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Autore: You move me    23/09/2013    3 recensioni
[Crossover Cast Glee/One Direction]
“Quanto dolore si può nascondere dietro dei sorrisi troppo finti?”
OS CrissColfer/Larry scritta di getto in una notte insonne.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capita.
Capita, nella vita, che all’improvviso, succeda qualcosa che ti sconvolga completamente, senza lasciarti neanche il tempo di reagire.
Capita che, tutto a un tratto, ciò con cui hai da sempre lottato, tutti quei sentimenti e quelle sensazioni che hai da sempre provato a reprimere, ti piombino addosso sconvolgendo il tuo fragile e precario equilibrio.
E quando accade, puoi cercare in ogni modo di tornare indietro. Puoi provare con ogni forza a ricacciare tutto dentro, dietro quel muro che avevi così pazientemente costruito, e al quale avevi affidato la tua intera vita, ma ogni sforzo sarà inutile. Perché di quel muro ormai sono rimaste solo macerie. Mattone dopo mattone è caduto a pezzi e tu sei lì, senza più riparo.
E adesso? Adesso che non hai più quella diga improvvisata a contenere il fiume di sentimenti così sbagliati nella tua mente, dal quale avevi deciso di fuggire, quel mare di dolore dal quale stavi provando a proteggerti, non puoi fare altro che chiederti come riuscirai ad andare avanti.
Chi potrà salvarti adesso? Chi ti proteggerà da te stesso? Chi, se tu non sei riuscito a farlo?

 
 
“So if you ever feel neglected
and if you think that all is lost
I'll be counting up my demons, yeah
hoping everything's not lost.”
 
 
La luce della luna illuminava la notte e filtrava attraverso la finestra all’interno della stanza colpendo il viso di Darren che, disteso sul letto, la testa poggiata pesantemente sul cuscino, guardava il cielo stellato.
La stanchezza accumulata in quella settimana di intensi preparativi era tale che dal momento in cui, quella mattina, aveva messo piede fuori dal letto, non aveva fatto altro che desiderare di riuscire ad affrontare al meglio quell’ultima giornata di lavoro per potersi concedere una lunga notte di sonno rigenerante.
Ma non aveva fatto i conti con il destino. Perché la giornata era finita, i Teen Choice Awards erano stati un successo, lui era tornato a casa, si era messo a letto, ma non era riuscito a chiudere occhio nemmeno per un istante, lottando con la miriade di pensieri che si rincorrevano nella sua mente pericolosamente vicina al crollo definitivo.
Sospirando guardò la ragazza che gli dormiva accanto, un braccio intorno alla sua vita, e sentì la pelle bruciare sotto quel tocco.
Era sbagliato. Era tutto sbagliato e lo era da troppo tempo ormai.
Lentamente si lasciò scivolare e sfuggì alla sua presa. Si alzò dal letto e si diresse verso la finestra aperta sulla notte.

Era successo tutto troppo velocemente. Era stato un attimo. Un istante prima stava scherzando con quei cinque ragazzi che aveva appena conosciuto ma che già credeva di adorare. Un attimo dopo il suo cuore stava martellando forte nel suo petto, la sua testa girava pericolosamente rischiando di trasportarlo lontano, alla deriva, le sue gambe sembravano essere diventate d’improvviso troppo deboli per sostenerlo, i suoi occhi troppo annebbiati per riuscire davvero a vedere ciò che lo circondava, il suo corpo troppo piccolo per contenere tutte le emozioni che, in meno di un secondo, lo avevano travolto. Aveva poggiato la mano al muro più vicino, nello sforzo di riuscire a mantenere l’equilibrio e nascondere la tempesta che stava esplodendo dentro la sua testa e aveva chiuso gli occhi per qualche secondo, provando a ricomporsi.

Era arrivato, quella mattina, esaltato come un ragazzino all’idea di conoscere finalmente da vicino i One Direction, la band che in così poco tempo era riuscita a conquistare il mondo intero e per la quale provava una sincera ammirazione. Con la loro semplicità e la loro allegria, quei cinque ragazzi erano riusciti ad arrivare dritti al cuore della gente. E nonostante ciò erano rimasti con i piedi ben piantati per terra. Sembravano ancora gli stessi ragazzini di tre anni prima, sempre con la battuta pronta e con la testa tra le nuvole. Così, quando poco dopo aveva finalmente avuto il piacere di incontrarli, si era ritrovato a blaterare complimenti su complimenti e in pochi istanti erano finiti a scherzare come se si conoscessero da sempre.

Ma le cose molto spesso non sono come sembrano. Quanto dolore si può nascondere dietro dei sorrisi troppo finti? Darren questo avrebbe dovuto saperlo.
Stavano chiacchierando da appena qualche minuto quando era successo.
Tra una risata e l’altra, Harry si era poggiato al muro e aveva socchiuso gli occhi, lasciandosi sopraffare per qualche istante dalla stanchezza. Nello stesso istante Louis, con un riflesso quasi involontario aveva sollevato un braccio verso di lui come spinto dal bisogno incontrollabile di accarezzarlo.
Era stato un attimo. Solo il tempo di rendersi davvero conto di ciò che stava per fare. Poi, come scaraventato di nuovo nella realtà aveva ricacciato giù il braccio e aveva distolto lo sguardo, mordendosi il labbro con un sospiro.
Solo un istante. Una frazione di secondo in cui la ragione aveva ceduto all’istinto. Un gesto da nulla, al quale il resto del mondo non avrebbe fatto caso. Ma Darren non era il resto del mondo. Darren aveva visto, e  a quel punto non aveva più potuto ignorare. Non aveva più potuto continuare a fingere di non capire, di non sapere.
In quel momento li aveva visti, quei due ragazzi che aveva di fronte. Li aveva visti davvero.
Harry e Louis e la loro verità.
Perché nessuno più di lui poteva capire. Nessuno più di lui poteva sapere cosa si prova a lottare contro un amore che ha la forza di un fiume in piena e che ti travolge, ti investe e ti cambia la vita. E dal quale devi fuggire. Sei obbligato a fuggire per proteggere te stesso ma ancora di più per proteggere lui. Per proteggere la persona che ami più della tua stessa vita.

Quel pomeriggio, guardando Harry e Louis, si era sentito travolgere e aveva rivisto se stesso. Aveva visto, nei loro occhi tristi e vuoti, i suoi, tristi e vuoti allo stesso modo. Aveva visto nei loro gesti solo accennati, nei loro sguardi rubati, tutta la sua sofferenza, tutto il dolore che per troppo tempo aveva cercato di celare dietro una maschera di bugie.
E aveva pensato a come tutto era iniziato. Aveva rivisto se stesso, più piccolo, più spensierato. E aveva visto Chris e quel suo sorriso accecante, quel mare azzurro dei suoi occhi ancora pieni di vita, di meraviglia, di speranza. Aveva pensato al loro primo incontro, alla loro intesa così straordinaria, così surreale. Aveva pensato alla facilità con la quale entrambi, due ragazzini ancora convinti di meritare di essere felici per sempre, si erano tuffati dentro quel rapporto con tutta l’anima. E aveva pensato ai baci e alle carezze, al profumo della sua pelle chiara, alle sue mani che lo sfioravano. Al loro addormentarsi, stretti l’uno tra le braccia dell’altro, dopo aver fatto l’amore, con la convinzione che mai, niente e nessuno, avrebbe potuto dividerli.

E poi? Cos’era successo poi? Com’erano finiti così, ad essere quasi due estranei, loro che estranei non erano stati mai, neanche per un istante, fin dal loro primo sguardo?
Era successo che avevano ceduto. Era successo che avevano lasciato che il mondo vincesse. Era successo che si erano lasciati sconfiggere, che avevano lasciato che fosse la paura a guidarli.
Paura.
Ma paura di cosa poi? Paura d’amare? Paura di vivere davvero?

Quel pomeriggio quei due ragazzi l’avevano messo di fronte alla verità. L’avevano afferrato e avevano lasciato che si specchiasse, che vedesse se stesso, che analizzasse la sua vita e i suoi sbagli. Ogni singolo, dannato sbaglio. E che si pentisse. Che provasse pena per se stesso, per aver permesso alla paura di portargli via l’unica cosa davvero importante nella sua vita. L’unica cosa che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta.  
Quel pomeriggio, senza rendersene conto, quei due ragazzi gli avevano aperto gli occhi, sbattendogli in faccia quella verità che da troppo tempo cercava di nascondere. E forse per questo motivo, un attimo prima di salutarli, li aveva guardati dritto negli occhi:

“Il torto più grande che possano farvi nella vita è impedirvi di sorridere. Non lasciate che nessuno mai, per nessuna ragione al mondo, vi porti via il sorriso.” – aveva detto con voce ferma cercando di trattenere le lacrime.

Adesso, davanti quella finestra, guardando la notte, con il cellulare stretto tra le mani, ripensò a quelle parole.
Forse per lui era troppo tardi, ma per loro?
Rivide i loro occhi tristi, la loro finta allegria, il loro sentirsi a metà e non potersi completare. Rivide lo sguardo che si erano scambiati nel sentire le sue parole e sperò che almeno per loro potesse esserci un lieto fine. Sperò che, almeno per loro, la vita avesse in serbo qualcosa di migliore.
Sperò che, almeno per loro, non fosse ancora troppo tardi.


 
“When you thought that it was over
you could feel it all around
and everybody's out to get you
don't you let it drag you down..
.. and everything's not lost.”
 
 
Louis Tomlinson se ne stava, seduto sul letto in quella fredda camera d’albergo, le braccia intorno alle gambe, la testa poggiata sulle ginocchia, gli occhi gonfi, pieni di un pianto muto, silenzioso.
Se ne stava così già da un paio d’ore ma le lacrime non avevano intenzione di smettere di scorrere.

Continuava a ripensare alle parole che quel ragazzo, gli occhi tristi come i suoi, aveva detto loro qualche ora prima. Quelle parole rimbombavano nella sua mente e, come una pugnalata, lo colpivano al cuore ogni istante più forte.
“Non lasciate che nessuno vi porti via il sorriso.” aveva detto Darren a lui e ad Harry prima di salutarli. E probabilmente quelle poche, semplici parole, nella sua mente avevano un significato talmente grande.. Probabilmente quelle parole nascondevano qualcosa di più profondo, un dolore immenso, un dolore che Louis conosceva bene. E forse, questo Darren l’aveva capito. Forse si era accorto di quanto simili fossero i loro sguardi tristi. Forse si era accorto di quanto uguale fosse il vuoto che dal cuore si rifletteva nei loro occhi spenti. E forse aveva provato ad aiutarli. Forse aveva tentato di salvarli.

Ma lui? Louis Tomlinson si sarebbe lasciato salvare? Avrebbe avuto il coraggio di reagire? Perché era contro se stesso che avrebbe dovuto lottare. Era contro se stesso che avrebbe dovuto vincere, perché era a se stesso che aveva permesso di portare via il suo sorriso.
E quel sorriso adesso doveva provare a riprenderselo. Era abbastanza forte per riuscirci. E d’altronde, non lo stava già facendo? Quelle lacrime non volevano forse dire che le parole di Darren avevano fatto breccia nella sua finta, debole corazza?

Con la testa pesante, si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra. Le auto sfrecciavano lunga la strada buia illuminando la notte.
Respirò per un po’ l’aria fresca tentando di riordinare i pensieri.
“And It's been a while but I still feel the same, maybe I should let you go..” cantava Ed da una radio poco lontano.
“Maybe I should let you go.”
E lui cosa voleva? Voleva veramente lasciarlo andare? O stava sbagliando tutto?
Voleva davvero vivere la sua vita così? Sacrificare tutto per delle stupide paure? Per non rischiare?

Dobbiamo conquistarcela la felicità. E la sua felicità era lì, nella stanza accanto. Con un solo fottuto muro a separarla da lui. E, quel muro, lui poteva buttarlo giù. Poteva annullare le distanze. Poteva tornare indietro a quel periodo in cui quella felicità l’aveva tenuta stretta tra le mani. Poteva far si che le parole di Darren non fossero state vane. Poteva riprendersi il suo sorriso, smettere di sopravvivere e ricominciare a vivere davvero.

E sentì che doveva farlo.
Doveva farlo per se stesso ma, ancora di più, doveva farlo per Harry, perché non esisteva nulla al mondo più importante del sorriso di Harry Styles nella sua vita.
E doveva farlo per Darren, perché quegli occhi tristi avevano bisogno di speranza, perché quegli occhi tristi, quel giorno l’avevano salvato.

E fu nell’esatto momento in cui prese questa decisione, che il suo cuore, ormai da troppo tempo fermo in un battito cupo e rassegnato, ricominciò a battere vivo e pieno di speranza.
E, al ritmo di quel battito, afferrò il cellulare, tornò a sedersi sul letto e, mentre con una mano asciugava le lacrime, prese tutta la sua speranza e la ripose lì, in un rapido messaggio, desiderando con tutto se stesso che non fosse davvero tutto perduto per sempre.  
 
 
(03:22)
“Harry..”
 
(03:24)
“Lou..”
(03:28)
“Lou che succede?”
 
(03:30)
“Niente, io stavo solo.. Perché, Harry?”
 
(03:32)
“Perché cosa?”
 
(03:35)
“Perché lo stiamo facendo?”
 
(03:37)
“Lou..”
 
(03:41)
“Darren. Le parole di Darren.. Non dirmi che non l’hai pensato anche tu, Harreh.”
 
(03:45)
“L’ho pensato. Ma questo non cambia le cose, no? Sei stato fin troppo chiaro. Ricordo ogni tua parola.”
 
(03:47)
“E se mi fossi sbagliato?”
 
(03:48)
“Stiamo facendo esattamente quello che volevi tu, Louis. Esattamente quello che volevi tu.”
 
(03:51)
“Quello che volevo io era solo vederti felice, Harry. Solo saperti felice e al sicuro.”
 
(03:54)
“Ma non ti sei curato di ascoltare me. Non ti è importato di quello che volevo io. Non ti è importato che io urlassi. Non ti è importato. Hai visto le mie lacrime, Louis? Li vedi  i miei occhi? Credi che io sia andato avanti? Pensi davvero che io sia felice? Pensi che possa mai essere felice?”
 
(03:58)
“Io volevo solo.. Mi manchi, Harreh.”
 
(04:03)
“Lou, cosa vuoi che ti dica?”
 
(04:05)
“Dimmi che ti manco anche io, Harry. Dimmi che non è troppo tardi. Dimmi che non ho davvero rovinato tutto. Dimmi che puoi perdonarmi. Io ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Avevo la mente piena di buone ragioni, ma se le cerco adesso, non ne trovo nemmeno una. Quello che so è che ti amo e che non ho mai smesso, nemmeno per un istante. E so che meritiamo di essere felici. Dimmi che posso renderti ancora felice, Harry. Dimmi che credi ancora in noi. Dimmi che non è davvero tutto perduto per sempre.”
 
(04:09)
“Lou, apri la porta.”
 
(04:11)
“Cosa?”
 
(04:14)
“Smetti di pensare e apri questa cazzo di porta, Lou.”
 
……………
 
 
(05:28)
“Ti sto stringendo tra le braccia.”
 
(05:30)
“Lo so.. (?) Quindi il senso dell’sms sarebbe? :)”
 
(05:33)
“Non ne ho idea.. Solo che scriverlo fa sembrare tutto più reale.”
 
(05:35)
 “Quello che è appena successo è stato decisamente reale, Harry! :)”
 
(05:38)
“Ti amo.”
 
(05:41)
“Ti amo anche io. Per sempre. E adesso baciami, scemo! :)”
 
 
 





Capita.
Capita che, a volte, tu sia troppo impegnato a salvare gli altri per trovare il tempo di salvare te stesso.
Capita che, nonostante tutto, tu rimanga così, con il cellulare in mano e quel numero sullo schermo che non chiamerai.
Capita che tu sia convinto di non avere abbastanza forza per rischiare.
Capita che tu sia convinto che sia davvero troppo tardi per tornare indietro e rimediare ai tuoi errori.
Capita.
Ed era capitato a Darren.
Darren che se ne stava ancora così, davanti quella finestra, con il cuore a brandelli e gli occhi pieni di lacrime.
“Non c’è nulla di peggio del troppo tardi.” – si ritrovò a pensare, mentre l’aria fresca della notte accarezzava il suo viso.

Non sapeva che, in quello stesso istante, dall’altra parte della città, qualcun altro stava guardando lo stesso cielo, stava ripensando agli stessi momenti felici, stava stringendo tra le mani il cellulare cercando di resistere al desiderio di chiamarlo, mentre le lacrime, una dopo l’altra, in silenzio, rigavano il suo viso.
 
Non è mai troppo tardi. È troppo tardi solo se ti arrendi. E Darren e Chris si erano arresi.
Con un sospiro entrambi posarono il cellulare, diedero un ultimo sguardo al cielo scuro sopra di loro e tornarono a letto.
Forse quella notte, anche se solo in sogno, sarebbero stati ancora insieme.












NOTE:
Bene.. Salve a tutti!
Si, lo so, questa cosa non ha un briciolo di senso logico (chiedo umilmente perdono) ma per chissà quale strana ragione ho deciso lo stesso di pubblicarla, quindi eccoci qui.
Quando ho finito la CrissColfer, un paio di mesi fa, ho davvero creduto che non avrei mai più scritto nulla in vita mia e invece stanotte mi sono svegliata, non riuscivo più ad addormentarmi, ho preso il cellulare, ho unito quattro delle persone che amo di più al mondo e in meno di un’ora è venuto fuori questo delirio, che rispecchia abbastanza bene il mio stato mentale di questo periodo. Veramente, credetemi, non volevo uscisse fuori così angst, ma mi sto rendendo conto che se l’angst ce l’hai dentro, non riuscirai mai a sfuggirgli..
A questo punto non penso ci sia granché da aggiungere.
Solo, la canzone che introduce i paragrafi e dalla quale ho preso anche titolo è una delle mie canzoni preferite in assoluto, “Everything’s not lost” dei Coldplay.
https://www.youtube.com/watch?v=8YJjk4HhjFA
Ascoltatela e amatela.
A questo punto, boh, che dire di più.. Grazie a chi perderà dieci minuti della sua vita per leggere questo sclero senza senso.
Grazie a Sara e Nadia, che si fidano di me più di quanto dovrebbero.. Love you so much it hurts (e non uccidetemi)! ;)
E grazie alle mie Warriors, per ogni sorriso che riescono a strapparmi ogni giorno, per avermi ascoltata, per avermi aiutata e per essere il mio piccolo angolo di paradiso. Vi amo, una per una.
Un bacio a tutti..
Deia
  
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