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Autore: Laxity    22/09/2013    0 recensioni
Voi tutti conoscete il sinonimo di “amicizia”, giusto? Bene, è quello che volevo sapere. Adesso vi racconteremo una storia, incentrata sulla magia, l’amicizia, l’amore e la famiglia, forse vi starete chiedendo: ma chi sono le protagoniste? Ebbene, loro sono Martina Lupin, Luciana Black e il solito trio di grifoni, vale a dire, Hermiore, Ron e quello più importante di tutti: Harry Potter. Oltre loro, i due gemelli Weasley.
Martina, corvonero.
Luciana, tassorosso.
Fred, George, Harry, Hermione e Ron, grifondoro.
Che cosa accadrà? Chi dovranno andare a recuperare? E quale amore sboccerà? E cosa capiranno alcuni di loro?
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Dal testo:
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«Ehi, Lucy, dove vai?»
«Da Harry»
«Cosa devi fare? Adesso è tardi, presto ci sarà il coprifuoco!»
«Gli chiederò il mantello dell'invisibilità. Voglio andare via da qui e liberarlo da quell'orrido posto!»
«Non puoi farlo da sola. Hai bisogno di aiuto!»
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La notte era tranquilla nella villa dei Black, mentre Sirius, faceva scintillare la sua bacchetta di noce, verso la camera di fianco alla sua; una camera vuota, fatta eccezione per una culla di legno, la quale custodiva una delle poche cose che Sirius potesse mai amare: sua figlia. 
Una figlia avuta da un amore nato così, per gioco tra i banchi di scuola, ma purtroppo quest’amore non era cosi forte da poter durare, lasciando padre e figlia a loro stessi; incuranti del dolore del povero Black, mentre la piccola, incurante di tutto, reclamava suo padre nella notte. 
«Sh, dormi piccola, qui c’è il tuo papà» disse Sirius, prendendo tra le mani il piccolo corpicino della figlia, nulla le ricordava quella donna che le aveva lacerato il cuore, quella creatura era uguale a lui; stessi capelli neri, stessi occhi marroni, il suo viso era tondo, adatto per quegli occhi grandi ed espressivi, mentre con le sue piccole manine si toccava il naso, piccolo e all’insù; Sirius l’aveva vestita con una semplice tutina rossa, con l’iniziale dalla bambina in arancione, una piccola “L”.
La piccola sorrise appena sentì la voce calda del padre, le sue piccole lacrime si placarono, mentre il padre la stringeva a sé, e con l’altra mano creava delle luci da far ipnotizzare la neonata.
Sirius uscì da quella stanza assieme alla piccola, non voleva lasciarla da sola in quella camera fredda e desolata, aprì la porta della sua camera; mostrando una stanza ghermita di libri, su ogni parete c’erano due o tre scaffalature piene di libri babbani e di magia; mentre in mezzo a quel caos di carta intrisa di storia e magia, c’era il suo letto, l’unica parte della stanza immacolata.
Adagiò con cura la sua piccolina, mentre con la sua bacchetta, creava degli animali di luce, per far rallegrare la sua bambina, che in tutta risposta scalciava, e cercava di catturare quei animali così luminosi, e meravigliosi.
Black sorrise; pronto per iniziare a intonare una ninna nanna, inventata dalla sua famiglia, secoli orsono. 
Chiudi gli occhi se vuoi, mentre la neve cadrà sulla tua pelle bianca. 
Il mio braccio diverrà il tuo cuscino, il mio amore sarà la tua linfa. 
Tra poco sarà dicembre, e al ballo tu andrai, maschere danzanti, e cavalieri avrai. 
Tu sei la mia bambina, di fantasie e ricordi vivrai. 
E di un canto, verrà dicembre, e in un attimo chiuderai gli occhi. 
Torna questa melodia, che il tempo ti porterà via. 
Chiudi gli occhi se vuoi, mentre la neve cadrà sulla tua pelle bianca. 
Il mio braccio diverrà il tuo cuscino, il mio amore sarà la tua linfa. 
Tra poco sarà dicembre, chiudi gli occhi se vuoi, per sognare solo tu puoi. 
«Dormi piccola, ti prometto che il tuo papà sarà sempre con te, adesso dormi; dormi Luciana» disse Sirius, mentre accarezzava la testa di sua figlia, che pian, piano chiudeva i suoi occhi stanchi, assieme al padre, che la strinse a sé, in modo che non si allontanasse da lui. Mai e poi mai. 
Quella notte, incurante di tutto, Sirius ebbe una brutta sensazione, grande e dolorosa, ma non sapeva spiegarsi; quei sentimenti non vollero andarsene fino al sorgere del sole.

Sirius guardava la sua bambina, di appena un anno, mentre cercava di tenersi sulle proprie gambe, la piccola si teneva vicino al sofà in pelle del padre, mentre lui era davanti a lei, con le braccia aperte, pronte per accogliere la piccola. 
«Avanti Luciana, so che puoi farcela! Vieni da papà» disse Sirius, sedendosi a terra, e sorridendo alla figlia. 
La bambina guardò suo padre, poi il sofà, suo unico appoggio, guardò di nuovo suo padre e poco dopo, si lasciò andare; si girò verso di lui, e a piccoli passi, cercò di avvicinarsi, era neppure a un centimetro dal padre, e perse l’equilibrio, ma Sirius prontamente riuscì a prenderla in tempo. 
«Ma come sei brava! Ti stai facendo proprio grande!» disse Sirius, schioccandole un bacio sulla fronte, mentre, si avviavano in cucina per pranzare. 

Luciana era nella stanza di suo padre, a leggere uno dei suoi libri babbani, s’intitolava “Peter Pan”, la trama era a dir poco meravigliosa, questo bambino che non sarebbe mai cresciuto, sarebbe stato sempre assieme ai suoi amici, i bimbi sperduti, a Campanellino, la sua fatina, e avrebbe vissuto eroiche gesta, e avrebbe tenuto testa a Capitan Uncino, suo unico nemico. 
La piccola Black, di soli sette anni, era silenziosa, mentre leggeva l’ultima parte del libro, quando Wendy decideva di tornare lì, a casa sua. 
«Che cosa stai facendo?» Luciana sobbalzò, facendo cadere il libro sulle sue piccole gambe, mentre suo padre era sull’uscio della stanza, con le braccia incrociate al petto e un sorriso sornione, che alcune volte Luciana odiava, quanto amava. 
«Leggo!»
«Lo vedo questo, che cosa stai leggendo?» chiese di nuovo lui, mentre si sedeva sul letto, e mentre la figlia si accoccolava a lui, poté scorgere uno schizzo, come sempre sua figlia aveva preso lo stesso libro, ne era totalmente rapita.
«Peter Pan!»
«Che bello! Me lo vuoi leggere? Sai, papà non se la ricorda molto bene questa storia».
Luciana annuì, mentre leggeva a voce alta il punto in cui era rimasta, mentre suo padre le accarezzava la testa. 

Luciana guardava le sue valige, tra poco sarebbe andata via di casa, sarebbe andata a Hogwarts, una delle più grandi scuole di magia, sarebbe stata una grifondoro come suo padre? Oppure una tassorosso, corvonero, o addirittura serpeverde?
Scosse la testa, scacciando questi pensieri, mentre si preparava, doveva essere impeccabile il primo giorno, eppure aveva una grande paura, non voleva di certo deludere suo padre, avrebbe studiato sodo per renderlo orgoglioso di lei. 
Aveva preso tutto, libri, il lettore musicale babbano, i tomi di magia che servivano per il primo anno, la divisa, e alcune foto, una con suo padre, e una con la sua migliore amica, sua “cugina” per così dire, un’alta con suo “cugino”, e una foto di “famiglia”. 
«Lucy sei pronta?» disse suo padre, mentre le affiancava, prendendo i bagagli della figlia, ma stranamente, ella non rispose, rimase in silenzio. 
Sirius guardò sua figlia, mentre si sedeva sul letto, con lo sguardo basso verso il pavimento; a quel punto, lasciò andare i bagagli e si avvicinò. 
«Che cosa c’è» 
«Papà…e se non andassi a Grifondoro? Se andassi ad esempio a Serpeverde?»
«Non vedo quale sia il problema» disse Sirius, cercando di guardare sua figlia negli occhi, ma nulla; sua figlia non faceva altro che guardare le sue scarpe. 
«Che tu sia Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso, o Corvonero; non m’importa, sei sempre la mia bambina, quindi adesso sta calma andrà tutto bene».
«Lo dici seriamente oppure lo dici tanto per fare?» Sirius ridacchiò, sentendo il tono giocoso della figlia, si era calmata; le spettinò i capelli, alzandosi dal letto e andando a riprendere i bagagli che aveva lasciato poco prima. 
In poco tempo, Sirius e Luciana si ritrovarono nella stazione di King’s Cross, dovevano prendere l’unico mezzo possibile per Hogwarts, vale a dire il treno del binario 9 ¾ , l’unico espresso per arrivare in quel castello così intriso di magia. 
Erano d’avanti al binario numero 9, mentre i due Black, erano fermi lì, Luciana, si torturava le mani per l’agitazione; si sarebbe calmata solamente quando avrebbe intravisto una zazzera nera, e dei lunghi capelli castani.
«Dove sono? Papà dove sono!»
«Calmati piccola, stanno arrivando non preoccuparti».
Luciana annuì, e finalmente scorse quelle due figure a lei tanto familiari, due persone che per lei sono di estrema importanza, tanto quanto suo padre. 
«Harry! Martina!».

 Allo stesso modo, in questa storia di magia e fantasia conoscerete Martina, e adesso sarà di lei che vi parlerò.
Nell'ospedale San Mungo risuonano dei pianti di docili bambini appena nati. Nella sala d'attesa vi sono diverse persone, tutte ansiose di vedere due guance morbide e due begli occhioni, chissà di chi, però.
In una sala c'erano due persone. Stavano aspettando che venisse l'ora del parto mentre parlavano tra di loro e pensavano.
Erano Remus Lupin e Nymphadora Tonks, entrambi ansiosi di vedere la loro piccola.
Lui aveva paura che la figlia potesse ereditare la licantropia da lui, ma Nymphadora lo rassicurava, dicendo che sarebbe stata la loro fonte di amore, e se anche fosse stato così le avrebbero dato tutto il loro appoggio.
Ma Remus era comunque molto spaventato: non voleva che sua figlia rischiasse di uccidere un innocente. Non voleva che lei, come lui, potesse ricevere una maledizione del genere, perché l'amava già. Perché voleva che non vivesse una vita nel terrore di far del male a qualcuno.
Ma quando la vide nascere, la sua paura non poté che frenarsi e le sue labbra si curvarono in un sorriso. Era diventato il padre di una stupenda bambina, la sua principessa, la donna che più avrebbe amato insieme a Dora.
«Buongiorno, Martina» salutano i due neo-genitori. Poi, quell'attimo sembra esser fatto solo di sorrisi e di lacrime di gioia, e del pianto della bimba, che Nymphadora culla con dolcezza tra le sue braccia.
«Vuoi tenerla in braccio?» chiede Dora, volgendo i suoi occhi inteneriti a Remus, il quale fa cenno di sì con la testa.
Il padre la prende, e le sfiora le morbide guance rosee con il pollice.
Martina cerca di afferrargli l'indice con le sue piccole mani, ma non ci riesce ancora, così è Remus ad avvicinare il suo dito al palmo della mano della piccola, che lo afferra con forza per giocare.
Ormai padre, non avrebbe mai saputo come descrivere la gioia di avere una figlia.
Portarono la piccola nella sua nuova casa, e poi nella sua camera.
Il pavimento era fatto di un legno color beige chiaro e le pareti erano di un verde acqua acceso che veniva separato da delle piccole strisce di vernice bianca. C'erano alcuni armadi totalmente bianchi se non per le maniglie e per i cassetti verde acqua. Delle mensole qua e là con dei bei pupazzi morbidi, un soffice tappeto verdino e, su di esso, l'oggetto più importante della stanza: una culla bianca e pura come l'animo di Martina.
La piccola venne posta su quel giaciglio e le schioccarono un bel bacio sulla guancia, poi, dato che era tardi, andarono a letto.


Anni dopo, l'oramai undicenne Martina Lupin, dopo essere andata a prendere Harry dai Dursley con la sua famiglia, si era recata sulla strada per il binario 9 e ¾.
Non avrebbe mai voluto lasciare i suoi genitori, specialmente suo padre, con il quale aveva un rapporto straordinario, anche se da un'altra parte era felice di poter passare un intero anno con i suoi amici. Ciò la portò a pensare a dei ricordi...
Sua mamma era andata a fare la spesa, e Remus pensò bene di farle trovare la casa pulita e ordinata per quando fosse tornata. Martina, ancora piccola e quindi inesperta sull'utilizzo della magia, volle aiutare il padre e iniziò a spolverare, ma essendo piuttosto bassa non riusciva ad arrivare ai punti alti. Così, dopo essersi un po' lamentata, il padre le sorrideva e le faceva il solletico, per poi prenderla sulle spalle e chiederle se ora fosse abbastanza alta. Poteva usare la magia, e allora tutto sarebbe stato pulito in poco tempo, ma non avrebbe mai rifiutato di cogliere l'occasione per passare del tempo con sua figlia.
E quando arrivava Nymphadora e trovava tutto pulito, le coccole non mancavano per nessuno dei due.
Ricordava anche che ogni notte, prima di andare a dormire, mamma o papà andavano nella sua camera a leggerle o raccontarle delle storie.
Pensava a quando, durante una notte di luna piena, la piccola si trasformò in un mannaro. Per fortuna era molto piccola, e quindi anche la sua forma da mannaro lo era, e non poté essere un grosso pericolo per i genitori.
A quella scoperta Remus era distrutto: aveva ragione sin dall'inizio. Aveva ereditato la licantropia. Ma la amarono, le stettero vicino, e ogni volta che ci sarebbe stata la luna piena le facevano bere della pozione antilupo, così che potesse essere cosciente di ciò che faceva durante la sua trasformazione.
E adesso, nonostante l'amore incondizionato che la famiglia si rivolgeva ogni giorno, avrebbero dovuto lasciarsi per un anno. Un anno nel quale Martina avrebbe scritto ogni giorno a mamma e papà, ansiosa di rivederli.
Ma adesso voleva solo imparare, voleva solo vedere i suoi amici di nuovo.
Si sentì nominare da lontano, e con grande gioia scorse Luciana in mezzo alla folla. Le due famiglie si stavano riunendo, pronti a lasciare le loro piccole in quella meravigliosa scuola.


 



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Buongiorno a tutti! Io e kodocha98 abbiamo scritto, insieme, questa fanfiction riguardo al mondo di Harry Potter.
Speriamo che vi possa piacere: per noi è molto importante!
Questa storia è frutto di passione e lavoro, per cui speriamo di avermi soddisfatti! C:
Se vi va, fatecelo sapere con qualche recensione c:

  
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