Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: BlueSkied    20/09/2013    0 recensioni
Leggono Shakespeare, hanno una band che s'ispira alle correnti alternative del rock e del pop inglese tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, vivono a Londra, ma nessuno di loro è completamente inglese, sono amici da sempre anche se uno diverso dall'altro.
Alle soglie della vita adulta, i Midwinter's Nightmare devono imparare a uscire dal mondo dei sogni, e che l'amore mette in crisi, molto di più di quanto s'immagini il teatro o la musica.
Note: ideata insieme a miss lovett e a lei dedicata, è un'operazione amarcord. Spero che mi si sapranno perdonare piccole ingenuità, ma forse, a ventiquattro anni suonati, si sente il bisogno di tornare ad essere adolescenti, una volta tanto.
BlueSkied
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. Mephisto


Mentre tornavano a casa dal Green Fairy, si alzò vento: Roy passò la giacca a Mel, infilandosi le mani in tasca e replicando con un gesto burbero ai suoi ringraziamenti. Avevano lasciato Rebecca e Viola da poco, e non si erano scambiati una parola. In realtà, fra loro non c'erano mai grandi conversazioni, eppure si capivano lo stesso.
Lui era seccato con sé stesso per quella reazione idiota, e pensò che forse era il caso di scusarsi. Lo faceva poco e quasi solo con lei, ma non sapeva mai da dove cominciare.
- Mi dispiace d'essermela presa con te - borbottò, dopo alcuni minuti di penosa indecisione. Mel fece spallucce:
- Oh, non importa - ribatté, con leggerezza.
Roy la fissò, indispettito: qualsiasi altra ragazza gli avrebbe almeno tenuto il broncio, ma lei era sempre pronta a giustificare i suoi comportamenti da scemo.
- Come, non importa, sono stato uno stronzo! - esclamò, tra il perplesso e l'incredulo. Melissa lo guardò a sua volta:
- Non più di altre volte - osservò, ragionevole. Leroy si accigliò, ma non disse nulla, perché lei riprese:
- Mi spieghi perché quel Jerome ti sta tanto sulle palle? - gli chiese, e lui s'incupì ancor di più: tirò un calcio a una lattina abbandonata sul marciapiede e sbuffò:
- Non mi piace, nasconde qualcosa - rispose, senza esser capace di spiegarsi meglio. Era una specie di sesto senso.
- Non ti piace mai nessuno - gli fece notare Mel, con un mezzo sorriso - Magari su di lui ti sbagli - ipotizzò. Lui la scrutò, scettico:
- Sì, certo. Allora perché ha quello stupido atteggiamento da "figo e tenebroso"? Perché prima si infila nella cricca di Stonehall e poi viene a cercare noi? è strano o no?- illustrò. Lei fece di nuovo spallucce:
- è nuovo, starà cercando di fare amicizia- intuì - Lo trovi figo e tenebroso? - volle sapere, con una risatina.
- Oh, piantala, è Rebecca che l'ha chiamato così - ribatté l'altro, impallidendo senza motivo apparente - Non mi dirai mica che ti piace? - la incalzò, incredulo.
Mel, al contrario, arrossì:
- Certo che no. Lo sai che non mi piace nessuno - replicò, in un sussurro.
Quella frase li portava su uno strano terreno sdrucciolevole, che non avevano mai affrontato in modo chiaro: Leroy sapeva molto bene che la sua amica riteneva il loro rapporto ben più di un'amicizia, e doveva ammettere con sé stesso che Melissa non gli era indifferente. Avevano bisogno uno dell'altra, per quelle incomprensibili logiche che a volte legano le persone. Lei, con tutta la sua delicatezza, era una delle due persone al mondo capaci di sostenerlo.
Ma cos'era lui per lei, Roy non lo capiva, e non gliel'aveva mai chiesto.
- Perché io? - domandò, a freddo. La vide mordersi le labbra, come faceva istintivamente ogni volta che era in difficoltà. Guardò in alto, scostandosi i capelli dagli occhi e sospirò:
- Tu sei la mia missione - confessò. Si fermarono, come se quella frase fosse un muro davanti a loro.
- Missione? -
Lei annuì, fissandolo:
- Le cose non avvengono per caso. Se io e te abbiamo passato quello che abbiamo passato, ci dev'essere un motivo, e tu hai bisogno di me, finché arriverà il momento in cui sapremo vivere da soli -
Leroy abbassò lo sguardo. Non gli piaceva tornare indietro con la memoria, non a quel periodo, e lei gli sembrò come quella volta, forte e dolce. Una parte di quel discorso lo infastidì:
- Pensi che impareremo a vivere da soli? - le chiese. Lei annuì:
- Sì. Imparano tutti, prima o poi -
Se fossero stati due persone diverse, o se quello fosse stato un film, forse si sarebbero abbracciati o baciati.
Invece, ripresero a camminare, e non dissero più nulla, fino al momento di salutarsi.

Il salotto era immerso nell'oscurità. Sua madre era ancora fuori, per il turno, e Abigail forse era fuori. Non gli importava un granché: salì le scale in silenzio, ma dalla camera di Sally si udiva una musichetta allegra, un jingle da cartone animato. Roy bussò, piano, e sua sorella lo invitò a entrare.
Era seduta sul pavimento, nel suo pigiama a orsacchiotti, gli occhi fissi alla piccola tv, nonostante fosse mezzanotte passata.
- Che fai ancora sveglia, lo sai che ora è? - la rimproverò. Sally si voltò e zampettò fino a lui, abbracciandolo:
- Aspettavo che tornassi - spiegò. Lui la prese in braccio, con difficoltà perché ormai era grande, e la portò fino al letto:
- Ok, ma ora sono qui, quindi dormi - osservò, rimboccandole le coperte. Si mosse per spegnere il televisore e la luce, le augurò la buona notte e stava per uscire, ma Sybil protestò:
- Dai, Roy, raccontami qualcosa -
- Tipo? - si arrese, tornando indietro.
- Tipo com'è andata stasera. C'era tanta gente? -
- Abbastanza -
- E voi siete stati bravi? -
- Sì, Sally -
- Come i Beatles? -
Roy rise:
- No, non come loro, ma ci proviamo. Ora vai a dormire, che ho sonno anche io -
Sybel lo guardò per un po', poi notò:
- Hai le nuvole sopra la testa. Chi ti ha fatto arrabbiare? - chiese, acuta come sempre, nonostante i suoi otto anni.
- Nessuno, è solo una storia stupida. Abbiamo un nuovo amico, ma a me non piace - spiegò, più semplicemente possibile.
- Magari se ci parli, poi ti piace - ipotizzò, guardandolo con il visetto contratto di sospettosità:
- Scommetto che non ci hai nemmeno parlato - concluse.
- Allora ci parlerò, così forse le nuvole sopra la testa vanno via - disse il fratello, più per accontentarla che altro.
- Se diventate amici, le nuvole sulla testa non le avrai più, Nessuno che ha degli amici si può arrabbiare - notò lei, con limpidezza.
A volte, Leroy voleva avere la sua fiducia e la sua intelligente apertura verso il mondo. Benché fosse così piccola, Sybel lo superava, lo reggeva. Il suo secondo pilastro di vetro.
Si sentì minuscolo di fronte a lei e a Melissa: entrambe così indifese, entrambe così indistruttibili. Chissà come facevano.



 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: BlueSkied