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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    20/09/2013    4 recensioni
Grantaire non si riteneva una persona bisognosa di contatti umani, era sempre stato bene nel suo piccolo, con la sua bottiglia di liquore e un pennello con cui dipingere. Non aveva bisogno d’altro per sparire dal mondo reale e gettarsi in un mondo dove il dolore che provava incessantemente spariva per un momento.
Neppure le risate nate con Courfeyrac, Joly, Bossuet o Bahorel, erano in grado di farglielo dimenticare completamente.
Eppure vi era una piccola luce in tutto quel buio.
Una luce arrivata all’improvviso come un lampo che illumina il cielo notturno.
Jehan era riuscito a entrare in quel suo piccolo mondo.
[FRIENDSHIP!Grantaire/Jehan con accenni alle coppie Enjolras/Grantaire e Courfeyrac/Jehan]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Grantaire
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ I'll Be There For You
















Tutte le persone hanno dei sentimenti.
E’ difficile da credere, eppure è così.
Persino Grantaire, scettico fino al midollo che ha lasciato che la sua vita venisse divorata e corrosa dall’alcool, prova dei sentimenti.
Prova dolore, odio, fastidio, affetto, allegria, disperazione… amore.
Molto spesso questi sentimenti sono accomunati tra di loro.
Amore e Disperazione.
Per quanto Grantaire tenti in tutti i modi di affogare queste sensazioni nella gioia dell’ebrezza, spesso, forse troppo spesso, vengono a galla.
Solitamente è per colpa di quello sguardo. Quegli occhi blu freddi come il ghiaccio e duri come il diamante che lo scrutano, che lo condannano.
A volte è colpa di quella voce, angelica e tremenda allo stesso tempo che lo denigra, lo ferisce.
E tutte le volte Grantaire camuffa il tutto dietro un sorriso amaro, dietro un sorso di birra, dietro l’ennesima risposta cruda e affilata che spera serva a far  vacillare le solide convinzioni del suo Apollo fiero e battagliero.
Ma i suoi occhi sono tristi.
Ogni parola, ogni sguardo, ogni gesto che Enjolras rivolge nei suoi confronti sono per lui come una pugnalata al cuore e per quanto quel muro che ha eretto sia in grado di nascondere la sua anima devastata, i suoi occhi lasciano trasparire ogni singola ferita che quel cuore martoriato ha subito nel corso degli anni.
Nessuno se n’è mai accorto, dopotutto Grantaire non è altro che l’ubriacone della compagnia, lo scettico che non crede in nulla se non in un lontano sogno qual’è il Leader degli Amis.
Ma forse in mezzo a tutta quella marmaglia di studenti vi è un ragazzo dal cuore abbastanza puro da essersi reso conto della situazione.
Un animo ingenuo e dolce che è riuscito a cogliere la richiesta d’aiuto che quegli occhi dall’azzurro cupo cercano disperatamente di trasmettere.
Jehan, il poeta, colui capace di capire la gente con uno sguardo. Gli è bastata un’occhiata. Un secondo perso nello sguardo dello scettico per venire travolto da tutto il dolore e la disperazione che alberga in quell’anima sola e abbandonata.
Quella sera, quando i suoi occhi incontrarono per la prima volta quelli di Grantaire, Jehan scoppiò in lacrime. Un silenzioso e doloroso pianto che solo in due capirono.


Grantaire non si riteneva una persona bisognosa di contatti umani, era sempre stato bene nel suo piccolo, con la sua bottiglia di liquore e un pennello con cui dipingere. Non aveva bisogno d’altro per sparire dal mondo reale e gettarsi in un mondo dove il dolore che provava incessantemente spariva per un momento.
Neppure le risate nate con Courfeyrac, Joly, Bossuet o Bahorel, erano in grado di farglielo dimenticare completamente.
Eppure vi era una piccola luce in tutto quel buio.
Una luce arrivata all’improvviso come un lampo che illumina il cielo notturno.
Jehan era riuscito a entrare in quel suo piccolo mondo. Era riuscito a buttare giù quel muro lottando con le unghie e con i denti per farsi un piccolo spazio all’interno di quel cuore ferito…
E in qualche modo era riuscito a guarirlo… almeno in parte.
Ancora non riesce a capire come abbia fatto quel giovane poeta a diventare tanto importante per lui. Forse era la somiglianza che infondo li accomunava.
Un amore impossibile e un dolore insanabile.
Due anime distrutte da due persone incapaci di aprire gli occhi.
Jehan era diventato l’unico punto fermo nella vita di Grantaire. Una costante senza la quale la sua esistenza sarebbe stata completamente vuota.
Era il suo migliore amico. La sua spalla su cui piangere. Il suo peluche da abbracciare la notte quando si sentiva solo. Il suo sole nelle giornate troppo cupe e la sua Luna nelle nottate tristi e insonni. Era lì quando, preso dallo sconforto, esagerava con l’alcool e nemmeno il suo corpo abituato alle peggio schifezze, era in grado di sopportare tanto.
Era lì quando c’era bel tempo, quando pioveva, quando nevicava.
Quando aveva bisogno di ridere, di gridare, di piangere, di un po’ di compagnia.
Il sorriso di Jehan era capace di dargli forza.
Quel dolce viso pieno di lentiggini riusciva a dargli ispirazione per i suoi quadri quando questa era completamente assente.
E lo stesso era per Jehan.
I sorrisi di Grantaire, quelli veri, quelli capaci di sciogliere un blocco di ghiaccio, erano rivolti solo a lui.
Quando era giù di morale, principalmente per colpa di Courfeyrac e le sue vicende amorose che mai riusciva a tenere per se, gli bastava un messaggio per far accorrere Grantaire con un enorme mazzo di fiori profumati, chili di caramelline gommose e una borsa piena di film di ogni genere.
I suoi abbracci lo facevano sentire al sicuro, lo facevano sentire a casa. 
Ogni tanto, quando il poeta era particolarmente annoiato, afferrava una penna ed iniziava a scrivere versi di poesia su ogni lembo di pelle dell’artista a cui riusciva avere accesso. In risposta, Taire afferrava pennelli e colori e ornava quella pelle chiara e morbida con piccoli disegni di fiori dalle sfumature dolci e allegre.
Non vi era bisogno di parole per comunicare, loro riuscivano a capirsi con uno sguardo.
C’erano sempre l’uno per l’altro.
Ed entrambi lo sapevano.
Era più che amicizia quella. Ma non era abbastanza per essere amore.


Ogni tanto Grantaire poteva anche definirsi felice.
Felice.
Una parola che ormai aveva completamente eliminato dal suo vocabolario.
Era bello passare i pomeriggi invernali con Jehan.
Seduti sul divano, con una tazza fumante di tè fra le mani e avvolti in una coperta rigorosamente ornata da enormi fiori di dubbio gusto, intenti a guardare cartoni della Disney o squallidi horror di serie C.


Jehan era riuscito a fare con Grantaire, ciò che la primavera faceva con i fiori.
Grantaire era sbocciato.
L’azzurro dei suoi occhi si era rischiarato, e il suo cuore martoriato aveva cicatrizzato qualche ferita.
Quel muro che aveva costruito con ogni cosa brutta che gli era capitata durante la sua vita era crollato. Buttato giù da una dolce brezza che portava il nome di Jehan.
Grantaire era cambiato. Impercettibilmente, ma lo era.
Anche Enjolras se ne rese conto.
E se Grantaire stava lentamente sbocciando, Jehan era nel suo periodo di piena fioritura. Bello come non lo era mai stato, le labbra sottili sempre incurvate in un dolce sorriso e gli occhi acquamarina illuminati di una mielata luce abbagliante.
Anche Courfeyrac se ne rese conto.
Quel piccolo grande sogno, irraggiungibile ma così vicino, che entrambi si portavano nel petto si avverò.
Quello di Jehan accadde per primo.
Grantaire ancora si ricorda di quella notte piovosa, quando aprì la porta del suo appartamento e si trovò davanti Jehan, completamente bagnato da capo a piedi ma con un enorme sorriso dipinto sulle labbra e gli occhi illuminati da una luce nuova.
Prima di chiedere spiegazioni lo fece entrare, gli diede un asciugamano e una sua maglietta, una di quelle oversize dentro le quali potevano starci due Prouvaire e non uno solo.
Si sedettero sul divano e a quel punto il poeta non potè trattenere più il suo entusiasmo.

-Me l’ha chiesto Taire. Me l’ha chiesto.-

Gli occhi ricolmi di lacrime e quel sorriso gigantesco stampato sulle labbra.

-Stiamo insieme adesso. Sono così felice!-

Non ne capì il motivo ma tra tutta quella felicità che gli esplose nel petto, vi era una nota di malinconia.
Forse perché lui non sarebbe più stato il suo poeta.
Forse perché avrebbe dovuto dire addio al suo punto fermo, all’unica cosa che era riuscita a tirarlo fuori da quel vortice di oscurità in cui albergava.
Quei sentimenti non emersero nell’abbraccio in cui stritolò l’amico, ma si sa che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
I loro sguardi si incontrarono per una frazione di secondo e a Jehan bastò quello per capire tutto.

-Non preoccuparti Taire… Rimarrai sempre il mio artista scettico e brontolone.-

Le mani dalle lunghe dita affusolate del poeta si posarono sulle guance di Grantaire, accarezzandole appena.

-Ci sarò sempre per te. Sempre.-

E Grantaire sapeva che non stava mentendo.
Jehan, sempre senza spostare le mani dalle guance ruvide dell’artista, si sporse leggermente in avanti, quel tanto che bastava per permettere alle sue labbra di incontrare quelle di Grantaire.
Non era il loro primo bacio quello.
Era già capitato, in passato. Quando uno era triste e aveva bisogno di consolazione, quando finivano per cadere a terra dal troppo ridere, quando avevano voglia di dimostrare quell’affetto che provavano l’uno per l’altro, troppo grande da dimostrare con le sole parole.
Non erano mai andati troppo oltre, sapevano perfettamente quale era la soglia che solo un amante poteva oltrepassare.
E loro non erano amanti, ma non erano nemmeno amici.
Il bacio che si scambiarono quella sera, l’ultimo bacio che si scambiarono per lunghissimo tempo, era un semplice sfiorarsi di labbra, dolce, casto.
Quel semplice gesto racchiudeva tutte le tacite promesse e le speranze che i due ragazzi riponevano nel futuro, nella loro amicizia, in quell’amore appena sbocciato e in quell’altro che aveva bisogno di ancora un po’ di tempo.
Rimasero su quel divano per il resto della nottata, in silenzio, abbracciati, mentre la pioggia picchiettava insistente sulla finestra e le stelle vegliavano su di loro.
Grantaire lo sapeva, sarebbero cambiate molte cose nel loro rapporto da quel momento, ma in realtà non sarebbe cambiato niente.


-Taire?-
Biascicò una voce impastata dal sonno.
Il ragazzo si rigirò nel letto stiracchiandosi, andando ad appoggiare la testa sul petto del ragazzo che gli dormiva accanto.
-A cosa stai pensando?-
Grantaire posò un bacio sul petto del suo amante prima di rispondere con un dolce sorriso dipinto sulle labbra.
-A un piccolo fiore Enj, pensavo a quanto sia riuscito a cambiarmi la vita. A quanto gli devo per avermi aiutato a far avverare il mio sogno più grande. Non sarei qui con te, ora, se non fosse per lui-.
Enjolras sorrise, passando stancamente una mano tra i riccioli ribelli del proprio ragazzo.
-Forse dovremmo ringraziarlo questo piccolo fiore. Un bel libro di poesie dici che potrebbe fargli piacere?-
Grantaire esitò un secondo, alzandosi appena e andando a posare un bacio sulle labbra carnose del suo Apollo.
-Credo proprio che apprezzerebbe-.




 













 
Note:

Tutto ciò è molto disdicevole.
Cosa? Ma il fatto che la shot l'abbia scritta Ame alle note finali debba pesare io, ovviamente! xD (Questo perchè non mi ha dato il tempo di scriverle... Ero momentaneamente impegnata a Fangirlare su un certo altro capitolo.. di una certa altra storia... Tutta colpa di Koori, tsk! v.v by Ame)
Pigraccia che non è altro.
Ebbene, come Ame si è limitata a piangere e insultarmi per "The Stars Are Not Wanted Now", io mi sono limitata a fangirlare in modo indecente e a idolatrarla per questa fanfiction.
Crack!Pairing? Noooooooooo! X°°°°
La verità è che ci siamo innamorate di questi due disgraziati. Innamorate perse.
Non come coppia fissa, no. In questo modo non riusciamo a vederli, però... Insomma, credo che questa storia spieghi perfettamente il rapporto di affetto profondo e complicità che, nel nostro immaginario, lega Grantaire e Jehan.
Insomma, questa è la nostra idea malsana dell' "ignored-duo", e speriamo che possiate condividerla con noi.
In ogni caso tutti i crediti vanno alla mia degna compare! :D

Ora scusate, ma torno a fangirlare... akjfhsdfdgfsdgf <3

Au revoir
Ame&Koori

 
 
  
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