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Autore: NevillePupp    24/09/2013    1 recensioni
Nel quarto libro, Molly dice che Arthur è stato beccato dal custode, dopo che era stato con lei fino alle quattro del mattino. Questa OS racconta cosa, secondo me, sarebbe successo durante quel giorno e quella notte tra i nostri due Weasley ai tempi di Hogwarts.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arthur Weasley, Molly Weasley | Coppie: Arthur/Molly
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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21/12/1967, qualche giorno prima delle vacanze natalizie.
Si prospettava un Natale molto freddo e rigido quell’anno, l’anno in cui Molly Prewett frequentava il settimo anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il castello era addobbato con le solite, a meno a suo parere, decorazione natalizie incantate. Qua e là si potevano scorgere abeti decorati con vere fate luminose, dentro le bolle colorate e lampeggianti di luci, con neve magica a ornare di bianco i rami delle piante sempreverdi; armature incantate e lucidate a puntino intonavano canti natalizi ad ogni passaggio; ghirlande di vischio e agrifoglio erano appese alle pareti umide e fredde del castello e il soffitto della Sala Grande mostrava, a tutti i presenti al suo interno, una magica e illusoria nevicata da mattina a sera.
Molly era una ragazza dalla lunga chioma rossa di capelli, lasciati liberamente sciolti in una cascata di boccoli lungo la schiena. Aveva il viso un po’ rotondo, le guance perennemente rosse e gli occhi di un caldo castano chiaro. Sarebbe stata carina, ma a causa dal suo fisico un po’ pienotto, era continuo bersaglio di risate di scherno da parte dei Serpeverde. Lei, comunque, non badava molto alle loro provocazioni, era fiera del suo aspetto e orgogliosa di ciò che era: una delle studentesse più brave del suo anno. Il suo carattere era tanto gentile con le persone a lei care, quanto poteva essere intimidatorio con chi lo meritava.
Era ormai sera quando Molly passeggiava tranquillamente per un corridoio al sesto piano, con un solo pensiero fisso in mente, finché Pix, il Poltergeist del castello dispettoso e maligno, non la fece quasi scivolare su una lastra di ghiaccio messa proprio vicino alla rampa di scale che conduceva al settimo piano, verso la Sala Comune dei Grifondoro. Un po’ per fortuna e un po’ per miracolo, Molly riuscì a rimanere in piedi. Il fatto di conoscere che genere di pessimi scherzi potesse escogitare Pix, però, non voleva dire che lei si fosse abituata ai suoi dispetti in sette lunghi anni di scuola.
<< Pix! Sei fortunato che il custode non sia qui, altrimenti non l’avresti passata liscia! >>, esclamò la ragazza ad alta voce con tono irritato e spazientito, visto che non sapevo dove il poltergeist fosse nascosto. Una risatina acuta e stridula era appena percettibile qualche metro dietro di lei.
La ragazza stette ben attenta a dove metteva i piedi e, appena fuori pericolo, salì la rampa di scale fin su al settimo piano, diretta alla torre di Grifondoro, perdendosi in quel pensiero che le risuonava in testa da quella mattina gelida e nuvolosa.
Infatti, durante la lezione di Incantesimi, ricevette via aria un bigliettino piegato a metà. Via aria, proprio perché quel bigliettino arrivò sul suo banco volando.
Chi potrebbe mai essere?  Pensò la giovane strega, guardandosi intorno con aria confusa. Era stato mandato con un semplice incantesimo di Esilio, roba da quarto anno.
Il suo sguardo si pose su un ragazzo occhialuto, anche lui rosso di capelli, ma con gli occhi di un marrone più scuro e intenso. Era magrolino, decisamente non atletico, alto e slanciato. La guardava cercando di non farsi notare, con gli occhi che indagavano sulla reazione della ragazza.
Il suo nome era Arthur Weasley, compagno di classe e di Casa di Molly dal primo anno. Erano molto amici e spesso chiacchieravano e giravano per i corridoi del castello insieme.
Molly finse di non essersi accorta del suo strano comportamento e prese il bigliettino, aprendolo tra le mani. Fissò incredula il foglietto con la scrittura elegante e ordinata del ragazzo, sentendo le guance farsi più calde e colorite, il respiro farsi più pesante e il cuore accelerare il battito cardiaco.
Sul biglietto erano riportate le seguenti parole:
Vediamoci stanotte a mezzanotte nell’aula vuota al quinto piano. Devo dirti una cosa importante. Non farti vedere da nessuno.
Un po’ lo aveva sempre desiderato e un’altra parte di sé le diceva che doveva aspettarselo dopo tutto il tempo passato insieme. Inoltre, lei aveva sempre avuto un debole per lui, ma aveva sempre aspettato che fosse lui a dichiararsi, come un vero cavaliere. Non per altro, lui era un Grifondoro. Ma chi le diceva che il ragazzo volesse dichiararsi? Non era certa delle sue intenzioni, ma era assolutamente certa di voler andare all’appuntamento, anche a costo di rimanere delusa.
Mentre Molly si perdeva nei suoi pensieri, - beccandosi anche un rimprovero dal professore di Incantesimi – suonò la campana che indicava la fine delle lezioni mattutine. Filò immediatamente via dall’aula, diretta in qualunque luogo che fosse stato lontano da Arthur Weasley, poiché non voleva sapere niente da lui prima dell’appuntamento notturno.
Arrivata nella propria Sala Comune, Molly ingannò il tempo leggendo e facendo i compiti assegnati per le lezioni successive, in attesa che tutti andassero a dormire e la Sala si svuotasse in modo da sgattaiolare via indisturbata.
Verso le undici e mezza tutte le sue compagne di stanza erano già a letto, esauste per la lunga giornata scolastica. Si premurò di controllare che tutte dormissero, prima di scattare verso lo stretto passaggio di mattoni, superando oltre anche il ritratto della Signora Grassa, apertosi di scatto al suo movimento veloce e improvviso.
La sentì brontolare qualcosa sull’orario e su dove andasse, ma era troppo euforica, piena d’energia e felice per badarle. Il suo unico pensiero era raggiungere quell’aula il prima possibile. Solo quando fu abbastanza lontano dal quadro cominciò a rallentare e ad essere più cauta e attenta nei movimenti. Ora avanzava lentamente, senza far rumore, passo dopo passo sui gradini di marmo della scuola, scendendo indisturbata verso il basso dal settimo al quinto piano.
Avanzò prudentemente verso il luogo dell’appuntamento e, quando fu davanti alla solida porta di legno, l’aprì con un lieve cigolio dei cardini.
La stanza era in penombra, ma Arthur era già là, e camminava nervosamente avanti e indietro nella sala, lungo il pavimento leggermente ghiacciato. Sembrava agitato, ansioso, ma non sembrava preoccupato. Era piuttosto emozionato, invece, e non si accorse che la ragazza era ferma sulla soglia della porta appena richiusa.
Molly sorrise divertita e intenerita dal comportamento di Arthur, il quale si girò di scatto verso di lei con un sobbalzo, che gli fece spostare gli occhiali di lato.
<< M-Molly! >> esclamò lui, con un tono vocale più alto di quanto la prudenza necessitasse.
<< Shhh! >> rispose la Grifondoro, facendogli cenno di abbassare la voce.
Si avvicinò rapidamente a lui e gli fissò il viso, illuminato dalla luce argentea della luna.
<< Che cosa volevi dirmi a quest’ora, Arthur Weasley! >> disse di getto, con un falso tono minaccioso e severo, riducendo gli occhi a due fessure sospettose. Di certo non gli avrebbe detto che aveva già intuito qualcosa e, men che meno, gli avrebbe rivelato i suoi pensieri romantici su quell’incontro. Un lieve rossore, nascosto dall’oscurità della stanza, tinse le guance di Molly di rosso.
<< I-io…beh, ecco, noi siamo amici da tanto, giusto, Molly? >> domandò il giovane, che stava assumendo un vivace colorito scarlatto << perciò mi chiedevo se, per caso, tu volessi … ecco… >>, ma le parole gli si bloccarono sulla punta della lingua.
A lei scappò un sorrisetto, ma fu rapido a camuffarlo con uno sbuffo. Si portò una mano su un fianco, fissandolo con il fiato sospeso, pronta a dire sì. Attese invano e scosse il capo, sconsolata.
<< Io cosa, Arthur? >> disse la ragazza, esortandolo a finire la frase, o meglio la domanda.
<< Io mi chiedevo… >> continuò lui, girandosi i pollici e guardando altrove, in qualsiasi posto che non fosse il suo viso, temendo la sua reazione. << Ecco … tu mi piaci, Molly! >> esclamò tutto d’un fiato, il viso rosso quanto i suoi capelli e la fronte imperlata leggermente di sudore.
La ragazza sorrise radiosamente e lo guardò con aria severa, tradita da un sorrisetto soddisfatto e felice.
<< Certo che ce ne hai messo di tempo per dirmelo! >> esclamò lei, buttandosi a braccia aperte contro il petto del ragazzo, il quale non se lo aspettava. Gli ci volle qualche istante per ricambiare quel gesto rapido e improvviso, con le braccia che tremavano emozionate, mentre le suo labbra si distendevano in un sorriso di pura gioia.
<< S-significa che … noi … insomma, hai capito… >> balbettò Arthur, ancora un po’ nervoso per la situazione.
<< Sì, sarò la tua ragazza, se è questo che intendi, ma guai a te se ti becco a fare la corte ad un’altra! Ammetto di essere molto gelosa… >> confessò lei, le guance ora color porpora, visibili grazie alla luca proveniente dalla finestra.
<< Non ho intenzione di tradirti, né ora, né mai… >> rispose lui, il tono di voce serio e deciso per un attimo; un attimo che bastò a Molly per capire che faceva sul serio.
Lo guardò con gli occhi di una ragazza che sapeva di aver trovato il ragazzo che l’avrebbe compresa, sostenuta, consolata. Lui ci sarebbe stato sempre, ed era sempre stato la spalla su cui lei aveva pianto, l’amico con cui aveva riso, il ragazzo che aveva sempre sognato.
Lentamente, alzandosi in punta di piedi, osservò i tratti del viso del ragazzo, allungando una mano su di essi fino a tracciarne il profilo con le dita. Poteva sentire il disagio del ragazzo, dovuto all’inesperienza, ma questo non le importava, era il momento che aveva aspettato tutto il giorno. Prese il suo volto tra le mani e poggiò le labbra carnose e morbide su quelle del suo compagno, baciandolo con dolcezza, senza fretta.
Lui, nervoso, ma contento di quel gesto, ricambiò il bacio in modo timido e impacciato. Comprensibile, essendo questo il suo, il loro primo bacio. La teneva goffamente per i fianchi rotondetti, rifiutandosi di star fermo, oscillando così qua e là sul posto con la ragazza, creando una buffa situazione, la quale sarebbe stata oggetto di risate per mesi, se vista. Dopo qualche minuto, i due ragazzi si sorrisero imbarazzati e si sciolsero dall’abbraccio, tenendosi teneramente per mano ancora per qualche istante.
Rimasero in quella stanza a parlare del più e del meno e di quella nuova loro situazione, che entrambi non si accorsero dello scorrere veloce del tempo. Erano circa le tre e mezza del mattino, quando udirono i passi del custode della scuola, Apollon Pringle, risuonare per il corridoio lungo la porta. Istintivamente, corsero entrambi alla porta, sperando che l’uomo, famoso per la sua perfidia nell’infliggere punizioni, non entrasse proprio in quella stanza in quel momento.
Tac. Tac. Tac. Tac.
I passi avanzarono rapidi e spediti più avanti della stanza nella quale si trovavano. I ragazzi tirarono contemporaneamente un sospiro di sollievo e si rilassarono.
<< C’è mancato poco… >> mormorò Molly, il petto che si gonfiava e si sgonfiava irregolarmente per lo spavento.
<< Già, credo sia ora di rientrare … >> sussurrò Arthur di rimando, aprendo piano la porta, uscendo solo dopo essersi accertato che nessuno fosse in vista.
Sgattaiolarono entrambi di soppiatto fino alla rampa di scale del settimo piano senza problemi, stando bene attenti a evitare le armature canterine, che si potevano attivare al loro passaggio. Andava tutto a meraviglia, se non fosse stato per Pix.
Un’armatura, che non avrebbe dovuto esserci vicino alla rampa di scale che portava al settimo piano, prese a cantare a tutto spiano Jingle Bell, ed era ben udibile almeno su due piani. La sfortuna volle che il custode si trovasse proprio su quel piano.
Fu così che i ragazzi cominciarono a tutto spiano verso il ritratto della Signora Grassa, l’unica fonte di salvezza in quel momento di panico assoluto. Il fiato affaticato si condensava in nuvolette bianche davanti al loro viso e, quando ormai erano giunti all’ultimo angolo da girare, gli occhiali del ragazzo vennero appannati dal vapore e lui scivolò rovinosamente sul pavimento di pietra, slogandosi la caviglia.
Molly si fermò e lo raggiunse: voleva aiutarlo, non poteva lasciarlo là, preda indifesa di Apollon Pringle, il quale stava arrivando di corse su per le scale.
<< Molly, vai, non preoccuparti- >> disse lui con ansia, gemendo per il dolore, guardando la ragazza, che aveva un’espressione disperata. << Me la caverò, tu vai! >> .
Molly, scossa e preoccupata, annuì e lo bacio rapidamente, sorridendogli con dispiacere.
<< Mi dispiace, Arthur, io… >>
<< Corri! >> le disse rapidamente lui con tono sbrigativo << Meglio me che te, dopo questa notte, nulla mi potrebbe spaventare. >> concluse con un sorriso tranquillo e bonario.
La ragazza lo ricambiò, alzandosi in piedi, accarezzandogli una guancia.
<< A domani, mio timido cavaliere … >> sussurrò, per poi riprendere a correre nella direzione della Sala Comune di Grifondoro.
In quel momento sperava soltanto che la punizione di Arthur non fosse molto dura, cosa molto poco probabile. Raggiunse il ritratto, entrò nella Sala Comune, dopo essersi subita cinque minuti buoni di ramanzina della Signora Grassa, svegliatasi di malavoglia, e si buttò sul suo letto preoccupata, ma felice.
Era sicura che quella nottata sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente e in quella di Arthur.
La mattina dopo, lui le si presentò dolorante e stanco, ma con un sorriso stampato sul volto. Lei gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo.
<< Oh Arthur, ero così preoccupata! >> esclamò lei, con un sospiro di sollievo.
Lui le accarezzò i capelli e strinse i denti, - il suo abbraccio faceva male alle ferite che aveva sulla schiena -, e maledisse mentalmente quel Magonò di un custode.
Sorrise rivolto alla ragazza, con i volti dei compagni pietrificati dallo stupore e dalla confusione nel vederli così intimi.
<< Non è niente, ho s-solo… qualche g-graffio … >> balbettò ridacchiando << p-per te avrei affrontato b-ben altro, insomma … >> aggiunse sentendo il viso avvampare.
Molly non rispose, il volto rosso e l’espressione lusingata e compiaciuta per le sue parole. Ammirava il coraggio che si celava dietro quella dolce e goffa timidezza; sapeva come lui potesse essere coraggioso nelle situazione che lo richiedevano.
Dopo qualche istante di silenzio, Molly rispose. << Lo so. >>
Bastarono quelle due parole per notare che il sorriso di Arthur divenne più ampio.
Si presero la mano e si diressero, poi, nel corridoio appena fuori l’uscita dalla Sala Comune, per sfuggire alla vista dei suoi compagni, pronti per la prima giornata da passare insieme come coppia.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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