiki. E lui è mio figlio..Shin.” esordii l’uomo seduto sul divano del mio soggiorno. Era la copia del figlio, solo con qualche anno in più.

Capelli castano scuro, occhi a mandorla e labbra carnose. Per i miei stereotipi, incarnavano la perfezione quei due e questo non andava affatto bene.
Scossi la testa e sentii le guancie andare in fiamme.

Pessimo segno! Pensai.

“O-oh buongiorno io sono Maki Michiyo, e questa.. –incoraggiandomi ad avvcinarmi –è mia figlia Michiyo.” Da quando mia mamma era diventata una scolaretta imbarazzata che balbettava ed avvampava dinnanzi a qualcuno?

Inarcai un sopracciglio e fulminai mia madre con lo sguardo.

“Buongiorno Signori Seiki.” Risposi leggermente e visibilmente scazzata, porgendogli la mano. Ero edicata almeno, no?Finsi, in più, un dannato sorriso.

Era tutto così irreale! Un matrimonio combinato e scelto anni addietro, quando ancora non eravamo in programma, i miei genitori imbarazzati, quel giapponese con su figlio che mi squadravano. Ma che volevano da me? Tutti questi miei pensieri, furono spazzati via da quel volto così angelico quanto freddo. I suoi occhi, mi rapirono. Colpo di fulmine? No non poteva essere!

“Che diamine guardi?” ecco, ritiro tutto. Cosa avevo detto? Viso angelico ed altre stronzate? No, era uno stronzo.
 “Se permetti ti guardo eccome, visto che per colpa tua mi ritrovo in questa situazione! Tsk!” sbottai indignata ed oltraggiata. Ma come si permetteva quel diavolo travestito da angelo, di rivolgersi così a me?

Come ho potuto pensare che fosse un angelo?

“Sono indignato, se non schifato quanto te. Papà.. – disse rivolgendosi all’uomo di fianco a lui è proprio necessario adempiere a questo futile contratto? D’altronde ‘sti due vecchiacci, son morti da anni.” Sbottò quel ragazzo che stavo iniziando ad odiare con tutta me stessa. Incominciavamo proprio per il verso giusto, non c’era che dire.
“Bello di mamma, vecchiaccio ci sarai te! Non osare parlare di mio nonno con quel tuo tono strafottente. Chi ti credi di essere stupido..” arrivai ad una spanna dal suo viso ed iniziai ad urlare e dimenarmi. Ero diventata livida in volta e la rabbia ormai era divenuta la mia compagna.
“Stupido…?” m’incoraggiò a continuare con un sorrisetto spavaldo stampato in faccia.
“BAKA!” urlai.
“Oh,che dolce, per me hai imparato il giapponese? –le sue labbra formarono un ghigno quasi malefico. –sei davvero un tesoro.” Ora mi prendeva anche per culo?
“No, amo semplicemente il Giappone, amore! Ma di certo non amo i giapponesi strafottenti come te!” risposi fiera di me stessa e delle mie passioni. Non sarebbe stato di certo l’incontro con un giapponese stronzo a farmi cambiare idea.
“Tsk, ci sarà da divertirsi.” Disse. Sembrava quasi che stesse parlando. Bene era pure matto.

Ci sarà da divertirsi?!? Ma guardalo! E’ troppo spavaldo per i miei gusti.

Non era passata neanche mezz’ora dal nostro incontro e già iniziava a ribollirmi il sangue. Dovevo trovare un modo per aggirare quell’ostacolo. Dovevo riuscire ad annullare quel futile contratto.
Ma come avrei potuto? Entrambi i nostri genitori, sembravano così convinti delle loro scelte, ma quella era la mia vita e non volevo passarla accanto ad uno stronzo.
I miei pensieri furono interrotti dal Signor Seiki che prese la parola.

“Bene, passiamo ai dettagli. La signorina Yamashita, verrà a vivere con noi, nella nostra villa.” vivere con loro? Con lui? Ma che cavolo volevano da me?
“Capisco, ad una condizione. Che il matrimonio venga svolto qui da noi, con il nostro rito religioso. Voglio concedere almeno questo a mia figlia.” questa fu solo la risposta di mio padre.

Continuavo a guardare quella scena, inebetita. Non volevo, volevo ribellarmi, ma niente, ogni singolo muscolo del mio corpo non reagiva.

“Il matrimonio verrà celebrato fra 3 giorni esatti alle 11.00. “ riprese la parola mio padre.
“Perfetto, signori Michiyo. Manderò subito il mio assistente a gestire ogni singolo preparativo.” Rispose con aria sognante il signor Seiki, lasciandomi stupefatta ed inorridita di come chiudessero quell’accordo come se fossimo stati dei pezzi di manzo da vendere ad un macellaio. Con una stretta di mano sancirono la loro, anzi nostra unione ed i due bastardi Seiki si dileguarono, lasciandomi sola con i miei genitori.
“Yama..ascolta..” cercò di parlare mia madre ma l’azzittii subito fulminandola con lo sguardo.
“Sta zitta mamma. Non voglio più ascoltare nulla da voi. Esco a fare un giro.” Urlai ed uscii sbattendo violentemente la porta.



 Appena svoltai l’angolo di casa mi ritrovai uno Shin alquanto furioso e perplesso ad aspettarmi appoggiato al muro di un’abitazione.

“Dobbiamo parlare.” Esordii nervosamente Shin.
“Che cosa vuoi?” risposi acida sorpassandolo e continuando a camminare.
“Non voglio sposare una nana come te.” Ribadì lui iniziando a camminare al mio fianco.
“C-cosa? Nana a me? A ME? Ma tu sei fuso. E comunque, per la cronaca, io ho la stessa tua voglia.” Voleva per caso morire giovane e bello?
“Bene, annulliamo questo assurdo contratto.” Ritentò ancora lui.
“Lo sai che non si può..come dovrei fare eh? Proponi qualche scappatoia.” Risposi affranta e sospirando.
“Uhm…sei già fidanzata, no?” ma come faceva ad essere così stronzo ed inopportuno? Ora stava superando davvero i limiti. Mi fermai di colpo e mi posizionai davanti a lui e lo sfidai con lo sguardo. Poi un sordo rumore interruppe quella situazione. La mia mano destra si era posata violentemente sulla sua guancia. Avevo dato un gran bello schiaffo a quella faccia da culo.
“Stupida! Ma che cazzo ti è preso? “ urlò Shin guardandomi furioso.
“Ti prego, basta… non mentirei mai così..soprattutto sui sentimenti.” Risposi ed un turbinio di ricordi invase la mia mente facendomi ricordare il mio passato amore. Ricordo ancora quando scoprii del suo tradimento. Ci ero stata fottutamente male.
“E credi che sposandomi non menti sui tuoi sentimenti?” chiese Shin come se fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo.
“Sì, ma..” non riuscii a proferire parola, avevo colpito dritto al punto.
“Va bene. Troveremo una soluzione. Che ne dici? Sposiamoci, accontentiamoli, ma ognuno per la propria strada. Ok?” pronunciò questa frase con un tono quasi dolce e compassionevole. Lo guardai e mi persi nei suoi occhi. Sembrava una scolaretta in preda agli ormoni.
“D..d’accordo…” mi limitai a rispodere.

Dopo quella breve chiacchierata rientrammo e trovammo i nostri genitori seri e pensierosi.

“Bentornati. Sedetevi , dobbiamo parlare. “disse il signor Seiki.
“Ok.”  rispondemmo all’unisono io e Shin.
“Sappiamo bene che farvi sposare in così breve tempo  è un’assurdità, dunque abbiamo pensato di farvi vivere insieme per un breve lasso di tempo, affinché vi possiate conoscere e che vi capiate meglio. La signorina Yamashita, si trasferirà da noi a Tokyo e fra un anno esatto, si terranno le vostre nozze! Che ne pensate?” le parole dette dal signor Seiki con quel tono solenne, parvero quasi una condanna.
“Papà – disse Shin con un volto decisamente arrabbiato tu sei tutto matto! Un anno?!”
“Massì, è la stessa cosa, ma almeno potrete conoscervi meglio vi pare?” ribattè sempre più convinto il signor Seiki.
“Ma è la stessa cosa..ma va bene, per me va bene e tu? “disse Shin rivolgendosi verso di me.
“Sì… credo sia un’ottima soluzione.” non potetti far altro che annuire tristemente.
“Signor Seiki, la preghiamo di badare a nostra figlia!” esclamò mio padre rivolgendosi all’uomo.
“Stia tranquillo signor Michiyo, con noi è in ottime mani!” disse di rimando il padre del mio futuro marito.

Eccomi nella mia stanza, questa è l’ultima volta che la vedo.

Stancamente mi avvicinai alla mia scrivania. C’erano quaderni, libri sparsi un po’ ovunque e poi LUI. Quella fotografia che ci ritraeva insieme. Il mio Tenshi che mi aveva abbandonata.
 La presi con foga e la seppellii infondo alla mia valigia. Quel ricordo sarebbe volato via con me in Giappone. Era troppo importante. Era il ragazzo che aveva rapito il mio cuore e poi mi aveva abbandonata, tradendomi per giunta.
Ad un tratto la porta si aprii. Mi ritrovai due occhi gelidi che mi fissavano.

“Dobbiamo parlare.” Esordì Shin guardandomi trucemente.
“Oh ma ciao, benvenuto nella mia camera. Sì sto bene e tu? No, ma fai pure. Entra tranquillamente. Vabbè, dimmi Shin.” Sbuffai e gli voltai le spalle.
“Lì, a Tokyo, ho una vita.” Disse con un tono di voce da mettere i brividi.
“E allora?”ma a me cosa importava? Erano solo fatti suoi.
“..e una ragazza.” Continuò a parlare.
“Ah..quindi?” ecco dov’era il nocciolo della questione.
“Lei non deve sapere.” Disse con fare ovvio.
“Come? E quando ci sposeremo?” era più che legittimo il fatto che stessi chiedendo, no? Ma che intenzioni aveva quel ragazzo?
“Mi inventerò qualcosa, magari riesco a far saltare questo assurdo matrimonio.” Disse sovrappensiero, portandosi una mano sulla fronte con fare stanco.
“E come?” domandai curiosa.
“Fatti miei. Tu limitati a fingere di non conoscermi! Avremo rapporti solo dentro casa.” Mi sentivo come una scimmia in gabbia e la sensazione non era di mio gradimento.
“Sei crudele però, sai?” risposi piccata.
Mi si avvicinò ad una velocità inaudita e prendendomi il mento con la sua gelata mano disse una cosa che mi colpì dritta al cuore.
“Attenta ragazzina, so essere peggio di così! Non farmi arrabbiare. Per me sei l’equivalente di un vecchio oggetto pronto ad essere gettato.”
“Sei solo un BA..”  non ebbi il tempo di rispondere che lui mi zittii con un bacio, un bacio al sapore di rabbia. Spalancai gli occhi e persi un battito al cuore. Le gote andarono in fiamme e sul suo viso si dipinse un sorriso beffardo.
“Come vedi..sei solo una bambola con cui giocare e passare il tempo.” Detto questo mi lasciò in lacrime e scese giù dai nostri genitori.
“Sono solo un oggetto, una bambola..” sussurrai e mi toccai le labbra violate poco prima con un dito, pensando perché quel bacio mi avesse ferita e ammaliata al tempo stesso.
 
 

 
   
 
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