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Autore: Semolina_Pilchard    23/09/2013    3 recensioni
"...Keith mi insegue per spiaccicarmi le sue fottutissime manacce sporche sulla giacca! È nuova!" sciorinò alla fine Entwistle tutto d’un fiato, la voce incrinata.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John Entwistle era proprio soddisfatto, quel pomeriggio. Non solo era riuscito ad arrivare in studio prima di tutti gli altri, in modo da godersi un poco di pace senza dover parlare con nessuno; quel mattino stesso aveva acquistato una giacca nuova, dai colori sgargianti, forse una delle più belle giacche che avesse mai avuto. Gli altri lo prendevano costantemente in giro, a causa della sua insana passione per l’abbigliamento, ma a lui, in verità, non importava assolutamente nulla: gli bastava indossare i suoi stravaganti vestiti, per sentirsi felice e in pace con se stesso.
Stava tranquillamente suonicchiando il proprio basso, quando un trambusto simile a quello che avrebbe prodotto una mandria di bufali lo avvertì che stava arrivando Moonie. Poco dopo, infatti, la porta si aprì e apparve il batterista, raggiante senza motivo, un brillio folle negli occhi scuri e le mani...John sobbalzò: come erano conciate le mani di Keith? Nerastre e impiastricciate, erano quanto di meno adeguato ci fosse per presentarsi in uno studio di registrazione.
- Ciao, Keith...
- ENTWISTLE!!! - strillò l’altro con enfasi sospetta, allargando le braccia. John, già allarmato, si fece scudo con il basso. - Fatti abbracciare!
Il bassista impallidì, di fronte all’avanzata dell’amico. - Ehm, non mi sembra il caso, adesso...
- Eddai! Fatti abbracciare! Che problema c’è?
- Le tue manacce sporche, ecco qual è il problema! Tienile giù dalla mia giacca, è nuova!
Keith, sghignazzando, si avvicinò ancora di più. - Ma io ti voglio bene, John, e voglio dimostrartelo!
Il poveretto, ormai letteralmente terrorizzato, posò a terra lo strumento con mossa rapida e scattò in piedi, pronto a darsi alla fuga. - Sì, Keith, grazie, ma non puoi dimostrarmelo semplicemente dicendo che mi vuoi bene? Mi accontento, sta’ tranquillo...!
- Sei davvero insensibile, per me non è abbastanza! Ho proprio voglia di toccarti! - e tese le mani. Entwistle riuscì, per miracolo, ad evitare di essere sfiorato dalle sue dita nere e sgattaiolò via passandogli a fianco, cominciando a correre a tutta birra per lo studio e berciando senza ritegno: - SE PROPRIO CI TIENI A TOCCARMI, ALMENO LAVATI QUELLE MANI!
Il batterista, che si stava divertendo un mondo, lo tallonava, gridandogli in risposta: - NON C’È TEMPO, ENTY, DEVO ABBRACCIARTI ORA! ANDIAMO, NON FARE TANTE STORIE!     
I due si stavano rincorrendo da una manciata di minuti, quando Townshend, già innervosito per i fatti suoi, arrivò in studio. La vista di quelle due furie che correvano, John gridando “AIUTO!” e Keith ridendo in maniera davvero demoniaca - à la Uncle Ernie - lo spaventò abbastanza: pensò, addirittura, che il batterista fosse impazzito più di quanto già non fosse e stesse inseguendo il povero Entwistle per fargli la festa.
- Ma che diavolo...?
Non fece neppure in tempo a finire la frase, che John, accortosi del suo arrivo, gli si precipitò addosso e si riparò dietro di lui, spiando l’avversario da sopra la sua spalla. Pete, ormai, non ci capiva più nulla.
- Pete...Keith...Keith vuole...
- Per l’amor del cielo, John, che cosa vuole Keith?!? - domandò ansiosamente il chitarrista, che cominciava a preoccuparsi sul serio; Moon si era fermato e gli si era parato davanti, un sorrisetto per nulla rassicurante sulle labbra.
- ...Keith mi insegue per spiaccicarmi le sue fottutissime manacce sporche sulla giacca! È nuova! - sciorinò alla fine Entwistle tutto d’un fiato, la voce incrinata; Townshend fece tanto d’occhi.
- Brutto pezzo d’imbecille, mi hai spaventato per così poco?!
- COSI’ POCO?!? Ma hai idea di quanto l’abbia pagata?! È pregiatissima! Fa’ qualcosa, fermalo!
Pete, esasperato, scambiò un’occhiata con Moon, dopodiché un brillio sinistro si impossessò dei suoi suoi occhi chiari.
- Avanti, John, alla fine è solo una giacca - disse con voce ad un tratto melliflua, girandosi di scatto e agguantandolo per le spalle. Il volto dell’amico perse tutto il rossore che aveva acquisito a causa della corsa e si fece bianco cadavere; cercò di divincolarsi, ma la stretta di Townshend - lo sapeva per esperienza - era salda.
- Coglione, questa me la pagherai cara - sibilò, con le ultime forze che gli restavano, mentre Moonie avanzava lentamente ed inesorabilmente verso di lui, come uno zombie, e Pete quasi soffocava dalle risate. - Ti prego, Keith, ti scongiuro, non farlo, è nuova... - ripeteva piano, senza osare guardare. Le mani del batterista stavano per compiere il misfatto, quando...
- CHE SUCCEDE QUI?!? - una voce squillante e familiare costrinse John ad aprire gli occhi e Keith a voltarsi verso la soglia, dove incombeva l’inconfondibile sagoma riccioluta di Daltrey.
- Che cazzo state facendo, voi due?! - chiese poi con veemenza, puntando lo sguardo sulle mani di Keith protese verso il bassista e sulla stretta di Pete che serrava le braccia di Entwistle. Questi, dal canto suo, accolse l’amico dai riccioli biondi quasi fosse stato il Messia in persona e riprese a lamentarsi a gran voce: - MI VOGLIONO ROVINARE LA GIACCA NUOVA! TI PREGO, ROGER, FERMALI!
Daltrey non sapeva se insultarli o scoppiare a ridere; alzò gli occhi al cielo e intimò: - Dai, idioti che non siete altro, lasciatelo in pace. Sapete quanto ci tiene alle sue stupide giacchette.
Il batterista piantò i suoi occhi neri in quelli azzurri del biondo, con espressione di sfida.
- E se lo toccassi? Che mi faresti?
- Non ti conviene provocarmi, Moon! Sta’ attento!
- Che rottura di palle! Non capisco perché te lo prendi tanto a cuore. Di solito sei il primo a fare scherzi e anche più pesanti di questo, visto che un vestito si può sempre lavare!
- Sentite, io non ho tempo di star dietro ai vostri piagnistei da bambini dell’asilo; dobbiamo lavorare sodo, oggi, quindi vedete di non rompermi le balle e muovetevi! È anche ora che impariate un po’ a controllarvi!
- Wow, che angioletto compito e rispettoso sei diventato, Daltrey - si intromise Pete, con evidente sarcasmo, prima che Moonie potesse ribattere. - Alla fine è solo un vestito, è uno scherzettino innocuo. Mica gli stiamo uccidendo quella cazzo di tarantola che gli gira per casa.
- A me darebbe fastidio, Townshend, e di sicuro a John non fa piacere. - il tono di Rog era glaciale.
- Bene, Ricci d’oro, allora facciamo così: ti sfido a fare a cazzotti. Se vinco io, Moon potrà fare della giacca di John quel che vorrà; se vinci tu, dovrà lasciarlo in pace.
Batterista e bassista non riuscivano a crederci e si fissavano, esterrefatti: quel contrasto, che, almeno all’inizio, era stato solo ed esclusivamente una faccenda fra loro due, aveva finito per contrapporre nientemeno che chitarrista e cantante del gruppo! Ciascuno dei due aveva preso a cuore la sorte di uno di loro, ma non era altro che un pretesto per poter litigare e stabilire, per l’ennesima volta, chi fosse il leader. Fottute manie di grandezza.
Un sorriso illuminò il volto di Roger. - D’accordo, Nose on a stick.
- Io non mi chiamo Nose on a stick, dannazione!
- E io non mi chiamo Ricci d’oro, se è per questo.
- Ehm...ragazzi, non state esagerando un pochino? - provò a blandirli John.
- TU TACI! - fu la simultanea risposta di entrambi. Moon si sedette vicino all’amico, dimentico del proprio scherzo, e gli sussurrò entusiasta:
- Ci vorrebbero dei pop-corn, la cosa si preannuncia avvincente!
Gli avversari, nel frattempo, si erano tolti la maglietta e si scrutavano, come in un vero incontro di boxe, lanciando pugni all’aria e saltellandosi davanti come idioti. In particolare Pete era davvero ridicolo, allampanato e magro come un’acciuga, mentre Daltrey doveva continuamente spostarsi i ricci che gli cadevano sugli occhi, ostacolandogli la visuale. Moon rideva come un pazzo e faceva un tifo indiavolato, urlando “C’E’ SOLO PETE! ABBIAMO SOLO PETE!”, mentre Enty, pur divertendosi, non poteva fare a meno di domandarsi con che razza di idioti dovesse aver a che fare. 
La lite proseguì per tutto il pomeriggio, tanto che, quando fu l’ora di andare, nessuno dei due aveva ancora ancora sopraffatto l’altro. Batterista e bassista, stancatisi di fare il tifo dopo essersi accorti che l’incontro di pugilato andava per le lunghe, fecero insieme un sacco di cose: Moon, innanzitutto, si lavò le mani, senza neppure riprovare a toccare l’amico; improvvisarono ai propri strumenti in una concitata jam session; si godettero una birra insieme e conversarono amabilmente, per nulla turbati - o forse li ignoravano semplicemente - dai continui schiamazzi e dagli insulti che volavano fra Roger e Pete. Per fortuna che Roger “doveva lavorare sodo”, quel pomeriggio.
- Bene, ragazzi, si è fatto tardi! Come vola il tempo quando ci si diverte, eh, John? - gridò Keith allegramente, guardando l’orologio. Segnava le sei.
- Puoi scommetterci, Moon! Non è vero, ragazzi?
Nessuna risposta. Un tonfo seguito da un’imprecazione.
- Vabbé, io e John andiamo a farci una birra, venite?
- Razza di fottuto bastardo, saprei io dove spaccarti una chitarra, ma stavolta non una chitarra classica!
- Non ci provare, stronzo, o ti strozzo col filo del microfono! Guarda che ne sarei capace!
Altra occhiata reciproca di John e Keith, l’ennesima. Un’alzata di spalle.
 
Beh, perlomeno questa volta nessuno dei due finì all’ospedale coi ricci insanguinati e un mezzo trauma cranico o tramortito per un buon pugno sul naso. John e Keith tornarono in studio di registrazione la mattina seguente e li trovarono addormentati l’uno appoggiato all’altro, rannicchiati come cuccioli; Pete aveva un rivoletto di sangue secco che gli scendeva dal naso e Roger il labbro spaccato, ma stavano bene.

Ah, by the way: nessuno di quei due idioti ricordava il motivo di quella lite furiosa.
Moon ed Entwistle si guardarono bene dal farne parola.
 

La giacca di John ringrazia.

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Che cazzata, ma spero vi strappi un sorriso. Precisazione: il copyright del nomignolo Nose on a stick è di Roger Daltrey, non mio (fonte: il libro dei testi commentati degli Who).

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