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Autore: Starships    21/09/2013    3 recensioni
Accanto a me c’era un ragazzo alto, bruno e con gli zigomi alti. Dal maglioncino che indossava si vedevano i lineamenti dei suoi muscoli.
Mi morsi il labbro inferiore fissandolo, senza dire nulla.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 2 

Tirò un pugno sul cruscotto. Aveva la mascella talmente serrata che il suo viso ero tirato.
Aprì lo sportello, scese e lo richiuse sbattendolo con forza.
Lo guardai… andare via.
Se ne era andato. Rimasi confusa.
Non aveva reagito?
Senza pensarci troppo rimisi in moto e partii per andare a prendere la mia amica.
Quando Lucy salì in macchina le raccontai tutto. Non ero solita farlo con tutti i particolari, ma stavolta avevo bisogno di non tralasciare niente.
 
«Brava hai fatto bene a tiragli uno schiaffo. Al tuo posto gli avrei tirato un pugno sulle palle!»
«Ringrazia che non mi ha fatto a pezzetti e gettato in un pozzo.» Dissi fermandomi al semaforo.
«Potrebbe sempre soffocarti con un cuscino quando torni a casa.» Osservò Lucy guardandomi con aria saccente.
«Pensavo di dormire da te stanotte!» Esclamai.
«Ehm… NO!» Esclamò Lucy.
 
Arrivammo al pub dove avremmo cenato. Ci accomodammo e poco dopo ordinammo. Continuavo a ripensare a Michael.
Ero convinta che mi avrebbe picchiata, invece se ne era andato.
Sentii Lucy blaterare tutta la sera di quanto amasse le scarpe che aveva ai piedi.
Dopo cena andammo a bere qualcosa in un locale e poi tornammo a casa.
Quando mi chiusi la porta alle spalle vidi una sagoma scusa vicino le scale. Iniziai a tremare.
Era Michael, me lo sentivo sin dentro le ossa. 
Sapevo che la mia reazione ai suoi insulti non era stata tanto giusta. Avrei dovuto rispondergli a tono. Non picchiarlo.
La luce si accese e vidi mio padre con un orribile pigiama a quadrettoni.
Tirai un sospiro di sollievo e portai una mano al petto felice.
 
«Per un momento mi hai spaventata!» Esclamai ridendo e avanzai verso di lui.
«E cosa c’è da ridere? Sei in punizione per due settimane!» Esclamò serio.
«Mi metti in punizione perché quando ti ho visto mi sono spaventata? Non ha alcun senso!»
«Non è quello il motivo della punizione! Michael è tornato a casa a piedi dopo neanche dieci minuti che eravate usciti. Si è chiuso in camera e non è uscito per tutta la sera… o quasi. Quando è venuto a bere, ci ha detto che gli hai tirato uno schiaffo!» Era troppo buffo con quel pigiama addosso. Non riuscivo a prenderlo sul serio.
«E’ stato per una buona ragione!» Esclamai.
«Solo perché sei permalosa non vuol dire che la tua reazione sia stata giusta!»
«Permalosa? Che ti ha raccontato??»
«Ha fatto una battuta sul tuo modo di ballare e ti sei offesa!» Esclamò sottovoce.
«Mi ha chiamata gallina spennacchiata!» Esclamai stringendo i pugni.
«Voglio che domani mattina tu gli chieda scusa e che lo aiuti a svuotare gli scatoloni!» Esclamò e salì le scale per raggiungere la camera da letto.
 
In casa c’era silenzio, segno che erano tutti tra le braccia di morfeo.
 
«Quasi dimenticavo, ho dato il tuo computer a Michael il suo è chiuso in qualche scatolo.» Disse in cima alle scale.
«COSA HAI FATTO??» Chiesi inchiodandolo con lo sguardo.
 
Mio padre fece spallucce e si chiuse in camera sua.
Sentii una fitta alla bocca dello stomaco, come se qualcuno mi avesse tirato un pugno. Sentii piano piano la gola stringersi e il respiro iniziò a diventare affannato.
Il mio computer con il mio diario su word era tra le mani di Michael.
Lo stesso Michael a cui avevo tirato uno schiaffo.
Lo stesso Michael che era furioso con me.
Lo stesso Michael di cui avevo scritto qualche ora prima.
Cercai di tornare in me. Feci dei bei respiri profondi e cercai di fare mente locale su cosa avessi scritto su di lui. Salii le scale lentamente e quando fui in camera mia lanciai la borsa sul letto.
Feci su e giù per la stanza.
 
Dunque ho scritto che Michael è davvero bello fisicamente.  
 
Era la prima cosa che avevo scritto subito dopo averlo conosciuto.
 
Sarà anche bello, ma è uno stronzo.
 
Con quella frase avevo chiuso il documento di word. E con quella frase avevo descritto Michael a Lucy.
Dovevo riprendere il mio computer.
Uscii dalla stanza e mi precipitai davanti alla porta della camera di Michael.
Alzai la mano e chiusi il pungo pronta a bussare, ma mi fermai qualche centimetro dal legno freddo. Stava sicuramente dormendo, dovevo entrare senza bussare.
Appoggiai la mano sulla maniglia e aprii la porta.
Entrai in silenzio e lasciai la porta semi aperta per far entrare un po’di luce.
Intravidi degli scatoloni a terra, appena sotto i piedi del letto e occupavano tutto lo spazio tra il letto, la scrivania e l’armadio.  Riuscii a vedere il mio computer.
Era sul comodino e per arrivarci dovevo passare tra tutti quegli scatoloni.
Feci un respiro profondo e iniziai a camminare lentamente mettendo un piede tra una scatola e l’altra.
La stanza si fece più buia quando con il corpo coprii quell’unica fonte di luce che proveniva dal corridoio. Affondai il piede in qualcosa di morbido, troppo morbido per reggere il peso del mio corpo. Scivolai in avanti cadendo tra degli scatoloni impilati e me li buttai addosso facendo un rumore assurdo.
L’angolo di uno scatolo mi finì su un fianco e sentii una finta lancinante.
 
«Ahh!» Esclamai a bassa voce. Con la speranza che Michael non si svegliasse.
 
Di colpo si accese il lume sul comò.
 
L’ho svegliato.
 
Sentii il suo letto cigolare segno che si stava alzando. Con tutte quelle scatole non riuscii a vedere la sua immagine riflessa sullo specchio. Ad un certo punto la sua testa spuntò da sopra il letto.
Il mio sguardo incrociò il suo. Avevo il cuore a mille. Sarei potuta morire d’infarto da lì a qualche minuto. 
 
 

- "This is impossible"      

- "Only if you believe it is.
 

Buongiorno a tutti.
Sono tornata con un nuovo capitolo spero vi piaccia.

Ho cercato di farlo il più lungo e interessante possibile.
Aspetto di sapere che ne pensate. 

xx Cla' 

  
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