Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: acate    23/09/2013    1 recensioni
Ciao a tutti, questa one-shot è stata scritta da una ragazza dopo una richiesta di pace sorpresa da parte del padre.
Buona lettura
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa: Giulia è una ragazza lesbica, ma ha paura di parlare  col padre (con cui ha litigato) perché non sa come potrebbe prenderla col fatto che sta con una ragazza da dieci mesi. Anche se lui l'ha capito.
Questo è quello che è successo dopo che il padre ha parlato di lei con la nonna, facendo spuntare incomprensioni tra i due.
I suoi genitori sono separati, e lei vive con la madre.









A volte mi diverto a pensare a mio padre come un uomo spiritoso e con spirito di vita, dai sani ideali e abbastanza colto e informato sul mondo. Ma quello che ho riscontrato nella mia fantasia, quando mia nonna mi ha effettivamente rivelato chi fosse stato a farla sorgere dei dubbi su di me, e il mio orientamento sessuale, fui davvero delusa.
Ai miei occhi lui era un traditore, ma quelli della peggior specie che appena hanno un'occasione per infliggerti un coltello nella schiena, la prendono al volo, senza strani ripensamenti... era come il serpente di Eva, ha distrutto il mio piccolo angolo di paradiso che mi ero costruita con tanta dedizione insieme alla persona che amo, e con cui ho lottato per tenere vivi e sani i nostri ideali.
Distrutta, sfrattata, eliminata e approssimativamente triste lasciai quella casa sotto il braccio di mia madre, che avevo pregato di venirmi a prendermi prima che papà tornasse dai nonni. Lei è come una fenice, rinasce dalle ceneri di dolore e spicca nuovamente il volo, verso il limpido cielo che volte si copre di nuvoloni minacciosi e gocce di pioggia appuntite.
Mia madre è calda, avvolgente e dolce, anche acida. Ma a me piace così, l'accetto e lei accetta me, insieme siamo riuscite a mettere da parte i difetti e riunirci come due anime non compatibili.
Lei è un albero, che con la sua grande chioma verdognola copre le mie ansie e le mie paure, che potrebbero infradiciarmi perfino il cuore. É la mia salvatrice, è colei su cui posso sempre contare, ora che ne ho la certezza.
Lei è luce, lui pensavo fosse il buio, ma il buio è solo assenza di luce.

Ero convinta che mi odiasse, che non mi riuscisse a capire il mio punto di vista e che il suo amore potesse essere sopraffatto dal disgusto di diverso. Tuttavia quello che ho trovato è stato solo un lungo, lungo, lungo abbraccio paterno.
Qualcosa che va oltre il semplice “star bene”. Era come se tra le sue forti braccia io trovassi casa.
Piansi, oh se piansi. E pianse anche lui sotto quegli occhi neri. Quella lacrima che sonnecchiava nella culla dell'occhio, dove si trovano le occhiaie dell'amore, era vera. Quel debole luccichio non era solo un riflesso di un lampione. Era vera, era salata, era per me.
Lo amai, in quel momento amai mio padre che piangeva, abbracciandomi...
 più mi diceva di non piangere, e più io sfoderavo tutta la debolezza che avevo, e stringevo la sua maglietta bianca nei pugni.
Ritornai bambina in quell'istante, ma ero ragazza e la compassione mi travolse, con l'aggiunta di qualche singhiozzo e sospiro. Sentivo un gran bisogno di dirgli che gli volevo bene, di ringraziarlo in qualche strano modo. Mi sembrava così vicino in quel momento, come se non mi avesse mai lasciato sola in tutti questi anni.
Poi venne da solo, con l'aiuto un po' di coraggio quel “ti voglio bene” ricambiato subito, con voce quasi debole.
“Stai piangendo anche tu” le mie labbra liberarono un sussurro spezzato, e dai miei occhi la visione era opaca e soffocante.
“Ho solo le spalle più grandi” fu la sua risposta, e credo che dall'altra parte anche lui stesse divorando l'orgoglio, lasciando posto ad un dolce luccichio negli occhi.
Restammo abbracciati per molto tempo. Mai abbraccio più lungo mi fu mai dato.
Stessi bene per quel tempo che parlai con lui, in un primo momento stando in silenzio, con le mani nella tasca della felpa, regalatami dalla mia meravigliosa morosa. E lo lasciai parlare, chiedendogli poche cose, scoprendo con grande stupore che non pensava che la nonna sarebbe venuta a dirmi cose di cui non volevo parlare.
Mi fece discorsi approfonditi, mi fece commuovere, mi fece sorridere, mi sboccò quel nodo che avevo nel petto da 14 anni.
Vorrei solo dire, che è un buon padre, e sempre dietro di me, per proteggermi.
Mi prendeva per gli angoli della felpa, ma io non me ne sono mai accorta, e sentivo la sua mancanza.

Quindi grazie, per accettarmi.
Papà.
Giulia.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: acate