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Autore: Haroldscurls    21/09/2013    10 recensioni
Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più estrosi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno vergognosi, meno fragili, sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di esternare, per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COINCIDENZE?

 

Questa qua è per te 
e anche se non e` un granché 
ti volevo solo dire 
che era qui in fondo a me.

Viva! - Ligabue
 

Manca circa un'ora all'inizio della lezione ed io sono in bagno, davanti allo specchio, impegnata a sistemarmi i capelli che questa mattina non ne vogliono sapere di stare al loro posto. Opto per una coda alta. La metro diretta all'università passa tra meno di cinque minuti ed è per questo che sto saltellando per il salotto mentre infilo le Dr.Martens in cerca delle chiavi di casa e del mio I-phone. Li trovo sul bancone della cucina. Ovviamente quando si ha fretta non si trova mai niente anche se quel che cerchiamo si trova davanti ai nostri occhi. Esco di casa senza salutare Jenny, visto che sta dormendo rumorosamente, per colpa del raffreddore, e di fretta mi avvio verso la fermata della metro con in mano un altro caffè, nella speranza di riuscire a berlo, almeno questo . Arrivo nel momento in cui la metro si sta fermando sulle rotaie ed ho il fiatone: forse per colpa del tragitto casa-metro fatto a corse o forse per colpa dei dieci piani che da due settimane a questa parte sono obbligata a fare.
Entro nel mezzo. Ovviamente è piena e sono costretta a stare in piedi appendendomi ad un palo centrale. Sento il motore sotto di me ripartire e la metro che pian piano si sposta per entrare nella galleria. Grazie al buio riesco a specchiarmi nel vetro, per controllare di essere lontanamente presentabile: indosso un paio di jeans aderenti e un maxi maglione.

 

 Al diavolo alla mia coinquilina molto persuasiva e alla mia poca autorevolezza. Come al solito mi sono fatta convincere da Jenny a fare qualcosa che non voglio fare. Proprio oggi doveva prendere l'influenza?
La giornata non è iniziata bene già dal principio. Per prima cosa, stamattina appena fuori casa ho fatto cadere il New York Times sopra il quale sono finiti successivamente due caffè bollenti. Addio giornale mattutino e colazione tranquilla. Come seconda cosa ho dovuto fare ben dieci piani a piedi per colpa del proprietario dello stabile che non fa aggiustare quel catorcio di un ascensore. E come ultima cosa, ma non meno tragica delle altre, devo sostituire Jenny ad un convegno in università sulla finanza, o qualcosa del genere, tenuto dal suo professore di Marketing. Potrebbe essere un ottimo articolo per il giornale studentesco, del quale Jenny è direttrice.
 – è questione di vita o di morte, Scar. C'è in gioco la mia promozione – era la frase che la mia coinquilina disperata mi aveva ripetuto almeno un centinaio di volte quella mattina prima di uscire di casa.

 

Ancora una volta la capacità di persuasione di Jenny aveva avuto la meglio su di me, come tutte le volte del resto. È impossibile tenerle testa, lei ha sempre sotto controllo tutto ed è impeccabile in tutto quello che fa. Un modello da seguire, insomma.
L'esatto opposto della ragazza che si sta specchiando nei finestrini di una metro. Non sono affatto come Jenny, io sono riservata e anche un po' solitaria, ma comunque non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.
La metro si ferma bruscamente, facendomi perdere l'equilibrio. Per poco non cado per terra davanti agli occhi di tutti. Salgo gli scalini in fretta e quando riemergo in superficie mi ritrovo esattamente di fronte alla Columbia University.
 – bottone rosso per registrare, verde per cancellare – nella mia mente recito le istruzioni datemi da Jenny riguardo al funzionamento del registratore. In fondo non è una cosa difficile: mi devo sedere in un banco e quando il professore inizia a parlare io inizio a registrare; non sono neanche obbligata ad ascoltare le cose noiose che dirà perché non dovrò fare nessun intervento, o almeno, non penso.
 – scusi, per il convegno sulla finanza? –  chiedo ad una segretaria, mentre srotolo l’enorme sciarpa di lana dal mio collo. Fa veramente troppo freddo oggi, a Dicembre New York è invivibile a causa del freddo, e per fortuna ha smesso di nevicare settimana scorsa.
– aula 4, in fondo al corridoio –  ringrazio e mi dirigo verso l’aula che mi è stata indicata.
Apro la porta e con stupore noto che non sono in ritardo e che il professore che tutti aspettano non è ancora arrivato: sono fiera di me stessa e della mia insolita puntualità, per una volta!
Decido di sedermi in terza fila: la prima fila, si sa, è per i secchioni ed io non sono minimamente interessata a questo coso e l’ultima fila è troppo distante dalla cattedra e temo che il vecchio registratore di Jenny non sia in grado di registrare da quella distanza. Mi siedo al primo posto che trovo libero in quella fila e mi metto comoda nell’attesa che un vecchio, ciccione e pelato entri in aula ed inizi a parlare di cose di cui non capisco nulla.
Sento la porta aprirsi e calare il silenzio, ma sono troppo impegnata a giocare ad Fruit ninja per alzare lo sguardo dal display e prestare due secondi di attenzione, fino a quando non perdo ed allora sono obbligata a mettere via il cellulare. Accendo il registratore non appena sento che il professore/imprenditore inizia a presentarsi.
 – buongiorno ragazzi, io sono il dottor Styles –  e a quelle parole scatta qualcosa che mi fa alzare lo sguardo.
Mi devo rimangiare tutto, non è affatto vecchio, ciccione o pelato, anzi, il contrario. Ha, sì e no, trent’anni, una chioma riccia che lo fa sembrare un leone e due occhi di un verde acqua mai visto prima.
 – oh cazzo! –  dico a bassa voce, non troppo bassa visto che questa frase finirà nel registratore di Jenny.
Lo vedo sistemare il cappotto sulla sedia e poi tirare fuori il portatile dalla borsa insieme ad altri mille oggetti e questo mi fa capire quanto sia disordinato il ragazzo.
– prima di iniziare vorrei sapere i vostri nomi e per quale motivo siete qui, inizia tu –  dice ad un ragazzo biondo in prima fila.
Non capisco perché vuole così tanto sapere i nostri nomi, non se li ricorderà mai, siamo più di cinquanta di sicuro in quest’aula e poi, diciamo la verità, uno importante e impegnato come lui non si ricorderà neanche un nome di questi ragazzi.
Arriva il mio turno. – Scarlett Horan, sono qui per il giornale universitario, faranno un articolo su questo convegno –  mi accingo a spiegare sicura di me.
Il convegno inizia ed io non capisco una singola parola di quello che esce dalla bocca di quel ragazzo, ma ha una voce così sexy, profonda e roca contemporaneamente, che è impossibile non ascoltarlo. In più non riesco a distogliere gli occhi da quelle bellissime fossette che gli si formano agli angoli della bocca quando sorride e, quando sorride, ci sa proprio fare: un sorriso da fare invidia a tutti.

Ma cosa stai facendo Scar? Non puoi pensare certe cose, per di più riguardanti uno sconosciuto! Eppure non riesco a distogliere lo sguardo dalla persona che ho davanti, neanche per un secondo, è come una calamita dalla quale mi sento fortemente attratta e dalla quale è impossibile allontanarsi.
 – bene ragazzi, ho finito di annoiarvi con le mie teorie, siete liberi di andare –  dice sorridendo alla sua stessa battuta, un sorriso che gli fa illuminare lo sguardo e quei suoi occhi meravigliosi. È stupendo.
Siete liberi di andare.
Quindi vuol dire che sono anche libera di restare? Lo prendo come un sì, ma non ho il coraggio di rimanere anche perché poi rimarrei da sola in aula. Al diavolo questo Styles ed il suo essere cosi dannatamente ed estremamente sexy.

 

 – tu! –  urlo entrando in casa e dirigendomi verso la stanza di Jenny che sta tranquillamente guardandosi una noiosa soap-opera mentre beve una tazza di te.
–  io? – sta anche al gioco la stronza!
 – si tu! Non mi hai detto di quando sia fottutamente bello e sexy il tuo insegnante di marketing! Ti odio per questo! –  dico mettendo il broncio e lanciandomi sul letto a due piazze, di fianco alla mia coinquilina ammalata che sembra molto divertita.
 – ops – apre le braccia rivolgendo i palmi verso l’alto – si, è carino, ma non è il mio tipo, forse è per quello che non te l’ho detto – cerca di difenderti.
 – oh certo, non è il tuo tipo – dico cercando di imitarla – il tuo tipo è moro con il ciuffo all’insù, con gli occhi color nocciola misto ambra e la carnagione olivastra. Sarebbe più perfetto se si chiamasse Zayn Malik, giusto? – dico sfottendola ed iniziando a ridere.
La vedo diventare coloro bordeaux mentre mi tira un cuscino addosso. – sei una gran bastarda Scarlett Ellen Horan! -.
Alzo le braccia in segno di resa e lei smette.

 

Una settimana dopo.


Per fortuna è venerdì e domani il negozio è chiuso. Sta davvero diventando impossibile avere un lavoro part-time e studiare per gli esami dell’Università, ma se voglio avere un appartamento a New York questo è quello che devo sopportare. Per fortuna lavorare in un negozio di vernici e pittura non è molto stancante, a parte durante le vacanze quando tutti decidono di pitturare casa.
– sono dodici dollari e cinquanta, ecco a lei – dico porgendo la busta al cliente mentre mi porge i soldi.  – Emily io ho finito il mio turno, ci vediamo lunedì –  urlo per farmi sentire dal mio capo, mentre esco dal negozio. Finalmente è venerdì, mi serve proprio il week-end per rilassarmi, che poi ‘rilassarmi’ è una grande parola: devo finire di studiare per l’ultimo esame prima di Natale e devo anche preparare l’albero di Natale perché, sostiene Jenny, “non è Natale senza un abete in casa”. Penso addirittura che passerò il sabato sera in casa, talmente sarò stravolta.
Avvolgo l’enorme sciarpa di lana attorno al collo e poi tiro fuori dalla borsa il cellulare e digito il numero del mio appartamento, voglio assicurarmi che Jenny stia bene visto che ha finito l’influenza solo da un giorno.
 – hey Jen, come va oggi? – chiedo camminando per le vie affollate della Grande mela.
– tutto okay Scar, ho solo un leggero mal di gola, ma prendo una pastiglia e passa tutto, tu? Tutto bene?
– si tutto bene! Sono arrivata al John per il pranzo e dopo vado in biblioteca, sto entrando, ci vediamo dopo Jen!– incalzo aprendo la porta del locale.  – a dopo e occhio a quello che fai – e riattacca.

Entro e mi siedo al mio solito tavolo al quale mi siedo tutti i giorni. Mi piace questo locale, sembra quasi di essere il Irlanda quando si entra qui.
L’ultima frase detta da Jenny mi fa spuntare un sorrisetto: occhio a quello che fai.
Solo io posso capire questa frase visto che il cameriere più richiesto del locale si chiama, non a caso, Zayn Malik. È stata proprio la mia coinquilina a farmi conoscere questo locale e già a quei tempi aveva una cotta per il cameriere super sexy con l’aria da bad boy. Come darle torto, Zayn è davvero un bel ragazzo, ma io ho ancora in mente quei due occhi verde acqua profondissimi.
 –ciao Scar, ti porto il solito? – sento la voce di Zayn che mi riporta alla realtà.  – oh, ciao Zayn…si grazie – dico distratta. Lui mi sorride e se ne va.
Mentre aspetto il pranzo accendo il mio computer portatile – che da quando frequento l’università non manca mai nella mia borsa – e controllo la posta per vedere se mio fratello Niall mi ha scritto qualcosa. Non ci vediamo molto spesso per colpa degli studi: io sono a New York per la maggior parte del tempo e lui studia per diventare pilota di aerei in Colorado, quando io posso tornare a casa dei miei genitori – in Florida – capita che lui non ci sia, quindi l’unico modo per tenerci in contatto sono le mail e Skype. Apro la mail, ma non trovo nessun nuovo messaggio, spengo il computer.
Alzo lo sguardo e noto che il locale è quasi vuoto, ormai sono le due e mezza del pomeriggio e la pausa pranzo è finita quasi per tutti, poi sento il solito campanellino suonare, segno che qualcuno è appena entrato.

E lui è lì.

Avvolto in un cappotto scuro e in una lunga sciarpa di lana. Ha il naso rosso per via del freddo, ma i suoi occhi prevalgono su tutto. Così belli, profondi, allegri. Alza lo sguardo e lo incrocia con il mio che è fisso su di lui da due minuti buoni e lo abbasso immediatamente per non farmi notare, ma è troppo tardi, lo vedo venire verso di me sorridendomi.
 – Scarlett Horan, vero? – mi domanda con l’indice puntato verso di me. Annuisco quasi strozzandomi con il caffè che stavo bevendo. Si ricorda il mio nome dopo tutti questi giorni, il mio.
Nel frattempo arriva Zayn con la mia ordinazione, appoggia hamburger e patatine fritte sul tavolo sorridendomi divertito – buon appetito, Scar – e se ne va ridendo sotto i baffi. Questa me la pagherà prima o poi!
Intanto il ragazzo – o dovrei chiamarlo uomo visto che è un professore? – ha assistito a tutta la scena ed è ancora in piedi di fronte a me.
– Ah, pranzi? Ti dispiace se mi siedo con te? Non mi piace mangiare da solo – dice retoricamente con quella sua voce roca che lo rende ancora più sexy di quanto sia e, spogliatosi il cappotto, si siede al tavolo ordinando il mio stesso pranzo.
 – Come mai da queste parti professore? – domando per spezzare il ghiaccio, visto che non so cosa aspettarmi da questo pranzo improvvisato. Insomma, non è normale che uno – che hai visto una settimana prima – entra nello stesso bar in cui ci sei tu e si siede al tuo tavolo auto invitandosi per un pranzo. – Oh, chiamami Harry –esordisce – avevo lezione all’accademia delle Belle Arti che è qui vicino e ho pensato di prendere un caffè veloce per pranzo, ma…  – continuò bloccandosi, poi.
 – Hai deciso di rimanere perché casualmente riconosci una delle tue tante studentesse – rispondo per provocarlo, voglio vedere come si difende.
– Non ti ho riconosciuto casualmente, io mi ricordo dei miei studenti – abbozzò un sorriso limpido – e poi, se non sbaglio, tu non sei una mia alunna, Scarlett – appurò furbamente.
È da tanto che qualcuno non mi chiama con il mio nome intero, non mi piace molto, ma pronunciato da quelle labbra perfette sembra così bello. Accenno un sorriso, mi aveva smerdato – tanto per usare un francesismo –. Finiamo di pranzare ed io mio alzo scusandomi per dover lasciarlo solo, ma lui non sembra voler lasciarmi.
 – Vengo con te se ti va – propone dopo avergli detto che dovevo andare in biblioteca a cercare un paio di libri che volevo leggere. Accetto la proposta per non essere scortese e anche perché muoio dalla voglia di stare con lui: è simpatico e spontaneo e poi non riesco a distogliere gli occhi dai suoi, troppo belli per essere veri. Ci inoltriamo, così, nelle fredde vie della città affollate da centinaia di persone.
 – Lo scriverai tu l’articolo sul mio convegno? – chiede interrompendo il silenzio e i miei pensieri.
 – Oh, io non frequento quell’università, studio lingue. Ho sostituito la mia coinquilina che era malata, tutto qui.
In un primo momento Harry mi guardò sorpreso, forse non se lo aspettava visto che avevo fatto finta di seguire per tutto il tempo nonostante non ci capissi un’ acca solo per sentire la sua voce sexy, ma questo non potevo dirglielo, no di certo. – Che c’è? Pensavi veramente che potessi capire qualcosa di finanza e management? – lui sorrise timidamente e poi annuì. Uno dei sorrisi più veri, più sinceri che abbia mai visto, capace di trasformare una giornata di pioggia in una di sole.

Arriviamo in biblioteca e mi dirigo subito nella sezione ‘letteratura italiana’.
– Tu studi italiano? – mi domanda lui curioso. Ma non ho proprio la faccia di una che studia lingue straniere? E puntuale, come se mi leggesse nella mente, arriva la sua risposta – In realtà no, ti immaginavo più come artista, visto il tuo modo eccentrico di vestirti.
Mi guardo immediatamente e noto che ha ragione, sono leggermente eccentrica e particolare, ma i gusti sono gusti!
 – Ma cosa fai? Mi leggi anche nella mente? – ribatto trovando finalmente il libro nello scaffale.


Camminammo fino al mio palazzo, non molto distante dalla biblioteca, parlando di qualsiasi cosa.

Con lui stavo così bene.

Eppure lo conoscevo da solo un pomeriggio. Eravamo proprio di fronte all’entrata, l’uno di fronte all’altra e nessuno dei due che sapeva cosa dire, o meglio, nessuno dei due avrebbe voluto separarsi. Harry mi prese entrambe le mani e me le strinse nelle sue gelide per colpa del fretto, mi fissò qualche secondo e sospirò profondamente. Poi si congedò con un semplice “ciao Scarlett, è stato bello conoscerti” e se ne andò, inoltrandosi nelle fredde e affollate vie della Grande mela e così sparì. Ed io ero lì, immobile, non riuscendo ancora a credere che tutto quello fosse successo veramente e che adesso non lo avrei più rivisto.


Non arriva neanche un po' di musica,

quando qui manchi tu.
E adesso che sei dovunque sei,
chissà se ti arriva il mio pensiero,
chissà se ne ridi o se ti fa piacere.

Il mio pensiero - Ligabue.


Tre settimane dopo.

 

Stavo discutendo la mia tesi di laurea del terzo anno, in anticipo per di più. Non ero mai stata una ragazza studiosa, ma arrivata in università cambiò tutto: quello era il mio mondo ed è proprio per quello che ero riuscita a finire i primi tre anni in anticipo e non potevo essere più fiera di me stessa.
 – Signorina Horan, con piacere le comunichiamo che è ufficialmente laureata con il voto di novanta su cento, complimenti! – mi disse la signora che sedeva di fronte a me che aveva assistito a tutto il mio intervento in lingua italiana. Ringraziai e poi uscii dall’aula.
All’esterno mi aspettavano Jenny e Niall – i miei genitori non erano riusciti a venire per colpa del lavoro di mio padre – ansiosi di sapere.
 – Novanta, ho preso novanta! Sono laureata! – urlai per tutto il corridoio correndo verso i ragazzi per concludere tutto in un abbraccio.
 – Siamo fieri di te, sorellina. Ti voglio tanto bene – disse Niall lasciandomi un bacio sulla guancia.
Dopo aver finito di abbracciare entrambi alzai lo sguardo e lo vidi lì, Harry era in fondo al corridoio che sfoggiava uno dei suoi sorrisi migliori, quelli nei quali sorridono anche gli occhi, presente?
Chiesi a Jenny e Niall di aspettarmi all’uscita per andare a festeggiare e poi mi diressi verso il riccio. – Ciao – dissi semplicemente, un po’ emozionata e stupita di vederlo proprio qui.

– Ciao, piccola – piccola? Ho sentito bene? Mi ero persa il passaggio da amici a più che amici. – è il tuo fidanzato quello? – chiese riferendosi a Niall.
 – Chi, il biondino? È mio fratello, Harry – affermai ridendo. Ero contenta di rivederlo, nelle settimane passate avevo pensato molto a lui, i suoi occhi proprio non mi volevano uscire dalla testa, così come il suo sorriso che riusciva a tranquillizzarmi. Non riuscivo a spiegarmi questa strana sensazione, non avevo mai provato niente di simile, ma sento che lui mi piace davvero. È buffo no? Provare dei sentimenti così profondi per una persona che si conosce appena, ma che nel giro di poco è diventata talmente importante da farti sentire la sua mancanza.
 – Mi mancava il mio nome pronunciato da te, adoro la tua voce – e così le guance mi andarono in fiamme e lui lo notò. – Come mai sei qui? – cercai di cambiare discorso.
 – Avevi il tuo ultimo esame e volevo esserci. Me l’avevi detto tu, non ti ricordi? – ma perché è così fottutamente perfetto?! Lui era lì da quando era iniziato il mio esame, lui era lì per sostenermi anche se non ne ero a conoscenza, lui aveva voluto rivedermi ed io non potevo sperare di meglio.
– Bhe, visto che sei qui, vuoi venire a festeggiare con me e i ragazzi?
– Magari dopo, prima devo dirti una cosa – si avvicinò lentamente sempre di più e con l’indice sollevò il mio mento, così da potermi vedere negli occhi, poi iniziò a parlare velocemente.
– Non è vero che ricordo il nome di tutti i miei alunni, mi sono ricordato il tuo perché da quando ti sei presentata in aula non ho fatto che pensare a te. Non sono entrato in quel bar per caso, avevo fatto cercare ad un mio amico il tuo nome, trovando l’indirizzo della tua università e anche l’orario dei tuoi corsi. Potrò sembrare uno stalker e non ti biasimo se lo pensi, ma ho deciso di venirti a cercare e proprio l’altro giorno ti ho visto uscire dalla facoltà e entrare nel bar lì vicino, così ho deciso di farmi avanti ed entrare nel locale. Poi il resto lo sai… - disse tutto d’un fiato.
Non sapevo cosa rispondere, non potevo credere che qualcuno fosse in grado di fare una cosa simile solo per incontrarmi. Poi, perché proprio io? Non ho niente di speciale, ci sono ragazze migliori di me là fuori.
 – Non so cosa mi sia successo, ma so che quando ti ho rivista, e poco fa, ho sentito una cosa strana al livello dello stomaco, non ho mai provato una cosa simile per nessuno ed ora arrivi tu e stravolgi tutto, penso che io mi stia innamorando di te Scarlett – continuò ed io rimasi pietrificata. Realizzai quello che mi aveva detto e subito mi spuntò il sorriso, quello che provavo io era reciproco!
Mi alzai in punta di piedi, presi il suo volto tra le mani e poggiai le mie labbra sulle sue. Lui le schiuse lasciandomi accesso alla sua bocca e le nostre lingue si unirono, come dimostrazione dei nostri sentimenti. Lui mi attirò di più verso di sé e le mie mani finirono per immergersi nei suoi ricci. Mi staccai solo per un attimo per capire se tutto quello che stava succedendo fosse vero e per perdermi ancora una volta nei suoi occhi limpidi e sinceri. Poi le nostre labbra si riunirono ed io mi sentii sollevata, felice come non mai. Harry era con me ed era mio ed io non potevo chiedere di meglio se non stare tra le sue braccia per sempre.


“può sembrare stupido e prematuro, ma penso di amarti Scarlett”

“ti amo anch’io Harry” sussurrai tra un bacio “ma chiamami Scar, ti prego” Harry sorrise sulle mie labbra e tutto il mondo non contava più per me se lui era con me.

 

Tu che sei ciò che sei,
che non cambierai mai, 
promettimi che 
ci sarà sempre un posto 
che tieni caldo per me

Fino a che tutte le strade porta a te.

Tutte le strade portano a te - Ligabue.



TADAAAANNN! 
Eccomi con la mia prima OS su Harry! In realtà è la mia prima OS in generale u.u
Cosa ne pensate? Non so cosa pensare forse perchè è la prima, magari è banale o scontata o magari ne esiste già un'altra con la stessa trama. Comunque spero di avervi interessato almeno un po' e spero di ricevere qualche recensione per vedere come vi è sembrata e se magari un giorno potrò scriverne un'altra. 
Vabbè, basta parlare e buona lettura! 
Laura xx

   
 
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