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Autore: chvanel    20/09/2013    6 recensioni
Loosing him was blue like I'd never known.
Missing him was dark grey all one.
Forgetting him was like trying to know somebody you've never met.
But loving him was red.
Harry, Louis, l'amore, la distanza, la passione.
[AU! | Louis!Top | ~3k words]
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Loosing him was blue like I'd never known
Missing him was dark grey all alone.
Forgetting him was like trying to know somebody you've never met.
But loving him was red



Un ringraziamento speciale a Taylor Swift per questa canzone meravigliosa

 
Loosing him was blue like I’d never known.
Blu come il mare, blu come il cielo, blu come la notte. Blu come i suoi occhi, blu come il ricordo che si stava man mano affievolendo. Blu come lui.
«Hey, Haz. Ti va di fare una bella gita al mare?» chiese il maggiore, puntando i suoi occhi blu negli smeraldi del minore, con la voce speranzosa. Harry lo guardò, si perse in quell’oceano immenso. Lo baciò sulla guancia.
«Molto volentieri, Boo.» rispose dolce, accarezzandogli la guancia. Louis si sentiva molto a disagio quando succedeva, Harry non aveva paura di mostrare quanto fosse forte la loro amicizia.
Era solo che, in Louis, quei semplici gesti provocavano reazioni spropositate, lo mandavano in ecstasy e lo facevano viaggiare, forse troppo, con l’immaginazione e la fantasia. Quindi cercava sempre di evitarle. Ma con il carattere espansivo di Harry, era quasi sempre impossibile.
«Prendi le chiavi della macchina, non ho voglia di guidare oggi.» disse poi Louis, facendo sbuffare il suo migliore amico. Lo raggiunse, vicino al bancone della cucina, e circondò i suoi fianchi con un braccio, affondando il suo collo nello spazio fra la spalla e i ricci di Harry. Quest’ultimo rimase parecchio sorpreso. Non era affatto nei comportamenti abituali di Louis comportarsi così.
Ma a lui piaceva quella sensazione di caldo e conforto, quindi, lasciò i pensieri all’aria e si concentrò su quello che era più importante. Il respiro caldo sul suo collo, il respiro di Louis che gli solleticava i ricci.
«Louis, non abbiamo tempo per le smancerie, se vuoi arrivare al mare entro un’ora, fammi prendere le chiavi» disse scostante, non volendo però rinunciare a sentire il calore del corpo di Louis schiacciato contro al suo.
«Mh, va bene Hazza.» si scansò e lanciò in mano a Harry le chiavi della sua Mini Cooper.
Harry lo baciò di nuovo sulla guancia, e Louis arrossì, di nuovo. Con la stessa paura di essere scoperto da Hazza.
Dopo due ore di strada – non una, perché Louis aveva insistito per fermarsi all’Autogrill e poi si erano persi in piena campagna – arrivarono su una spiaggetta bellissima, sulla costa meridionale dell’Inghilterra.
Il posto era a dir poco romantico, ma cosa serviva a loro essere romantici?
Erano solo migliori amici in fondo, no?
Ecco, quelli non erano esattamente i pensieri che attanagliavano le loro menti.
Harry pensava a quanto sarebbe stato bello e emozionante baciare le labbra sottili e lineari del suo migliore amico; e Louis non faceva altro che desiderare le labbra piene e rosse sulle sue, piccole e insignificanti.
«Ti piace?» chiese all’improvviso Louis, smorzando quel silenzio imbarazzante che si era creato fra loro.
«Sì, mi piace moltissimo» aveva risposto Harry. Ma non faceva riferimento né al cielo blu e terso, né al mare blu che si infrangeva sulla sabbia a pochi metri da loro, bensì a Lui.
«Credo che sia un bel posto, insomma, piccolo, ma intimo!» Louis balbettò, continuando a fissare le labbra della persona di fronte a sé.
«Forse non hai capito un cazzo Louis.» ne uscì Harry, ridendo. Louis lo guardò sbigottito sia per il suo linguaggio scurrile, sia per il commento totalmente fuori luogo.
«E sentiamo, cosa non avrei capito, di grazia?» chiese Louis, strafottente.
«Questo, Louis, non hai capito questo.» disse il minore per poi allungare una mano con titubanza verso la guancia di Louis.
Quest’ultimo sussultò al contatto con la sua mano fredda e allo stesso tempo che gli provocava un calore in corpo immenso, fuori dalle righe. Diventò completamente rosso. «Non hai capito che persona speciale sei? Che ogni volta che ti guardo negli occhi mi sciolgo e mi sento un adolescente alle prese con la sua prima cotta? Non hai capito quanto mi piaci, LouBear?» disse, la voce ridotta a un sussurro dolce e tutto da scoprire.
Gli occhi blu del castano si spalancarono e, pieni di sorprese, andarono a incatenarsi a quelli di Harry, verdi come due smeraldi lucenti al sole.
«I-io ti piaccio, Haz?» chiese balbettando, con la voce piena di speranza.
Harry non rispose, mosse la testa annuendo e due secondi dopo le loro labbra si ritrovarono coinvolte in un bacio casto e pieno di dolcezza.
Una bacio che troppo avevano aspettato, un bacio che aveva finalmente reso le loro anime felici.
I loro occhi chiusi, le loro mani intrecciate e le loro labbra incatenate l’una con l’altra erano solo l’inizio per loro.
Sì, l’inizio della fine. Perché, come ben si sa, nulla è destinato a durare per sempre. Soprattutto per colpa dei Tomlinson.
 
Harry, ti devo parlare, è urgente. Ti prego amore. Ci vediamo fra due ore al parco dietro casa tua.
-Loubear xx
Che succede tesoro mio? Ci vediamo dopo, ma non farmi prendere colpi.
    -Tuo HazBear xx
Harry fissava lo schermo del suo cellulare mordicchiandosi le unghie. Quando Louis voleva dire ‘importante’ lo era davvero, era una cosa più che seria. Quindi non sapeva se pensare che fosse una cosa bella o una cosa che lo avrebbe distrutto per sempre.
Due ore dopo, Louis si stava maledicendo mentalmente per aver fatto quella cazzata enorme, si chiedeva perché non avesse potuto evitare di dirglielo.
Era solo un fottuto codardo a scappare così, ma aveva preferito dirglielo piuttosto che farlo, facendo perdere le sue tracce.
«Louis!» lo sentì chiamare, una voce roca e profonda lo fece sentire in paradiso, ma anche terribilimente in colpa per quello che stava per fare.
«Haz! Tesoro mio!». Gli gettò le braccia al collo e lo strinse a se con tutta la forza possibile, per assaporare ogni minimo momento di quel tenero incontro fra i loro cuori.
Harry lo guardò dolcemente. ‘Come hai potuto pensare al peggio? Lui è lì e ti sorride, pensa positivo.’ Si era detto, fra le sue braccia.
«Cosa mi dovevi dire Loueh?!» chiese il minore, giocherellando con il bordo della giacca di jeans di Tommo, quella che gli aveva regalato al compleanno.
«I miei genitori si devono trasferire…» iniziò Louis, traballante. Harry lo guardò confuso.
«Hai ventun anni Louis, è ovvio che ti lasceranno stare qui a Londra!.» disse Harry, sorridendo, o almeno cercando di farlo, ma con un tono al limite della disperazione.
«Harry, vorrei che fosse così» mormorò il maggiore, abbassando il capo.
«Dimmi che stai scherzando Loueh, ti prego amore. Non puoi andare. Dove vanno loro?» chiese, con una nota di disprezzo nella voce sull’ultima parola.
«Andiamo a Los Angeles, domani mattina.» disse, asciugandosi le lacrime che si erano annidate fra i suoi occhi blu e limpidi.
«No, ti prego, dimmi che non è vero Louis!!» urlò Harry, una maschera di odio e rabbia dipinta sugli occhi. «Fa’ qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego. Non possiamo, noi siamo destinati a stare insieme.» quasi si stava per strappare i capelli. Gli occhi verdi di Harry erano ormai un lontano ricordo, erano neri, opachi, iniettati di rabbia e disprezzo.
«Concedimi un ultimo bacio, poi sparirò per sempre dalla tua vita. Non possiamo stare insieme, sarebbe da masochisti.» Louis chiese flebilmente.
Harry scosse la testa, pronto a ribattere, ma Louis fu più veloce e catturò le sue labbra in un bacio lungo, dolce e da far girare la testa a entrambi.
 
Quello fu l’ultima cosa che Louis fece, prima di staccarsi e correre via lontano, piangendo, lasciando Harry su quella panchina - su cui erano seduti – disperato e fottutamente incazzato, sotto un cielo terso e incredibilmente blu.
Missing him was dark grey all alone.
Louis non riusciva più a fare nulla, passava le sue grigie giornate a fare nulla, oziando sul letto, aspettando invano un sms o una chiamata da Harry.
Non mangiava da giorni, non dormiva e gli effetti si potevano benissimo notare sul suo corpo esile e con un viso stanco, gli occhi blu contornati da scure occhiaie grigie.
Non poteva pensare ad altro se non all’amore che provava per Harry, quel ragazzino che lo aveva fatto innamorare sin dal primo momento, sin dal primo momento in cui si erano visti quella grigia e fredda sera a Londra.
E Harry era esattamente lì ora, era proprio lì dove si erano incontrati per la prima volta, attorniato dalla nebbia grigia scura e pesante, che non lasciava trapelare nemmeno un raggio di sole in essa. Si sedette sul marciapiede, ignaro delle persone che lo scrutavano e che lo additavano come un pazzo, o ancor peggio, come un barbone pazzo.
E lui pensava, pensava a quanto il destino fosse crudele, a quando odiava la famiglia di Louis in quel momento e odiava anche se stesso perché non aveva i soldi per raggiungerlo a Los Angeles, dirgli che tutto sarebbe finalmente finito e che si sarebbero amati per tutta la loro vita.
Invece no. Invece stava piangendo senza curarsi di quella dolce ragazza che stava accanto a lui.
«Come mai piangi?» chiese, una voce dolce e tenera si fece strada nelle orecchie del riccio.
Harreh si voltò e sorrise tiratamente, cercando di cancellare con la manica del suo cappotto grigio.
«Non sto piangendo» disse, la voce era ancora rotta dal pianto.
«Potrebbe anche non fregarti nulla di me. Ma io sono Amanda, e vorrei fare qualcosa per aiutarti.» disse dolcemente la ragazza.
Harry la guardò meglio. Avrà avuto massimo diciassette anni, il corpo piccolo e magro nascosto da una felpa larga e le gambe fasciate da dei leggings troppo stretti, che evidenziavano le gambe troppo sottili. Ai piedi degli anfibi neri, che le ballavano sul piede, anche quello, troppo magro.
«Lasciati aiutare anche tu. Piacere, sono Harry.» disse, stringendo la mano fredda di quella ragazza.
Si abbracciarono. Non ebbero nessun motivo per farlo, volevano solo sentirsi caldi per qualche minuto.
«Ci aiuteremo a vicenda, promesso. Dove abiti, Amanda?» chiese il riccio, sorridendo per la prima volta in vita sua dopo l’abbandono di Louis.
«Vivo sulla panchina di Hyde Park, quando non sto nella stazione di Waterloo. Non ho nulla.» disse sottovoce, lasciando Harry perplesso.
«Vieni a casa con me, hai bisogno di mangiare e di una doccia calda.».
E in quel momento, Amanda scoprì che anche la gente che sembrava cattiva, era – sotto sotto – molto, molto dolce.
Quella sera, dopo che Amanda aveva fatto una bella doccia calda e si era abbuffata per bene consumando quasi tutte le provviste di Harry – era davvero affamata, non mangiava da giorni – si rintanarono sotto il piumone del riccio.
«Ti manca qualcuno, Harry.» disse Am, non era una domanda, era solo un’affermazione.
«Mi manca da morire, lo amo.». la ragazza ridacchiò a quelle parole, dette così semplicemente ma cariche di significato.
«Dove sta ora?»
«A Los Angeles, con i suoi genitori. Ci siamo lasciati due mesi fa eppure io non ce la faccio ad andare avanti. Aspetto tutte le sere un suo sms, una chiamata, ma nulla. Abbiamo tagliato il nostro filo sottile che ci legava.».
Una lacrima colò sulla guancia arrossata di Harry. «Chiamalo tu. Cosa ti costa?» chiese Amanda.
È complicato, pensò Harry. NO SEI SOLO UN CODARDO. Si era poi detto.
«Tu non hai un ragazzo?» chiese per spostare l’argomento.
«In realtà io e te siamo molto simili. No, la mia ragazza mi ha lasciata due mesi fa e da ora vivo in strada.».
Harry l’abbracciò di nuovo, facendola sentire a casa. «Vedrai che torna, tornano sempre.» aveva mormorato Hazz più a sé stesso che a lei.
 
Si addormentò, con l’immagine di Louis con gli occhi grigi e spenti di quell’ultimo giorno in cui si erano detti addio.
 
 
But loving him was red.
Quella giornata era perfetta, il sole aveva dipinto in cielo delle sfumature rosse bellissime al tramonto e Harry le stava contemplando una a una.
Amanda era tornata con la sua ragazza due giorni prima, promettendogli che si sarebbero tenuti in contatto ancora per molto altro tempo.
Quel mese passato insieme aveva fatto bene a entrambi, si erano sfogati, si erano divertiti e si erano sentiti a casa.
Harry si poteva definire finalmente – quasi – felice.
Quella sera faceva quasi caldo, ma Louis si decise comunque a mettere quell’adorabile sciarpetta rossa che tanto detestava, ma che Harry amava tanto.
Si era preparato un discorso in testa, scarabocchiato su un foglietto rosso trovato in giro per la sua vecchia casa, ma sapeva che sarebbe stato totalmente inutile. Aveva paura, una paura enorme di rivederlo, di presentarsi alla sua porta dopo tre lunghi mesi in cui entrambi erano tristi e sconfortati.
Ma aveva anche una cosa inspiegabile dentro di se che lo portava a volerlo rivedere più di qualsiasi altra cosa al mondo. Era innamorato di lui, ne era totalmente certo.
E allora, cosa importava il tempo, il dolore, i pianti quando l’amore regnava su tutto?
Suonò tremolante il campanello di quella casa in cui era stato fin troppe volte. Un Harry abbastanza felice e salterellante si diresse alla porta, sperando che Amanda fosse passata con Galadriel, la sua ragazza, come gli aveva promesso.
Ma gli occhi, il viso, e soprattutto la sciarpetta rossa che si presentarono davanti non erano quelli di Am.
«Louis» disse, con la voce tremolante, gli occhi vitrei fissi in quei pozzi blu mare.
«Harry, ti prego. Non mandarmi via. Ti prego, voglio solo vedere come stavi.» disse soffiando, senza mai staccare gli occhi dal viso impietrito del minore.
Harry annuì, anche se non riusciva a collegare il cervello alla bocca. «Vieni LouBear».
Loubear. L’aveva chiamato così, dio mio. Louis stava per scoppiare d’amore.
Louis prese con dolcezza la mano di Harry e la portò sul suo cuore. «Batte per te. Non ha mai smesso di farlo. Non ho mai smesso di pensarti, non ho mai smesso di immaginare noi due, le nostre labbra unite.» sussurrò, con la voce emozionata.
Harry lo fissava incantato, lo fissava come se fosse un dio sceso in terra. Lo fissava come se non fosse successo nulla, come se il dolore fosse passato in pochissimi secondi, appena i loro occhi erano entrati in contatto.
«Ti amo, Louis.» aveva poi esclamato, quasi come a voler svuotarsi davanti al ragazzo che amava. Louis gli sorrise, intrecciò le dita delle loro mani e lo portò a pochi centimetri dal suo viso.
«Ti amo anche io, Harry.».
E senza dire più niente, si era avventato sulle labbra rosso ciliegia del riccio, baciandole, leccandole e succhiandole, mordendole quasi fino a farle sanguinare. E allora, Harry, aveva iniziato a assaporare quelle sottili e rosee del castano, assaporandone ogni millimetro.
E l’aria si stava facendo sempre più calda, si stava accendendo la rossa passione, quella passione cha fra di loro mai c’era stata. Senza preavviso, Harry tolse la sciarpa rossa che Louis portava, la sua preferita.
Subito il maglione arancione di Harry, quello preferito di Louis, finì a terra facendo compagnia alla canottiera strappata, con dei buchi qua e là creati appositamente.
La camera di Harry non era mai parsa così lontana ai due.
Appena Louis si stese sul letto, Harry iniziò a tracciare il profilo di quei bellissimi tatuaggi con la lingua, facendo eccitare Louis fino a stare male, quasi.
«Ti prego, Harry.» aveva mugugnato tra i gemiti rochi, pregando Harry di fare di più. Il riccio sorrise fra i denti.
Lo spogliò completamente, ma, prima di dedicarsi completamente, Louis lo aveva bloccato. «Sei troppo vestito, Hazza. Ora tocca a me.».
Lo aveva completamente denudato, aveva iniziato a mordicchiare la sua pelle diafana, lasciando succhiotti bene evidenti sul collo e sul petto. «Minchia, Louis. Mi farai morire un giorno o l’altro.»
Louis si era momentaneamente staccato per vedere le guance che si erano arrossate per l’imbarazzo. «Sei bellissimo, Harry, non vergognarti, hai un corpo che sembra quello di un angelo» e se era possibile, Harry divenne ancora e ancora più rosso.
«Sei bellissimo tu, Louis. Sembri fatto apposta per essere baciato ogni giorno della mia vita.» ammise, dolce.
Harry iniziò a dedicarsi alla lunghezza di Louis, baciando e accarezzando le vene, toccando con la lingua la sua punta arrossata, mentre iniziava a gemere e a aggrapparsi alle lenzuola del letto, per non urlare.
«Cristo, Harry!» gemette, prima di venire completamente nella bocca di Harry.
Harry sorrise a Louis e si baciarono, con passione, in un gioco di lingue tutto loro.
harry iniziò a preparare la sua apertura, infilando prima uno e poi due dita, ma fu interrotto da Louis che prese le redini del gioco.
Quando era finalmente pronto, il castano lo fece girare di spalle e baciò ogni singolo centimetro delle sue spalle, mordicchiandole di tanto in tanto.
«Vuoi che usi il preservativo?» chiese dolcemente, sussurrando all’orecchio di Harry.
Harry fu percorso da mille brividi, la voce di Louis lo eccitava da morire. Scosse la testa. E allora Louis lo rassicurò in mille modi, lo baciò di nuovo, lo abbracciò prima di iniziare a farsi lentamente strada nella carne stretta di Harry.
Harry aveva iniziato a gemere, a urlare dal dolore, a stare male. Voleva che tutto finisse al più presto.
Allora Lou lo aveva abbracciato e baciato ancora e una volta ancora. «Ora passa, amore mio. Ora passa, te lo giuro, ora passa tutto. Ti amo piccolo mio ti amo.» sussurrò, piano piano.
Harry lo fece, si rilassò, Louis lo penetrò fino alla fine e aveva iniziato a spingere – avanti e indietro – sempre più veloce, dettato dai movimenti che faceva sull’erezione di Harry, che era ormai al limite.
Harry lo baciò improvvisamente e vennero proprio in quell’istante, con un roco gemito soffocato dalle loro labbra.
Il maggiore uscì dal corpo di Harry con dolcezza, abbracciandolo e baciandolo.
Si stesero sulle lenzuola bianche e soffici, con i sorrisi stampati sui loro volti, con il viso sudato e le mani ancora intrecciate.
Harry si coprì con il lenzuolo fino alla vita, poi raggiunto da Louis che si accoccolò al suo fianco, posando la testa sulla clavicola di Harry.
«Ti amo.» pronunciarono nello stesso istante.
Perché perderlo era blu, come mai aveva conosciuto.
Gli mancava come se tutto intorno a lui fosse grigio.
Ma amarlo era rosso fiammante, e questo superava tutto, anche i colori più tristi. 

 
.
salve.
allora, non so nemmeno come questa cosa mi sia uscita, ma è uscita (?).
mi girava in testa da tantissimo tempo e oggi, ispirata troppo, mi sono decisa a scriverla. credo che non sia eccezionale, anche se a me piace personalmente molto. ora, a forza di leggerla, credo anche di odiarla (lol) perché sta diventando senza senso.
mi scuso se ci sono errori, ma ho finito ora di scrivere e rileggere
e mi scuso anche per la scena di sesso, che non è una delle migliori çç
spero  davvero che vi sia piaciuta, aspetto una vostra recensione, mi farebbe davvero piacere sapere se vi è piaciuta o se devo migliorare ancora qualcosa.
vi auguro una buona notte.
(twitter @5sofl0uis)
elisa :) 
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