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Autore: Rei Murai    22/09/2013    1 recensioni
"Shino non aveva mai compreso Kiba ed era sicuro che non ci sarebbe mai riuscito; troppo opposti caratterialmente, a volte troppo competitivi per riuscire ad andare d’accordo, molto spesso troppo lontani per provare anche solo a capirsi."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shino Aburame | Coppie: Shino/Kiba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Contesto generale/vago
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ORO.
[Quando i tuoi occhi si fissano nei miei.]

Aprì lentamente gli occhi emettendo un flebile gemito di dolore nell’alzarsi dalla posizione in cui era sdraiato.
Si trovavano in una radura a circa due giorni di viaggio dal villaggio della foglia. La loro ultima missione, il recupero di un testo sacro appartenuto ad alcuni ninja di Iwa era riuscita senza troppi intoppi e ora, accampati in quella zona boscosa, stavano cercando di riprendere le forze lasciandosi l’opportunità di riposare per qualche ora.
Sospirò impercettibilmente spostando lo sguardo sull’Inuzuka, soffermandosi a fissarlo per l’ennesima volta.
Il castano, steso su un fianco, dormiva pacificamente, ignaro dell’attento esame da parte del compagno di squadra, tenendo stretto a se un lembo del cuscino con espressione beata.
Sorrise poggiando il capo contro la parete rocciosa lasciando scorrere lo sguardo lungo il corpo nascosto dal sacco a pelo;
Kiba era sempre stata una persona incomprensibile per lui;
Troppo casinista, troppo espansivo, troppo istintivo…spesso si era soffermato a chiedersi per quale motivo era così attratto da lui, quale fosse la ragione del suo attaccamento verso il compagno di squadra, senza però trovarvi una risposta.
Ne era rimasto affascinato sin dalla prima volta che si erano incontrati, quando, ancora piccoli, l’aveva visto buttarsi contro un tizio due volte lui ed incassare una serie di pugni pur di proteggere un cucciolo randagio con una zampa ferita.
Nonostante tutte le ferite riportate quando il gruppo di ragazzi se n’era andato soddisfatto abbandonandolo li, pesto e sanguinante, Kiba si era alzato barcollando e aveva preso il cagnolino in braccio dirigendosi verso villa Inuzuka.
Era li che l’aveva visto per la prima volta. Quello sguardo limpido, pieno di sicurezza di se e ostinazione, dipinto dentro gli occhi dorati dell’altro.
Era da quel momento che aveva cominciato ad amare quel colore così inusuale.


Quando, anni dopo aveva appreso di esser finito in squadra con quel buffo ragazzino ne era stato in qualche modo felice.
Kiba non perdeva occasione per offenderlo, cercava in ogni modo di superarlo, di raggiungerlo.
Doveva ammettere che, quel modo di fare, l’aveva sempre parecchio irritato.
L’Inuzuka cercava ad ogni modo di passare per il Leader del gruppo, di surclassarlo ma, ogni volta che poggiava gli occhi dentro i suoi la rabbia scemava perdendosi in quelle iridi dorate.
Un colore caldo, che lo avvolgeva lentamente senza lasciargli via di scampo, togliendogli il respiro.
Un colore che era diventato una droga.
Si era ritrovato sempre più spesso preda di quel calore, rimanendo ore e ore a fissare il ragazzo aspettando pazientemente che quegli occhi incontrassero i propri, bramando silenziosamente quel contatto che gli era diventato così essenziale.
Kiba non aveva mai sospettato nulla anche se spesso gli aveva chiesto perché lo fissasse – guidato più probabilmente dal proprio istinto che non da una vera e propria convinzione del fatto -  non ricevendo alcuna risposta in rimando.
Per anni aveva continuato a torturare il ragazzo con le proprie occhiate silenziose non viste…
…fino a qualche tempo prima.

Una sera l’Inuzuka si era prestato a casa sua bagnato fradicio per via del diluvio che infuriava da qualche ora e senza Akamaru appresso.
Gli aveva chiesto riparo per poi rimanere bloccato a fissarlo quando si era reso conto della mancanza degli occhiali che solitamente portava.
Si era sentito arrossire e l’aveva trascinato all’interno della villa intimandogli di non muoversi da dove si trovava allontanandosi lungo il corridoio per recuperargli un asciugamano.
Era stranamente felice della presenza dell’altro in casa propria tanto che, alla fine, gli aveva dato il permesso di rimanere senza farsi troppi problemi.
Era rimasto seduto in un angolo, in silenzio, fissando il castano che con gesti veloci si asciugava i capelli e il viso celando gli occhi alla sua vista e privandone del calore.
Così perso nei propri pensieri non si era accorto che anche l’altro si era fermato a fissarlo – da una distanza parecchio ravvicinata – mantenendo la propria attenzione sull’unica parte del corpo del ragazzo che non aveva mai visto.
Occhi dal colore particolare, un grigio così dannatamente chiaro da risultare quasi perlaceo, che rifletteva la luce assorbendo ogni colore rispecchiandolo alla perfezione.
Ed in quel momento rispecchiava l’oro di quelli del compagno. Un oro freddo rispetto a quello dell’Inuzuka, un oro che non dava nessun calore.
Kiba gli aveva sorriso finendo di asciugarsi i capelli poi, con noncuranza, aveva affermato che l’oro era un colore che non gli si addiceva per niente..

Shino non aveva mai compreso Kiba ed era sicuro che non ci sarebbe mai riuscito; troppo opposti caratterialmente, a volte troppo competitivi per riuscire ad andare d’accordo, molto spesso troppo lontani per provare anche solo a capirsi. Però una cosa la sapeva:
Erano sempre stati gli occhi dell’altro ad attirarlo, la luce che vi si rifletteva all’interno rendendoli vivi, caldi.
Ne era rimasto affascinato, si era innamorato di quel colore e di una cosa era certo;
Amava l’oro perché quello era il colore dell’Inuzuka.

   
 
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