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Autore: Adrienne    25/03/2008    13 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovunque

Ovunque.

E’ buio oramai
Non mi frega se piangi o no
Io come te
Confusione
Non mi sento più bene da un po’
Quello che fai non mi basta mai.
Ovunque sei
Ovunque sei, ci sei
Ovunque sei
Ovunque
Mi spazzi via
E mi vedo volare lontano
Che male fa,
Rivedermi in me?
Ovunque sei
Ovunque sei ci sei
Ovunque sei
Ovunque
E’ buio ormai
Ovunque sei
Ovunque sei ci sei
Ovunque sei
Ovunque


Verdena   Ovunque
.



Prologo.

Mi guardò. Mi guardò, dritto negli occhi. Non riuscii a decifrare il suo sguardo. Non seppi cosa voleva farmi capire. Vedevo solo quei due occhi fissarmi, così intensamente. Si avvicinò a me, con lentezza. Io d'istinto feci un passo indietro, spaventata, quasi.
"Hai paura?" mi chiese, serissimo.
Annuii, senza volerlo, con un groppo in gola.
"Dai, ci conosciamo da sempre.."
Rimase a fissarmi, e mi si avvicinò ancora, finché mi fu davanti. Era decisamente più alto di me.
"Ti chiedo solo di fidarti di me."
Arretrai ancora, mentre lui allungava una mano verso il mio viso.
"Adrienne.. ti prego." mi implorò.

Capitolo 1.

Il suono della sveglia ruppe il silenzio in cui era immersa la casa. Mi svegliai, e grugnii, dando una botta alla sveglia sul comodino, senza troppi complimenti. Quella, come se avesse capito il messaggio, si spense di botto. Il tepore che c'era sotto le coperte era piacevole: mi dava un senso di assoluta pace e sicurezza. Non volevo abbandonarlo.
Ma, pensai tristemente, avevo i miei doveri da studentessa liceale, il che comprendeva alzarsi e andare a scuola. In fondo, dovevo fare ancora tante cose: fare colazione, la doccia, vestirmi, dare una rapida ripassatina a latino. Il solo pensiero già mi fece sentire male.
Di malavoglia, mi alzai, buttando il lenzuolo e il piumone di lato. Decisamente non era la mia giornata. Senza rifletterci, mi avviai automaticamente allo specchio, accanto all'armadio. Lo specchio era di legno scuro, lungo e ovale. Lo adoravo: era semplice, come me. Ma non sempre mi portava belle notizie. Avevo sicuramente dei begli occhi. Verdi, nocciola intorno all'iride. Per il resto.. be’. Niente era come volevo, e niente mi sembrava al posto giusto. Mi fissai. I capelli arruffati, gli occhi ancora gonfi di sonno. Perché volevo farmi del male da sola? Così rinunciai, e smisi di analizzarmi: del resto, il mio aspetto non sarebbe cambiato in una sola notte. Sentii dei rumori al piano di sotto: mia madre stava già preparando la colazione. Io fuggii in bagno, per una doccia veloce. Volevo evitare il turno del dopo-colazione. Dopo dieci minuti abbondanti, uscii. Ritornai in camera e indossai i soliti jeans e una felpa scura. Scesi rapidamente di sotto, anche se la casa era praticamente deserta. Vivevo con i miei genitori e con mio fratello, due anni più grande di me. Era un idiota, e certe volte proprio non lo sopportavo. Avevo sicuramente un quoziente intellettivo più alto di lui. Entrai in cucina. Dopo il salotto, la cucina era la stanza più grande della casa. Era larga, spaziosa e luminosa: i raggi di sole neonati filtravano attraverso le tende, facendo dei buffi disegni sul pavimento. Mia madre aveva apparecchiato la tavola, ed era in piedi vicino al fornello, aspettando che il caffè fosse pronto.
C'era un aroma piacevole: un miscuglio tra biscotti, latte e caffè. Mi sedetti al mio posto, alzando le braccia in alto, stiracchiandomi. "Buongiorno, mà." esclamai, e quest'ultima sobbalzò.
"Non ti avevo sentita arrivare, tesoro. Buongiorno anche a te." rispose lei, con un sorriso gentile. Mentre afferravo un biscotto con voracità, mio fratello entrò nella stanza. La notte sicuramente non gli faceva bene. I lunghi capelli neri erano sparati da tutte le parti, aveva delle occhiaie e sbadigliava, aprendo così tanto le sue fauci che quasi riuscivo a vedergli le tonsille. Mi chiedevo se in effetti la notte dormisse; ma del resto lui era un vero dormiglione, io no. Mi fissò per qualche minuto. Forse non mi aveva ancora riconosciuta, pensai. All'improvviso il suo sguardo s'illuminò.
"Ah, sei tu." farfugliò, la voce impastata di sonno. Ecco, non mi sbagliavo. Si trascinò fino alla sedia, facendo uno sforzo enorme, per poi accasciarsi su di essa. Io scossi la testa, rassegnata, mentre mia madre mi serviva una tazza di caffellatte fumante. Non avevo molta fame, e dovevo arrivare a scuola presto. Presi la scatola dei cereali e me ne versai un po’ nella tazza, appena un po’ di più della metà. Mio fratello e mia madre facevano colazione in silenzio, come sempre. E mio padre? Chi lo sa. Non avevo mai avuto una famiglia normale. Spesso, mio padre era assente per dei giorni. Per lavoro, diceva. Era il rappresentate di un'importante ditta di computer, e altre robe elettroniche. Ma io, io sapevo che non era così. Scossi nuovamente la testa, cercando di allontanare i cattivi pensieri. Mandai giù l'ultima cucchiaiata di cereali, e poi misi la tazza dentro il lavello.
"Be’, io vado di sopra e poi esco. Ci vediamo per pranzo." Dissi a mia madre, chinandomi su di lei per darle un bacio sulla guancia. Lei sorrise. Mio fratello non si sforzò di salutarmi, e io feci lo stesso. Ritornai velocemente di sopra. Mi lavai i denti, infilai le scarpe di ginnastica e una giacca, presi lo zaino e poi uscii, nell'aria fresca del mattino che mi pungeva la faccia. La giornata si rivelava tutt'altro che rosea, per me.

   
 
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