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Autore: Gipsiusy    25/09/2013    3 recensioni
I wasn’t always in this way
I used to be the one with the halo
All that disappeared when I had my first taste
And fell from grace
It left me in this place

Kurt non è un angelo, anzi, se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe risposto che era l’ultimo dei dannati.
Neanche Blaine è un angelo, è solo uno studente di una bella accademia privata.
Eppure, dopo che si saranno incontrati, cominceranno a credere che esistono gli angeli.
Blaine salva Kurt, e Kurt a sua volta dona un senso a Blaine.
Song-fic, ispirata da “I am not an Angel- Halestorm”
Badboy!Kurt/Daltonboy!Blaine (?)
Enjoy.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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questa è la canzone. Aprite in un altra finestra ^-^
You made a mistake on the day that you met me
And lost your way you saw all the signs
But you let it go you closed your eyes
 
Canticchiava un motivetto senza senso quando lo vide la prima volta ed aveva dimenticato come si faceva a respirare e a pensare coerentemente.
Stava pensando alle imminenti provinciali che avrebbe affrontato con il suo Glee club, tra poco più di un mese avrebbero sfidato due gruppi davvero niente male e dovevano essere più che preparati.
Perso nelle sue riflessioni non si accorse di essersi spinto troppo oltre rispetto alla svincolo dove avrebbe dovuto girare per raggiungere i propri amici, e quando se ne rese conto non se ne preoccupò, continuando allegramente a camminare e cercando di ricordare a quale traversa avrebbe dovuto ora svoltare per ritrovarsi nella parallela alla sua strada.
Era ormai all’angolo dove doveva girare quando la sua attenzione venne attirata da ciò che accadeva in una strada di fronte. O meglio, un vicolo della strada opposta.
C’era qualcuno, interamente vestito di nero, dai jeans alla giacca di pelle, i capelli castani e la pelle nivea che stava dando dei pugni al muro e alle inferriate ad esso affisse.
Una striscia di luce inondò il suo volto, facendo rilucere gli occhi.
Non ci pensò due volte ad attraversare la strada e ad afferrargli il braccio dopo aver constatato, con orrore, che sanguinava dalle nocche distrutte di entrambe le mani.
L’altro non si accorse quasi della sua presenza, quanto del fatto di non star più colpendo nulla e che le sue mani avevano smesso di dolere,e posò gli occhi su Blaine.
Il moro aveva letteralmente smesso di respirare.
Solo in quel momento si accorse di ciò che stava effettivamente facendo e lasciò il suo braccio come se scottasse. No, non è esatto, come se qualcuno lo stesse bruciando.
Erano i suoi occhi. Non aveva mai.. Non aveva mai visto in vita sua degli occhi di un colore del genere. Azzurri, certo, ma non erano solo quello. Sembrava che anche quelli avvampassero, e Blaine si affrettò a distogliere lo sguardo, puntandolo sul resto del suo volto.
Pelle chiara, labbra rosee ed un piccolo piercing sotto di esse, sul lato destro. Blaine catalogò le informazioni senza davvero concentrarsi su di esse, come se fosse semplicemente un elenco mentre quegli occhi lo scrutavano.
Proseguì la sua analisi percorrendo il volto fino ai capelli castani e tenuti su, in modo leggermente disordinato ma tuttavia ben fatto, da cui spiccavano un paio di ciuffi colorati di azzurro che in quel momento trovò semplicemente perfetti su tutto il resto.
Scese giù, lungo la giacca nera tenuta sbottonata, la canotta che si intravedeva sotto, sempre nera, e..
“Che cazzo vuoi?” chiese il ragazzo gelido.
“Io.. Tu..” provò a rispondere senza molto successo.
“Ho detto: cosa. Cazzo. Vuoi.” Ripeté, allontanandosi da lui leggermente. Drizzò la schiena e il suo sguardo si fece più truce. Dio, era furioso.
Con me? Si domandò Blaine. Non credo. Si rispose, emettendo un breve sospiro.
“Qualsiasi cosa sia, non vale la pena.” disse infine.
“..E a te cosa importa? Non sai nulla!” da furioso stava passando a incredulo. Chi cavolo era quel tipo?
“Beh, sei solo e hai le mani piene di graffi e tagli, credo che sia abbastanza..”
Il castano si liberò della sua presa, lo mandò al diavolo e si allontanò. Blaine non si diede per vinto e lo inseguì, posizionandosi accanto a lui e mettendosi le mani in tasca con non-chalance.
“Ora che diavolo vuoi?” chiese il ragazzo freddamente. Si mise una sigaretta in bocca e se l'accese.
“Aiutarti!” ribatté semplicemente.
“Ma se neanche mi conosci!”
“Quanto la fai lunga.. Serve conoscere qualcuno per volerlo aiutare?”
“...Si?” fece sarcastico il castano. “E quando ho detto di voler una mano?”
“La tua rabbia è stata abbastanza esplicita.. E comunque io sono Blaine, Blaine Anderson.” la tranquillità e la leggera strafottenza con cui Blaine parlava avevano il potere di innervosire l'altro in modo strano, ma si sforzò di non mostrare nulla.
“Quando qualcuno è arrabbiato lo si lascia in pace, non te lo hanno insegnato nella tua bella scuola privata?” disse alludendo alla sua divisa.
“Mi hanno insegnato che la rabbia va bene sfogarla finché non ci si fa del male, e in questo è incluso prendere a pugni una rete metallica.”
Lo sconosciuto si fermò ad osservarlo. “Ma non ce l'hai una vita tua?”
“La smetteresti di essere così sulla difensiva se ti dicessi di no?”
“Qual è la risposta che ti farebbe levare dalle scatole?”
“Oh, non credo esista. So essere molto insistente”
A quel punto il ragazzo non ce la fece più e si avvicinò pericolosamente a lui, portandolo ad allontanarsi, finché non sentì alle sue spalle il muro.
Negli occhi di ghiaccio non c'era incredulità divertita come prima, o rabbia. Era semplicemente freddo. Blaine rabbrividì.
“Per l'ultima volta.” disse in un sussurro malapena udibile. “Cosa vuoi da me.”
“Aiutarti” rispose chissà come Blaine “Solo questo.”
“Non ho bisogno di aiuto. Non ho bisogno ne di te ne di nessun altro. Lasciami in pace.”
Il gelo nelle sue parole, il buio nei suoi occhi, lasciarono Blaine totalmente senza fiato, immobile.
Quando si riprese l'altro era già sparito, lasciando dietro di sé solo una traccia leggera di profumo che prima il moro non aveva notato.
I shoulda told you to leave
Cause I knew all the time you couldn't handle me
But you're hard to resist
When you're on your knees begging me
 
Dopo quell’episodio, Blaine si ritrovò a bazzicare per quel quartiere sempre più spesso. La scusa era che Wesley, il suo migliore amico, abitava lì vicino, ma dentro sperava sempre di incontrare di nuovo lui. Dannazione, non sapeva neanche il suo nome.
Quando accadde però, Blaine non poteva fare a meno avere un brivido di disgusto ogni volta che ci ripensava.
Era di sera. Dopo aver passato l’intera giornata a provare per le regionali a scuola e poi, a casa di Wesley, a vedere video su video sui loro avversari, aveva bisogno di camminare un po’ per schiarirsi le idee. Era una bella serata dopotutto.
Camminava fischiettando finché non udì un rumore soffocato venire da un vicolo, seguito da una voce alquanto infastidita. Rimase un attimo in ascolto, per poi avere un piccolo sussulto: conosceva quella voce.
“Lasciami idiota..” stava dicendo ora, più seria e dura.
“Oh andiamo Kurt.. Ti piacerà..” replicò una voce che non conosceva. Il castano cercò di allontanarsi, ma senza successo. Quel tizio era un armadio ed era anche piuttosto forte.
“Karofsky levati di torno! Mi fai schifo!”. Un’altra spinta a vuoto.
“Oh ma perché Kuuurt? A me piaci tanto..” a giudicare dal tono, doveva essere ubriaco. Un ulteriore gemito di dolore dell’altro convinsero Blaine a intervenire.
“HEY!!” disse forte e chiaro, avvicinandosi ai due.
“Che diavolo vuoi tu?” replicò l’energumeno, stringendo la presa sul castano.
“Mi pare che abbia detto di no. Non è il caso di insistere.” Blaine gli mise una mano sulla spalla, tirandolo leggermente indietro.
“Chi diavolo sei tu per dire quello che devo o non devo fare? Eh? Eh?” il ragazzo si voltò verso di lui e il moro alzò i pugni, pronto a difendersi e a contrattaccare se fosse servito, ma il suono di una sirena interruppe tutto. L’orso-ragazzo-armadio se la diede a gambe senza dire una parola, sebbene incespicò nei suoi passi, probabilmente per colpa dell’alcool.
Il ragazzo, Kurt, mise via il cellulare, mimando una specie di ghigno.
“Torna sempre utile..” mormorò.
“Tutto bene?” chiese Blaine.
“Si io..” ma non finì di parlare perché crollò lungo il muro alle sue spalle, emettendo un leggero lamento. Blaine sentì il respiro mozzarsi in gola mentre si precipitava ad aiutarlo. Lo rimise in piedi, visto che a lui non voleva evidentemente aggrapparsi.
“Tutto nella norma.. è per lo shock..” disse, più per tranquillizzare se stesso che l’altro.
“O forse perché non mangio da due giorni, chissà..” ribatté l’altro con sarcasmo.
“Perché?” chiese stupito Blaine. Non poteva essere tipo quei fissati con le diete. Nel senso, era fantastico!
“Cosa?”
“Perché non mangi?”
“Non mi andava..” fu la risposta pacata dell’altro. Blaine stentava a credere a quello che sentiva.
“Andiamo.” Disse risoluto. “ti offro la cena”.
A nulla valsero le proteste dell’altro. Lo portò in una pizzeria lì vicino e gli offrì cibo fino a scoppiare.
I tear you down I make you bleed eternally
Can’t help myself from hurting you and its hurting me
I don't have wings so flying with me won't be easy
Because I’m not an angel I’m not an angel
 
Fu così che, in effetti, avvenne la loro conoscenza.
Dopo aver mangiato a sufficienza, però, Kurt recuperò la sua strafottenza.
“Bene, hai fatto la tua buona azione della giornata. Addio.” Disse alzandosi e dirigendosi fuori dal locale.
Blaine lo inseguì, -ormai stava diventando un’abitudine- e lo raggiunse.
“Dai aspetta! Potresti anche provare ad essere un po’ riconoscente..”
“Non ti ho chiesto nulla. Non ho bisogno di te.”
“Sicuro? Prima non sembrava..”
Kurt digrignò i denti al pensiero, ma non disse nulla.
“Ascolta io.. Voglio solo aiutarti. Davvero, capisco che non ti fidi, e..”
“Ma io non voglio essere aiutato! Dannazione!” Prese Blaine per il colletto e lo sbatté contro il muro, il viso vicinissimo al suo.
“Perché ti è tanto difficile capirlo? Non ho bisogno di te ne di nessun altro.” Sussurrò al suo orecchio.
“Continui a ripeterlo, ma continuo a non crederci. Sai perché?” ribatté Blaine senza fiato.
“Perché,sentiamo?”
“Il tuo sguardo.. I tuoi occhi. Non sono arrabbiati. Non sono furiosi, sono solo.. Spenti. E so come ci si sente.”
Kurt allontanò leggermente il volto per fissarlo negli occhi.
“Oh, davvero? Lo sai? Sai come cazzo ci si sente ad essere completamente soli, a sapere che non puoi contare su altro in questo cazzo di mondo tranne te stesso? Sai che significa svegliarsi ogni giorno con la consapevolezza di non servire a nulla?” sbottò con odio ogni parola, come se fossero veleno. Blaine sospirò, pesantemente, e chiuse gli occhi.
“Si, che tu ci creda o meno, lo so.”
Improvvisamente sentì la presa sparire e rischiò di cadere. Quando aprì gli occhi vide quelli di ghiaccio di Kurt che ancora lo fissavano.
“Dovresti davvero starmi lontano, Anderson.” Disse, per poi allontanarsi del tutto e incamminarsi. Dopo qualche passo si fermò e si voltò verso di lui. Blaine fu stupito che ricordasse il suo nome.
“Beh,non vieni?”
 
Hate being that wall that you hit
When you feel like you gave it all

 
 
Passarono la serata parlando del più e del meno. O meglio, Blaine parlava, mentre l’altro si limitava a monosillabi e sarcasmo, fino a ché il moro non nominò il Glee club.
Kurt ebbe una reazione strana: spalancò per un attimo gli occhi per poi tornare composto come prima e guardare il cielo, senza vederlo davvero.
“So cos’è..  Ne facevo parte anche io” fu il suo commento quando Blaine ebbe cominciato a spiegare cosa fosse. Questo ebbe il potere di stupire il ragazzo e farlo ammutolire per un momento.
“Davvero? Come vi chiamate?” nonostante avesse usato il presente Kurt non lo corresse.
“New directions”
“New.. New.. Si! Mi ricordo di voi! Ci avete battuti per poco lo scorso anno..”
Poi tacque, e Kurt riuscì a seguire il filo dei suoi pensieri.
“Siamo stati solo fortunati.. E’ inutile che ci provi, non sono uno che spicca molto..” soggiunse poi, beccandosi un’occhiata stupefatta del moro. Era vero, cercava di scavare nella sua memoria e ritrovarlo, ma inutilmente.
“Credo di essere stato io a non prestare attenzione in realtà..” disse invece, e il discorso non toccò più l’argomento Glee club. La serata finì in fretta e senza avvenimenti significativi, ma nonostante ciò non vedeva l’ora di rivederlo di nuovo.
Fu strano essere amico di Kurt. Oddio, amico è una parola grossa, ma era comunque qualcosa del genere. Si incontravano per caso e passavano il tempo insieme, a volte anche in quasi completo silenzio. Ma dopotutto, non è un amico colui con cui puoi stare anche in silenzio?
Da parte di Kurt, probabilmente, era solo indifferenza. Ma non voleva realmente crederci, non quando sentiva che in qualche maniera si era aperto con lui, con mezze frasi e battute acide lanciate qua e la, niente di troppo, niente di compromettente. E Blaine raccoglieva tutto e custodiva, aspettando il momento giusto.
Una volta accadde, verso la fine di Novembre, che venne a piovere, all’improvviso e forte, tanto da non riuscire a distinguere ad un palmo dal naso. Dopo pochi minuti, infatti, erano entrambi fradici e Blaine si sentì leggermente avvilito per essere stato con lui per così poco, ma non poteva obbligare se stesso e Kurt a bagnarsi.
Inaspettatamente, fu proprio il castano a trovare una soluzione. Lo prese per il polso e iniziò a correre, costringendo il più piccolo a correre con lui per un paio di isolati, finché non arrivarono a quello che aveva tutta l’aria di un garage. Kurt armeggiò velocemente con la serratura e aprì la porta, fiondandosi all’interno.
Entrambi ripresero fiato, piegati su un fianco, e Blaine iniziò, senza ragione apparente, a ridere.
Kurt dovette davvero impegnarsi per non scoppiare a ridere anche lui di riflesso, e si preoccupò invece di levarsi la giacca di pelle, che colava acqua, e buttarla su una sedia senza curarsene davvero.
“Si può sapere che hai tanto da ridere?” chiese dopo un po’, irritato.
“Scusa è che.. Non sapevo che fossi così idrofobo e soprattutto, per uno che se ne frega del mondo, sembravi piuttosto convinto quando la pioggia ha cominciato a bagnarti i capelli!”
Kurt sorrise, non un ghigno, un sorriso vero, divertito.
“Il fatto che io odi tutto e tutti non implica che debbano andarci di mezzo i miei capelli, non ti pare?”
Blaine si risollevò e restò ammutolito perché, sotto quella giacca di pelle, Kurt non portava altro che una maglia senza maniche nera, attillata da morire e tremendamente sexy. Soprattutto in contrasto con la sua pelle nivea.
“Quindi..” cominciò a dire, senza ricordare cosa. Scosse la testa per tornare in sé. “Quindi questo è tipo il tuo rifugio?” posò gli occhi sul resto della stanza, cercando di trovare una sorta di contegno.
“Per così dire.. Era un garage inutilizzato. Un divano, una sedia e una tv ed è diventato una reggia.” Fu il commento di Kurt, mentre cercava un posto dove mettere ad asciugare le giacche di entrambi. Quella di Blaine era bagnata fino in fondo, dal momento che era quella della Dalton che, in effetti, non era impermeabile.
Il moro fu attratto dalla mensola su cui si reggeva la tv. Sotto infatti, coperti da un piccolo tendaggio, c’era un mare di dvd. Concerti, film di Meg Ryan, Musical, storie d’amore..
Prese in mano il dvd di West Side Story, quasi sovrappensiero.
“Vuoi vederlo?” chiese una voce alle sue spalle. Sobbalzò leggermente e, voltato il capo, incrociò gli occhi di Kurt estremamente vicini ai suoi. Molto più di quanto fosse abituato. 
Il suo sguardo si spostò sulle labbra rosee dell’altro, e ne fu rapito, finché questi, irrigiditosi, si allontanò di scatto, alzandosi in piedi.
“Mettilo dai” disse solo, accomodandosi sul divano. Blaine eseguì quasi come un automa, la mente del tutto rivolta a quanto appena accaduto. Era stato un attimo, ma poteva giurare di aver sentito una scarica elettrica passarlo da parte a parte.
Non che prima non si fosse sentito attratto da Kurt. Chi non lo sarebbe stato? Solo che aveva cercato in tutti i modi di trattenersi, anche perché era chiaro di non essere corrisposto. E poi voleva davvero aiutarlo, quindi essere anche un pretendente, oltre che petulante ragazzino, non avrebbe favorito.
Si sedette a debita distanza da lui e iniziò a vedere il musical, sebbene lo conoscesse a memoria.
A metà però, sentì una lieve pressione sul braccio e, voltato il capo, vide i capelli castani di Kurt e il suo capo appoggiato dolcemente sulla spalla. Non disse nulla, del resto del film non gli importava nulla, era completamente assorbito da quel lieve, singolo,contatto che profumava di Kurt.
 I hate taking the blame
When we both know that I'll never change
Passarono i giorni, a Novembre seguì Dicembre con il suo gelo e Gennaio, con la prima neve, arrivata inaspettatamente in ritardo.
Spesso restavano nel rifugio di Kurt, dando la colpa al freddo, e passavano il tempo in qualche maniera.
Una volta, ad esempio, avevano fatto una ridicola sessione di domanda e risposta al contrario, dove uno dava la risposta e l’altro doveva indovinare la domanda. Inaspettatamente produsse buoni frutti, infatti Blaine scoprì diverse cose interessanti, come ad esempio preferisse il caffè, il suo musical preferito, la canzone più imbarazzante che abbia mai sentito o cantato. Non seppe mai però a cosa si riferisse quel “Finn” oppure quando aveva detto “Elizabeth”, e le aveva provate tutte!
E Kurt si divertiva un mondo a dirgli che aveva sbagliato, che doveva ritentare, senza dargli il minimo indizio.
Come da manuale, Blaine finì per innamorarsi del ragazzo che stava scoprendo sotto la corazza di diamante che Kurt si era costruito. Cercava di non pensarci e andava avanti, facendo finta di nulla.
Le cose che invece il castano scoprì di Anderson lo resero semplicemente più adorabile, sebbene non lo avrebbe mai ammesso apertamente. E lo portavano, inevitabilmente, a domandarsi perché perdesse ancora tempo con lui.
Più di una volta ebbe voglia di ignorare le regole del gioco e chiedere apertamente, ma qualcosa lo frenava. Non lo aveva realizzato, o forse semplicemente non voleva accettarlo, ma ci era cascato di nuovo. Si era affezionato a qualcosa che non poteva durare e che alla fine gli avrebbe portato solo dolore.
Quando disse “Luce” Blaine non indovinò cosa intendesse, ma Kurt sapeva di aver involontariamente risposto alla domanda che non voleva porsi.
I tear you down I make you bleed eternally
Can’t help myself from hurting you and its hurting me
I don't have wings so flying with me won't be easy
Cause I’m not an angel I’m not an angel
 
 
Un giorno il giovane Anderson si recò correndo a perdifiato fino al garage di Kurt. Avrebbe tranquillamente potuto inviargli un messaggio  – il numero lo aveva per puro caso, in pratica il castano lo aveva preso senza permesso, una volta lo aveva chiamato ma non prendeva bene e si era generato un pandemonio assurdo -  ma la notizia era troppo bella e troppo importante, quindi voleva dirglielo di persona.
Non capitava tutti i giorni, dopotutto, che i Warblers andassero alle nazionali di canto corale coreografato a Chicago per merito suo, no?
Quando arrivò però, la scena che gli si presentò davanti gli gelò il sangue.
Sul divano, avvolti in un misto di gambe e braccia tale che era impossibile capire dove finisse uno e iniziasse l’altro, c’era Kurt e un tipo che non riusciva a vedere bene in volto e che, soprattutto, non gli interessava.
Il castano aprì mezzo occhio e, notatolo, si staccò di botto, costringendo l’altro a fare lo stesso e ad emettere un lamento seccato.
Il sole e il cristallo si incontrarono, ma Blaine non fu capace di reggere il suo sguardo, cosa che non era mai accaduta da quando si conoscevano. Mormorò un po’ di scuse e scappò via. Chicago, i Warblers, a chi importava?
In realtà, gli fece notare un’odiosa vocina nella sua testa, non aveva il diritto di pretendere alcunché. Non stavano insieme, il loro non era un rapporto esclusivo e Kurt era libero di fottersi chi voleva.
Non si accorse di aver corso tanto a lungo finché non si ritrovò nel quartiere di Lima Heights. Rallentò e si accostò a un muro per riprendere fiato; la sua mente registrò solo in seguito ciò che accadde.
Due mani grosse e forti lo presero per il bavero della giacca e lo appiccicarono al muro, facendogli chiudere d’istinto gli occhi.
Quando li riaprì vide il volto di David Karofsky, livido di rabbia, che lo fissava con odio.
Dopo quella volta, mesi prima, non si era più avvicinato né a loro né a Kurt. Sentiva spesso uno sguardo trafiggerlo ma mai aveva individuato la natura.
Quando Dave fece per sferrargli il primo pugno, si disse Blaine, decisamente non c’erano più dubbi.
Ciò che Karofky non sapeva era che Blaine aveva fatto anni di pugilato, non sapeva che si allenava frequentemente e di certo se avesse saputo ciò che era appena accaduto non lo avrebbe mai provocato.
Non lo avrebbe mai fatto, perché Blaine avrebbe risposto.
Si presero a pugni, calci e insulti per un po’, finché una presa ferma non bloccò l’ennesimo pugno di Blaine, diretto al naso di quell’uomo di Neanderthal. Sollevò lo sguardo e incontrò due occhi di ghiaccio: Kurt.
“Cosa diavolo sta succedendo qui?” chiese duramente. Blaine cercò di divincolarsi dalla sua presa ma era sorprendentemente forte. Non gli faceva male, lo teneva e basta.
“Allora? Karofky?” il castano si rivolse quindi a Dave che, caracollando leggermente, si alzò da terra e sputò un po’ di sangue.
“Nulla, Hummel.. Faccende da uomini. Riprenditi il tuo fidanzato e sparisci..”. Se ne andò via, sbandando leggermente.
Anche Blaine cercò di svignarsela, ma inutilmente.
“Dove credi di andare, tu?” senza troppa gentilezza cominciò a camminare, trascinandolo con sé.
“Non sono affari che ti riguardano.. E mollami!” strattonò inutilmente il braccio.
“Non sono affari.. Questa si che è divertente! Non eri tu quello che non si curava se erano affari suoi o meno?”
“Ho sbagliato. Ora tornatene da quel tizio e lasciami perdere. Me la caverò da solo..”
“Oh si certo, si vedeva come te la stavi ‘cavando’..” Kurt si fermò di colpo, voltandosi verso di lui.
All’improvviso si chinò su di lui e lo baciò, leggero, assaporando sulle labbra il sapore del sangue.
Blaine non se lo aspettava e rimase del tutto immobile. Avete presente quel momento perfetto prima del bacio? Quello statico, sublime, di dolce incertezza su come l’altro avrebbe reagito? Bene, non c’era stato. O se c’era stato se lo era perso, perché all’improvviso si ritrovò a baciare quelle labbra morbide e a respirare con forza dal naso il suo profumo.
 
 
“Non dovevi innamorarti di me, Anderson..”
 
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Kurt gli sfiorò la guancia destra, lo zigomo e scese lungo il collo, e odiò Karofsky come mai prima d’ora. Per tutto quello che gli aveva fatto, per ogni singolo lembo di pelle leso, per ogni livido.
Il cervello di Blaine stava velocemente implodendo. Non disse nulla, sebbene di pensieri ne aveva tanti e tanto incostanti da non dargli il tempo di leggerli. Si fece docilmente portare da Kurt senza chiedere dove andassero, finché non furono davanti a qualcosa che davvero non si aspettava.
“Una moto?” chiese stupito prima di rendersene conto.
“Non a tutti piacciono le auto grosse e ingombranti.. Metti il casco.” Ordinò passandoglielo.
“E tu?” fece il moro senza indossarlo.
“Sopravvivrò. Ora monta dai..” Kurt si sistemò e si voltò verso di lui per aiutarlo, ma il moro non era dello stesso parere. Che novità.
“Non posso.. Prendilo tu!”
“Anderson.” Bastò il suo cognome e l’occhiata che l’accompagnò perché Blaine abbassasse il capo e montasse sulla sella della moto. Con inaspettata gentilezza Kurt gli prese le braccia e le avvolse attorno alla sua vita, mentre metteva in moto il mezzo.
Cosa diavolo gli stava prendendo?
Quando Santana lo aveva chiamato, dicendogli che Blaine era lì, aveva sentito distintamente il cuore saltare un battito. Aveva già cacciato malamente quel tizio, ricevendo non poche imprecazioni, quindi non aveva perso tempo, prese le chiavi, saltò sulla moto, senza voler non volendo indagare sulla natura di tutta quell’agitazione.
Il messaggio ricevuto dalla ragazza era stato telegrafico: “Il tuo ragazzo è qui e ha deciso di prendere a pugni quella merda di Karofsky. Fermali tu se non vuoi che lo faccia io”
Non appena arrivato, ci mise poco ad individuarli.
Era furioso. Con se stesso, con Karofky, con quella giornata.
Ma non con Blaine. No, con lui non avrebbe mai potuto.
 
Prima che se ne rendesse conto erano giunti a destinazione: casa sua.
Parcheggiò la moto nel vialetto e lo aiutò a scendere, ricevendo dal moro un’occhiata che passò da spaventata a grata. Forse non gli piaceva andare in moto.
Lo prese delicatamente per il polso e lo condusse dentro l’abitazione. Appena varcata la soglia una voce femminile proveniente da una stanza chiusa li accolse.
“Kurt? Tesoro sei tu?”
Il castano si rivolse a Blaine. “Sali le scale, terza porta a destra. Entra e siediti sul divano. Vengo tra un momento.”  E lui fece come gli era stato chiesto.
 
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 Kurt lo raggiunse dopo un po’ ed aveva portato con sé una borsa con dentro tutte le cose per il pronto soccorso. Senza dire una parola si sedette accanto a lui e cominciò a medicargli le ferite sul volto.
“Per lo meno ti sei difeso bene..” disse quasi senza accorgersene. “Non conoscevo questo lato violento di te..”
“Sono tante le cose che non sai di me..” rispose Blaine evasivo.
“Non più di quelle che non sai tu. Perché lo hai fatto?” Ora gli stava curando il labbro. Troppo vicino.
“Potevo decidere se difendermi o lasciarmi massacrare. Questo è il risultato.” Fu telegrafico, così diverso dal suo solito straparlare, e fece sbuffare Kurt.
“Blaine..” cominciò con quel tono che faceva intendere altro. Gli lanciò un’occhiata profonda, prima di riprendere la parola.
“Ascolta, quello che hai visto stasera..”
“No! Kurt tu.. Non devo spiegarmi nulla, davvero. Tu non centri nulla.. Cioè, centri tutto ma non in quel senso. Io ho agito impulsivamente senza averne il diritto e tu non mi devi alcuna spiegazione!” sproloquiò quelle parole una dopo l’altra e Kurt attese che avesse finito.
“E’ tutto? Ora mi lascerai parlare?” disse, fintamente irritato, e Blaine annuì confuso.
“Permettimi di spiegare, perché voglio farlo. Ciò che hai visto stasera.. Non era nulla. Sul serio. Quello era un tizio a cui dovevo un favore e mi ha chiesto di pomiciare in cambio, nulla sotto la cintura sebbene sono convinto che ci sperasse. Anzi, è stata una fortuna la tua improvvisata, mi ha dato un motivo per cacciarlo..” ghignò, ma Blaine non sorrise di rimando.
“Appena sei andato via.. Non so cosa sia successo di preciso, ma credo che una parte.. Di me, sia ancorata a te e quando sei scappato l’ho sentita distintamente tirare, e tirare, finché non ti avessi ripreso di nuovo.”
Il ragazzo sembrava molto preso da quella confessione e Blaine.. Beh, in quel momento il disinfettante sulle nocche doveva bruciare come l’inferno ma lui non se n’era minimamente accorto.
“Prima io non ero così, come mi vedi ora. Ero un orgoglioso giovane gay che ha fatto il suo coming out in una scuola di omofobi, che si vestiva come dettava la moda e cantava coraggiosamente nel Glee club della scuola. Avevo anche una sconclusionata cotta per un giocatore etero, tutto da cliché gay, insomma. Al secondo anno però, qualcosa è cambiato. I bulli mi avevano perseguitato da sempre, non era una novità, ma divenne di più, più pesante, più brutto. Karosky poi.. Fu il peggiore di tutti. Mi insultava, mi perseguitava, fino a che un giorno non ne potei più e lo affrontai.”
Kurt sentì distintamente Blaine trattenere il respiro, per poi buttarlo fuori sentendo il proseguo della storia.
“Karofsky mi ha baciato, e mi ha minacciato di morte se lo avessi detto a qualcuno” disse atono. Blaine si alzò, senza una precisa idea in mente, solo qualcosa che comprendeva quel tizio e una pozza di sangue sotto la sua testa.
“Hey, è il passato, non ne vale la pena..” lo fece sedere, prendendogli le mani tra le sue.
“Certo che ne vale la pena! Lui ha osato.. E quella volta..” cosa sarebbe successo che non fosse arrivato in tempo?
Decise che non voleva pensarci, e tornò a concentrarsi sul ragazzo di fronte a lui.
“Quando mio padre lo scoprì.. Beh non la prese bene. Soprattutto perché lo scoprì mentre mi minacciava per l’ennesima volta e lui.. Aveva il cuore fragile, sai? Aveva già avuto un infarto e quello che stava accadendo fu semplicemente troppo. Ci eravamo avvicinati tantissimo dopo il mio coming out, lui era l’unica cosa che realizzassi come famiglia.
Fu fatale per lui.
Prima di morire però aveva sposato una donna, una brava donna, madre di un mio compagno di scuola che io avevo fatto conoscere, quindi lei e il figlio sono diventati in un certo senso la cosa di più simile a una famiglia che io abbia, credo.
Ci tengono davvero a me e io anche. Ma questo non mi ha impedito di lasciarmi andare.
Non ebbi la forza di tornare a scuola e affrontare tutto quello da solo, quindi non ci tornai affatto. Persi un anno, ma nell’estate decisi che non sarei più stato debole.
Mi sono allenato nelle arti marziali, per mesi, ho cambiato il mio look e il primo giorno di scuola ho quasi spezzato il braccio a un giocatore di Hockey. Tanto bastò agli altri per tenersi lontani.
E questo ci porta, in definitiva, al giorno che mi hai conosciuto tu.”

 
It left me in this place

Blaine aprì leggermente gli occhi al ricordo, ma rimase comunque il silenzio.
“Sono passato per caso davanti l’auditorium e ho sentito il Glee club esibirsi. E’ stato come se tutto quello che avevo passato, tutto il brutto e il bello, avesse deciso di tornarmi in mente.
Il mio unico rimpianto, davvero l’unico, è quel gruppo di sfigati dove non avevo paura di essere chi ero.
Mi odiai, perché mi mancavano, e presi a pugni quel muro.”
Si accorse di aver cominciato a piangere solo quando Blaine lo abbracciò, stingendolo a sé. Dopo un po’ decise di rimettersi composto, ma Kurt gli impedì di sciogliere l’abbraccio.
“Non avresti dovuto innamorarti di me, Blaine” ripeté con un tono di sollievo.
“Kurt, io voglio che con me tu sia te stesso.” Affermò il moro deciso. “ Voglio che tu sia il ragazzo che nascondi dietro quella maschera. Quello a cui piacciono i musical e i film di Meg Ryan, maniaco della moda e assolutamente fantastico che tu cerchi in tutti i modi di soffocare. Questo ragazzo è forte, ce la fa, lo vedo nei tuoi occhi, non è da solo..” avvicinò il volto al suo. “Tu non sei solo.”
“C’è un motivo se mi sono innamorato di te..” sussurrò a pochi millimetri dal suo volto.
“Io non sono un angelo, Blaine. Ti farei solo del male. Tutti quelli che hanno a che fare con me finiscono per soffrire in un modo o nell’altro.”
“Non ci credo.” Disse semplicemente il moro, prima di baciarlo con passione.

 
Wow, questa è la prima parte.
Era nata per essere una unica shot, ma considerando che solo questo sono 5000 parole ho pensato di dividerla in due parti per il bene dell’universo (e mio, ma dettagli)
E’ nata per caso, qualcosa come sette o otto mesi fa, su un quaderno rosa che più rosa non si può e sentivo il bisogno di scriverla. Oddio, all’inizio non era così, ma quando mai il risultato finale corrisponde all’idea iniziale?
Teoricamente avrei dovuto finirla quest’estate, ma prima ho interrotto la copiatura per la Klaine week, poi la cosa di Cory.. beh, è la prima cosa che pubblico nel fandom di Glee da allora. La prima cosa che ho ricominciato a scrivere, se non altro.
Spero vi piaccia come ho caratterizzato sia Kurt che Blaine!
Per il primo, la sua storia non è delle più belle e penso che davvero un passato così possa indurre a un cambiamento tanto drastico.
Inoltre, la scena di Kurt che entra nei corridoi e spezza il braccio al giocatore di Hockey l’ho sognata dopo il party di Halloween, quello dove il nostro Chris era vestito la Lama e mostrava tanto allegramente i suoi muscoli sulle braccia, già. Sono rimasta intrippata con quella foto per un mese o più.
Blaine. Blaine l’ho letteralmente ripescato dalla 2x06. Tutte le caratteristiche che abbiamo ora del personaggio le ho quasi “dimenticate”, tornando a quello che era in origine: un principe azzurro con la testolina inggellata e scintillante XD
Anche il fatto di essere insistente, forse un po’ infantile, è senza dubbio voluto. Kurt ha cambiato Blaine, nella serie, e questo Blaine non cambiato da Kurt sente la sua mancanza.
Ah, e quanto è adorabile Karofsky?
Giuro che non lo odio, ma è stato perfetto nel suo ruolo!
Suffia, ora la smetto.
Permettetemi solo di fare un unico, immenso, assolutamente enorme ringraziamento alla mia beta, Sara, senza la quale questa storia non avrebbe mai visto la luce.
Sei l’unica cosa che mi permette di andare avanti, Love!
Ok, ora ho davvero finito.
Lasciatemi la vostra opinione perché sarebbe davvero significativa per me. Questa storia è troppo importante.
Un bacio a tutti, ci vediamo la prossima settimana!
Gip.
 
Ps:la mia pagina -->the greatest thing you'll ever learn is just to love and be loved in return

 
   
 
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