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Autore: justwithyou    21/09/2013    1 recensioni
'Ci sono molte persone che ti amano, Justin. L'unico vero problema è che le vai a cercare dappertutto, senza accorgerti che sono più vicine di quanto pensi.'
'Come te?'
'No, quello che io provo per te non è amore, è molto di più.'
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1 – Ricordi
Ero sdraiata sul divano a guardare la televisione, quando vidi Justin scendere le scale di fretta, come un impiegato in ritardo per la riunione più importante dell'anno.
"Justin, dove vai?" chiesi tranquillamente, ma non sentendo alcuna risposa insistetti con la domanda "Hai intenzione di rispondermi entro stasera? Sai perchè avrei un paio di cosette da fare.." dissi sarcasticamente, e al mio cosiddetto umorismo ricevetti come risposta un "Fatti sti benedettissimi cazzi tuoi, puttana".
 Non serve dire altro, si è già capito che da queste sei parole partì una serie di insulti anche da parte mia, e da parte sua in risposta, insulti, insulti, insulti, e ancora insulti. Il vero problema però era che io non capivo che cosa gli fosse successo, perchè dal ragazzo dolce che avevo lasciato dieci minuti prima, si era trasformato in un totale stronzo. Eh si, è questa la parola adatta a lui quella sera, stronzo.
Poco tempo dopo che Justin uscì di casa per recarsi ad una festa, sempre se quella fosse la sua vera destinazione, decisi di andare a dormire per eliminare tutta la stanchezza accumulata durante il giorno. Qualcosa però, verso le tre del mattino, mi svegliò, e dopo aver aperto gli occhi completamente, vidi Justin spalancare improvvisamente la porta della mia camera, e dirigersi verso di me. Barcollava, chiaramente ubriaco, farfugliò qualcosa, prima di vomitare ai piedi del mio letto.
"Porca troia, che schifo" esclamai, rendendomi conto di essere davvero sorpresa da ciò che era appena accaduto, dato che avevo usato parole che normalmente non fanno parte del mio vocabolario.
Una volta che ebbe finito, lo portai in bagno, lo pulii per bene, e dopo averlo sistemato sul mio letto, mi dedicai allo schifo che era rimasto sul pavimento.
Armata di ogni tipo di prodotto per pavimenti esistente al mondo, ripulii tutto per bene, e una volta terminato il lavoro, mi sistemai accanto a Justin, che si era addormentato già da un po'.
Non riuscendo a dormire, iniziai ad accarezzargli i capelli mentre lo guardavo, e pensavo agli ultimi due anni, come se si stessero riassumendo in quelle poche ore che mancavano al mattino.
Ripensavo a quando vivevo a Milano, in Italia, con i miei genitori, come ogni normale quindicenne.
Quando ero più piccola vivevo a Stratford, in Canada, dove sono nata, ma poi per motivi di lavoro i miei genitori decisero di trasferirsi in Italia, dove viveva e vive tuttora la maggior parte della mia famiglia. Mia mamma è italiana al cento per cento, mentre mio padre è per metà canadese e per metà italiano.
Ma tornando a noi, stavo pensando a come tutto ebbe inizio.
È partito tutto da una noiosa e monotona giornata a scuola, ero in classe durante l’ora di chimica e fantasticavo con la mente, viaggiavo per tutto il mondo senza prestare attenzione alla professoressa che spiegava che la materia è tutto ciò che ha una massa.
Ad interrompere i miei pensieri fu la mia migliore amica che dal banco davanti al mio mi passò un bigliettino:
“Hey Jas, dopo ti devo parlare”
Presi una penna e risposi:
“Dai Marta, lo sai che odio aspettare, scrivilo qui”
Le passai il foglietto, per poi riaverlo poco dopo:
“Se ti dico che ti devo parlare, forse significa che quello che ti devo dire è troppo lungo, genio!”
Lessi, capendo che quella frase era piena di sarcasmo.
Aspettai quindi la fine delle lezioni, e prima di uscire da scuola afferrai il braccio di Marta per farla girare ed esclamai
“Beh? Che mi devi dire?”
“Allora, ieri ero su youtube, e ho guardato un paio di video di ragazzi che ballano, ed avevano ben duemila visualizzazioni!”
“E quindi?” Sbottai, non capendo cosa volesse dirmi.
“Beh, stavo pensando che potremmo fare la stessa cosa. Fino ad ora abbiamo inventato coreografie solo per noi, ma non le abbiamo fatte vedere a nessuno”
“Ma perché vuoi farlo?”
“Non lo so, per divertimento penso”
Ci pensai per qualche secondo, una volta presa la mia decisione risposi “Ok, va bene. In fondo non è una cattiva idea”
Sul volto di Marta si formò improvvisamente un sorriso a trentadue denti “Perfetto, ci vediamo da me alle quattro, pensi di riuscire a portare la videocamera?”
“Si, chiedo a mio padre se posso prendere la sua che è nuova, se no porto la mia” risposi, ricambiando il sorriso.
“Ok, a dopo!” Ci salutammo con un abbraccio e tornai a casa.
Dopo pranzo chiamai mio padre per chiedergli la videocamera.
“Pronto?”
“Ciao papà! Senti, mi servirebbe la tua videocamera, dove posso prenderla?”
“A cosa ti serve?”
“Devo fare un video con Marta per una cosa…”
“E non puoi usare la tua?”
“Ma dobbiamo caricare il video su youtube e la tua è migliore”
“Assolutamente no! Non se ne parla! Se ti servisse per qualcosa di utile te la darei, ma non voglio che tu carichi video stupidi su internet! Scordatelo! Se scopro che l’hai fatto a mia insaputa non ti faccio uscire di casa fino alla fine dell’anno scolastico”
“Ma papà-“
“Ma niente! Se devi andare da Marta vai pure, ma nessun video! Penso che tu possa sopravvivere anche senza fare queste scemenze”
“Ma se non sai nemmeno cosa dobbiamo fare”
“Non importa, so già abbastanza, so che mettere un video su youtube di due ragazzine così piccole non è una buona idea! Adesso basta, non voglio sentire altro, ci sentiamo dopo”
“Va bene, ciao”
Misi giù la cornetta sconfitta, non sapendo come dire a Marta che non avrei potuto registrare il video con lei.
Alle quattro men dieci iniziai ad incamminarmi verso casa Scolli, la famiglia della mia amica, quando sentii il telefono squillare:
“Pronto?”
“Jasmine, sono io”
“Marta, sto arrivando”
“Si, ehm, se hai altro da fare forse è meglio se non vieni”
“Perché? Cosa è successo?”
“Beh.. insomma..”
“Marta Scolli, dimmi che cosa è successo adesso, non voglio ripeterlo.”
“Jasmine Mackler! Non si parla così alla tua migliore amica!”
“Muoviti”
“Ok, ok.. i miei genitori non vogliono, ecco”
“Non vogliono cosa?”
“Non vogliono  che facciamo il video”
“Uguale per me, non sapevo come dirtelo..”
“E adesso che facciamo?”
Stavo per rispondere alla domanda, quando mi fermai davanti a un negozio, e vidi qualcosa che avrebbe potuto risolvere il nostro problema.
“Jasmine? Ci sei?”
“Forse ho avuto un’idea..”
5 minuti più tardi..
Suonai il campanello.
“Chi è?”
“Marta sono io, apri”
La porta si aprì, entrai dentro il palazzo e raggiunsi l’appartamento al secondo piano.
“Hey dolcezza” sentii la voce della mia migliore amica dal fondo del corridoio.
“Splendoree!” risposi, felice di vederla. Qualche secondo dopo notai che aveva dei graffi sulla guancia “Ma che hai fatto?”
“Oh, nulla, mi sono graffiata prima per sbaglio da sola, ma niente di grave” disse, fingendo un sorriso. Anche se sapevo che stava mentendo decisi di passare oltre.
“Allora, qual è questa idea?”
“Ecco” le feci vedere due maschere bianche, quelle in plastica, prive di espressione “queste sono la soluzione al nostro problema. Nessuno saprà chi siamo.”
“Oddio ma è perfetto!” sorrise “quindi faremo come quei ballerini americani.. aspetta, non mi viene in mente il nome..”
“Non importa, adesso iniziamo a montare la coreografia, su che canzone la facciamo?”
“Pensavo ad Out of Town Girl, di Justin Bieber, che ne pensi?”
“Si, ho già qualche idea, e poi potrei chiedere a Michele se può fare il remix”
“Uff, devi sempre mettere in mezzo il tuo ragazzo, io non chiamo Stefano per ogni sciocchezza”
“Dai Marta, non fare la bambina, potrebbe venire molto bene, lo sai”
“Si, hai ragione, lui è molto bravo in queste cose.. dai iniziamo a provare”
Due settimane dopo finimmo la coreografia, ovviamente non era perfetta, non avevamo mai preso lezioni di danza, lo facevamo solo per divertimento. Poco tempo dopo caricammo il video su youtube, e iniziammo a farlo girare su twitter e facebook.
Con nostra sorpresa il video divenne molto popolare, prima cento visualizzazioni, poi mille, e un sacco di gente che ci chiedeva di caricarne altri. Ne caricammo altri cinque in un solo mese, e nei due mesi successivi tutti iniziarono a chiedersi chi fossero le MJ (come ci eravamo chiamate). Molti pensavano che fossimo due fan di Michael Jackson, ma in realtà erano sono le iniziali di Marta e Jasmine.
Notando che Justin si stava svegliando, ritornai sul pianeta terra e lasciai quello dei ricordi.
“Justin? Justin, ti senti bene?” dissi quasi sottovoce.
“C-che è successo?” disse in risposta, intontito dal mal di testa.
“Eri ubriaco, ecco che è successo”
“Ma perché sono qui?” chiese, notando di essere in camera mia.
“Perché verso le tre del mattino hai deciso di entrare improvvisamente in camera mia e di vomitare ai piedi del letto, idiota” risposi seccata.
“Oh, mi dispiace” affermò, come un bambino che chiede scusa per aver rubato le caramelle al compagno.
“Scuse inappropriate accettate” dissi, sforzandomi di sorridere.
“E scusa anche per ieri sera, non so cosa mi sia successo, ma non intendevo dire quelle cose, ero solo un po’ scosso” mi accarezzò la guancia. Prendendogli la mano che stava toccando il mio viso dissi “Non importa, piuttosto, che è successo?” “Nulla di grave, solo dei problemi tecnici con le attrezzature, ma non è niente, non ti preoccupare” Annuii, per poi abbassare la testa ripensando a quello che accadde la sera prima. Justin probabilmente notò la tristezza che mi riempiva gli occhi, perché pochi secondi dopo disse “Senti, per farmi perdonare ti porto fuori a cena stasera, va bene? E vestiti elegante, una ragazza così bella si porta in un posto raffinato” disse facendomi l’occhiolino. Senza darmi il tempo di rispondere uscì dalla stanza, per poi rientrare un attimo dopo “Ah ricorda: alle sette davanti all’ingresso” e poi scomparve definitivamente.
Verso le cinque e mezza iniziai a prepararmi con calma. Feci una doccia, mi asciugai i capelli per poi piastrarli. Decisi di indossare un vestito blu, semplice ma elegante, con un cinturino nero in vita. Mi truccai sfumando l’ombretto, e non sapendo la destinazione della serata decisi di mettermi un paio di ballerine nere per stare comoda.
Una volta pronta, scesi le scale per arrivare davanti all’ingresso esattamente alle sette.
Vidi Justin a pochi metri da me, era vestito con un paio di pantaloni neri, dei mocassini marroni, una camicia bianca e una giacca nera. Sembrava fosse vestito per andare a un matrimonio, e sinceramente amavo quanto stesse bene in tenuta elegante.
“Sei bellissima” esclamò. Arrossii, e risposi “Grazie”.
Senza dire un’altra parola mi portò alla macchina, mi sedetti al posto del passeggero, e lui cominciò a guidare.
“Dove mi stai portando?” chiesi curiosa.
“E’ una sorpresa” rispose, accennando un sorrisetto.
Sbuffai in risposta, e due secondi dopo mi accorsi che la macchina si era fermata.
“Siamo arrivati”disse Justin, mentre veniva ad aprirmi la portiera. Scendendo dalla macchina mi guardai intorno ammirando il posto stupendo dove mi aveva portata.
“Oh mio Dio, che meraviglia”.
 
 
   
 
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