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Autore: yellowloid    23/09/2013    4 recensioni
{ mini-long | rating giallo/arancione | shonen-ai | contenuti forti }
§
In un orfanotrofio apparentemente abbandonato, si cerca di trovare la perfezione.
Nessuno sa come; tutti i giorni, si ripete la stessa cosa: tutti, bambini e professori, giocano al Kagome.
In quest'orfanotrofio nascono degli amori impossibili, incorniciati da tragedie e sangue.
'Chi è l'uomo dietro di te?'
§
Basata su 'Kagome, Kagome', delle Vocaloid Miku Hatsune e Luka Megurine.
Pairings: BanGaze, HiroMido, accenni HeatNepper e varie altre pair accennate.
Contenuti forti! Se vi infastidisce lo splatter, sconsiglio di leggere molto vivamente.
Ci si vede dentro e mi raccomando, se vi piace, recensite! ^^
Genere: Horror, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Kagome, Kagome,

a che gioco giocheremo?

Durante la notte, alle prime luci dell’alba,

possiamo diventare amici!

 

La debole luce del sole mattutino filtrò dalla finestra agli occhi di Gazel. Il ragazzo nascose il viso tra le coperte, cercando di evitare quei raggi di luce che ogni mattina lo svegliavano.

Si alzò dal letto, di malavoglia; ormai aveva perso ogni voglia di alzarsi, la mattina. Ogni buon proposito era lentamente svanito, col tempo. Passare le proprie giornate in quell’orfanotrofio, ne era certo, lo avrebbe portato alla pazzia.

Rischiare di morire tutti i giorni. Questo era quel che veramente lo terrorizzava, anche se non lo dava a vedere.

Bastava perdere una partita, una sola partita… Un gioco infantile, più che altro. Bastava perdere una sola volta contro i compagni, e si finiva a giocare coi professori. Se si aveva fortuna, si tornava tutti interi dagli altri.

Altrimenti, non si tornava nemmeno. Perdendo contro i professori, ci si uccideva da soli.

Assorto nei suoi pensieri, Gazel non si rese conto che il ragazzo del letto a fianco a lui lo osservava, nascosto tra le coperte. Improvvisamente, poi, balzò fuori dal letto, portandosi velocemente su quello dell’albino.

-Chi pensi verrà scelto oggi?- domandò Burn, con una punta di curiosità nella voce.

-Non lo so. Se perdi, potresti essere tu.- lo liquidò, freddo, Gazel.

-Oh, ghiacciolino, potresti essere anche tu.- lentamente, il rosso si avvicinò all’altro, scuotendo ritmicamente la testa a destra e a sinistra e iniziando ad intonare la filastrocca del Kagome.

-Kagome, kagome…- soffiò, mentre l’albino lo guardava, incerto sul da farsi. –L’uccello nella gabbia… Quando, quando volerà? All’alb…-

-Smettila. Nagumo, smettila.- lo interruppe bruscamente Gazel. Il tulipano rimase interdetto per mezzo secondo, poi lo guardò con sospetto.

-Non avrai mica paura! Sei proprio una femminuccia! Aver paura di una stupida filastrocca! Ma sentilo!- esplose poi, non preoccupandosi del fatto che, con tutto quel chiasso, aveva sicuramente svegliato tutti gli altri ragazzi.

-Pft, aver paura di una filastrocca… Non ha senso! Insomma, sei proprio…-

-Sta zitto. Non capisci che non è solo una ‘semplice filastrocca’? Ogni giorno qualcuno di noi muore, e tu continui a dire che è solo un gioco! Ma quando crescerai?!- sbottò Gazel, ormai privato della sua solita calma. Quella situazione gli dava fastidio, in qualche modo. Notò che Burn non gli rispondeva più, così usci dalla stanza, mentre il rosso cercava di controllarsi per non inseguirlo e magari prenderlo a pugni.

§§§

Midorikawa arrivò in mensa, e dopo aver salutato Diam, si diresse verso il suo migliore amico, Hiroto.

-Hiro-chan, che c’è? Ti vedo pensieroso.- disse, notando che il ragazzo era sovrappensiero. In effetti, non l’aveva né salutato, né degnato di uno sguardo. Il verde era geloso, perché Hiroto non lo guardava? Perché non guardava lui, solo ed esclusivamente lui?

-Hiroto! Insomma, ascoltami!- sbottò, fintamente arrabbiato, sbattendo le mani sul tavolo alla quale era seduto il rosso, che sobbalzò per il forte rumore improvviso.

-Midorikawa…- disse, finalmente. –Scusa, sono in pensiero per Suzuno e Nagumo. Sai, stamattina hanno litigato, e adesso si ignorano completamente. Guarda…-.

Kiyama indicò i due tavoli alla quale sedevano i due di cui parlava. Burn era con Heat e Nepper, che ogni tanto si guardavano e arrossivano. Probabilmente il ragazzo gli stava parlando di cose imbarazzanti per smuoverli un po’ dalla loro timidezza reciproca.

Gazel invece era con Ai e Shuuji, e mentre loro due parlavano, lui li ascoltava in silenzio.

Midorikawa, dopo aver osservato i due gruppi, prima l’uno e poi l’altro, sospirò. Si voltò di nuovo verso l’amico e gli prese il viso tra le mani, guardandolo dritto negli occhi.

-Sta tranquillo, Hiroto. Vedrai che andrà tutto bene.- gli sussurrò, cercando di rassicurarlo.

-Ma sai benissimo che quando i professori vedono che qualcosa non va tra due di noi, fanno in modo che…-

-Non succederà, Hiroto. Nagumo e Suzuno sono due persone forti, sanno benissimo che vivere qui è difficile, e riusciranno a cavarsela… Ok? Va tutto bene!-

Il rosso annuì, finalmente rassicurato dalle parole dell’amico. Adorava quel lato del carattere di Midorikawa. Lui adorava Midorikawa, punto e basta. Come avrebbe fatto senza di lui? Si erano sempre aiutati a vicenda.

Uno era la spalla su cui piangere dell’altro, sempre. Hiroto era estremamente  felice di aver conosciuto uno come lui, anche vivendo in quell’orfanotrofio e rischiando ogni giorno la vita a causa di quel gioco.

Il verde si sedette vicino a Hiroto, per poi prendere parola: -Tra poco iniziamo a giocare. Ormai sono stanco, sai?- sorrise. Era un sorriso malinconico e forzato. –A volte mi ritrovo a pensare che sarebbe meglio perdere. Finirebbe tutto, no?-

-Tu pensi che ti lascerei morire così facilmente?- Hiroto guardò dritto negli occhi il suo amico, che ora aveva sgranato gli occhi per lo stupore.

-Entrerei io al tuo posto nel cerchio, pur di non farti morire. Non pensare nemmeno a certe cose, Mido-chan. Se non ci fossi tu…-

Il ragazzo non ebbe modo di finire la frase, la voce di della professoressa Hitomiko interruppe ogni chiacchiera nella mensa.

-Bene, ragazzi! Ora andiamo tutti a giocare, su. Muovetevi, o nostro padre si arrabbierà.-. Detto questo, fece un cenno con la mano e tutti si alzarono dai loro posti, camminando verso la porta, diretti nella Stanza dei giochi.

§§§

-Oggi entra Rhionne nel cerchio, che ne dite?- propose Ai, mentre gli altri ragazzi del gruppo di gioco Diamond Dust si prendevano per mano formando il cerchio. La ragazza nominata sobbalzò, e Gazel notò che aveva paura. Non era mai stata brava a giocare al Kagome.

Ma ad Ai non importava. E neanche a Shuuji. A nessuno importava. Quando si trattava di giocare, tutti cambiavano improvvisamente carattere, diventando sadici e menefreghisti anche nei confronti dei propri migliori amici.

-E-Ecco…- provò a rispondere la ragazza –Non dovrebbe toccare a me. Perché dovrei andare io, scusa?-

-Beh, ti ho semplicemente proposta, e poi… Sei intelligente.- ghignò la ragazzina.

Rhionne esitò, e Gazel, che aveva assistito insieme agli altri alla scena, rabbrividì. Ai, a quanto pare, pensava che ‘essere intelligenti’ significasse ‘avere un cervello grande’, e tutti, all’orfanotrofio, sapevano che un cervello grande era più che gradito dai professori, per i loro… Esperimenti.

 

I cerchi erano stati formati in un quarto d’ora, e al centro di ognuno si trovava qualcuno.

Rhionne per il gruppo Diamond Dust; Heat per il gruppo Prominence; Diam per il gruppo Gemini Storm e Reina per il gruppo Genesis.

Poi, c’era un gruppo di ‘arbitri’: se notavano che qualcosa andava storto durante il gioco, o che qualcuno barava, intervenivano. Questo gruppo era chiamato Epsilon, ed erano considerati professori, ormai, anche essendo orfani, ospiti del Sun Garden.

Dopo qualche istante di silenzio, lentamente, tutti i cerchi si mossero in contemporanea.

Lentamente, lentamente: i loro passi erano appena percettibili. Non dovevano fare rumore, altrimenti le loro voci che intonavano la filastrocca non si sarebbero sentite.

I gruppi, senza fretta, iniziarono a cantare: come una nenia infinita, la filastrocca si infiltrò per l’ennesima volta nei loro timpani; quel timbro macabro, leggero e fin troppo lento entrò nelle loro teste, facendoli concentrare sul gioco.

-Kagome, kagome, l’uccello nella gabbia…

Quando, quando volerà?

All’alba, la gru e la tartaruga scivolarono via.

Chi è l’uomo dietro di te?-

Al termine della filastrocca, i ragazzi con gli occhi coperti dalle proprie mani, nel cerchio, si affrettarono a provare ad indovinare chi c’era dietro di loro.

I risultati non furono dei migliori: Reina e Rhionne persero, e la prima ebbe una crisi di nervi. Sarebbe stata uccisa? Mutilata?

Hiroto rabbrividì. Reina era una sua cara amica, e pensare che le sarebbe successo qualcosa lo faceva stare male. La stava giusto osservando dimenarsi tra le braccia delle sue amiche del gruppo Genesis, quando una voce richiamò la sua attenzione. Midorikawa.

-Mi dispiace che Reina abbia perso…- sussurrò.

-Tranquillo. Reina non morirà. O almeno… Lo spero.- Hiroto sorrise debolmente, guardando l’amico dritto negli occhi. Eppure Ryuuji cercava di evitare le iridi verdi del compagno.

-Che ti prende?- chiese questo, preoccupato.

-Nulla, è solo che… Diam ha sbagliato.-. Kiyama sgranò gli occhi, sinceramente sorpreso e spaventato.

-M-Mido-chan, dimmi che è uno scherzo. Diam verrà…-

-No.- lo interruppe il verde –Abbiamo fatto in modo che Maquia non se ne accorgesse, mentre ci controllava, ma…-

-Ma…?- lo esortò a continuare Hiroto.

-Ma Diam è stato portato via lo stesso. Desarm l’ha portato via dal gruppo dicendogli che dovevano fargli alcune domande… Diam…-.

Solo in quel momento Hiroto notò che Ryuuji era scosso da forti singhiozzi, la voce gli tremava, il viso era chino per non fargli notare che stava piangendo.

-Hiro-chan… Non ce la faccio più.- disse poi Midorikawa, affrettandosi ad uscire dalla grande stanza dove avevano giocato.

Cosa voleva fargli capire con quella frase? Il rosso non capiva. Diam era un grande amico di Midorikawa, come lo era Reina per Hiroto, ma le loro reazioni erano state diverse: il primo affrontava la realtà, o almeno ci provava, fallendo miseramente a causa della sua forte emotività; e Hiroto? Lui fuggiva, fuggiva dalla realtà. L’aveva capito anche lui, ormai. Era un codardo, ecco cos’era. Reina, probabilmente, a quell’ora era già stata uccisa.

Una lacrima scese lungo la guancia del ragazzo: il suo migliore amico era disperato, una sua amica era appena stata portata a giocare al Kagome con i professori, gli altri suoi amici, Suzuno e Nagumo, erano a rischio di vita a causa del loro litigio e anche lui sentiva che ormai stava cadendo nella disperazione.

 

Dopo qualche ora, Hiroto si recò nella stanza sua e di Midorikawa, e trovò l’amico steso sul letto, il viso affondato nel cuscino, probabilmente per coprire il suono dei suoi forti singhiozzi. Chiuse silenziosamente la porta, avvicinandosi un po’.

-Midori… kawa.- sussurrò il rosso, incerto. Non sapeva proprio cosa fare, ormai quella situazione era diventata insostenibile.

-… Non ce la faccio più, mi sono stancato.-  la voce del verde arrivò fin troppo acuta alle orecchie di Kiyama, che ebbe la certezza che l’amico piangeva.

-Da quanto va avanti questa storia?- Ryuuji si tirò a sedere sul letto, il viso chino e le mani sulle ginocchia.

-Da quando siamo arrivati. Ma…-

-Niente ma! Ora basta, io voglio finirla qua. Perché non riesco ad essere più forte e a fare qualcosa? Sono inutile, inutile. Voglio andarmene…-

-Non dire scemenze, se tu morissi, io… Non potrei continuare a sperare che tutto si risolva.- . Hiroto si sedette accanto a Midorikawa, che strinse i pugni sulle ginocchia e ricominciò a piangere. Il rosso si morse il labbro. Non piangere, Ryuuji, altrimenti piangerò anch’io…

-Hiroto, Diam è morto… Dicono che sia morto, dato che non è più tornato…- con un filo di voce, Midorikawa pronunciò quelle parole, che arrivarono come coltelli al rosso. Non riuscì a dire niente.

-Hiroto, dì qualcosa! Non stare in silenzio, dì qualcos…-

Ryuuji non riuscì a finire la frase: Hiroto lo prese di scatto per mano, deciso, facendolo alzare dal letto, e gli sussurrò una sola parola all’orecchio, che fece provare tantissime emozioni differenti al ragazzo.

-Fuggiamo-.

Detto questo, lo trascinò fuori dalla stanza, ma il verde oppose resistenza nel corridoio e lo fece tornare in stanza.

-Che ti prende?- chiese interrogativo Hiroto.

-Lo chiedi a me?! Fuggire così, senza aver niente in mente… Anche riuscendo a fuggire, cosa faremmo dopo?-

-Non lo so, ma meglio di rimanere qua…-. Hiroto era sinceramente sorpreso. Perché Ryuuji non gli dava retta? Cosa voleva che facesse?

-Ho paura, Hiroto. Non so tu, ma io so che se ci sorprendessero mentre scappiamo, verremmo subito uccisi con la scusa che ‘abbiamo perso la partita’. E poi non pensi a Suzuno e a Nagumo? Che fine farebb…-

-Mi hai detto tu stesso che sono forti, e che sanno cavarsela da soli. Mi mancherebbero, certo, ma la mia unica priorità, Midorikawa… E’ proteggerti. Questa è l’unica cosa che voglio, proteggere te e il tuo sorriso, perché tu mi hai sempre dato la forza di andare avanti e di prendere coraggio davanti alle difficoltà. Uno come me avrebbe bisogno di te, in ogni situazione. Quindi, Mido-chan… Fatti proteggere, ok?-.

Ryuuji, a quel punto, crollò tra le braccia di Hiroto, in cerca di un abbraccio. Il rosso lo strinse lentamente a sé, certo che avrebbe protetto quel ragazzo così bello e dolce, Midorikawa, a tutti i costi.

§§§

Gazel notò con orrore che né Rhionne, né Reina erano tornate dopo essere state portate via dal gruppo Epsilon.

Erano morte, probabilmente. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, non riusciva più nemmeno ad essere triste per le sue amiche.

Ormai erano le undici di sera, si stava facendo tardi. Burn entrò nella camera, e Gazel lo osservò con la coda dell’occhio mentre si buttava sul letto, esausto.

-Per quanto hai intenzione di ignorarmi ancora, ghiacciolino?- mugugnò, con il viso affondato nel cuscino, e l’albino dovette sforzarsi di capire cosa il compagno avesse appena detto.

-Non sono io che ti ignoro, brutto idiota. Sei tu che prendi alla leggera fatti importanti, come il fatto che oggi, ad esempio, Heat ha rischiato la vita. Uno dei tuoi migliori amici ha rischiato la vita. E’ entrato nel cerchio e ha indovinato, per fortuna. Ma se avesse perso? Hai pensato a cosa gli sarebbe successo? Sarebbe andato a giocare coi professori. E magari avrebbe…-

-Parli come se sapessi tutto, eh?! Come se tutti noi fossimo degli idioti che non capiscono nemmeno cosa sta succedendo intorno a loro da quando sono arrivati! Come se tu fossi l’unico che capisce quanto sia ridicola questa situazione!- urlò Burn, alzandosi di scatto e avvicinandosi al letto di Gazel, steso sopra il morbido materasso.

-Dico solo che dovresti dare più importanza alla cosa, tutto qui-. Sta calmo, continuava a ripetersi il ragazzo.

-Pensi che non me ne importi?!- sbraitò il rosso, ormai con gli occhi lucidi dalla rabbia –Pensi che mi piaccia quando nel cerchio entra Hiroto, o Midorikawa, o Nepper e Heat? O peggio, quando entri tu?-.

Il cuore di Gazel perse un battito. A Burn importava, eccome se importava. Gli importava di tutti, di tutti i suoi amici, di tutti gli ospiti dell’orfanotrofio. Ma soprattutto, Gazel era stupito del fatto che a Burn importasse di lui.

-Cosa…- l’albino provò a rispondere, ma non trovò nulla da dire. Gli sembrava impossibile…

-Brutto stupido.- lo interruppe Burn. –Sei… Sei il mio migliore amico, e anche se mi fai imbestialire… E’ ovvio… E’ ovvio che mi importa di te!-.

Gazel si alzò d’istinto. Si era mosso senza pensarci, se l’era auto-ordinato. Ma aveva abbracciato Burn. Così, semplicemente… Si era ritrovato ad abbracciarlo. Forse per le belle parole che il rosso aveva appena pronunciato, forse per l’emozione, ma l’aveva abbracciato. Le sue braccia ora erano sulla schiena di Burn, il suo viso affondato nel suo petto. Quando il tulipano capì quel che stava succedendo, ricambiò possessivamente l’abbraccio, affondando il viso tra i capelli di Gazel e portando le mani sulla sua schiena, stringendo ancora di più l’abbraccio.

-Era da tanto…- Gazel prese parola, il viso ancora nel petto dell’amico; -Era da tanto che non ci abbracciavamo.-

-E’ vero… Non ricordavo quanto fosse piacevole.-. Quella di Burn non voleva essere un’affermazione, aveva solo pensato a voce alta.

L’albino, imbarazzato dopo quel che l’altro aveva detto, si staccò e tornò sul letto, coprendosi con le coperte fin sopra la testa. Burn ghignò, a metà tra l’essere in imbarazzo per le figuracce che facevano entrambi, a metà per la sua immensa felicità di quel momento.

Prese coraggio e si avvicinò al letto dell’amico, per poi abbracciarlo di nuovo e sussurrargli all’orecchio un ‘Buonanotte’ veloce, che l’albino ricambiò con un verso imbarazzato.

Ancora non sapevano cosa stava per accadere.

La loro scelta gli avrebbe cambiato la vita…

O gliel’avrebbe portata via, lentamente.

 

 

§ Angolo del Kagome § { LEGGETE PER I CHIARIMENTI! }

Hola. Penso che nessuno ci stia capendo un piffero, e devo dire che anche io devo ancora chiarirmi alcune questioni di trama –in parole povere, neanche io ci sto capendo un tubo e non so come continuare la storia ♥ -. Ma non temete, qua sotto vi scrivo alcune spiegazioni, in modo che capiate un pochetto di più di questo capitolo, e della fiction.

• Come avrete notato, ho usato i nomi delle squadre aliene per i ‘gruppi di gioco’, ovvero i vari cerchi che si formano quando i ragazzi giocano. Ho deciso anche di mettere la Epsilon come squadra di ‘arbitri’, per alcuni motivi: 1) Mi servivano più professori nell’orfanotrofio; 2) Sinceramente, è la squadra che vedo come ‘la più seria’ tra le squadre della Aliea. E poi i componenti mi sembrano più grandi di età, quindi beh, ho deciso così. .u.

Nel prossimo capitolo, probabilmente, compariranno all’inizio, insieme al padre –non mi ricordo come si chiama  -W- -. E scoprirete che fine ha fatto Diam.

Oh, a proposito, ho fatto morire Reina perché la odio. E Rhionne perché è inquietante. (?)

• Per quanto riguarda gli ambienti, nel Sun Garden di questa fiction ci sarà una Stanza dei giochi, dove appunto si va a giocare al Kagome; c’è una grande mensa dove tutti gli ospiti mangiano e nelle camere da letto dormono due persone: ad esempio, Hiroto è in camera con Midorikawa, mentre Gazel è in camera con Burn. Successivamente verrà mostrata anche la Camera del Kagome, dove i professori ‘giocano’ con i ragazzi.

• So benissimo che  -forse- i personaggi si comportano in modo strano. E magari sono pure ooc. Ma questa è la caratterizzazione che ho deciso di dargli in questa storia, ic o ooc che sia.

Fatemi sapere se la fiction vi piace, commentate. ^^ Ringrazio tutti coloro che hanno letto, chi ha recensito e chi ha aggiunto a qualche Lista la storia, dopo aver letto il Prologo.

Chu!

Kis-chan ♥

  
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