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Autore: BexilieForever    25/09/2013    2 recensioni
Tonks appoggiò la testa allo schienale della poltrona sulla quale era seduta già da qualche ora.Era passato già un mese da quando suo marito l’aveva lasciata sola ed era scappato. Chissà chi sapeva dov’era andato. Era scomparso da quando aveva saputo che la sua giovane moglie era incinta. Era scappato e solo lui poteva sapere perchè.Tonks si coprì il volto con le mani e come tutto il tempo faceva, cominciò a piangere e lanciare urla di dolore. Lui le aveva promesso di non andarsene – mai. Eppure era scomparso da un mese e Tonks lo sentiva, lo sentiva che non sarebbe mai più tornato. Sperava solo stesse bene, che non gli fosse successo niente. Però in fondo in fondo, sperava soltanto non fosse scappato con un’altra e che l’avesse tradita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tonks appoggiò la testa allo schienale della poltrona sulla quale era seduta già da qualche ora.

Era passato già un mese da quando suo marito l’aveva lasciata sola ed era scappato. Chissà chi sapeva dove fosse andato. Era scomparso da quando aveva saputo che la sua giovane moglie fosse incinta. Era scappato e solo lui poteva sapere perché.

Tonks si coprì il volto con le mani e come tutto il tempo faceva, cominciò a piangere e lanciare urla di dolore. Lui le aveva promesso di non andarsene – mai. Eppure era scomparso, ormai da un mese e Tonks lo sentiva, lo sapeva non sarebbe mai più tornato. Sperava solo stesse bene, che non gli fosse successo niente. Però in fondo in fondo, sperava anche che non fosse scappato con un’altra donna e che l’avesse tradita.

Si alzò di scatto, quando sentì qualcuno bussare bruscamente alla porta.

Si avviò verso la porta e la aprì. Rimase a bocca aperta vedendo che di fronte ci fosse proprio lui, Remus.

Il cuore le diceva di saltargli addosso e riempirlo di baci. Di amarlo in quel momento perché fosse tornato. Di abbracciarlo perché fosse vivo. Ma la parte ragionevole di lei le fece l’unica cosa giusta in quel momento; Tonks gli chiuse la porta in faccia.

Lui però rimase lì, immobile, aspettando che lei gli aprisse di nuovo la porta e lo trattasse male, ma almeno che lo notasse.

Tonks riaprì la porta e lo guardò triste, immergendosi nei suoi occhi anche essi tristi.

«Che ci fai qui? Credevo fossi scappato!» gli urlò con la voce distaccata e triste Tonks. Di nuovo aveva perso la metamorfosi, perché lui l’aveva lasciata, di nuovo e lei non riusciva a capire perché lo facesse, perché ripetesse sempre lo stesso errore.

«Me ne sono pentito. Mi dispiace...» le rispose Remus guardandola triste. Lei fece un passo in avanti verso di lui e, di nuovo, il cuore aveva voglia di abbracciarlo e baciarlo, ma la ragione le fece fare quello che aveva sempre voluto fare: gli tirò uno schiaffo abbastanza forte, lasciandogli il segno del palmo della mano.

Poi gliene tirò altri, fin quando guardandolo, non lo vide tutto rosso.

«Tu te ne sei pentito? Tu te ne sei pentito?!» urlò la giovane e lui senza abbassare lo sguardo chinò il capo «Sai come stavo io?! Mi hai lasciata sola! Ma lo capisci? SOLA!» aggiunse poi e lui annuì tristemente.

«Per favore.. Avevo paura di aver condannato nostro figlio. Temevo potesse diventare... un... Mostro» l’ultima parola la pronunciò così lentamente, che sembrò che non l’avesse proprio detta.

Tonks lo guardò con le lacrime agli occhi. Stavolta aveva vinto lui. Gli prese dolcemente la mano e lo portò in cucina, facendolo sedere su una delle sedie.

«Lui non sarà mai un mostro! Come neanche tu lo sei!» negò le parole del marito Tonks e fece bollire l’acqua con la magia, volendo preparare un tè caldo al marito, per il suo ritorno.

«Sì, che lo sono. Sono sfuggito come un codardo, invece di stare con te e preoccuparmi per il bambino. Mi sono preoccupato come al solito di voler proteggere la gente, non capendo che ciò che faccio provoca soltanto ancora più dolore» disse lui abbassando lo sguardo. Si riscaldò le mani sfiorandone una contro l’altra; guardò Tonks e una lacrima gli rigò il viso. Come aveva potuto soltanto pensare di lasciarla sola? Come gli era soltanto venuto in mente di lasciare solo il figlio?

«Non sei un mostro. Sei un umano. Tutti possiamo fare degli errori» disse Tonks; poi sorridendo aggiunse «A patto che non ne facciamo troppi» e gli fece l’occhiolino, prendendo dei fusi per fare il tè e li mise nell'acqua bollente.

«Io ne ho fatti troppi e anche molto gravi» ammise lui e Tonks prese il tè bollente e lo versò in una tazza. Si avvicinò a Remus e si sedette sulle sue ginocchia, accarezzandogli il mento con il pollice.

«Troppo gravi? Non hai dichiarato di amarmi; mi hai lasciata sola, mi hai trattata male per tutto il tempo; hai creduto di essere l’uomo più infelice della Terra... NO! Non sono tanti!» disse lei ridendo. Remus aveva una voglia matta di baciarla, ma qualcosa gli diceva che lei lo provocasse, ma non volesse veramente essere baciata, dopo tutto quello che lui le aveva fatto.

«Beh... Sono un bel numero!» le rispose lui facendole l’occhiolino e spostandole una ciocca di capelli dagli occhi «Dora... Ma perché mi comporto sempre da un gran patetico cretino?» le chiese e lei gli stampò un veloce bacio sulle labbra, poi scappò prendendo la tazza di tè e sorseggiandone un po’.

«Ma tu lo sei, amore! Ma tutti siamo cretini, non ti preoccupare!» disse poi lei e quando volle sedersi su di lui, lui si alzò e così lei cadde facendosi del male. Tonks lo guardò furiosa e si massaggiò la schiena, mentre lui rideva sotto i baffi.

Dopo un po' allungò un braccio e aiutò la giovane ad alzarsi, che subito quando fu in piedi cominciò a tirargli pugni al braccio, arrabbiata per averle fatto uno scherzo del genere.

«Andiamo nel salotto!» disse lui ridacchiando e lei annuì, prendendo il proprio tè e passandone uno a Remus che contento sorrise e arrivato nel salotto si sedette sul divano. Poi lentamente, attento a non far cadere il tè, si sdraiò e lei si sdraiò accanto a lui sorseggiando il tè e ridendo anche lei sotto i baffi.

Tonks si girò lentamente così che fu sopra la pancia di Remus con la propria pancia e sussurrò: «Ho pensato un po’... E credo che la punizione più adatta per te sia... che tu non possa darmi neanche un bacio a stampo per una settimana!», con un tono da furbetta e lui la guardò triste accarezzandole i capelli.

«Scommettiamo che non resisterò neanche un minuto?» le chiese lui e lei annuì, poi lui le stampò un rapido bacio sulle labbra. Lei non cercò di staccarsi, perchP sapeva che quella punizione fosse un po’ pure per lei.

Lui la girò dolcemente e prima sembrava le stesse accarezzando la pancia, ma poi cominciò a farle il solletico, il quale lei non accettò per niente.

«Smettila! Il solletico no!» gridò lei, ma lui non aveva proprio voglia di smetterla. Adorava sentirla ridere e non voleva che lei smettesse, neanche per un secondo.

«Allora tu promettimi di vederti sempre così felice!» le disse lui, ancora continuando a farle il solletico.

«Non devi più farmi del male e forse... sarò sempre felice!» gli rispose lei sorridente.

Lui però non smise di torturarla con il solletico, quindi lei distaccò da lui e si sedette guardandolo con i capelli tutti scompigliati e con aria da furbetta; sempre molto, molto felice.

Remus la abbracciò da dietro e le accarezzò la pancia, anche lui sedendosi. Le baciò i capelli e lei gli stampò un’altro bacio sulla bocca. Lo adorava quando era così dolce.

«E tu promettimi che starai sempre con me, ovviamente non durante la luna piena...» disse Tonks e Remus si irrigidì un po’, quando la giovane gli ricordò del suo piccolo problema peloso. Poi però capì che la giovane semplicemente volesse assicurarsi che lui sarebbe stato sempre con lei, nonostante tutto - tranne la luna piena, perché chissà cosa avrebbe combinato involontariamente.

Si sdraiarono di nuovo, perché era la posizione che Tonks preferiva più di tutte le altre.

«Te lo prometto!» le sussurrò lui e le baciò i capelli, accarezzandole la pancia, che era ancora molto piccola.

«Ti amo, Remus...» disse Ninfadora con voce soave la giovane chiudendo gli occhi, appoggiandosi sul petto del marito e rilassandosi mentre lui con una mano le accarezzavano la pancia e con l’altra le sfiorava i capelli.

«Anche io ti amo, Dora...» le rispose Remus di nuovo baciandole i capelli e poi anche la fronte.

Quel giorno la ragazza riacquistò la metamorfosi e non la perse fin quando non ci fu la guerra.

  
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