Kurt è seduto su una panchina della palestra della sua scuola.
Guarda tutti i suoi compagni di squadra che,ancora coi capelli bagnati,escono dalla porta coi loro borsoni salutandolo.
Kurt restituisce i saluti.
Vorrebbe non sembrare “quello che strano che fa la doccia da solo” ma non vuole che gli altri lo vedano nudo e indifeso e lui non vuole vedere loro.
Sente sempre una strana sensazione al basso ventre quando Evans si toglie la maglietta e lascia scoperti gli addominali oppure quella volta che ha beccato Hudson a cantare sotto la doccia.
Di solito la ignora ma alcune volte non può fare a meno di chiedersi se significhi qualcosa.
Si spoglia e lascia che il getto dell'acqua calda gli lavi via il sudore per l'allenamento e i problemi che lo attanagliano.
Quando esce dallo spogliatoio una massa di corpi lo travolge portandolo verso l'uscita ma non è lì che vuole andare.
Prende un corridoio secondario,si ferma davanti a una porta e sta attento a non farsi vedere mentre guarda attraverso il vetro.
Dieci ragazzi seduti su delle sedie che stanno ad ascoltare un uomo che si appoggia al pianoforte e parla loro in tono paterno.
Il Glee Club.
A Kurt piace quel posto.
Gli piacciono i sorrisi che si scambiano i ragazzi all'interno di quell'aula e sopratutto gli piace quando la moretta col nasone,Rachel Berry se non sbaglia,tira fuori la sua voce e si lascia andare in alcune esibizioni da urlo.
Kurt vorrebbe entrare nel Glee Club ma equivarrebbe a un suicidio sociale.
Appena era entrato in quella scuola aveva capito che doveva abbandonare i cappellini che gli piacevano tanto e lavorare sodo per arrivare in cima alla piramide.
Inizialmente voleva mettersi con una Cheerios ma nessuna lo voleva allora aveva deciso di cominciare a fare più ore di palestra e,dopo una dura audizione,era entrato come kicker nella squadra di football.
Dopo di che l'ascesa era stata semplicissima.
Se stavi nella squadra sia di football che di hockey potevi stare tranquillo che entro tre settimane tutto il McKinley avrebbe avuto sulle proprie labbra il tuo nome ma se entravi nel Glee Club la gente aveva comunque sulle labbra il tuo nome ma accompagnato da insulti e da una bella granita ghiacciata in faccia.
Come si poteva facilmente intuire Glee Club e Titans non andavano esattamente a braccetto.
Molti suoi compagni di squadra avevano sfidato la gerarchia del McKinley e si erano uniti al Glee Club,si diceva in giro che la Lopez e la Pierce avessero una tresca segreta e grazie al Glee avessero capito di amarsi ma erano solo voci,comunque le cose per i suoi compagni di squadra non erano state facili.
Kurt non vuole rischiare di perdere tutto.
Aveva lavorato sodo per arrivare dove era e non avrebbe messo a repentaglio la sua reputazione solo per dare sfogo a una passione che ormai aveva rinchiuso nella parte più remota del suo essere.
La verità è che Kurt si sente perso.
Ha avuto popolarità,tanti amici ma ha perso una cosa preziosissima.
Ha perso sé stesso.
A Kurt vengono le lacrime agli occhi perciò se ne va per i corridoi ormai vuoti e i suoi passi sul pavimento freddo sembrano i ticchettii dell'orologio della sua adolescenza e sente ogni minuto che sta passando senza essere vissuto davvero.
Raggiunge il parcheggio dove incontra un gruppo di giocatori di football e cheerleaders che lo invitano a una festa sabato sera ma lui rifiuta gentilmente.
Non gli piacciono le feste affollate.
Tutti quei corpi sudati,la musica troppo alta,le mille luci psichedeliche,l'alcool.....no!E' troppo per lui.
Sale in macchina e appena poggia il borsone sul sedile del passeggero tira un lungo sospiro di sollievo.
Un'altra giornata andata.
Sa che è l'inizio dell'anno e che i giorni che mancano diploma sono ancora molti ma lui li conta tutti.
Li conta come un carcerato che conta i giorni che mancano alla fine della sua condanna perché Kurt si sente un carcerato e quel posto è la sua condanna.
Infila le chiavi nella toppa e mette in moto.
Mentre guida verso casa vede sul marciapiede un tipo che viene al corso di chimica con lui ed è anche lui un diplomando.
Come è che si chiama?
Jefferson?Smitherson?.....ah sì!
Anderson.
Kurt lo vede e ridacchia.
Quel tipo è proprio strano.
Non parla con nessuno,si nasconde sempre nella felpa nera troppo grande per la corporatura e a mensa se qualcuno prova a sedersi vicino a lui se ne va oppure si siede dall'altra parte del tavolo.
Sembra che odi i contatti umani.
Però alcune volte,quando lo vede nel corridoi,Kurt non può fare a meno di pensare che forse sono un po' simili.
Forse anche lui sta contando i giorni che lo separano dalla libertà da quelle quattro mura e da quegli sguardi che ti giudicano,forse è così che sta cercando la salvezza,stando da solo.
Kurt scuote la testa.
Non sono fatti suoi quello che fa quel pazzo.
Apre la porta di casa.
Sul frigo c'è un biglietto giallo.
“Sono in officina.C'è un sandwich in frigo.Ti voglio bene.”
Kurt non ha fame.
Va in camera sua,fa i compiti e poi si stende sulle lenzuola ascoltando il suono del silenzio.
Odia questo suono.
Prima che sua madre morisse per la casa riecheggiava sempre la sua voce angelica.
Ora niente.
Questa è la vita di Kurt Hummel,kicker della squadra di football nonché uno dei ragazzi più belli e popolari della scuola.
Kurt sentiva di essere la prova vivente del detto “se sorridi non significa che tu sia felice”.




N.d.a:
EH VAI CON LA MIA PRIMA LONG YEEEEE!!!!!
AHAHAH buonasera * assume un tono da conduttrice delle previsioni del tempo * no va bhe a parte gli scherzi se vi sembra barboso state tranquilli perché questi sono i capitoli iniziali ;)
Vi lascio uno spoilerino ihihihin il prossimo capitolo si incentrerà sul nostro Blaine :3
Siate clementi e non siate avari con le recensioni * v *
Al prossimo capitolooo!!! *se ne va cantando come un uccellino *