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Autore: virgily    24/09/2013    12 recensioni
Una bambina salvata dalla benevolenza di Odino. Una figlia e una nuova speranza di unificare Asgard con Midgard...
"-Perché odi cosí tanto Thor?- gli domandó timidamente, guardandolo di sottecchi
-Io non provo alcun odio nei suoi confronti mia cara- rispose beffardo
-Stai mentendo-
-Perché mi dici questo mia dolce sorellina?- Loki portó le mani al viso pallido della giovane, carezzandogli le guance con tenerezza. Solo sfiorandole la pelle, ardenti brividi tentarono l'animo del dio. Lei lo guardava con quei pudici occhi profondi come due buchi neri, troppo sinceri e docili per sostenere lo sguardo con il dio dell'inganno
-Perché é piú forte di te Loki. Tu menti. Sempre-"
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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All this time you've never comprehended

L’imbrunire velava con i suoi ultimi e caldi abbracci la maestosa Asgard, e osservando il sole nascondersi lentamente al di là dell’immenso Bifrost, Loki e Klithilde restavano immobili, con gli occhi fissi al cielo, sotto quella fronda sempreverde che fin da bambini li aveva ospitati come in un rifugio segreto di cui soltanto loro ne erano a conoscenza. In silenzio, con le spalle posate sul vecchio tronco, i due non si erano più rivolti la parola. Era strano, per la prima volta si erano rifugiati lì non più come fratello e sorella, ma come Klithilde, dea della misericordia e futura regina di Asgard, e Loki, il dio dell’Inganno. Come due sconosciuti. La donna teneva le ginocchia strette al petto, in mento posato sulle sue gambe e lo sguardo sperso nel vuoto, sebbene il più delle volte quel vuoto magicamente andava a scontrarsi con il profilo affilato dell’altro: i suoi grandi occhi magnetici fissavano un punto indefinito al di là del grande giardino, e sebbene dal suo aspetto esteriore potesse lasciar trapelare una sorta di pace, la principessa sapeva bene che Loki non era affatto in pace con sé stesso, e questo la fece fremere. In quel istante, mentre i brividi accapponavano la sua morbida pelle, la fanciulla rammentò quel fatale abbraccio di qualche ora prima, quando il dio le aveva promesso che mai l’avrebbe lasciata. Petto contro petto, le sue mani che scorrevano sulla sua schiena esile, le labbra premute contro il suo orecchio. Stentava a crederci, ma per qualche istante si convinse che quel contatto le aveva scatenato la medesima scarica d’adrenalina che subiva ogni qual volta che Thor la teneva tra le sue braccia. Sollevò appena il capo, scuotendo la testa come per scacciare quel pensiero dalla sua mente. Non poteva permettersi di fare paragoni del genere, ma fu più forte di lei. I boccoli scuri colarono lungo le sue clavicole e un sospiro quasi impercettibile gonfiò le sue labbra
-Sei ancora turbata?- la voce del dio al suo fianco immediatamente la convinse a voltarsi e a guardarlo in viso, cercando necessariamente il suo sguardo, sebbene questo continuò a guardare dritto per una tangente invisibile che portava al nulla:
-Fino a ieri sera non sapevo neanche di essere una midgardiana. E oggi ho promesso la mia mano a tuo fratello. Come faccio a non essere turbata?- abbassò appena i suoi occhi contro il suolo erboso, concentrandosi sulla lenta e sinuosa danza dei fili d’erba sotto il soffio leggero della brezza.
-Thor non è mio fratello, Klithilde…- la corresse aspramente l’uomo al suo fianco. Nuovamente le iridi nocciola della giovane si sollevarono contro di lui, e questa volta rintracciarono l’occhiata rovente e polverizzante del dio che in pochi secondi la trapassò da parte a parte. I suoi lineamenti si erano irrigiditi di colpo, e un ghigno tutt'altro che benevolo si era scolpito sulle sue labbra.
-Hai ragione. Perdonami…- rispose piano, senza tuttavia distogliere la traiettoria del suo sguardo da quello del corvino. Per qualche attimo i due si fissarono intensamente, senza proferire parola, semplicemente lasciando che fossero i loro occhi a parlare per loro: nelle iridi scure della principessa, il dio dell’Inganno vide nuovamente quella consapevolezza che aveva notato anche la notte precedente, quando gli era corsa incontro, subito dopo essersi ripresa dallo svenimento. Poco prima che Thor gliela portasse via. Klithilde, a sua volta, scrutò gli occhi di Loki, perdendosi all’interno di quella distesa luminosa e malinconica. Solo a lei era concesso entrargli dentro, intravedere quel dolore che sempre lo aveva accompagnato. Sapeva che l’animo di Loki era complesso, e con il suo modo pacato e dolce aveva tentato di alleviare, per quanto le veniva permesso, quella tristezza  che avida e gelosa non voleva mai lasciarlo andare. Tuttavia, mai la donna poteva aspettarsi di riuscire a scorgere un vero e proprio duello interiore. In quel momento allora, Klithilde capì. Capì le sue parole spietate la sera del suo compleanno, il tentativo di allontanarla, il suo voler fuggire dalla cerimonia di fidanzamento; ma soprattutto, comprese ogni sfumatura di quella promessa ricevuta. Lui non l’avrebbe mai lasciata, e questa era una seria minaccia per il suo matrimonio.
-Loki…- lo chiamò piano, sollevando la mano contro il viso del dio, in un gesto di ingenuo impulso. Con la punta delle dita, sfiorò la guancia del moro, patendo un’improvvisa scossa elettrica che la fece impetrare seduta stante. Klithilde sgranò lo sguardo, sussultando in preda al flusso di pensieri che inesorabilmente la fecero sprofondare in un vicolo cieco dal quale non avrebbe fatto più ritorno. Loki poteva specchiarsi negli occhi profondi di lei, che timidamente arrossì.
-I-Io, è meglio che vada…- la principessa fece per sollevarsi di scatto e andarsene. Voleva letteralmente scappare, non da lui, ma da quello che sarebbe successo, da quello che le avrebbe detto. Ma neanche fece in tempo a fare un passo, che senza neanche accorgersene, il dio degli inganni aveva stretto i suoi teneri polsi nelle sue grandi mani, e con forza l’aveva braccata con la schiena contro l’alto fusto dell’albero. Un sussulto di spavento e dolore si fece largo tra le labbra fine e rosee della fanciulla, mentre Loki oramai la teneva saldamente in pugno. Il respiro di Klithilde era affannato, e i suoi occhi erano lucidi e gonfi di lacrime mentre un ghigno beffardo si levava sulla bocca del corvino.
-Tu lo ami?- domandò improvvisamente, spezzando quell'inquietante silenzio che si era venuto a creare tra i due. La giovane cominciò a tremare, ma alla sua domanda non seppe rispondere. Certo, provava un affetto profondo per il dio del tuono, e anche un discreto desiderio da quando le aveva rubato il suo primo bacio, ma poteva davvero chiamarsi amore? Chissà, magari con il tempo avrebbe imparato ad amarlo, ma il suo cuore davvero sarebbe stato disposto ad aspettare fino a quel momento?
Cattivo e sadico come solo lui sapeva essere, Loki le scoppiò a ridere in faccia, e di rimando la principessa non seppe far altro che abbassare lo sguardo, mentre una lacrima le rigava il viso. Si sentiva così confusa, e il comportamento del dio certo non migliorava la sua situazione. Loki non amava vederla così, ma non aveva altra scelta. Klithilde doveva capire prima che fosse troppo tardi. Non temeva un rifiuto, desiderava soltanto che sapesse cosa le stava celando da molti, moltissimi anni. Che ogni qual volta che partivano in missione il suo unico pensiero era lei, con la speranza che anche la principessa pensasse a lui. Sospirò piano, ritrovando il suo decoro. Gentili e aggraziate, le dita dell’uomo sollevarono appena l’ovale roseo della principessa, e accorciando le distanze tra loro, Loki asciugò le sue lacrime con suadenti baci. Le sue labbra, sulle sue guance, parvero la rovente carezza di un fuoco inestinguibile, una fiamma che condensava, nelle sue roventi lingue, una passione distruttiva, un desiderio sconsiderato e incosciente che la fecero sussultare e, inconsapevolmente, inarcare contro di lui, stringendosi ulteriormente contro il corpo del dio. Una morsa letale attanagliò il petto della ragazza, sentendosi il cuore accelerare all’impazzata. Le labbra del dio allora, divertite dall’interessante reazione che stava ricevendo, fece scivolare la sua bocca sulle guance di Klithilde, per poi sollevarla dalla sua pelle arrossata. Lasciò combaciare la fronte con quella della più piccola, sfiorando appena, come una seducente tortura, le labbra della dea con le sue. Il fiato di Klithilde era mozzato, e caldo entrava morbido nelle fauci di Loki, nutrendolo. La giovane dea sapeva bene che prima o poi il suo fragile corpo avrebbe ceduto alle sue provocazioni, ma cercò di resistere il più a lungo possibile. Era stata promessa a Thor, era inevitabile. A lui avrebbe concesso il suo amore, a lui avrebbe dato dei figli e con lui avrebbe regnato su Asgard, proprio come Odino aveva stabilito. Ma allora, perché non riusciva a reagire contro il famelico dio dell’inganno? Sensi di colpa, rabbia, vertigini, leggerezza e tante altre emozioni contrastanti stavano facendo esplodere le meningi della fanciulla, mentre Loki continuava con il suo gioco, facendole perdere la testa. Rise, e cercando gli occhi languidi e bagnati della donna, il dio finalmente disse:
-Ricordati, Klithilde, che Odino avrà pure concesso a Thor di prendersi la tua mano. Ma non è detto che ora che è diventato il tuo promesso sposo allora avrà anche il tuo cuore- ringhiò spavaldo sulle sue labbra, facendola tremare nelle sue forti braccia
-T-Tu non sai quello che dici. Se interferirai con le nostre nozze Thor sarà legittimato a chiedere la tua morte. Lo sai questo?- gli domandò la dea, riacquistando lentamente la lucidità momentaneamente persa. Cercando il suo sguardo, in un vano tentativo di dissuaderlo dalla folle, ma diabolicamente allettante, idea che forse poteva esistere una possibilità per “loro”. E al solo pensiero Klithilde ebbe un brivido di piacere.
-Non mi importa. Preferisco morire piuttosto che vederti con…- Loki non fece neanche in tempo a finire la frase che con uno schiocco possente, la mano della ragazza si era imprudentemente tesa contro la guancia del dio. Il viso chino, la pelle che pulsava e un leggero dolore pizzicava le gote del corvino, che immediatamente fissò a lungo la sua piccola Klithilde: nuove lacrime solcavano il suo docile viso, e stavolta un sottile velo di disperazione aveva macchiato il suo lucido sguardo:
-Non dirlo- singhiozzò appena –Non devi dirlo neanche per scherzo, Loki-  L’adrenalina che sentiva circolare nel suo corpo era come un veleno, un male che tuttavia le stava facendo saggiare solo una misera parte di un piacere più grande e mai provato prima. E proprio per questo, proprio perché forse Loki aveva ragione sui suoi sentimenti e sul suo cuore, lei doveva essere inflessibile, e così salvargli la vita.
Il silenzio calò nuovamente su di loro, soffocandoli in un’atmosfera glaciale e torbida. Il cielo oramai si era tinto di un manto nero, privo di stelle. La brezza si era raffreddata, e si levò alta su di loro, facendo muovere le vesti e scompigliare i capelli. Klithilde osservava il dio con occhi supplicanti. Sentiva il cuore galoppare nella sua cassa toracica, ma sarebbe stata in grado di sacrificare se stessa e la sua felicità pur di salvarlo da una condanna certa, e questo anche Loki lo sapeva. Ma Klithilde non sapeva quanto lui tenesse a lei, non sapeva che era solo grazie a lei che trovava la forza di non sentirsi solo, diverso rispetto a tutti gli altri in quel grande palazzo. E non avrebbe rinunciato a lei senza lottare, non più. Così, colto in pieno da un impeto incontrollabile, Loki azzerò di tutta fretta il distacco dei loro corpi, spingendo le belle membra della fanciulla contro la ruvida corteccia, e tenendole il viso tra le mani, inoltrando le dita sottili e affusolate tra le sue soffici onde brune, le sue labbra finalmente si posarono su quelle di lei. E non erano spietate e impetuose come quando voleva tentarla qualche minuto prima. Fu un bacio dolce. Breve, ma intenso. Paralizzata, Klithilde rimase senza fiato, sciogliendosi poco dopo nella bocca di lui. Sapeva di buono, ed era gentile… Suadente e intrigante al contempo. La dea teneva le mani premute contro i sui pettorali, i palmi distesi pronti per scacciarlo via. Ma non lo fece, al contrario si aggrappò alla veste del moro. Soltanto quando le labbra del dio si scostarono da lei si rese amaramente conto che quel bacio le era piaciuto più di quanto avesse immaginato. E il fatto che già le mancava quel tiepido contatto le faceva intendere, purtroppo, che quello era soltanto l’inizio della fine.
  
            

*Angolino di Virgy*
Nuovo capitolo! Non ci credo che ho aggiornato così presto! Sarà che necessitavo di scrivere questo capitolo. Sul serio, desideravo ardentemente scrivere questa scena che ho mandato al diavolo tutte le idee che avevo. Spero solo che vi piaccia. Mi rendo conto che sia piuttosto breve come capitolo, ma spero che almeno sia riuscita a renderlo intenso tanto quanto la mia mente lo aveva elaborato.
Recensite! E fatemi sapere che cosa ne pensate, dopo così tanto tempo ho bisogno di sapere se sto soddisfacendo le vostre aspettative o no, e come migliorare!!! 
Grazie per la lettura.
Un bacio
-V-   

 
  
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