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Autore: teambullshitmj    24/09/2013    0 recensioni
Può un ragazzo sposato innamorarsi di nuovo?
[...] -Vieni, vieni, ti faccio conoscere Austin!- disse Grace correndo verso la cucina. -Chi è Aus...?- -Ciao!-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Alex non amava Lindsey. Non l'ha mai amata. Non l'amava quando le ha chiesto di andare al ballo insieme, in quinto. Non l'amava quando le ha chiesto di sposarlo. Non l'amava quando l'ha guardata negli occhi dicendo: "Lo voglio". Non l'amava, quando le ha tenuto stretta la mano, sul lettino dell'ospedale. Non l'amava, quando le posava leggeri baci sulle labbra prima che uscisse per andare a lavoro. Non l'amava quando facevano quello che lei chiamava 'amore', quando cercavano di non svegliare Grace. Non l'amava, quando le diceva: "Ti amo". Le voleva bene, certo, ma non l'amava. Lo sapeva, inconsciamente, da sempre, ma faceva finta di non accorgersene.
Ma dopo quasi tre anni di matrimonio, aveva smesso di fingere. Aveva smesso di mentire. Di mentire a se stesso. Passava le giornate in casa, chiuso in quell'appartamento che odorava di cannella, che sapeva di tutto, fuorché di lui. Era stato licenziato da poco, ma non gli dispiaceva restare steso sul divano a leggere un buon libro. È così che ha cominciato a pensare. Avrebbe voluto studiare, andare all'università, laurearsi, trovarsi un vero lavoro. Ma lei gli aveva chiuso tutte le porte. Lo aveva rinchiuso in quella vita non sua.
E Alex moriva dentro ogni mattina. Ma non lo dava a vedere. Sorrideva sempre. Poi lei se ne andava, senza tornare prima delle quattro. E Alex poteva smettere di fingere. Poteva smettere di fingere di essere quello che non era. Ma non la voleva lasciare. Non voleva che sua figlia soffrisse. Grace... lei era tutto per lui. Era la sua vita. Non avrebbe potuto vivere senza lei. Era l'unica cosa che lo teneva ancora legato a Lindsay.
Ma le avrebbe parlato. Era questo che pensava tornando a casa, quella sera. Nella piccola auto, tornando dal supermercato. Era deciso a parlarle, a spigarle tutto. Parcheggiò l'auto e aprì velocemente il cancello. Si era preparato anche un discorso. Le avrebbe parlato dopo cena, a letto. Era più deciso che mai, quando aprì la porta. Grace arrivò saltellando davanti alla porta.
-Papino!- gridò saltandogli in braccio. -Ciao principessa!- rispose lui, baciandole la testa. La bambina saltò giù dalle braccia di Alex, e lo prese lo prende per mano.
-Vieni, vieni, ti faccio conoscere Austin!- disse correndo verso la cucina. -Chi è Aus...?-
-Ciao!- seduto su una sedia c'era un ragazzo, davanti ad una tazza di te. Aveva un sorriso bellissimo. Sembrava di poco più grande di lui, con i capelli corti e piastrati sulla fronte. Aveva un orecchino, una pietra blu. Blu come i suoi occhi. Degli occhi che lasciarono Alex senza fiato.
-Ciao, amore!- lo salutò Lindsay, alzandosi dal tavolo per dargli un bacio leggero sulle labbra.
-Lui è Austin, il nuovo vicino di casa. Austin, lui è mio marito Alex.- Austin sorrideva. -Molto piacere.- era un ragazzo davvero bellissimo. Rimase da loro anche a cena. Non aveva smesso un attimo di sorridere, nuocendo gravemente alla salute di Alex. Ogni tanto rimaneva incantato a guardarlo negli occhi. Ogni sorriso, ogni sguardo era un colpo al cuore, un battito che perdeva. Non riusciva a capire come faceva quel ragazzo conosciuto da così poco a stregarlo con ogni suo respiro.
Ma la cena finì troppo in fretta. E quella notte, nel letto, Alex non smise un attimo di pensare agli occhi del ragazzo, dimenticando persino di parlare a Lindsay. E la notte lo sognò, sognò quel suo sorriso che in poco tempo gli aveva rubato il cuore.
 
Il mattino dopo Alex si risvegliò un po' intontito. Controllando l'orologio si accorse che aveva dormito per quasi dodici ore. Si alzò e si cambiò in fretta. La casa era già deserta e silenziosa. Fece colazione in fretta e si diresse al computer, controllò velocemente la posta elettronica, e tornò in cucina. Aveva voglia di qualcosa di dolce tipo... biscotti.
Grace li adorava, e anche lui. Cercò la ricetta nell'enorme ricettario di Lindsay, e quando l'ebbe trovata, sistemò il libro i arrampicò su uno sgabello per prendere la farina che per poco non gli si ruppe addosso. La pesò e poi prese lo zucchero. Pesò anche quello, ma era davvero troppo poco per preparare i biscotti e lui non aveva la minima voglia di uscire a comprarlo. Perciò s’infilò il primo pantalone che trovò e uscì sul pianerottolo del terzo piano su cui abitava. Bussò alla porta di fronte alla sua, ma non ebbe alcuna risposta. Si spostò verso l'ultima porta del suo pianerottolo, quella nella quale abitava Austin. Suona il campanello, che gli rispose con un suono stridulo. Alex non sapeva cosa sperare. Voleva rivederlo, voleva davvero rivederlo. Ma dall’altra parte non voleva. Non voleva rivedere quel sorriso perfetto che probabilmente non avrebbe mai dimenticato. Non voleva rivederlo, perché aveva paura, paura di amarlo.
Aspettò davanti alla porta per qualche secondo ma... nessuna risposta. Suonò di nuovo, ma ancora nessuno aprì la porta. Alex perciò si arrese all'idea di dover scendere nel freddo inverno londinese. Mentre si avviava verso la porta di casa, sentì la porta alla quale aveva bussato aprirsi.
Il suo cuore smise di battere per un attimo. Si girò di scatto. Dalla porta leggermente aperta sbucava la testa di un ragazzo.
Aveva i capelli biondi, anche se non sembravano naturali. Gli occhi azzurri come il mare e il viso rosso. Aveva le occhiaie violacee ed era a petto nudo. Alex si avvicinò a lui, un po' stupefatto.
-Ehi, ti ho svegliato?- chiese, cercando di capire chi fosse il ragazzo.
-No, tranquillo.- disse quello, tentando un sorriso, che piuttosto sembrava una smorfia. -È successo qualcosa?-
-No, ho solo finito lo zucchero e mi chiedevo se potevate prestarmene un po'.- rispose Alex, passandosi una mano tra i capelli.
-Certo! Te lo vado a prendere, aspetta un attimo.- disse il ragazzo, questa volta con un sorriso più convinto. Aspettando il ritorno del ragazzo, Alex diede un’occhiata all'interno della casa. Davanti a lui c'era un grande salone dalle pareti chiare, con al centro due grandi divani di pelle color panna. In fondo c'era una porta chiusa che probabilmente conduceva alla zona notte. Dalla parte opposta c'era la cucina, poiché il biondino si era diretto da quella parte. Alex sentì del frastuono provenire dalla cucina. Dopo poco, il ragazzo tornò con un pacco di zucchero in mano e il viso più rosso di prima.
-Ecco a te.- sorrise leggermente. Alex mormorò un grazie e si diresse verso la porta di casa.
'Chi diamine è quel ragazzo?' Si chiese, chiudendo la porta dietro di se. Entrò in cucina, ancora leggermente sconvolto. Preparò in fretta i biscotti e li infornò.
-Cuocere per quindici minuti a 180 gradi...- lesse Alex ad alta voce. 'Bene...' pensò e si diresse verso il grande televisore del salone. Fece zapping per un po', svogliatamente, finendo quasi per appisolarsi.
Fu svegliato dal suono squillante del timer. Si alzò senza particolare fretta e si diresse in cucina per sfornare i biscotti. Li appoggiò sui fornelli e ne afferrò uno ancora bollente ma non ci fece caso e lo mise in bocca, scottandosi la lingua.
Guardò il piano ancora sporco. 'Lo zucchero!' Pensò, guardando il pacco rosso. Lo prese, s’infilò tutto il resto del biscotto in bocca e uscì dalla porta. Suonò al campanello e questa volta la porta si aprì quasi subito.
-Ehi, Alex!- Austin. Alex perse le parole. Lui era lì davanti. Il suo sorriso fu una stoccata in pieno petto per Alex. Indossava una canotta bianca e dei pantaloncini, nonostante il freddo gelido.
-C-ciao!- balbettò Alex. -Ti ho riportato lo zucchero...- tentò di sorridere, ma gli fu difficilissimo. Austin fece una smorfia.
-Lo zucchero?- chiese. -Si... me l'ha dato...?-
-Jason!- sorrise Austin, concludendo la frase del ragazzo di fronte a lui. Alex sorrise e gli porse il pacco.
-Grazie!- disse. Austin lo prese. -Di nulla!- gli rispose facendogli l'occhiolino. Fece per chiudere la porta, ma Alex parlò: -Scusa se sono indiscreto, ma chi era quel ragazzo?- disse incerto.
-Jason?- rispose. -È il mio coinquilino!- sorrise, riaprendo la porta.
-Coinquilino? Non mi hai detto di avere un coinquilino!- esclamò il ragazzo, stupito. –
Non me l'hai chiesto.- disse schietto Austin. Alex gli sorrise. -Giusto. Allora... grazie di nuovo... per lo zucchero.-
-Che vuoi che sia... Ci vediamo!- sorrise anche lui e chiuse la porta, ma non fece in tempo ad allontanarsi che il campanello suonò di nuovo. Aprì la porta e vide Alex che si stringeva una mano nell'altra. Non riuscì nemmeno a pronunciare una parola, che il ragazzo gli si fiondò addosso, baciandolo.
Premette le labbra sulle sue con tale violenza che Austin perse l'equilibrio, cadendo a terra. Il ragazzo però non smise di baciarlo. Anche Austin non si tirò indietro e continuò a baciarlo, muovendo le mani dietro la sua schiena. Quel semplice bacio divenne sempre meno casto e Austin sfilò la maglietta al ragazzo sopra di lui. Alex, aveva smesso di pensare. Non pensava a Lindsay, a Grace, non pensava a niente. Austin sopra era sopra di lui e gli stava baciando il collo e il petto lasciandovi segni violacei.
-Aspetta, aspetta.- gli sussurrò all'orecchio. Spinse con un piede la porta per chiuderla e si alzò, prendendo in braccio Alex e buttandolo sul divano. Gli sorrise e lo baciò di nuovo, senza regole. Il ragazzo gli sfilò la maglietta e la buttò sul pavimento. Il divano era davvero troppo piccolo per loro due ma gli andava bene comunque. In quel momento a nessuno dei due importava dove e quando. Austin tolse i pantaloni ad Alex, continuando a baciarlo. In fretta volarono via anche i pantaloni del più grande, così come i loro boxer. Alex si sentì così piccolo e impotente nei confronti dell’altro. Non smise un attimo di guardarlo negli occhi, nemmeno quando si alzò dal suo corpo per sedersi sul divano.
Alex si sedette sulle sue gambe, baciandolo con gli occhi aperti, per guardarlo. Austin lo fece suo piano, senza fretta, godendosi ogni attimo. Alex, invece, soffriva. Non aveva mai provato un dolore così forte, si sentiva morire. Ma non gli importava, il dolore non era nulla in confronto all'amore che provava per il ragazzo.
-Scusa, scusa..- mormorava Austin al suo orecchio, baciando ogni sua lacrima. Piano il dolore diventò piacere, che travolse entrambi come vento. Non c'era nient'altro oltre a loro. Non c'era nulla di più importante delle loro labbra unite, così come loro, uniti. Vennero insieme, guardandosi negli occhi. Alex non aveva mai amato nessuno come quel ragazzo appena conosciuto, quel ragazzo che abbracciava, ancora unito a lui. Un amore più forte di tutto.
-Ti amo.- Glielo ripeté una, dieci, cento, mille volte. Glielo impresse nella mente. Austin lo baciò piano. Un bacio diverso da tutti quelli che si erano scambiati, un bacio che significava tanto.
-Domani avrai di nuovo bisogno dello zucchero?- chiese Austin, sorridendo.
-No,- rispose Alex, ricambiando il sorriso, -domani avrò di nuovo bisogno di te.-

 
  
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