Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Triz    21/09/2013    2 recensioni
«Uff, sempre a leggere, tu!» gli disse sua madre sorprendendolo a sfogliare rapito un libro: l'elegante scaffale che sua zia Luisa le aveva regalato il giorno del matrimonio era ufficialmente diventato il luogo dove Gustavo custodiva i suoi libri.
Il protagonista è un amante dei libri e la mia intenzione è di presentarvelo sulle note di Cirano di Francesco Guccini. Buona lettura!
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I titoli di...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco,
al fin della licenza, io non perdono e tocco!

«Uff, sempre a leggere, tu!» gli disse sua madre sorprendendolo a sfogliare rapito un libro: l'elegante scaffale che sua zia Luisa le aveva regalato il giorno del matrimonio era ufficialmente diventato il luogo dove Gustavo custodiva i suoi libri. Lei non leggeva e mai si era sognata di prendere un libro neanche dalla biblioteca, ma più passava il tempo e più le sembrava che la libreria si riempisse di nuovi libri.
«Non mi sembra che quello ci fosse, ieri» disse indicando un libretto rosso nuovo di zecca.
«Mamma...».
«Lo hai comprato, vero?».
«In realtà me lo ha regalato Daniele» obiettò Gustavo chiudendo di colpo il libro che aveva in mano: al nome del libraio presso cui Gustavo lavorava ormai da tre anni, la madre si irritò.
«Quel maledetto libraio! Dovrebbe sapere che tu ne hai fin troppi, di libri!».
«Non è colpa mia se finiscono, mamma!».
La donna sbuffò, si avvicinò alla libreria e arraffò tutti i libri che poteva: «Sono contento che tu voglia leggere un po'!» esclamò allegro Gustavo.
«Te li sto sequestrando, ragazzo!».
«COSA?!?».
«Non urlare con me, signorino! Se tu usassi il tempo in cui leggi a fare qualcosa di utile...».
«Ma che...?».
«Non leggerai per un bel pezzo! E non ti presenterai in quel postaccio!».
«Ma Daniele mi licenzierà!».
«E sai che me ne importa!».
Gustavo batté un piede per terra e afferrò la giacca: «E ora dove vai?» chiese la madre.
«A lavorare, che razza di domande!» sbottò Gustavo uscendo: a volte si chiedeva se quella donna arida e priva di fantasia fosse veramente sua madre.
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato
spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato.
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco,
e al fin della licenza, io non perdono e tocco!
«Ehi, Molinari, ancora con quei cosi?» domandò a voce alta Davide e tutti i ragazzi risero come un branco di iene: Gustavo lo ignorò, immerso nel libro che si era portato di nascosto da casa. Era troppo avventuroso, avvincente e bello per interrompere a causa di un idiota.
«Che titoloni complicati!» disse una ragazza sbirciando il titolo.
«Già, se devi fare il ganzo davanti a qualcuno, quello non ti serve» disse Davide battendo un colpo sul banco di Gustavo: questi sobbalzò e tutti quanti risero di nuovo.
«Buongiorno ragazzi» disse la professoressa di italiano appena entrò e Gustavo mise via il libro: «Prima di cominciare, vi annuncio che dovrete leggervi La collina dei conigli e farne una scheda di lettura. La consegna è tra due settimane».
Di tutti i ragazzi, solo Gustavo non protestò: lo aveva già letto e aveva in mentre di rileggerlo a breve. Un bigliettino lo colpì alla nuca, lo aprì e lesse 'Potresti farmi tu la scheda di lettura per il libro? Io non ho voglia di leggerlo! Davide'.
'Fottiti!' fu la risposta che arrivò a Davide poco dopo.

Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino, le donne le ho perdute.
E quando sento il peso di essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo, e scrivendo mi consolo.

«A volte vorrei non essere un lettore, Daniele» disse un giorno Gustavo sulla porta del negozio: ormai Daniele non sapeva se considerarsi il suo datore di lavoro o il suo psicoanalista, ma gli piaceva chiacchierare con lui sulla porta del negozio mentre entrambi fumavano una sigaretta.
«Ma come? Non dicevi che saper leggere era la cosa più bella che ti fosse capitata» disse Daniele tirando una boccata: «Dammi una ragione per cui vorresti non essere un lettore».
«Secondo mia madre, a quest'ora avrei già una fidanzata se leggessi di meno» ammise Gustavo con un certo imbarazzo.
«Io sono stato sposato per vent'anni, e non credo che la mia povera Laura avesse qualcosa in contrario se portavo i libri a casa» disse Daniele alzando un sopracciglio: «Insomma, avere libri e leggerli non significa non innamorarsi mai».
«Purtroppo hai ragione» disse Gustavo amaramente: «Significa perderti troppo dietro a donne che sai di non potere avere mai».
Daniele gettò la sigaretta, la schiacciò e guardò il viso afflitto del ragazzo: aveva parlato come se ci fosse passato sopra tante volte, forse troppe.
Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché oramai, lo sento, non ho sofferto invano
se mi ami come sono. Per sempre tuo, Cirano

«Ciao, vorrei fare un regalo per il compleanno di mio padre».
Gustavo non ascoltò la richiesta, troppo perso a guardare gli occhi neri della ragazza che aveva davanti a sé: «Come?» chiese incerto.
«Cercavo un regalo per mio padre».
«Ah, sì giusto. Un regalo» si affrettò a dire Gustavo e si concentrò, più che altro per evitare di ricordarsi che Irene, la ragazza che aveva di fronte, era la compagna di scuola a cui, ultimamente, pensava un po' troppo spesso: «Sai cosa gli piace?».
«Beh, mi ha chiamato Irene perché era un fan accanito di Sherlock Holmes, e ho detto tutto» disse lei sorridendo.
«Certo, capisco».
«Aspetta, ma tu sei Gustavo Molinari, quello che a scuola legge sempre?» chiese lei.
«Sì, credo di sì».
Irene rise, poi prese il braccio di Gustavo e si fece guidare alla sezione gialli: scelto il libro per il padre (fu Gustavo a farlo, ma dettagli!), Irene lo ringraziò e si rigirò il pacchetto regalo tra le mani.
«Se nei prossimi giorni ti capita di vedere uno sui cinquanta che ti svaligia la sezione gialli, sappi che è mio padre».
«Ok, me lo ricorderò».
«Ricordati che anche io verrò spesso a farti visita».
«Va bene».
Irene uscì dal negozio e se ne andò: Gustavo rimase per un pezzo a fissare il punto in cui la ragazza era sparita prima che Daniele gli chiudesse la bocca con una manata.
«In quella bocca ci potrebbero entrare le mosche» disse a mo' di rimprovero: «'Un regalo per mio padre'. Sì, come no! La scusa più stupida al mondo» aggiunse.
«La scusa?».
«Conosco suo padre, e lui gli anni li ha fatti due mesi fa» disse: «Non ti sei mai accorto che Irene ci bazzica spesso qui quando ci sei tu?».
Gustavo scosse la testa e per il resto del pomeriggio pensò a Irene: che forse una sola non ridesse di lui quando aveva un libro in mano?
 
Image and video hosting by TinyPic

Note dell'Autrice
Buonasera,
eccomi qui con questa storia. Il momento tanto atteso per pubblicare, grazie a Dio, è arrivato, yuppie!
Dunque, approfitto di questo angolino per ringraziare Marge86, che ha indetto il contest I titoli del maestro a cui questa storia partecipa.
Ringrazio anche chi si ferma solo a leggere.
Sperando di non aver creato un Gary Stu, io vi saluto.
A presto,
Triz
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Triz