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Autore: Codex    21/09/2013    2 recensioni
Una dolorosa separazione, sulle note di una canzone che, personalmente, mi ha fatta sognare parecchio. Enjoy!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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A Polentina, che non smetterà mai di ispirarmi certe cose.



"And now I'm alone again; nowhere to turn, no one to go to. Without a home, without a friend, without a face to say hello to. And now the night is near, now I can make believe he's here."

«Non voglio più vederti, Potter. Sparisci dalla mia vita.»
Una frase. E' bastata una frase - quella frase -, per spezzare un cuore già distrutto dall'ansia e dai litigi. No, non poteva finire in una maniera talmente fredda e distaccata. 
«Lorcan, io no-...»
«Non voglio ascoltare le tue patetiche scuse. Non vuoi più stare con me, giusto? Sei libero di andartene, perché non ti obbligherò a restare.» Le parole del biondo sfuggirono dalle sue labbra pallide con un'impressionante velocità, come se avesse fretta di restare da solo. 
«Non ho detto questo!» Albus gli si avvicinò, sussultando, a pochi passi dal suo ragazzo. «Resterei con te per tutta la vita, lo sai, ma ho bisogno di pensare ad altro - in questo momento della mia vita. Si sta presentando come un anno impegnativo, questo, e non posso prestare poca attenzione in classe a causa di una lettera non spedita o di un gufo mai arrivato. Perché non provi a capire?» La voce del moretto era spezzata, come il fruscio di un albero dilaniato da un incendio.
«Io non voglio capire, Albus. Sono stanco di ponderare, capire e riflettere: voglio soltanto stare con la persona che amo, ma - evidentemente - tu non sei della stessa idea.» Lorcan alzò lo sguardo verso la figura dinanzi a sé, mentre il suo viso arrossato mutava espressione, passando dall'arrabbiato al deluso. «Vattene via.»
Il giovane Potter sentì il busto diventare improvvisamente pesante, come se le gambe gli fossero appena state tranciate. Finiva lì? Era soltanto un incubo, sicuramente. Era il suo ragazzo, quello che gli aveva appena urlato in faccia? La lontananza gli aveva fatto molto male, allora. Che fine aveva fatto la persona che credeva nelle creaturine immaginarie, che non lo avrebbe mai lasciato andare, che gli aveva chiesto di convivere con lui? Troppe domande offuscavano la mente già confusa di Albus. 
Allungò una mano verso il volto di Scamander, e quest'ultimo - come se una lingua di fuoco avesse sfiorato il suo volto candido - l'allontanò bruscamente.
«Ho detto che devi andartene, Albus! Esci da quella porta, e non tornare mai più!»
A quelle parole, il moretto - con un'espressione tra l'arrabbiato ed il deluso - iniziò a mordersi le labbra, per poi girarsi di spalle e avviarsi verso la porta d'ingresso. Quello non era il suo Lorcan; non era il ragazzo di cui si era innamorato molto tempo prima. La lontananza l'aveva mutato in una persona estremamente gelosa e possessiva, forse? Il giovane Potter era più confuso che mai. Lanciò un'ultima occhiata alla casa, e al suo - ex? - ragazzo, il quale aveva le mani sul volto, e singhiozzava in silenzio. 
"Insieme sino alla fine", era stata la loro promessa. Ebbene, quella era la conclusione della loro storia?
 
 "Sometimes I walke alone at night, when everybody else is sleeping. I think of him and then I'm happy, with the company I'm keeping. The city goes to bed, and I can live inside my head."

La parte più bella della Londra babbana era il Tamigi di notte; difatti, questo fiume appariva come il mantello scuro di un qualche famoso nobile dell'ottocento, il quale lo adagiava sulla città addormentata, con delicatezza.  
Non un rumore, non una voce; l'unico suono che la Londra by night percepiva, in quel momento, erano i passi di un Albus rammaricato. Pensava e ripensava alle parole di Lorcan, mentre spingeva in avanti un sassolino col piede sinistro, tenendo in mano la rosa bianca che aveva portato al suo ragazzo, in occasione del loro diciannovesimo mese. Come poteva reagire così, dopo tutto ciò che avevano passato assieme? I litigi c'erano sempre stati, come in ogni coppia normale, ma aveva decisamente esagerato - questa volta. 
Gli occhi stanchi e assonnati del ragazzo si spostarono sul fiore che stringeva tra le dita della mano sinistra; un fiore delicato, cresciuto con tanto amore, ma che - arrivato a quel punto - non aveva più uno scopo, una ragione per continuare a mostrare la propria bellezza. Era così anche per Albus e Lorcan? Diciannove mesi, e almeno un litigio a settimana. Diciannove mesi, e gelosie che si mostravano con prepotenza sempre maggiore. Diciannove mesi, e sofferenze che non riuscivano ad indebolirsi.
Era giusto, alla fine; tutti gli amori finiscono, prima o poi. Sì, certo, ma il loro era destinato a vivere per l'eternità.
«Che cos'abbiamo fatto...?» Sussurrò, tra sé e sé, ruotando il polso della sinistra, per poi gettare la rosa dai fiori perlacei sul grigio asfalto del marciapiede, lasciando che finisse in balia di qualche animale, o di qualche automobile. La colpa era di entrambi, e nessuno dei due poteva negarlo; Lorcan aveva contributo con l'eccessiva gelosia, ed Albus - invece - con il suo modo di fare, e con le proprie insicurezze.
Pensare a lui faceva male, ma continuava a farlo; pensava al suo sorriso, alle sue labbra perfette, alle sue mani, le quali s'incastravano perfettamente con le proprie, alla premura che accompagnava ogni suo movimento - durante i primi mesi di relazione. Cos'era cambiato, allora, da quei tempi a quel giorno?
Troppe domande senza risposta, troppe risposte complicate. 
Sul viso di Albus cadde una piccola goccia di pioggia, la quale portava l'annuncio di un temporale che sarebbe durato per tutta la notte, e - volendo - per tutta la vita.
 
 "On my own, pretending he's beside me; all alone, I walk with him 'till morning. Without him, I feels his arms around me, and when I lose my way, I close my eyes... and he has found me."

«Hai ancora paura del temporale?» La voce chiara e decisa di Lorcan Scamander risuonava ancora nella sua mente, come una campana del mezzogiorno che segna l'ora di pausa dal lavoro. «Non devi preoccuparti, amore mio; ci sono io, qui. Non avrai più paura, con me.»
Ed il biondo non mentiva. Lo prendeva tra le braccia, lasciando che Albus appoggiasse il capo sul suo petto, e lo stringeva a sé, sussurrandogli delle dolci frasi all'orecchio, le quali arrivavano come dolci melodie composte al pianoforte. Chi l'avrebbe protetto dal temporale, adesso? Chi l'avrebbe stretto, sussurrandogli che sarebbe andato tutto per il meglio? 
Albus socchiuse gli occhi, immaginando di stare nel salotto della loro piccola ed accogliente casa, con Lorcan che tenta di restare sveglio, ascoltando i discorsi estremamente lunghi del suo ragazzo. Nessuno aveva la pazienza di Lorcan, poco ma sicuro. 
Perché lo aveva lasciato andare, allora, pur essendo una persona paziente? Qualcun altro aveva rubato il cuore del biondo, portandolo a dimenticarsi del suo ragazzo?
«No, no!» Dalla gola del ragazzo fuoriuscì un verso roco, simile ad un ringhio, mentre questi - seduto su di una panchina - si chinava in avanti, afferrandosi il capo tra le mani, totalmente incurante della pioggia che gli bagnava i vestiti. 

«Resta con me, Albus. Sarei disposto a compiere follie, per noi due.» 
Tutte bugie, tutte false promesse. Perché giurare di amarsi sino alla fine del tempi, se poi i risultati si presentavano in certi modi? Al non aveva mai provato tanta rabbia come ne provava in quell'istante.
Le goccioline di pioggia scivolavano sul suo viso, mescolandosi alle calde lacrime che fuoriuscivano dalle iridi verdeggianti; il moro portò una mano alla guancia destra, asciugandola, ma senza successo. Una separazione faceva davvero tanto male, oppure era soltanto la prima fase? Ne sarebbero seguite altre, o tutto sarebbe terminato lì?
Una cosa era certa, però: Albus, per quanto arrabbiato potesse essere, lo amava ancora, come non aveva mai amato nessuno - nel corso della sua vita. E non avrebbe potuto dimenticarlo con tanta facilità.
 
"I love him, but when the night is over, he is gone; the river's just a river. Without him, the world around me changes: the trees are bare, and everywhere the streets are full of strangers."

Senza Lorcan, il mondo appariva più grigio e malinconico; le strade erano sgombere e prive di vita, il cielo stellato era spento - come se le stelle fossero tanto pigre da arrivare a non brillare abbastanza.
Senza Lorcan, tutto sembra avere un senso distorto, tutto sembra diverso e spaventoso, tutto sembra vuoto e complicato. Cosa doveva fare, arrivato a quel punto? Non poteva tornare da lui, perché l'avrebbe sicuramente mandato via. Doveva farsene una ragione, probabilmente? "Non vuole più vedermi", pensò Albus, mentre appoggiava la schiena contro il tronco di un albero, nel bel mezzo dell'acquazzone; il cielo sopra di lui si era tinto di nero acceso, sostituendo il blu cobalto che tanto piaceva al suo ragazzo.
«Se mai dovessimo ritinteggiare questa casa, voglio che sia di un bel blu acceso!» Albus sorride, ripensando all'ingenuità e alla delicatezza di quelle parole che Lorcan aveva mormorato tempo addietro; adesso, sfortunatamente, erano soltanto parole gettate in balia del vento. 

"I love him, but everyday I'm learning that all my life I've only been pretending. Without me, his world will go on turning; a world that's full of h a p p i n e s s, that I have never known." 

Gli occhi verdi del ragazzo si abbassarono sull'erba umida che circondava l'albero al quale era appoggiato, fissandola, senza osservarla realmente. Suo padre aveva ragione, allora: il biondo non era la persona che faceva per lui. Si erano susseguite soltanto bugie, una dopo l'altra; dallo stare assieme per sempre, difatti, i due erano arrivati a dirsi addio in una gelida serata di Dicembre. Perché? Perché la gelosia aveva vinto, lasciando che la fiducia nel proprio prossimo soccombesse sotto di essa. Senza di lui, il mondo di Lorcan avrebbe continuato a girare, a girare senza sosta; sarebbe tornato con quel suo ex, sicuramente, avrebbe concluso gli studi di Medimagia, e - come se non bastasse! - si sarebbe dimenticato di lui il più presto possibile. Potevano sembrare previsioni azzardate, certo, ma Al era sicuro che il loro amore si sarebbe trasformato in un ricordo da dimenticare, per Lorcan. Il destino aveva già prestabilito tutto, quindi? 
Alzò gli occhi al cielo, notando che la pioggia stava diminuendo. "Sarai forte, Albus, e imparerai ad amare ancora - un giorno", pensò, mentre faceva forza sui talloni, per alzarsi da lì; portò entrambe le mani alle guance, asciugandosi le lacrime e passandosi una mano tra le ciocche corvine, le quali erano diventate completamente zuppe.
L'amore avrebbe potuto sorprenderlo ancora, probabilmente; il giorno dopo, la settimana dopo, l'anno dopo... chissà. Ma una cosa era certa: Lorcan sarebbe sempre stato una parte indelebile della sua vita, della sua mente, e - ovviamente - del suo cuore.

I love him.
«Soltanto io e te, contro il mondo intero.»
I love him.
«Adesso che ti ho trovato, non ti lascerò andare mai più.»
I love him, but only on my own.

«Ormai, amore mio, ti amo soltanto per conto mio



 

ANGOLO AUTRICE!

Be', dai... io ci ho provato. Questa canzone mi piace troppo, e non potevo non dedicarla all'Alburcan, seppure in un modo alquanto triste. Coomunque sia, se volete ascoltarla, è "On my own", di Les Misérables, cantata da Samantha Barks, la quale veste i panni della povera Eponine. Well, non so cosa dire! Spero vi sia piaciuta, ecco. T^T Albus e Lorcan son belli anche in una separazione, ma questo è un dato di fatto - eheheh!
E' curioso vedere come certe idee mi vengano sempre di notte, verso le quattro\le cinque. Boh, sarò strana io. Bene!, non ho altro da dire.

Alla prossima!

 

 

  
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