Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Variabile    25/03/2008    2 recensioni
Oliver è un ragazzo normale. Una sera, in auto con tre suoi amici perde il controllo della macchina e si schianta contro il cemento. Sopravvive solo lui. E la droga inizia a divenire una tentazione troppo forte per resisterle...
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
d Oliver si osservò nello specchio della stazione del treno.
Asciugò le lacrime con un fazzoletto che ormai era bagnato fradicio. Pettinò l fragia nera e i capelli spettinati, poi riprese a piangere senza alcun ritegno.
Aveva ucciso tre suoi amici.

-Il treno sul binario 8 per Newark è in partenza. I passeggeri sono pregati di sbrigarsi...- annunciò la voce metallica, mentre facevo le spalluccie. -Vaffanculo te e il treno!- urlai, la voce rotta dal pianto. Presi a pugni le pareti, mi sbucciai le mani e il sangue iniziò a colare a poche goccie. Con una manata spinsi la maniglia della porta del cesso della stazione. Nei bagni della stazione c'era qualcosa di rassicurante. Ed era strano trovare sicurezza in un eroinomane che si bucava nella toilette accanto, o della ragazzina che scriveva il suo amore con il pennarello indelebile sulle piastrelle già luride, in quella dopo ancora. Ma lì nessuno mi vedeva.
A Newark, invece, c'erano loro. Loro mi conoscevano, mi indicavano a dito. Odiavo la loro dannata compassione. Non volevo la loro pietà, volevo solo che tutto fosse come era prima. Ma non poteva essere tutto come prima. Non dopo l'incidente. Me ne sbatteva, dovevo tornare a casa.
Salii appena in tempo per sentire le porte chidersi dietro di me. Sospirai e barcollando andai a cercare un posto a sedere. Ne trovai uno accanto ad un uomo sulla cinquantina. Come mi vide, mise la ventiquattrore sul sedile per imperdire di farmi sedere. Feci un verso strano, una sorta di urlo rabbioso e silenziato dalle circostanze. Ma infondo potevo capirlo, povero manager pieno di dollari con a casa moglie ed amante. Povero, la sua vita da jetset doveva essere seriamente scoinvolta da un diciottenne completamente vestito di nero, i lunghi capelli tanto biondi da sembrare bianchi che cadevano sulle spalle. Gli occhi azzurri sfigurati da chili di trucco nero sbavato dal pianto e rigato sulle guancie. Di certo non ero una bella visione. Ma per la scena che gli feci, lasciò subito libero il posto e mi sedetti lasciandomi cadere. Sbuffai e ripresi a piangere.
Ormai fuori era buio, fatta eccezione per gli ultimi due raggi porpora all'orizzonte. Chiesi di morire, che finisse quell'inferno. Basta, vi prego! Sedatemi, dannazione! Fate che tutto non sia vero, e cancellate quella fottutissima notte.
Esatto, quella notte in cui avevo fatto un incidente in macchina ed avevo ucciso tre dei miei amici. Ian, Dennis e Matthew - tre vite cancellate da un ponte e l'auto che si era schianata. Un colpo secco, come un legno che si spezza contro il cemento. Poi niente. Buio totale, ma sentivo lo stomaco sottosopra, e le urla dei miei amici nelle orecchie, No, No, Oddio, No...Fermati Ollie... E poi l'ultimo colpo. Era andato ed uscito dal coma in una velocità a dir poco sorprendente e con solo le gambe fratturate. Anche Dennis era entrato in coma, ma non si era più risvegliato. Ian e Matthew - che erano gli unici ubriachi - erano morti sul colpo. Ripresi il fazzoletto fradicio per asciugare le lacrime e rimasi ad osservarlo tingersi di nero.
Quella era una notte limpida, ma non c'era la luna. La luca non ci fu mai più, nelle mie notti. Solo buio, lacrime.
Non era giusto, lo sapevo. Vivere così non era più possibile.
Edifici di cemento che sfrecciavano e insegne luminose che se ne sbattevano altamente del mio dolore. C'erano stelle, ma così lontane che non riuscivò più ad appurarmi che sistessero davvero. Emotivamente instabile - ecco cosa aveva detto di me lo psicologo quando due mesi dopo l'incidente i miei genitori avevano supplicato che mi facessi vedere. Fanculo allo psicologo.

Una volta giunto alla sua fermata scese senza molta cura degli altri passeggeri, ne urtò un paio prima di arrivare all'uscita.
Viveva in un condominio da solo, all'ultimo piano. I suoi genitori glielo avevano comprato quando si erano trasferiti e lui doveva ancora finire la scuola. Non conoscieva nessuno, ma osservava la vita delle altre persone dalle finestre di casa loro. Non aveva altro da fare che non impossessarsi della vita di altri, da quando aveva perso la sua. E allora sapeva che la signora che abitava a destra tradita il marito con un uomo più giovane. E il ragazzo dell'appartamento accanto aveva più di una fidanzata. Oppure che il marito della casa 21 picchiava la moglie e i figli. Che i coniugi Syker aspettavano un bambino, lui voleva fosse un maschio, lei una femmina. Che una ragazza di quindici anni che che viveva di fronte a lui, era rimasta incinta e non voleva abortire.
Ma prima di entrare nel palazzo, c'era una cosa che doveva fare. Voltò l'angolo e camminò per un buon pezzo di strada in un vicolo.
E c'era lui.

Mi ci avvicinai in silenzio. -Ce l'hai la roba?-. Sapevo che c'era un pusher lì. Ci andava ognitanto Ian.
Era sbagliato, ma forse con quella soluzione per un pò avrei evitato il problema dei miei fantasmi. Non mi ero mai drogato, niente di niente. Mai una canna, e nemmeno una sigaretta. Mi dide dell'LSD, su un fogliettino tipo cartone. Lo misi in tasca e pagai il prezzo prestabilito. Ne comprai anche un'altro, di fogliettino. Mi sarei fatto tirare sotto dalla droga, apposta.
Corsi su fino in casa e una volta sul divano tirai fuori la roba. Misi in bocca la prima dose. Per qualche decina di secondi non sentii nulla. Allora presi anche la seconda.
Si fece buio, gli occhi mi si chiudevano e gli arti che si muovevano da spasmi. Mi veniva da vomitare.
Non era bello come diceva Ian. Certo aveva posto fine ai miei problemi.
Faceva schifo, che fine di merda.
Fu il mio ultimo pensiero.


Oliver Stjll morì per overdose.
I suoi genitori piansero, ma poi la vita va avanti. La signora dell'appartamente a destra continuò a tradire il marito, il ragazzo che abitava accanto ad Ollie continuò ad aver più fidanzate, e quello della casa numero 21 continuò a picchiare la moglie ed i figli. La quindicenne partorì e i suo padre picchiò il fidanzato facendolo andare all'ospedale.

L'unico a perdere veramente fu lui.
Se avesse continuato a vivere, avrebbe certamente sofferto. Ma non erano morti per colpa sua, in fondo al suo cuore lo sapeva. Era la paura di vivere. Di ricominciare da capo, fu quella che lo uccise.





__________________________________________________________________________________________________________________________________


Ho scritto questa fanfiction di getto. Un mio amico si droga, per quello. Per dire al mondo che fa male, dannazione. Non avete idea di cosa voglia dire vedergli le occhiaie tute la mattine. E piangere la sera perchè non si può redimere da questa fine che ha scritto alla sau vita.
E' una storia, un'assaggio di vita vera. Oliver ha perso.
E' una storia per tutti quei ragazzi che hanno il dubbio su cosa fare, non prendete la strada di Oliver, di Ian. Forse i vostri amici vi prenderanno in giro, forse nons arete i fighi della scuola, ma sarete i veri vincitori.

___________________________________________________________________________________________________________________________________


Spero vi abbia trasmesso qualche emozione.
Variabile.

(recensite numerosi)
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Variabile