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Autore: M i n d    25/03/2008    10 recensioni
Hermione Granger è figlia di un uomo molto ricco e importante. Ha tutto quello che desidera, tutti i ragazzi che vuole, molte amiche...la sua vita è semplicemente perfetta. Finché un giorno, non arriva qualcuno che le fa aprire gli occhi...
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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The Girl of Three Days

Capitolo 1: Nuovo anno, nuovi incontri

"Signorina…"

"Mm…?"

"Signorina Granger…si svegli, sono le sette e mezza…" la voce di Tina, la cameriera, le giungeva lontanissima.

Aprì lentamente gli occhi.

"Grazie Tina, adesso mi alzo..." farfugliò assonnata, mettendosi seduta.

"Oggi inizia il suo quarto anno al Liceo, è agitata?" le domandò mettendole in ordine la scrivania.

"Per niente, è sempre la solita storia..."

"Non è detto…magari ci sarà qualche nuovo insegnante o compagno…"

"Può darsi" si alzò dal letto.

"Ci pensa lei ai suoi vestiti?"

"Come al solito, grazie Tina!" sorrise Hermione mentre la cameriera usciva.

Andò a farsi una doccia, dopodichè tornò nella sua stanza ed aprì uno dei due armadi: indossò una mini gonna di jeans, un top nero, abbastanza corto da lasciar intravedere la pancia e stivali neri di pelle. Sì arricciò un po’ i capelli legandoli con un fermaglio e infine si truccò. Prese il suo zaino e scese per la colazione. I suoi genitori erano già là. Suo padre leggeva il giornale e sua madre sorseggiava il suo the.

"Quando inizierai a vestirti più decentemente?" le domandò, senza distogliere lo sguardo dal quotidiano.

"Io sono vestita decentemente!" ribatté lei. Suo padre odiava il suo modo di vestire, lo trovava indecoroso per la figlia di un uomo importante come lui.

"Tutta colpa delle tue stupide amiche, com’è che si chiamano?" si rivolse alla moglie.

"Luna, Ginny e Lavanda" rispose l’interpellata, intingendo un biscotto nel the.

"Ah sì, è da quando le frequenti che sei diventata così…"

"Sono cinque anni che le frequento e tu non ti ricordi nemmeno i loro nomi?!" era indignata.

"Ho di meglio da fare che ricordare i nomi delle tue amiche..."

Hermione sospirò e si sedette, era una battaglia persa e lo sapeva. Quando arrivò la colazione, mangiarono in silenzio. Una volta terminata, la ragazza li salutò sbrigativamente ed uscì da quella casa.

Ginny, Luna e Lavanda sarebbero passate a prenderla con l’auto della Weasley dopo pochi minuti. Fortunatamente arrivarono in orario. Non appena la videro, suonarono il clacson.

"Ehi Granger! Tutto bene?" le urlò l’amica, dalla sua decappottabile rossa.

"Benissimo, grazie!" rispose, correndo verso di loro e saltando sul sedile anteriore, accanto a Ginny.

"Ciao Luna! Ciao Lav!"

"Ciao Herm!" le ragazze avevano più o meno il suo stesso abbigliamento, ma la gonna di Ginny era molto più corta rispetto a quelle delle amiche:"Ho la sensazione che sarà un anno fantastico, ragazze!" esclamò.

"Uh, uh…quando comincia così, vuol dire che è determinata!" rise Lavanda.

"Vincerò io quest’anno! Riuscirò ad avere più ragazzi di te e ti batterò Herm!" continuò. Hermione le lanciò un sorriso di sfida.

"Lo vedremo!" nessuno l’aveva mai battuta, era sempre riuscita ad avere più ragazzi lei di tutte le sue amiche già dalla seconda media.

"Caro vecchio Liceo, stiamo arrivando!" e detto questo partirono a tutta velocità.

***

Arrivarono al Liceo un quarto d’ora prima delle nove, il cortile era già colmo di studenti e studentesse dai tredici ai diciannove anni. Ginny posteggiò la macchina nell’apposito parcheggio, una volta che il veicolo fu spento, scesero tutte e si diressero all’interno del cortile.

"Vedete qualche ragazzo nuovo?" domandò Lavanda, guardandosi intorno.

"No"

Dopo qualche passo, Ginny si fermò di botto, rischiando di far cadere Luna.

"Mi sa che Ginny ha visto qualcuno che le piace…" commentò Hermione. Tutte si voltarono nella direzione in cui l’amica stava guardando e videro un ragazzo piuttosto alto, con occhi castano scuro e capelli neri, ricci.

"Dean Thomas?!" esclamò schifata, Luna.

"Ah, ci sono stata l’anno scorso…simpatico, ma non bacia molto bene…" ricordò la castana.

"Chi se ne importa! Lo aggiungo alla mia lista! Faremo i conti a fine anno Granger! A ricreazione gli passerò accanto…per caso, ovviamente…" architettò.

"Ottimo piano!" disse Lavanda. Appena oltrepassato il cancello, tutti si fecero da parte, sì creò un specie di lungo corridoio che permise alle quattro passare; i ragazzi si voltarono verso di loro e le guardavano a bocca aperta. Hermione era consapevole che la maggior parte di quegli sguardi incantati era diretta a lei, c’era abituata ormai.

Ad un certo punto, passarono accanto ad un ragazzo e una ragazza che evidentemente stavano litigando.

"Quante volte ti ho detto di non fissarla, Lucas?! Tu sei il mio ragazzo!" piagnucolava lei, mentre lui non riusciva a levare gli occhi di dosso a Hermione.

Si fermarono davanti alla porta d’ingresso e presero a chiacchierare fra loro finché la campanella suonò. Tutti entrarono e si diressero alle loro aule. Per Hermione non fu una sorpresa rivedere i suoi compagni di classe; con molti ragazzi, anche con chi era già impegnato, aveva intrecciato una breve relazione durante l’estate. Non era certo stata lei a volerlo, ma loro. Naturalmente poi, l’avevano pregata di non dire nulla a nessuno e lei così aveva fatto. Alcuni di quei ragazzi, quando entrarono e la videro le lanciarono delle occhiatine allusive, lei ricambiò con un sorriso; con alcuni non ricordava nemmeno di esserci mai stata. Hermione, a differenza delle sue amiche, non doveva farsi notare, perché erano i ragazzi ad andare da lei chiedendole di uscire. Agli loro occhi, lei apparteneva a quella categoria di ragazze definite "facili", che stavano con tutti ma non si legavano mai veramente a nessuno e in un certo senso era proprio così.

In quel momento entrarono alcune delle cheerleaders della scuola che, non appena si accorsero della presenza di Hermione, si misero a urlare e corsero da lei.

"Hermione!" esclamò una.

"Come stai?"

"Fatto nuove conquiste?"

"Questa gonna ti sta benissimo!" parlavano a raffica, tutte insieme. Hermione rispondeva con dei sorrisi, non riusciva a capire un accidenti di quello che dicevano. Il professore di letteratura, Remus Lupin, entrò proprio in quel momento e tutti, cheerleaders comprese, si sedettero ai propri posti.

"Buongiorno ragazzi e buon inizio anno scolastico! Sono felice di annunciarvi che quest’anno avrete un nuovo compagno di classe…vieni avanti!" disse in direzione della porta. Entrò un ragazzo moro, con gli occhi verdi e degli occhiali rotondi, non molto alto.

"Lui è Harry James Potter…dategli il benvenuto!"

"Ciao Harry!" esclamarono in coro gli studenti.

"Harry, vuoi dire qualcosa ai nuovi compagni?" domandò gentilmente il professore.

"Ehm…grazie a tutti del benvenuto…spero di passare un buon anno in vostra compagnia…" non sembrava molto convinto.

"Bene, per il momento puoi sederti accanto alla Signorina Granger…" Hermione si volse, accorgendosi con orrore che il posto accanto a lei era vuoto. Il nuovo arrivato giunse nei penultimi banchi della fila centrale e posò lo zaino.

"Ciao" salutò senza entusiasmo, mentre si sedeva.

"Ciao" rispose, volgendo lo sguardo altrove.

Poco dopo lo sentì cercare qualcosa nella borsa, lo vide estrarre un alto blocco e una penna e mettersi a prendere appunti. Un quarto d’ora dopo, bussarono alla porta e il professore uscì. Tutta la classe iniziò a chiacchierare, Harry smise di scrivere solo dopo qualche minuto. Si voltò a guardarla.

"Tu non prendi appunti?"

"Qualche volta…" rispose sbrigativa.

"Oh, scusami, non mi sono presentato…sono Harry…Harry Potter…"

"Hermione Granger…"

"Granger? Sei la figlia di Edward Granger?" lei rimase molto sorpresa, nessuno le aveva mai posto una domanda simile prima d’allora.

"Sì…"

"Ho letto di lui sul giornale una volta…non credevo che avesse una figlia…"

"Invece ce l’ha…" confermò, in tono piatto.

Nessuno dei due parlò più, lui ritornò ai suoi appunti. Il professore rientrò.

Poco dopo, Hermione sentì qualcuno dietro di lei darle dei colpetti sulla spalla, si voltò: vide Luna spalmarsi dello smalto rosa sulle unghie, mentre Ginny le sorrideva e Lavanda, seduta all’ultimo banco della fila laterale alla loro destra, rideva, tenendosi una mano premuta sulla bocca.

"E’ lui il prossimo?" domandò la rossa con un sorrisino. Lei ricambiò con uno sguardo disgustato.

"Neanche per idea!" non si rese conto di aver urlato. Tutti si voltarono verso di lei, professore compreso, Ginny con estrema rapidità, finse di stare annotando qualcosa.

"A cosa si riferiva con quella frase Signorina Granger?" domandò il professore, serio.

"Ehm…riflettevo su..." lanciò un’occhiata alla lavagna:"…sul fatto che…la letteratura non è noiosa come mi avevano detto una volta…infatti…molti poeti sono…interessanti!" aveva improvvisato, sperò di essere risultata credibile.

"Sono felice che lei sia giunta a questa conclusione, tuttavia avrebbe potuto commentare a lezione terminata…"

"Mi scusi professore, non succederà più…" farfugliò, imbarazzata.

"Molto bene. Continuiamo la lezione!" e riprese a spiegare.

La ragazza lanciò un’occhiataccia a Ginny che si limitò a rispondere con un mezzo sorriso di scusa.

***

La mattinata passò velocemente. Era arrivata l’ora della pausa pranzo. Harry prese una bistecca, del puré e una mela. Si sedette ad un tavolo vuoto, da solo. Tutti lo guardavano come se fosse una cosa disgustosa, gli dava molto fastidio, ma sapeva di essere in una scuola frequentata solo da studenti ricchi, quindi era normale che lo trattassero così. Prese a mangiare in silenzio e si guardò intorno, vide la sua vicina di banco seduta ad un tavolo in fondo alla sala, chiacchierava con alcune delle cheerleaders che si erano sedute al tavolo con lei e le sue amiche. Era una viziata, si vedeva lontano un miglio; inoltre era antipatica. Le sue amiche erano uguali, tutte abituate ad avere quello che volevano. Lui odiava quel genere di persone. Nella sua famiglia erano in sette: c’erano lui, che era il maggiore, sua sorella Jessica di dodici anni, suo fratello Josh di nove e i gemelli David e Sarah di cinque anni, infine suo padre e sua madre, James e Lily Potter. Dal momento che i genitori lavoravano entrambi tutto il giorno per garantire ai figli e a loro stessi ciò di cui avevano bisogno, Harry doveva prendersi cura di fratelli e sorelle, a volte tutto ciò risultava difficile, ma non l’aveva detto ai suoi, per non farli preoccupare, avevano già abbastanza pensieri. Sapeva che se avesse parlato avrebbero cercato una baby-sitter, ma sapeva anche che le sue sorelle e i suoi fratelli non erano disposti ad accettarne una, lui compreso; ci teneva a dimostrare di sapersela cavare da solo. Inoltre, quale baby-sitter si sarebbe voluta occupare per intere giornate di quattro bambini che non erano esattamente degli angioletti?

"Scusa…" alzò lo sguardo per vedere chi l’avesse chiamato:"…posso sedermi qui? Tutti gli altri tavoli sono occupati…"

"Oh, certo! Accomodati pure!" disse, spostando i libri. Il ragazzo si sedette.

"Grazie…" gli tese la mano:"…Cedric Diggory!"

"Harry Potter…" gliela strinse.

"Piacere di conoscerti Harry, sei nuovo?"

"Sì" iniziarono a man giare.

"Come ti sembra la nostra scuola?" domandò, dopo un po’.

"Beh…è…enorme…"

"L’ho pensato anch’io la prima volta che ci sono entrato…col tempo ti ci abitui…" lo rassicurò. Parlarono un po’ del più e del meno. Lo sguardo di Harry ricadde in direzione del tavolo dov’erano sedute la ragazzina snob e le sue amiche, gli venne spontanea una domanda:"Conosci Hermione Granger?". Lui rise.

"Tutti qui conoscono Hermione Granger" rispose.

"Davvero?" domandò, sorpreso.

"E’ la ragazza più popolare e desiderata della scuola…i ragazzi impazziscono per lei…perché me lo chiedi?"

"E’ la mia vicina di banco…" rispose.

"Sei stato fortunato, chiunque avrebbe ucciso per il posto accanto a lei…"

"Ci sono capitato per caso…"

"Comunque, se vuoi uscirci insieme, temo dovrai metterti in fila…"

"Oh…no, no! Non ci tengo proprio!"

"Non dirmi che non ti fa alcun effetto?"

"Proprio nessuno!"

"Incredibile! Per me è lo stesso! Non credevo di poter trovare qualcun altro che non rimanesse incantato da quella!"

"L’hai trovato!" esclamò lui. Stavano finendo di pranzare, Cedric gli stava raccontando di lui.

"Ho una sorella, si chiama Laila ed ha un anno meno di me…la tua età…studia qui anche lei, te la presenterò un giorno. Mia madre è una biologa marina, mio padre è uno scienziato…"

"Wow!" esclamò il moro, colpito.

"I tuoi di che si occupano?"

"Mia madre lavora in un supermarket come commessa e mio padre fa l’inserviente in un fast-food" disse, rendendosi conto solo in quel momento di quanto sembrassero insignificanti quei lavori, se confrontati a quelli dei genitori di Cedric.

"Interessante" commentò il ragazzo:"Tuo padre sarà a contatto con mille persone ogni giorno…"

"Anche di più…"

"Mia madre è di origine Americana, ha studiato in una scuola privata e ad Harvard, è lì che ha incontrato mio padre…"

"I tuoi genitori hanno studiato ad Harvard?! Che fortuna!"

"Sì, mio padre si era trasferito in America per frequentare quella prestigiosa università…entrambi sarebbero felici se io e Laila ci laureassimo lì, ma…io non so se vorrò frequentare quell’Università, insomma…ricevono moltissime domande e vengono accettati solo una minima parte degli studenti che chiedono di entrarvi. A me invece piacerebbe studiare qui…tu dove pensi che studierai una volta diplomato?"

"Beh…ancora non lo so…insomma, frequento il penultimo anno e in un anno ne possono cambiare molte di cose…"


"Oh scusami! Il fatto è che io, finito quest’anno mi diplomerò e devo già pensarci…"

"Ti capisco…"

"Ohoh!" esclamò Cedric dopo qualche minuto, guardando davanti a sé con un sorrisino.

"Cosa?" domandò Harry, non capendo.

"Sta a guardare…" gli indicò con il capo il tavolo dove sedevano le ragazze.

Harry notò che si era avvicinato un ragazzo, biondo, occhi azzurri, stava parlando con la Granger, tutti si erano voltati e guardavano loro.

"Vedrai che adesso le chiede di uscire…" sussurrò Cedric, divertito.

***

Stavano chiacchierando tranquillamente quando quel bellissimo ragazzo si era avvicinato a loro.

"Ciao!" aveva detto a Hermione.

"Ciao"

"Brian O’Connor" si presentò.

"Piacere di conoscerti Brian!" sorrise Hermione.

"Senti…per caso ti va di…uscire insieme oggi pomeriggio?"

"D’accordo!"

"Perfetto! Allora, alle tre al parchetto, okay?"

"Okay!"

"Adesso devo andare…ciao!"

"Ciao!" lo videro risedersi ad un tavolo poco più in là, mentre i suoi amici gli davano pacche sulle spalle ed esultavano.

"Dunque…" Luna guardò l’orologio:"…sono esattamente le dodici e venticinque minuti, siamo a scuola da poco più di tre ore ed Hermione si è già procurata un ragazzo…come speri di poter vincere se non ne hai ancora trovato uno?" domandò a Ginny.

A quel punto lei si alzò, sbattendo le mani sul tavolo con rabbia.

"Ora vedrete!" esclamò.

Si avvicinò al tavolo dove sedeva Dean e cominciò a fare conoscenza.

"Quando pensate ci metterà?"

"Almeno un’ora…" rispose la castana.

Risero.

"Herm, sei la migliore!" esclamò Lavanda.

***

La campanella che segnava la fine delle lezioni del giorno suonò. Harry incontrò Cedric nei corridoi e i due presero a parlare.

"Patetico…" commentò Harry, ripensando a quello che era successo a pranzo.

"No, doppiamente patetico e anche stupido!"

"Una ragazza non dovrebbe accettare di uscire con un ragazzo che nemmeno conosce e lui non avrebbe dovuto nemmeno chiederglielo!"

"Non darci troppa importanza…succede ogni volta così, è un po’ strano quando sei nuovo ma poi diventa normale. Dammi retta Harry, quella è destinata ad avere tutti i ragazzi che vuole, lei stessa non desidera un legame vero…non preoccuparti troppo, quella la vita se l’è già rovinata abbastanza…finirà a lavorare in strada per mantenersi, poi rimarrà incinta da non si sa chi, è sempre la stessa storia…"

"Ma potrebbe non esserlo, viene da un’ottima famiglia…"

"Il padre non le darà neanche un soldo fino a che non morirà, Harry…"

"Sul serio?"

"Certamente. Finché lui non muore, lei non può toccare i soldi lasciatele in eredità…"

Arrivarono ai cancelli della scuola in poco tempo.

"Cos’hai da fare adesso?" gli domandò l’amico.

"Devo andare a prendere le mie sorelle e i miei fratelli a scuola, poi vado a casa a studiare…"

"Ah, peccato. Esco con un gruppo di amici, mi sarebbe piaciuto farteli conoscere dal momento che sei nuovo…"

"Sarà per un’altra volta…"

"D’accordo. Ci vediamo in giro!" gli diede una manata sulla spalla prima di andarsene.

Harry si incamminò verso la scuola di sua sorella, che distava un quarto d’ora dalla sua. Quando vi arrivò, la trovò seduta sui gradini, di fronte all’entrata principale. Gli corse incontro, si somigliavano molto, i capelli erano dello stesso colore, ma gli occhi di lei erano identici a quelli del padre.

"Ciao Jes!" la salutò mentre riprendevano a camminare.

"Ciao fratellone!"

"Tutto bene oggi a scuola?"

"Sì, Margaret mi ha fatto questa…" gli mostrò la collana di margherite appesa al collo:"…a me sembra un po’ infantile! Insomma sono in seconda media!" lui rise.

Arrivarono prima all’asilo dai gemelli, dove la maestra li aspettava con i due per mano.

"Scusi per il ritardo…"

"Non ha importanza, so che ci mettete un po’ ad arrivare fin qui…a proposito, David ha rovesciato il barattolo con la tempera sulla testa di Violetta stamattina…"

"David non si fanno queste cose!" lo rimproverò Harry.

"I parenti desideravano chiarire con i vostri genitori, ma conoscendo la vostra situazione ho messo a posto io le cose…" spiegò.

"La ringrazio moltissimo, signora!"

"Figurati caro!"

"Adesso io devo rientrare…"

"Grazie ancora…" i due gemelli corsero ad abbracciare Harry e Jessica.

Il moro prese per mano David, ma Sarah tese le braccia verso di lui.

"In braccio!" esclamò. Harry sospirò e l’accontentò.

Infine arrivarono alla scuola elementare, dove un Josh piuttosto annoiato si incamminò con loro verso casa.

Arrivarono ad un incrocio, il semaforo era rosso. Dal lato destro della strada, Harry riconobbe la ragazza che si accingeva ad attraversare, era la Granger, in compagnia di quel ragazzo con cui aveva parlato durante la pausa pranzo. Il semaforo era arancione, ma poco dopo diventò rosso. Evidentemente Hermione non se ne rese conto, continuò a camminare lungo le strisce pedonali, a nulla servirono le urla del ragazzo, che era rimasto sul marciapiede, evidentemente non lo sentiva a causa del rumore provocato da molteplici clacson delle automobili, non si accorse nemmeno della macchina che stava arrivando ad alta velocità, alla sua destra. Harry non poteva certo starsene lì a guardare mentre quella ragazza veniva investita. Posò a terra Sarah.

"Jessica! Occupati tu di loro!" urlò, iniziando a correre nella direzione di Hermione.

Il guidatore si accorse della ragazza e frenò, ma mancavano pochi metri e l’avrebbe investita comunque, fu allora che lei si accorse dell’arrivo dell’automobile.

Non si mosse. Paralizzata dalla paura.

In quel momento sentì qualcuno darle una forte spinta e cadde in avanti, le immagini diventarono confuse, era come se stesse rotolando, ma non ne era certa. Si fermò; poco dopo qualcuno le finì contro.

Sentì l’auto passare poco distante da lei e frenare; chiuse gli occhi. La persona che le era finita addosso si alzò, lei si mise seduta, ancora un po’ intontita.

"Tutto bene? Non sei ferita?" alzò lo sguardo e si ritrovò davanti il suo vicino di banco con la mano tesa.

"No" rispose prendendola, un po’ esitante. Mentre lui l’aiutava ad alzarsi erano accorse parecchie persone fra le quali il guidatore del veicolo e il ragazzo biondo in sua compagnia.

"Hermione! Tutto bene?! Mi hai fatto prendere un bello spavento!" esclamò lui agitato, posandole le mani sulle spalle.

"Sì, sto bene, sono solo un po’ provata…" non era certo una cosa gradevole voltarsi e scoprire che una macchina sta per investirti.

"Grazie al cielo!"

"Signorina! Mi scusi tanto! Si sente bene?! Devo chiamare qualcuno?! La prego mi perdoni!" il guidatore era molto preoccupato, sudava ed era rosso in viso.

"No .Non si preoccupi, è tutto a posto" l’uomo sospirò, sollevato:"La prossima volta faccia più attenzione alla velocità però!" si raccomandò la ragazza.

"Certamente! Mi scusi tanto, ancora!"

"Stia tranquillo…"

"Ce la fai a camminare?" le aveva domandato il ragazzo, sorreggendola.

"Sì…" mossero qualche passo per andarsene. Lei si era voltata e aveva guardato Harry, ma non aveva detto nulla.

I due se ne andarono. Harry fece altrettanto, ritornando dai suoi fratelli.

"Chi era quella, fratellone?" domandò sospettosa, Jessica.

"La mia vicina di banco…" buttò lì in risposta.

"Ah…e comunque…adesso sei l’eroe della città…"

"Non mi importa un accidente di essere un eroe! Andiamo a casa…" detto questo, riprese la mano di David, si rimise in braccio Sarah e si diressero dall’altra parte della strada, superando il semaforo che, in quei pochi minuti, aveva già cambiato colore varie volte.

***

"Sicura di star bene?" le domandò, per l’ennesima volta, Brian.

"Sì Brian, sto bene. Sul serio."

"Okay…" erano arrivati davanti al cancello di casa della ragazza, si fermarono e lei si voltò verso di lui.

"Grazie di avermi accompagnata…"

"Figurati…ci vediamo domani a scuola, okay?"

"Okay!" a quel punto gli si avvicinò e lo baciò. Baciava sempre nello stesso modo, ogni ragazzo con cui usciva, non cambiava mai nulla, sempre le stesse frasi, gli stessi posti…era come rivivere più volte lo stesso giorno, ma con ragazzi diversi; ormai lei conosceva tutto a memoria.

Si separarono e ognuno andò per la sua strada. Superato l’ingresso, l’accolse Marie, un’altra delle domestiche.

"Buonasera signorina, desidera qualcosa?"

"No, grazie Marie, vado nella mia stanza…qualcuno mi avverta quando è pronta la cena…" disse cominciando a salire le scale.

"Come vuole signorina…"

La porta si richiuse alle sue spalle, ed eccola di nuovo lì, in quell’enorme stanza, quando era bambina era piena di giocattoli di colori e forme di ogni tipo, non le sembrava vuota allora. In quel momento c’erano soltanto i suoi due armadi, la scrivania e una seconda scrivania con un computer (l’ultimo modello in commercio) e i cosmetici. Infine il suo letto matrimoniale, ricoperto da una trapunta bianca morbidissima e due comodini ai lati. Poco distante si trovava la porta per accedere al suo bagno personale.

Tentò di ricordare il momento in cui aveva deciso che i suoi giochi non le sarebbero più serviti.

Aveva più o meno undici anni, era il suo secondo giorno alle scuole medie, indossava la divisa della scuola privata che frequentava, era seduta a colorare un disegno, da sola. A un certo punto una bambina dai capelli rossi le si era avvicinata.

"Ciao!" le aveva detto, con un sorriso.

"Ciao…" aveva risposto, timidamente.

"Io sono Ginny Weasley…"

"Io Hermione Granger…"

"Come mai qui da sola, Hermione?"

"Non lo so"

"Posso stare qui con te?"

"Ehm…va bene…"

Erano diventate amiche e quello stesso pomeriggio, Ginny l’aveva invitata a casa sua. Ricordava perfettamente il suo stupore, quando lei le mostrò la sua camera: nessun peluche, nessun giocattolo. Una scrivania con un computer, acceso, un programma di Chat aperto, tanti rossetti, lucidalabbra e ombretti sparsi in giro. L’aveva presa per mano e condotta verso il computer, l’aveva fatta sedere accanto a sé ed aveva cominciato a chattare con un certo MisterX.

"Sicura di potere?" le aveva domandato Hermione, incerta.

"Lo uso già da quattro mesi…è divertente!" aveva esclamato, con un sorriso radioso.

"I tuoi genitori lo sanno?" la rossa scosse la testa.

"Loro pensano che gioco con i videogiochi…"

"Perché gli racconti bugie?"

"Perché se lo sapessero si arrabbierebbero…ma io sono grande e faccio quello che voglio!"

Erano rimaste un po’ in silenzio.

"Hermione, hai mai baciato un ragazzo?"

"No" era arrossita alla domanda.

"Io sì...quest’estate al mare…ma davvero non hai mai baciato nessuno? Metà delle ragazze della nostra classe ha dato il primo bacio la scorsa estate!"

Si era sentita tagliata fuori in quel momento, come se si fosse persa un passaggio. Non si era mai posta il problema, i ragazzi non le interessavano ancora.

"Se vuoi ti aiuto io a trovare il ragazzo giusto…" non sapeva che rispondere.

"Ehm…d’accordo…"

Quella sera era tornata a casa e aveva urlato di non voler più vedere uno solo dei suoi giocattoli, perché ormai era grande e non le servivano più. Lei e i suoi erano partiti per un paio di giorni e al loro ritorno, i suoi giocattoli erano spariti.

Due settimane dopo aveva dato il suo primo bacio, non ricordava nemmeno chi fosse il ragazzo, ricordava solamente che aveva un anno più di loro.

Si avvicinò al letto e si sdraiò a pancia in su, ripensando a quel pomeriggio con Brian. Si erano trovati al parco alle quattro, si erano seduti su una panchina avevano parlato per due minuti e si erano baciati per una mezz’ora, poi, mentre tornavano a casa…il ricordo di quella macchina così vicina a lei la fece rabbrividire, ringraziò il cielo di essere ancora intera, se non fosse stato per quel ragazzo…quel suo strano vicino di banco…il nuovo arrivato…com’è che aveva detto di chiamarsi? Le sembrava iniziasse per "H" Heric? No, non le sembrava. Harry? Sì! Harry! Ecco come si chiamava. Se non fosse stato per lui sarebbe stata in ospedale a quell’ora, in chissà quali condizioni. Meno male che era andato tutto bene. Prese il telefono dal secondo comodino e compose il numero di casa Weasley.

"Pronto?"

"Buonasera Signora Weasley, sono Hermione Granger, Ginny è in casa?"

"Oh, Hermione! Che piacere sentirti! Ginny è appena rientrata! Te la passo, aspetta un secondo!" attese.

"Hermione?" la chiamò di nuovo la signora Weasley, dopo qualche minuto.

"Sì?"

"Ginny ha detto che prende la tua chiamata dal telefono della sua stanza…GINNY! HAI ALZATO IL RICEVITORE!?"urlò.

"SI’!" si sentì rispondere.

"Te la passo! Ciao Hermione a presto!"

"Grazie mille, signora! Arrivederci!"

"Pronto?"

"Ciao Gin!"

"Herm! Com’è andata la tua giornata con Brian?"

"Bene…ritorno a parte…"

"Perché? Cos’è successo?"

"Per poco non venivo investita da un’auto…"

"COSA!?!?"

"Sì, è così…"

"Ma…stai bene?! Dove sei adesso?!" domandò, agitata.

"Sto benissimo, sono a casa, in camera mia…"

"Meno male! Mi hai fatto prendere un colpo! Ti ha salvata Brian?"

"No, mi ha salvata Harry…"

"Chi?"

"Harry…quello nuovo…"

"Ah…ma, scusa, tu non eri uscita con Brian?"


"Certo!"

"Non capisco…sei uscita con Brian e ti ha salvata quello nuovo?"


"Non so perché, probabilmente passava di lì…"

"Ora è chiaro! Dov’è Brian?"

"Mi ha accompagnata a casa ed è andato via…" Ginny rise:"Già…nessun ragazzo ha mai varcato la soglia di casa tua…"

"Perché se solo provassi a portare un ragazzo a casa mio padre mi ucciderebbe!"

"Lo so, lo so"

"Che mi dici di te? Sei riuscita ad ottenere l’appuntamento con Dean?"

"Sì…e siamo usciti oggi! Non è vero che bacia male come hai detto tu…è solo un po’…imbranato!" lei rise.

"Il tuo principe azzurro bacia bene?"

"Molto…ma non è il mio principe azzurro!" risero ancora.

"Sai a che pensavo?"

"No"

"Che tu accetti di uscire con quasi tutti i ragazzi che ti chiedono un appuntamento…non credi di essere un po’ troppo buona con loro? Insomma, gli unici che hai rifiutato in tutti questi anni…quanti sono in tutto?"

"Dieci"

"Giusto! Allora, ne hai rifiutato uno in seconda media, due in terza, anche perché erano degli idioti…due in prima liceo, tre in seconda e due in terza…io ne avrò rifiutati come minimo trenta in tutti questi anni!"

"Tu rifiuti anche quelli che non sono fisicamente come piacciono a te, Ginny"

"Io con i ragazzi che ritengo brutti non ci sto! Non sono mica come te che non rifiuti quasi mai nessuno!" altre risate.

"A proposito! Che intenzioni hai con il nuovo arrivato?"

"Ginny!"

"Ma che ho detto? Infondo non è niente male!"

"Sarà pure niente male…ma non è ricco!"

"Ah…già…"

"E poi…non lo so…non mi va a genio…"

"Lo stai rifiutando in anticipo per caso?"

"Esattamente…non voglio essere derisa da tutta la scuola"

"Ti capisco…oh oh…adesso devo andare la mamma mi sta chiamando…mi ero dimenticata che dobbiamo uscire! Ciao Herm! Ci si vede domani!"

"Okay! Ciao!" riattaccarono entrambe. Hermione sospirò, dopodichè prese i libri e tentò di studiare.

***

Arrivarono a casa alle quattro pomeriggio. Non appena ebbe aperto la porta, tutti si fiondarono dentro: vide Jessica e Josh correre di sopra mentre David e Sarah correvano in cucina. Posò lo zaino accanto alla scala e raggiunse i gemelli. Erano entrambi seduti al tavolo e mentre preparava loro la merenda, lo seguivano con gli occhi. Diede a ciascuno una fetta di pane con sopra spalmata della marmellata di prugne, poi versò dell’acqua in due bicchieri e accese il piccolo televisore della cucina, impostando un canale per bambini.

"Finite di fare merenda, poi lavatevi le mani e spegnete la televisione, non combinate pasticci, se avete bisogno di qualcosa chiamatemi, chiaro?"

"Sì!" esclamarono entrambi.

"Bene." detto questo recuperò lo zaino e salì a sua volta, prima di mettersi a studiare, decise di controllare gli altri due: sul letto di Jessica era stato aperto un libro, ma lei era al computer.

"Jessica! Spegni quel computer!" le ordinò. Con uno sbuffo, fece quanto le era stato imposto.

"E vedi di non fare la furba, signorina!" uscì, richiudendo la porta.

Il computer portatile apparteneva ai loro genitori, ma Jessica aveva chiesto di poterlo tenere in camera sua, così adesso lo utilizzava solamente lei.

Aprì la porta della stanza di Josh, lo vide intento a studiare, sorrise mentre usciva.

Andò in camera sua e si sedette sul letto, prendendo i libri.

21:45

Era seduto sul suo letto, con la lampada sul comodino accesa e un libro aperto sulle gambe.

Qualcuno bussò alla porta.

"Avanti…" vide comparire sua madre e suo padre, con indosso ancora i cappotti.

"Ciao tesoro…"

"Ciao mamma, ciao papà!"

"Tutto bene?"

"Sì, adesso sono tutti a dormire, abbiamo cenato e hanno guardato la televisione fino alle nove…"

"…mentre tu studiavi." terminò suo padre.

"Tesoro, ma non è il caso di chiuderli un po’ quei libri?"

"Devi anche divertirti, Harry, non pensare sempre e solo allo studio."

"A proposito, tutto bene il primo giorno di scuola?"

"Benissimo, mamma."

"Vieni di sotto così ci racconti?"

"Arrivo…" i suoi uscirono e lui richiuse i libri per poi dirigersi al piano inferiore.

Si sedette al tavolo con i suoi.

"Dicci tutto…"

"Beh…non c’è molto da dire…i miei compagni non sono un granché, si credono i padroni del mondo solo perché sono ricchi…poi c’è Cedric, ha un anno più di me…è simpatico, abbiamo stretto amicizia."

"Bene!"

"La mia vicina di banco è antipatica…non sopporto le persone così…avete presente una di quelle che vanno con tutti i ragazzi che incontrano? Ecco! Uguale!"

"Chi è?"

"Hermione Granger."


"Ma non è la figlia di…?" disse sua madre, scambiando un’occhiata con suo marito.

"Sì, proprio lei…" rispose Harry al posto suo:"…mentre io, Jessica, Josh e i gemelli tornavamo a casa, stava per avere un incidente, le ho dato una mano…"

"Ricchi!" esclamò James, sbattendo il pugno sul tavolo con rabbia:"Scommetto che non ti ha nemmeno ringraziato, vero?!"

"Papà…non è un problema…"

"Trattano gli altri come esseri inferiori solo perché possono permettersi di tutto! Io non le sopporto certe cose!!"

"Calmati James…" sussurrò Lily, posandogli una mano sulla spalla. Poco dopo si calmò.

"Ehm…comunque, domani Cedric mi ha invitato a casa sua a studiare…io non gli ho dato conferma perché so che voi lavorate e non sapete a chi lasciare i miei fratelli…"

"No, Harry è giusto che tu vada…fai già molto per noi…chiameremo la Signora Figg, a lei piacciono i bambini e inoltre abita qui accanto, le diremo di venire a dare un’occhiata verso le cinque…è ora che anche Jessica impari a prendersi cura dei suoi fratelli…"

"Siete sicuri?"

"Sicurissimi Harry, non possiamo impedirti di vivere la tua vita…hai sedici anni, è normale che tu voglia uscire qualche volta…"

"Allora d’accordo…adesso credo che andrò a dormire…" si alzò.

Baciò la madre su una guancia e abbracciò il padre, augurando loro la buonanotte si incamminò su per la scala.

"Sta proprio crescendo…" realizzò James, con un sorriso triste.

"Già…sembra ieri che gli cambiavamo i pannolini…e adesso frequenta già il quarto anno di liceo…" sospirò Lily.

"Tra pochi anni se ne andrà di casa…si sposerà…avrà dei figli…poi toccherà a Jessica, a Josh, a Sarah e a David…finché non rimarremo solo io e te…è la vita…"

"Eh già…è la vita…"

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Ho iniziato a scrivere questa fanfiction ancor prima di terminare la precedente. In teoria, non avrebbe dovuto essere pubblicata, per mio volere. Poi, ultimamente ci ho ripensato, mi son detta:"Ma sì...proviamo!" ed eccomi qua! A me piace un sacco, anche se, ammetto, che come primo capitolo è parecchio lungo. Spero tanto che piaccia anche a voi...è un pò strana come storia...ma mi sono divertita a scrivere questo primo capitolo! E' una specie di esperimento, adesso sta a voi dirmi se vi piace o meno, se non piace evito di continuarla, non preoccupatevi.^^

Un salutone!

Lady Giuly93

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