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Autore: Strange__    21/09/2013    9 recensioni
"Piacere, Angie Allen. Solo Allen." Esalo. Camille ridacchia al mio fianco mentre si aggiusta gli occhiali viola. Probabilmente ha già capito i miei pensieri degli ultimi cinque minuti.
Jamie ridacchia cogliendo la piccola battuta sui suoi due cognomi.
Non credo di essere l’unica ad aver fatto battutine del genere dal modo in cui Camille ci guarda.
“Probabilmente la lunghezza dei nostri cognomi è proporzionata alla nostra altezza.” Jamie mi guarda con un ghigno divertito.
Camille spalanca la bocca e poi si lascia uscire una risata leggermente nervosa.
“Sono sicura che diventerete migliori amici.” Dice. [...]
“Camille ha ragione, diventeremo migliori amici.” Afferma Jamie con un sorriso di chi la dice lunga.
“Mi hai azzittita, è ovvio che diventeremo migliori amici.” Affermo mentre mi giro verso l’uscita. Prima di uscire dalla porta guardo la figura ferma di Jamie in mezzo al corridoio.
“Però non farci l’abitudine.” Dico con l’ombra di un sorriso. Poi riprendo a camminare.
Eccome se diventeremo migliori amici.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Asdfghjkl.
Premetto che è la prima volta che scrivo di Jamie Campbell Bower e quindi sono un po' emozionata. Di solito sono solita -scusate il gioco di parole- scrivere nel fandom degli One direction ma vi pregherei di non farvi ingannare da questo (:
Tra non molto pubblicherò anche una mini-long su Jamie quindi se vi la os vi piace e volete sapere quando la posterò potete chiedermelo e io vi avvertirò, senza nessun problema.
Mi farebbe molto piacere ricevere un vostro pensiero, quindi, potreste lasciarmi una recensione?
Grazie mille,
Angie xx.


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Strane amicizie. 
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"Sono la tua migliore amica? Che culo!"



"Angie, lui è Jamie." Sento una mano leggera sulla mia spalla e mi giro trovando il viso allegro di Camille. Camille è una ragazza che ho conosciuto nel corso di chimica. Io odio chimica. Però lei mi è simpatica. Accanto a lei c'è un ragazzo, è biondo. Ha i capelli lunghi e biondi. E' magro, troppo magro. E ha i capelli biondi. Ho già detto che ha i capelli biondi? E poi, dai. Come si fa a tenere i capelli biondi di quella lunghezza? E' ridicolo. 
"Jamie, lei è Angie." Jamie sorride. E' inquietante.
"Piacere Jamie Campbell Bower." Mi porge la mano. E' enorme. Ma che animale è questo ragazzo? E' altissimo, magrissimo, biondissimo e per di più ha delle mani enormi! 
Gliela stringo con una mano, tra l'imbarazzato e l'infastidito. Non sono imbarazzata per via di Jamie, chiariamo. Sono imbarazzata dalle mie piccole e grassocce mani. Mentre infastidita... Bhe no, è lui che mi infastidisce. Avete presente quei ragazzi consapevoli di essere belli? Ecco, lui è bello. E lo sa. Lo sa anche troppo bene. 
"Piacere, Angie Allen. Solo Allen." Esalo. Camille ridacchia al mio fianco mentre si aggiusta gli occhiali viola. Probabilmente ha già capito i miei pensieri degli ultimi cinque minuti.
Jamie ridacchia cogliendo la piccola battuta sui suoi due cognomi.
Non credo di essere l’unica ad aver fatto battutine del genere dal modo in cui Camille ci guarda.
“Probabilmente la lunghezza dei nostri cognomi è proporzionata alla nostra altezza.” Jamie mi guarda con un ghigno divertito. 
Camille spalanca la bocca e poi si lascia uscire una risata leggermente nervosa.
“Sono sicura che diventerete migliori amici.” Dice. Probabilmente ha paura di una mia possibile sfuriata per il commento poco appropriato sulla mia altezza. Altezza quasi inesistente.
“Camille, ti muovi!” Eva –la sorella gemella di Camille, la chiama e Camille molto velocemente ci saluta scusandosi per la poca delicatezza della sorella.
Io e Jamie rimaniamo soli e noto che il suo sguardo è posato su di me. Ancora.

“Camille ha ragione, diventeremo migliori amici.” Afferma Jamie con un sorriso di chi la dice lunga.
“Mi hai azzittita, è ovvio che diventeremo migliori amici.” Affermo mentre mi giro verso l’uscita. Prima di uscire dalla porta guardo la figura ferma di Jamie in mezzo al corridoio.
“Però non farci l’abitudine.” Dico con l’ombra di un sorriso. Poi riprendo a camminare.
Eccome se diventeremo migliori amici.






"Sei un coglione!" Chiudo la chiamata e lancio il telefono per terra, o sul tavolo. Forse sulla sedia.
Sono così arrabbiata che vedo la realtà intorno a me completamente distorta. 
Sento la porta scorrevole aprirsi e poi richiudersi.
"Va tutto bene qui?" Mi giro e vedo Jamie che nel suo metro e ottantatré mi guarda leggermente preoccupato. La prima volta che l'ho visto non mi era sembrato per niente un tipo apprensivo. Anzi, per me era solo un buffone con i capelli lunghi e biondi. Caratteristica che lo rendeva ancora più ridicolo.
"È finita." Esalo mentre lotto contro le lacrime. Non devo piangere, non voglio farlo. 
Jamie sospira, lo sapeva già. L'aveva già capito. Perché Jamie Campbell Bower mi capisce. Sempre.
Mi lascio cadere sulla sedia più vicina. La rabbia mi ha portato via tutte le forze e adesso sono stremata. Al culmine della resistenza. Muovo il collo sentendo un forte annodamento, stessa sensazione anche per le spalle. Sono tesa come una corda di violino. 
Jamie si avvicina cauto e si siede sulla sedia di fronte a me. Alzo lo sguardo e lo vedo mentre si sposta i capelli biondi da davanti al viso e passa le lunghe dita per quei fili così sottili.
"Hai presente quella sensazione di smarrimento? Quando non sai più dove sei, chi sei, cosa ci fai qui e qual è il tuo ruolo? Quando a malapena riesci a riconoscerti quando sei davanti allo specchio? E ti domandi, ma cosa ci faccio ancora qui? Hai presente quando sei per strada, e guardi le vetrine dei negozi, tutte colorate, tutte luminose. E vedi una bambina, è felice perché le piacciono tanto i colori. E la invidi perché tu non riuscirai mai più a sentirti felice solo per dei colori e delle luci, perché ormai i problemi della tua vita pesano sulle tue spalle, e per vedere la luce e i colori dovresti alzarti, ma il peso è così grande che non ci riesci. Vedi anche una coppia, si baciano. Lei lo guarda e sorride. Lui la guarda e gli si illuminano gli occhi. E anche tu li guardi e per un momento ti si riscalda il cuore perché riesci a pensare che forse l'amore esiste ancora. Solo che poi ti ritrovi a distogliere lo sguardo. Perché ti rendi conto che l'amore esiste ancora, ma ancora non esiste nella tua vita. Hai presente tutte queste sensazioni? Queste emozioni? Hai presente? Anch'io, piacere di conoscerti." Totalmente rapita dalla sua voce ascolto ogni singola parola.
Sono stregata, non ho la più pallida idea di che cosa dire o di che cosa fare. Lo guardo con la bocca leggermente dischiusa dallo stupore. Non avrei mai pensato che fosse in grado di scovare a tal punto nei miei pensieri, ma soprattutto non avrei mai pensato che i miei pensieri fossero così simili ai suoi. E allora lo guardo, perché non saprei cosa dire, perché a confronto con le sue parole ogni cosa diventa stupida e priva di significato. 
E mentre lo guardo mi rendo conto di non aver mai visto ragazzo così bello, un ragazzo che risplendesse così tanto di luce propria.
E allora rimango in silenzio mentre lo abbraccio, rimango in silenzio perché non sento neanche il bisogno di chiedergli il permesso, perché so che lui mi accoglierebbe sempre. Perché so che lui mi accoglierà sempre.






"Me ne vado." Sento Jamie sussurrare queste tre piccole parole. E insieme a queste sento anche tutto il mio mondo che si sgretola, perché senza lui niente ha più senso.
"Cosa?" Cosa? È l'unica cosa che riesco a dire. È l'unica domanda che il mio cervello riesce a formulare. 
"Torno a Londra, mi hanno contattato per intraprendere la carriera da modello e io ho accettato. L'Hampshire è sempre stato troppo piccolo per me." Dice. Dal tono della sua voce percepisco quanto per lui tutto questo sia difficile. Percepisco quanto anche per lui sia difficile lasciarmi.
Se ne va. Se ne va per fare il modello. Jamie. Il mio migliore amico. Se ne va. Per fare il modello. "Te ne vai." Non riesco a dire altro. Non ci riesco. Il mio cervello non ci riesce. Non ci riesce il mio cuore, non ci riescono i miei polmoni, le mie labbra, le mie corde vocali. Ogni parte di me non riesce a dire altro perché nella mia testa c'è un'enorme scritta al neon. Se ne va. "Me ne vado." Ripete Jamie.
"Tu non hai mai voluto fare il modello." Asserisco. Non capisco questa sua decisione.
"Non avevo neanche mai voluto avere una migliore amica, eppure adesso sei la persona più importante della mia vita." Dice. Rimango in silenzio non contenta della sua risposta e lui lo prende come un incitamento a continuare. "È solo per acquisire un po' di notorietà, poi farò quello per cui sono nato: cantare." Dice e sembra così convinto delle sue parole che ci credo anche io.
"Ti auguro tutto il bene del mondo, Jamie. Te lo meriti tutto. Però non smettere di cantare, perché ogni volta che canterai terrai viva la nostra amicizia." Mi prende le mani e le avvicina alle sue labbra "Come farei senza di te?" Chiede chiudendo gli occhi.
Sorrido. "Non faresti." Sono ad un passo dal crollo emotivo. Me lo sento dalla bocca dello stomaco.
"Hai ragione, non farei." Continua a tenere le mie mani vicino alla sua bocca. Mi mancherà come l'aria.




 

"Proprio non ce la fai a venire?" Jamie sussurra dall'altra parte della cornetta.
"Mi dispiace tantissimo." Sospiro rassegnata.
"È una delle serate più importanti della mia vita e tu non ci sei." Non è una domanda, è un'affermazione.
"A differenza di quanto pensi io sono sempre con te." Dico serafica. 
Lo sento sospirare. "È che mi manchi." E so quanto è vero. Anche se ormai non mi chiama assiduamente come il primo periodo, o non mi manda più messaggi sdolcinati la sera prima di andare a letto in cui mi dice che gli manco, so di mancargli almeno la metà di quanto lui manca a me.
"Mi manchi anche tu." Sento delle voci e un po' di trambusto nel sottofondo e capisco che è il momento di Jamie. "Devo andare." Dice, infatti. 
"Canta per me, tigre." Dico sorridendo.
"Io canto sempre per te, scoiattolina." Lo sento ridere. Sa quanto odio quando mi chiama scoiattolina.
"James, non chiamarmi scoiattolina." 
"E tu non chiamarmi James." 
"Io non ti chiamo James se tu non mi chiami scoiattolina." Sbuffo.
Jamie ride, mi manca così tanto sentirlo ridere dal vivo. "Ora devo proprio andare." 
"Buona fortuna Jamie."
"Grazie scoiattolina." La chiamata si interrompe con la risata di Jamie. Scuoto la testa e metto il telefono in tasca. La porta si apre e un ragazzo affaccia il viso. "Devi salire sul palco." Mi dice mentre batte il piede a terra nervoso.
Sorrido ed esco da quella sottospecie di stanzino e quatta quatta mi sistemo sul palco tra le altre ragazze che fanno parte del coro. Dopo neanche cinque minuti Jamie sale sul palco e si posiziona davanti al microfono posto al centro del palco. È vestito completamente di bianco e indossa le bretelle. Bretelle che tra l'altro gli sono state regalate dalla sottoscritta. Sorrido perché amo quando indossa le bretelle. I capelli biondi sono lasciati sciolti e cadono leggermente sul viso chiaro. La musica comincia e Jamie si perde tra le note di 'Don't stop me now' dei Queen. È così bello che risplenderebbe sul palco anche senza faro.
Vedo come si muove, il modo in cui batte i piedi a ritmo di musica e non posso fare a meno di pensare che è nato per stare su un palco.
La canzone finisce e dopo dei brevi ringraziamenti parte la musica di 'Bohemian Rhapsody', mi fanno passare in prima fila e ho il microfono praticamente in faccia. Mentre noi del coro cantiamo la mia voce si sente chiaramente, troppo chiaramente e noto una nota di confusione sul viso di Jamie. È ovvio che sia confuso. Cosa ci fa la voce di Angie nel coro, se Angie non c'è?
Mi allontano leggermente e Jamie continua a cantare tranquillo, così tiro un sospiro di sollievo.
Finisce di cantare e ringrazia, ancora una volta, tutti i presenti e so che è il mio turno.
Esco dalla calca di persone che compongono il coro e salgo sul palco. Jamie non sembra accorgersi della mia presenza fin quando il presentatore non mi indica. Jamie si gira confuso e appena mi vede il suo bellissimo viso si illumina. Fa presto a riprendersi dallo stupore e mi corre incontro fino ad avvolgermi completamente con il suo corpo. "Sei qui!" Esclama contento e io mi trattengo il più possibile dal non piangere. La folla che ci circonda si lascia uscire un 'ohww' smielato. "Sono qui." Ripeto e comincio a piangere perché mi è mancato troppo e perché sono tanto fiera di lui e del meraviglioso uomo che è diventato.
"Non ci credo, sei qui." Sono quasi sicura che anche lui si stia trattenendo dal piangere, anche se io ho già ceduto.
"Non mi lasciare più, ok?" Chiedo stringendomi, se possibile, ancora di più contro il suo petto magro, quasi scheletrico. 




 

"No, Camille. Oggi non esco." Sbuffo irritata. "Non farmelo ripeterò un'altra volta." Continuo. Perché dovrei vestirmi per uscire quando ho il mio bellissimo e caldissimo pigiamone rosso? Io la trovo una cosa stupida. Mi toccherebbe sistemare anche i capelli. 
Camille con uno sbuffo mi dice di fare quello che mi pare e dopo esserci salutate, chiudo la chiamata.
Prendo la mia tazza bianca con il latte e i Corn Flakes e mi butto sul mio morbidissimo divano rosso. Viva il rosso, insomma.
Accendo la tv e giro sul primo canale che conosco.
"Ed è Jamie Campbell Bower la star della nuovo film tratto dalla saga di 'Shadowhunters'!" Lancio un gridolino isterico e spengo la tv mentre poggio la ciotola sul tavolinetto. 
La sua stupida faccia, i suoi stupidi capelli e il suo stupido piercing uguale al mio sono ovunque, insieme a quello stupido film di cui lui interpreta lo stupido protagonista. Che nervi!
Mentre salgo le scale che conducono al piano superiore mi lego i capelli con una matita presa da un punto indefinito.
Non faccio neanche in tempo a poggiare il piede sull'ultimo scalino che il campanello suona.
Sbuffo e mentre grido un 'arrivo!' scendo le scale diretta alla porta. 
Appena apro la porta la figura di, niente popò di meno che, Jamie Campbell Bower mi si presenta davanti.
Sbarro gli occhi e non fa in tempo neanche a dire 'ciao' che ho già richiuso la porta.
Faccio un respiro profondo e la riapro ma mi rendo conto di non essere ancora pronta quindi la richiudo. Devo prima calmarmi perché altrimenti non riesco a picchiarlo per bene.
La riapro e questa volta la lascio aperta. "Che cazzo ci fai qui?" Bonjour finesse. 
"Sono qui per la mia migliore amica." Sono tentata a dargli un pugno. Ma è stupido? Poggio un dito sul mento con fare pensieroso "Ah, non sai dov'é? L'hai lasciata su quel palco, CINQUE ANNI FA." Sto urlando. Sì, sto urlando. Probabilmente mi denunceranno per disturbo della quiete pubblica. Ma tanto, che importa?! Sto urlando contro quello che definivo il mio migliore amico ma che si è dimenticato della mia esistenza, posso anche solo pensare di contenere la rabbia? Certo che no. Quindi urlo. Che mi sentissero i vicini, anzi! Che mi sentissero anche i loro figli, così imparano a non diventare amici di ragazzi o ragazze troppo belli con ottime possibilità di entrare nel mondo dello spettacolo.
Jamie si passa una mano tra i capelli ed è visibilmente nervoso. Apre la bocca ma lo anticipo. "E non provare a dire che ti dispiace perché ti prendo a calci. Giuro che ti prendo a calci." Ringhio. La cosa che non sa, è che lo prenderò a calci comunque, indipendentemente da quello che dirà o farà.
"Cerco pace." È l'unica cosa che dice.
Aggrotto le sopracciglia. "E la cerchi qui? Qui l'unica cosa che troverai sono calci." 
Jamie sbuffa ed è visibilmente irritato. Oh il signorino è irritato? Come mi dispiace! "Come faccio a scusarmi se non posso dire 'mi dispiace'?!" 
"Semplice: non lo dici. Ripercorri il mio vialetto, prendi quella strada e vai al diavolo." Faccio per chiudere la porta ma mi blocca con un piede.
"Non possiamo parlare come due persone civili?" Mi chiede mentre entriamo in casa. Non era mia intenzione farlo entrare ma non volevo essere ripresa dai giornalisti e compagnia bella. "Ho smesso di essere civile dopo la centesima chiamata senza risposta." Vado in cucina e poi torno in salotto. Sono così nervosa che non riesco a stare ferma. "Non sarei dovuto sparire in quel modo, lo so." 
Ancora una volta lo interrompo. "Ma l'hai fatto e ora non dovresti essere qui. Hai deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita? Porta a termine la tua decisione. Ti pregherei di uscire da casa mia, adesso." Mi accorgo di avere il fiatone. Mi fa male sapere di essere arrivata a questo punto. Al punto in cui lo sto cacciando di casa. 
"Sei la mia migliore amica, Angie!"
"Sono la tua migliore amica? Che culo!" 
Ignora le mie parole e passa una mano sul divano. "È molto bella, la casa. Avevamo deciso di andare a vivere insieme, ricordi?" Parla molto lentamente e scandisce bene le parole. È tranquillo e pacato ma scorgo quella nota di tensione che riesco a scorgere solo io. Ed è così che mi accorgo che non è cambiato poi molto. "Non sono stata io ad infrangere la promessa." Il mio nuovo obbiettivo di oggi è ferirlo. Voglio farlo soffrire almeno la metà di quanto ho sofferto io quando ha deciso di sparire dalla mia vita. "Jamie io non voglio avere più niente a che fare con te, ok? Devi uscire da questa casa e tornartene da dove sei venuto. Io non ti voglio più vedere, né sentire. Devi sparire. Ma questa volta per sempre." So di aver raggiunto il mio obbiettivo almeno in minima parte ma mi rendo conto di non provare la stessa soddisfazione che per quasi cinque anni ho pensato di provare. Anzi, mi sento svuotata da qualunque cosa. Come se quelle parole fossero dei cucchiai che portano via il gelato della mia anima. Sì, ok, so di non essere un granché con le metafore. "Tu non sai quanto mi stai facendo male." Esala. Ed è questa frase che da il via libera allo sfogo di tutti i sentimenti che ho represso negli ultimi anni. "Sai invece che è proprio questo il punto? Io lo so quanto ti sto facendo male, lo vedo dai tuoi occhi, dal modo in cui stringi la mascella, dal modo in cui muovi le labbra. Lo vedo anche dal modo in cui respiri! Però tu non lo sai quanto ho sofferto io. Non lo sai perché non c'eri. Non c'eri quando me ne sono andata di casa, non c'eri quando ho trovato questa casa e quando l'ho scelta perché quando ti immaginavo a cucinare in cucina, o a scendere le scale, o a cantare sotto la doccia, era una visione talmente bella che non ho potuto non prenderla. Non c'eri quando Taylor mi ha lasciata. Oh, aspetta, non sai chi è? È ovvio! Non c'eri neanche quando ci siamo messi insieme! Non ci sei stato per tutto questo tempo e hai anche il coraggio di dire a me che non so quanto ti sto ferendo quando tu neanche c'eri quando ero io a soffrire, a soffrire perché mi avevi lasciata sola, a soffrire perché avevi promesso di non lasciarmi e poi l'hai fatto, a soffrire perché io ti amavo e tu mi hai abbandonata." Ho urlato per tutto il tempo incrinandomi sulle ultime parole cominciando a piangere. Devo portarmi una mano sul petto perché il pianto sta diventando troppo forte e disperato. Jamie fa per avvicinarsi ma lo blocco subito. "Non provare ad avvicinarti, vattene." Si blocca e abbandona le braccia sui fianchi. È sull'orlo di un pianto anche lui. Mi poggio contro il muro cercando di calmarmi. 
"Non posso fare niente per recuperare il nostro rapporto?" Chiede. 
Vorrei rispondere con qualche battutaccia pessima delle mie o con del sarcasmo pungente ma non ho le forze quindi mi limito a dire: "No, non c'è niente che tu possa fare." 
Jamie abbassa la testa. "E io stupido che pensavo fosse giusto dirti... Niente, lascia perdere. Me ne vado. Se un giorno mi vorrai ancora, vieni da me." Si gira ed esce dalla porta di casa, chiudendosela alle spalle. Scivolo sul muro fino a poggiarmi per terra e ricomincio a piangere fin quando mi rendo conto di cos'ha detto. Anzi, di cosa non ha detto. Mi alzo in piedi, spalanco la porta di casa e mi precipito fuori. Mi guardo intorno ma non lo vedo, così lo chiamo "Jamie!" 
Sento parlare alle mie spalle e mi giro. "Cos'è ci hai già ripensato?" È poggiato vicino alla porta d'ingresso di casa mia. 
"Voglio sapere cos'hai da dirmi." Dico seria. Scende le scalette del mio porticato e mi si piazza davanti. 
"Ti ho mentito." Dice. 
Aggrotto le sopracciglia confusa ma non dico niente, così lui lo prende come un invito a continuare. "Non sono qui per la mia migliore amica. Sono qui per la ragazza di cui sono perdutamente innamorato da ormai dieci anni e a cui non l'ho mai detto." Sorride. Era da tanto che non lo vedevo sorridere. Non dico niente perché credo di averne perso la capacità. Vedo Jamie avvicinarsi fino a prendere il mio viso nelle sue gigantesche mani e poi poggiare le sue labbra sulle mie. E io non dico niente, perché ancora una volta con lui non c'è bisogno di parlare, o di chiedere. Ed è così che rimaniamo a scambiarci quei baci che non abbiamo mai avuto il coraggio di darci, davanti alle scalette del mio porticato. Bhe, questa è la miglior fine per la più strana, delle strane amicizie.

 

   
 
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