Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mokochan    22/09/2013    2 recensioni
Ma c’era quel freddo, quell’inquietudine, quel sangue, quelle immagini, e aggrapparsi a lui era l’unico rimedio, l’unica medicina, l’unica speranza.
Qualcosa per andare avanti, qualcosa da cui ricominciare.
Un passo alla volta.

[Mikasa centric | MikaRen]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Grisha Jaeger , Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'He&She'
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silenzio

Davanti a uno specchio





Vedeva chiaramente il proprio riflesso rimandarle il suo stesso sguardo e quello un po’ apatico e annoiato del figlio del dottor Jaeger.
Se ne stava fermo nel corridoio, davanti all’ingresso del bagno, osservando lei e poi il padre, che in quel momento stava cercando un flacone di disinfettante senza proferir parola.
C’era un silenzio talmente fitto, soffocante, che per un secondo Mikasa non pensò a niente e si limitò a fissare quel riflesso di se stessa, quelle ferite, quella sciarpa, quello sguardo spento che non la lasciava andare e che nascondeva invece riflessioni per lei indecifrabili – sentimenti e sensazioni di un ragazzino che aveva ucciso per non finire ucciso e che con l’assassinio le aveva salvato la vita.
Spinto da una forza inaspettata e da una morale talmente salda da non fermarsi di fronte a nulla, Eren Jaeger le aveva concesso la possibilità di vivere.
Di scegliere.
Grisha Jaeger si fermò in mezzo al bagno con un sospiro rassegnato: lanciò uno sguardo al soffitto, poi si voltò verso di lei; Mikasa, che se ne stava seduta su uno sgabello dandogli le spalle, lo vide chiaramente attraverso lo specchio.
«Scusami, Mikasa, devo andare nel mio studio per prendere il disinfettante. Torno subito, d’accordo?»
Lei fece un cenno in risposta – per quanto possibile – e il dottore si allontanò con calma misurata, mormorando qualcosa a Eren prima di uscire, parole impercettibili, oscure, parole che spinsero il ragazzino ad annuire un po‘ scocciato per poi ritornare a rivolgerle il proprio sguardo assente
Il calore.
Quando incontrava quegli occhi – si rese improvvisamente conto mentre la sua mente tornava a elaborare ogni cosa con una meticolosità che non le era mai appartenuta e che la spaventava più di quanto immaginasse – un principio di tepore le avvolgeva pian piano il petto, così inaspettato e piacevole che cadervi era facile, forse fin troppo.
Ma c’era quel freddo, quell’inquietudine, quel sangue, quelle immagini, e aggrapparsi a lui era l’unico rimedio, l’unica medicina, l’unica speranza.
Qualcosa per andare avanti, qualcosa da cui ricominciare.
Un passo alla volta.
«Qua non fa freddo» disse Eren, prendendo la parola per la prima volta da quando erano in quella casa – la loro casa, si ripeté lei con una convinzione che per poco non la fece sussultare.
“Torniamo a casa.”
La nostra casa.
«Già.»
Una risposta risicata, di quelle che non aveva mai conosciuto o adoperato, e che si stava ritrovando a usare da tante e troppe ore. Un nuovo modo di essere, un nuovo modo di vivere, la consapevolezza di un mondo dove la pace era solo apparente.
Andare avanti.
«Allora puoi toglierti la sciarpa» continuò Eren, con un tono simile al rimprovero.
Mikasa s'irrigidì immediatamente.
Abbassò lo sguardo sulla stoffa rossa che ancora le avvolgeva il collo e vi posò una mano sopra, avvertendo una scia di calore percorrerle le dita con prepotenza.
Non ci riusciva.
«Ho freddo senza.»
Eren la fissò; in quel momento le sembrava così inquietante, con quell'espressione indecifrabile che sul suo viso da bambino stonava più di quanto lui stesso non immaginasse, che si chiese se anche lei avesse un'espressione simile stampata in faccia.
Spostò gli occhi sullo specchio e non vide nulla.
Non avevano la stessa espressione.
Eren, invece, anche attraverso un semplice riflesso, sembrava più vivo di chiunque altro Mikasa avesse mai conosciuto.
"Combatti! Combatti!"
«In ogni caso è tua.»
Mikasa spalancò gli occhi. «Eh?»
Scrollando le spalle, Eren posò una mano sulla maniglia della porta e lanciò un'occhiata alla sua sinistra, dove suo padre era sparito pochi minuti prima.
«La sciarpa. Ora è tua.»
A quelle parole, Mikasa si vergognò per la prima volta in tutta la giornata: aveva tenuto la sciarpa di Eren per ore e non aveva accennato a togliersela, nemmeno quando Carla, la moglie del dottor Jaeger, le aveva dato dei vestiti puliti e l'aveva condotta davanti al camino per scaldarsi mentre il marito sistemava alcune questioni con la Polizia Militare.
Quella sciarpa rossa, così calda e rassicurante, era l'unica cosa da cui non si sarebbe mai voluta separare. Ma non era sua, e con quelle parole Eren gliel'aveva ricordato, seppur involontariamente.
«Ma è tua, Eren» mormorò infine, stringendo con le dita i bordi dello sgabello su cui era seduta.
Ancora una volta, il figlio del dottor Jaeger scrollò le spalle. «Preferisco che la tenga tu.»
Mikasa fece per ribattere, ma il rumore di alcuni passi spinse Eren a voltarsi verso il padre, che comparve accanto a lui con un sorriso bonario e un piccolo contenitore con del disinfettante nella mano destra.
«Eccolo qua. Pulirò un'altra volta le tue ferite, dopodiché potrai andare a dormire. Eren, tu vai invece, si è fatto tardi» aggiunse Grisha, lanciando un'occhiata severa al figlio.
Eren fece una smorfia, per poi annuire tristemente, prima di dare la buonanotte e sparire nel corridoio lasciandoli soli.
Mentre il dottor Jaeger le tamponava un taglio che svettava all'altezza del polso e qualche livido che di rassicurante avevano ben poco, Mikasa si portò una mano al collo e sollevò la sciarpa per coprirsi la bocca, pensando che da quella sciarpa, per quanto possibile, non si sarebbe separata mai.
Era l'inizio di una nuova vita, il suo simbolo semplice ma rassicurante.



Note dell'autrice

Saaalve! Son tornata. Sempre con le ossessioni di Mikasa e con la faccenda della sciarpa. E del freddo, e a me 'ste cose piacciono tanto, quindi non so... alla prossima la sciarpa la mando a cagare e scrivo altro, ma per il momento penso che scrivere qualcosa al riguardo sia bello, bello, bello.
E niente, andiamo avanti. Seconda fanfiction su Mikasa ed Eren, sempre dal punto di vista di Mikasa.
La prossima sarà più faiga - o lime, perché voglio il lime, perché è il MikaRen che mi interessa, ed è anche vedere che Eren è il passivo pure con Mikasa.
...questo non dovevo dirlo, vero?
Vero, quindi è meglio fuggire!
Grazie mille per aver letto l'ennesima porcata sfornata da me, andate in pace che me ne vado anch'io!

Mokochan




   
 
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