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Autore: MyOphelia    24/09/2013    2 recensioni
Sentivo la vita scorrermi nelle vene, i pensieri fluire leggeri e sereni nella mia testa e la pace invadermi il petto inebriandomi. Fu allora che la vidi arrivare in tutto il suo splendore, la donna che amavo.
Undertaker x Claudia P.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Undertaker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era un soleggiato giorno primaverile dal cielo terso e la leggera brezza mi sfiorava dolcemente il viso facendo ondeggiare i miei lunghi capelli argentati, sembrava quasi un’eterea carezza profumata di rose e margherite. I rinnovati colori mi ferivano gli occhi ancora atrofizzati dal grigiore dell’inverno. Mi fermai un momento ad osservarne la lucentezza e la vitalità. Il prato verde smeraldo si estendeva ai lati di un ruscello senza che il mio occhio potesse coglierne l’immensità. Sentivo la vita scorrermi nelle vene, i pensieri fluire leggeri e sereni nella mia testa e la pace invadermi il petto inebriandomi. Fu allora che la vidi arrivare in tutto il suo splendore, la donna che amavo camminava elegantemente sulla distesa d’erba con passi veloci ma aggraziati. I suoi lunghissimi capelli d’ossidiana si muovevano sotto il dolce tocco del vento accarezzando la sua minuta figura nivea che contrastava con il colore d’onice dei suoi capelli. Man mano che si avvicinava potevo notare i fini tratti del suo viso e i suoi profondi occhi cerulei che mi scrutavano con dolcezza e desiderio. Quel giorno portava un vestito dello stesso colore che perfettamente si intonava alle sue iridi azzurre. L’abito d’alta fattura svolazzava morbido scoprendole appena le gambe lisce e bianche come neve. Appena fu abbastanza vicina mi gettò le braccia al collo posandomi un leggero bacio sulle labbra che subito ricambiai intensamente. Quella era la donna che amavo alla follia, la donna che desideravo avere al mio fianco per l’eternità un’eternità che però non durò a lungo.
La primavera passò in fretta fra baci e carezze per lasciar posto poi ad una veloce estate e lasciar spazio al freddo inverno. Lei ed io eravamo abituati ad incontrarci ogni giorno in quel prato ma da un giorno all’altro lei mancò all’appuntamento. La aspettai a lungo ma invano e così i giorni seguenti, nulla. La cercai ovunque ma sembrava sparita nel nulla. La mia disperazione non tardò a mostrarsi la piangevo tutti i giorni e tutti i giorni tornavo al luogo dei nostri precedenti incontri finché un giorno mentre ero perso nei miei tristi pensieri non vidi all’orizzonte una figura scura e rumorosa che si avvicinava cantando. Il mio orecchio si tese a cogliere le parole della nenia che andava cantando mentre goffamente si avvicinava. E più l’oscura dama avanzava più sentivo il mio petto appesantirsi nell’udire quella che ormai avevo intuito era una marcia funebre: “Perché vivere una vita tinta d’angoscia, tristezza e castigo? Perché sognare un sogno dipinto da problemi e dolore? Perché perdere tempo con l’ennesima triste poesie da cantare?”. La soave voce della ragazza stonava alquanto con i versi da lei pronunciati. La mia serenità fu definitivamente distrutta quando ella fu abbastanza vicina da permettermi di riconoscerla. Il mio amore stava lì davanti a me fasciata da un nero abito. Feci per abbracciarla ma lei mi scansò irritata e a quel punto alzò del tutto il viso, quasi disturbata da quell’interruzione. Alla vista dello stesso il mio cuore perse un battito, e lei rise, rise molto alla vista di quella che presumo fosse la mia espressione annichilita; una risata strana, cupa, forzata.
“Buongiorno, Sir”
La guardai di nuovo in viso e subito ne notai i tratti sciupati, gli occhi vitrei e l’ovale magro e pallido.
-Chi ha osato deturpare questo fiore nella primavera dei suoi anni?- le chiesi con voce rotta dal pianto.
-La vita mi ha uccisa, Sir-
-La vita non può ucciderti, la morte uccide. La vita in quanto tale non può donare altro che vita!- cercai invano di convincere il suo animo ferito.
-E’ qui che ti sbagli amore mio, è la morte che dona la vita, la vita non può portare altro che morte. Per questo è la morte che mi salverà, è la morte che mi dona speranza e forza, la vita, l’inutile e sopravvalutata vita non ha fatto altro che ferirmi.. Guardami! Sono solo un opaco ricordo di ciò che ero un tempo. Anche io una volta ho amato la vita, lo ricordo quasi fosse ora, l’ho amata con ardore, mi sono data alla vita, le ho donato tutta m,e stessa, mi sono fidata di lei! Ma quando mi sono abbandonata fra le sue braccia lei non mi ha afferrata. Mi ha lasciato cadere, capisci? Io mi fidavo ciecamente e lei mi ha tradita! Illusa e poi tradita! Ed è in quel momento che ho aperto gli occhi amore mio. Ed è in quel momento che ho aperto gli occhi per la prima volta: la vita è la morte e la morte è la nuova vita!
Non disperarti per me , io non sono ancora io perché sono in vita! Ma quando morirò allora sì vivrò e sarò me stessa.-
La mia adorata stava delirando e io sempre più sconfortato ne piangevo i resti.
-Quello che vedi ora non è altro che una maschera, ciò che vedi è solo la mia prigione, ma io ora ho la chiave. Nulla mi impedirà più di ricongiungermi con me stessa perché io ho aperto l’anima alla verità, comprendi amore?-
Rimasi annichilito e non seppi cosa rispondere.
-No, non comprendi perché la tua mente è ancora chiusa a chiave dai dogmi e dalla ragione. Dovrai soffrire ancora molto nella tua cella prima di capire.. Mi dispiace, ma ora devo andare.-
Detto questo non mi lasciò possibilità di replica e se ne andò cantando la marcia funebre.
Due giorni dopo appresi della sua morte, si era impiccata ad un albero del giardino.
Non dimenticherò mai quella donna, il mio grande amore. Ancora oggi, a distanza di secoli, vado sulla sua tomba a portarle delle rose bianche pure e candide come lo era stata la mia amata Claudia P.
 
 
(La canzone presente nel testo è una traduzione di Tha Art Of Suicide di Emilie Autumn)
  
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