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Autore: MJBlack    25/09/2013    0 recensioni
[LesMisérables!AU] [Loki!Èponine - Thor!Marius - Jane!Cosette]
Una volta una donna mi disse che, ogni volta che si dice una bugia, il dolce Gesù piange; così domandai a papà perché facesse piangere Gesù.
« Jésus pleure seulement si tu mentes mal » questo fu ciò che mi rispose; da quel momento cercai di migliorare le mie bugie.
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Personaggi: Thor, Loki, Jane Foster; Laufey, Steve Rogers, Tony Stark, Natasha Romanoff, Clint Barton. (accennati) 
Rating: Verde/Giallo
Genere: Angst, Drammatico, Storico, Malinconico, Triste.
Parole: +3400
Avvertimenti: Slash, AU, Triangolo, Morte di un personaggio principale.
Beta: Questa volta la mia Beta non è stata zia Enne (perché è abbastanza sommersa dai suoi lavori e deve ancora finire di correggermi un'altra storia) ma neversaythree che è tipo mia cugina (?) OKAY, quindi ringrazio lei e la sua ventiquattrore che con tanta pazienza si è messa a correggere tutto. I ♥ U , GIRL!
Note: I nomi sono stati modificati, quindi troverete un Thor che viene chiamato Thómas, un Loki chiamato Léandre e così via. È facile capire di chi si stia parlando perché ho cercato di attenermi il più possibile al nome originale. 
 

Une petite chute de pluie.

Derubare.
Mentire.
Sei costretto ad ingannare per non essere a tua volta ingannato.
Ecco la prima regola del truffatore.

Ero abituato ad imbrogliare e giurare il falso per raggiungere i miei scopi. Avevo imparato tutto quello che sapevo sull'arte dell'imbroglio osservando all'opera i migliori truffatori in territorio francese: i miei genitori, monsieur e madame Lefabvre. Gestivano una locanda in cui non era raro vedere uomini ubriachi che pagavano una stanza, per passare qualche minuto in compagnia della ragazza offerta gentilmente sul menù con il piatto del giorno; a quei tempi era ancora piena di musica, canti stonati e donne che alzavano la gonna per poche monete. Mon papa era uno di quegli uomini che passavano dall'essere abbracciati con calore, all'essere abbinati ad uno di quei nomi che mi dicevano di non ripetere in presenza di signori di alto lignaggio che, di rado, si fermavano lì. Sentii qualcuno dire che, se lo si guardava attentamente, quando fissava un mezzo franco, si riuscisse a vedere del vermiglio nei suoi occhi. Lo osservavo imbrogliare sui prezzi, frugare nelle valigie e perfino rubare occhiali da sotto il naso dei suoi clienti. Quando doveva riscuotere il dovuto per l'alloggio, mi faceva sedere sulle sue ginocchia e, mostrando agli ospiti tutti i costi aggiuntivi che avrebbero dovuto pagare, sussurrava nel mio orecchio che questi erano i trucchi che avrei dovuto tenere a mente per il futuro. Ma mére era una bellissima donna, almeno questi erano i commenti sussurrati che si scambiavano i nostri clienti. Con loro, spesso, la vedevo sedersi sulle loro gambe, lamentandosi di aver sposato un bastardo, quando in realtà non voleva altri che un principe; poi portava una mano tra le gambe del fortunato della serata e gli rubava 10 franchi dalla tasca della giacca, alzandosi e correndo poi, trionfante, dal marito.

« Tout le monde bénisse le propriétaire! Tout le monde bénisse son conjoint! »

Una volta una donna mi disse che, ogni volta che si dice una bugia, il dolce Gesù piange; così domandai a papà perché facesse piangere Gesù.

 « Jésus pleure seulement si tu mentes mal » questo fu ciò che mi rispose; da quel momento cercai di migliorare le mie bugie.

La prima volta che rubai qualcosa fu proprio grazie ad una bugia: piangendo dissi ad un ufficiale che mi ero perso e l’idiota, credendomi figlio di una famiglia dabbene a causa dei miei abiti, mi condusse verso casa, non prima di avermi regalato il suo cappello per farmi smettere di piangere. Quando tornai alla taverna, misi il cappello in testa a mio padre e vidi l’orgoglio nei suoi occhi; fu la prima volta che vidi quella sfumatura rossa di cui tutti decantavano. Naturalmente, poi, pensarono i miei genitori a ripulirlo per bene di ogni spicciolo che aveva in tasca, mentre io tornai a giocare con gli altri bambini del quartiere.

Ricordo di una bambina che viveva con noi alla locanda, ma contemporaneamente sembrava che non ci vivesse realmente. Il suo compito era pulire il locale prima dell'apertura e, se maman si accorgeva che si era distratta, la mandava nel bosco da sola a prendere l'acqua. Alcune volte ero io stesso a fare la spia sulle sue pausette, altre volte distraevo mamma per darle il tempo di rimettersi al lavoro senza essere punita. Spesso teneva un sudicio panno per lavare i pavimenti tra le braccia e lo stringeva come se fosse una bambola; la sentivo parlare di un castello tra le nuvole e di una dama bianca che le avrebbe cantato una ninna nanna. Io avevo giocattoli veri, al posto di uno straccio: soldatini di piombo, animali di pezza, bambole con abiti vistosi. Se avessi avuto il desiderio di un giocattolo nuovo, mi sarebbe bastato parlare dell'oggetto del mio interesse a ma mére e, puntualmente, lo avrei ritrovato nella mia cameretta qualche giorno dopo; tuttavia non mi aveva mai cantato una ninna-nanna, neanche se ero io stesso a chiedergliela. Probabilmente doveva essere bello avere qualcuno che canta per te. Pregai il buon Gesù di avere, un giorno, qualcuno che cantasse per me almeno una volta.

La bambina, da un giorno all’altro, scomparve. Mi accorsi della sua assenza solo dopo aver notato la pezza abbandonata in un angolo senza la sua padrona; dissero che uno straniero l'aveva trovata nel bosco e l'aveva portata via con sé. Non erano per niente tristi, maman era forse un po' infastidita, ma non triste: borbottava sul fatto che papa avrebbe dovuto chiedere un prezzo più alto, anche se io non capii mai questo "prezzo" cosa direttamente riguardasse. Questa vicenda non fece che rafforzare in me l’idea di quanto io fossi molto più fortunato di lei.

 

*

 

La locanda cadde in miseria e noi ci trasferimmo a Parigi. Continuai a mentire e rubare alle persone oneste, sotto la guida di coloro che mi misero al mondo. Mi divertiva essere un po’ qua e un po’ là. Mi lasciai crescere i capelli, era comodo poter essere due persone diverse. Capelli legati, un paio di brache, camicia di seconda mano e una marsina di lana blu: un ragazzo appartenente alla classe media. Liberare i capelli, lasciandoli ricadere, morbidi, sulle spalle, vestito dell'armadio di mia madre, trucco abbondante: una delle prostitute del quartiere. Quando le guardie cercavano una donna dai capelli pieni di nastrini e dagli abiti pacchiani, si ritrovavano davanti un ragazzo dai capelli in ordine e dagli indumenti immacolati, oppure avveniva il contrario. Non c'era nulla che collegasse le mie due identità, e ormai ero diventato così bravo da non lasciare neanche una traccia che permettesse alle mie vittime la possibilità di ricondurli a me.

La prima volta che lo incontrai ero una ragazza che girava per il mercato alla ricerca di qualcosa da mangiare per il suo fratellino ammalato; con questo trucchetto mi avvicinai a lui e gli sfilai dalla giacca venti franchi senza che se ne accorgesse. Un allocco come tanto altri, mi ero detto. Prima che riuscissi a sparire tra la folla ed indossare di nuovo i miei vestiti, una guardia mi prese per il polso e, chiamandomi puttana, mi fece inginocchiare di fronte a quell'uomo. Gli chiese se volesse sporgere denuncia per il furto.

« Tu trompez, monsieur, c'était moi qui avait fait don de l'argent à cette belle mademoiselle. Elle va sans. »

Alzai gli occhi, sorpreso, e fu come se lo avessi visto per la prima volta. Sentivo la gente, che si era radunata intorno a noi per osservare la scena, scemare e tornare ai propri affari e la guardia lasciarmi. Sentivo, ma non vedevo: i miei occhi rimasero puntati nei suoi. Era molto alto, spiccava senza problemi tra la folla. Aveva dei capelli biondi, di quel biondo dorato che sembra essere l’ultimo tesoro scampato alla miseria che aveva attaccato la Francia in quel periodo. L'ultimo oro che era ancora presente in territorio francese, ed era davanti a me. Erano legati in una coda da un nastro blu; un ciuffo ribelle ricadeva sul suo occhio destro, nascondendolo alla vista. Ringraziai Dio di aver creato l'essere umano con due occhi, perché altrimenti avrei perso quelli di lui a causa di una manciata di capelli. Erano di un azzurro così intenso e profondo da sembrare che qualcuno avesse rubato un pezzo di cielo e glielo avesse donato. Avrei volentieri conosciuto il ladro in questione, magari mi avrebbe mostrato la via per arrivare alle nuvole, ma in quel momento tutto ciò che mi bastava era semplicemente tenere lo sguardo ancorato al suo. Il suo viso, i suoi lineamenti, tutto di lui ispirava a chiunque lo guardasse cieca fiducia. Era l'uomo su cui non punteresti mai il dito, nemmeno quando tutti gli indizi portano a lui. Indossava abiti costosi; il cappotto grigio si sposava perfettamente al colore dei suoi occhi.

Mi offrì la mano per aiutarmi a rialzarmi da terra ma io la rifiutai, un po’ per orgoglio un po’ per timore che ci fosse qualcosa sotto. Nessuno fa nulla senza un tornaconto personale. Probabilmente aveva fatto cadere le accuse per acquistare, con i soldi rubati da me, una notte in compagnia di una sgualdrina. Continuai a ripetermi che questa doveva essere la ragione di tanta gentilezza da parte sua. Nessuno fa nulla senza un tornaconto personale. Mi osservava, non con lo sguardo famelico di un lupo che scruta la preda, ma cercando nei miei occhi la ragione per la quale non gli avessi semplicemente chiesto i soldi. Mi sentivo leggere dentro e la cosa mi infastidiva, tuttavia non riuscivo a liberarmi da quella prigione celestiale. Cercava risposte, che naturalmente io non gli diedi. Restammo in silenzio in mezzo alla follia che comandava il mercato. Si presentò e pensai immediatamente che nessuna voce avrebbe eguagliato la sua, né quella di un oratore che si occupa di politica, né quella di quella del truffatore che cerca con le parole di farti cadere in trappola: era calda, morbida, melodiosa; sembrava che ti scivolasse delicatamente sulla pelle e che ti incantasse per farti sempre credere che tutto ciò che ti riferiva fosse vero, nulla di ciò che diceva poteva essere falso. Thómas, così si chiamava. Thómas Dumas. Sognai questo nome fino alla fine dei miei giorni. Nessuno fa nulla senza un tornaconto personale; nessuno tranne Thómas Dumas.

Ci rivedemmo presto. In sua presenza indossavo sempre vesti femminili, lui mi chiamava Mademoiselle ed io sentivo nel mio petto i battiti del mio cuore accelerare. Era pieno di ideali nuovi, freschi, gli stessi ideali di cui sembrava che la Francia avesse il disperato bisogno. Quando parlava sembrava che il mondo stesse zitto ad ascoltare quelle parole pronunciate in così impeccabile modo.

« Avec toute la colère dans le pays. Combien de temps avant le jour du jugement? Avant de nous couper dans le gras ceux en bas de la taille? »

Parlava da leader. Si muoveva da leader. Lui era un leader. Un altro ragazzo si accompagnava a lui, il suo nome era Stéphane Roche: portamento, modi gentile di rapportarsi con il prossimo; sembrava uno di quei ragazzi aristocratici che sembravano essere emigrati in Inghilterra per salvarsi dai danni che la rivoluzione francese stava infliggendo a quelli del loro rango. Discutevano delle problematiche del paese in piazze, mercati, luoghi dove la gente era solita radunarsi in modo che non potesse fare a meno di ascoltare. Ci misi poco a capire il meccanismo dei loro spostamenti, cosa che non tutti avevano ancora realizzato sebbene fosse così palese da non apparire nemmeno come un mistero. Fu facile entrare a far parte del loro gruppo di rivoluzionari, bastava tornare ad essere me stesso; le donne non erano accette. Conobbi Antoine Sanchez, uno degli sbruffoni pieni di sé di cui le città sono piene. I suoi occhi si muovevano da una parte all’altra velocemente, carpendo il massimo alla prima occhiata. Mi chiese la ragione per cui avessi un accenno di rossetto sul colletto della camicia; gli raccontai di una ragazza particolarmente focosa che si lasciava fare di tutto a buon prezzo. Scoppiò a ridere e volle che parlassi con la donna in questione per fargli ottenere un appuntamento per la notte seguente. Ancora una volta una menzogna mi aveva salvato. Altri posti di rilievo erano quelli di Claude Bernard e Noëlie Roux, rispettivamente un ragazzo di strada sempre sulle sue e una donna che fingeva di essere un uomo. La famiglia di Claude era né troppo ricca, né povera, ma con la morte del padre si erano ritrovati, lui e il restante della sua famiglia, sulla strada. Sua madre seguì il marito nemmeno un anno dopo, un po’ per malattia un po’ di crepacuore. Durante le assemblee sedeva al tavolo immobile, silenzioso, valutando la situazione e osservando tutto, proprio come un falco che avvista la preda dal nido. Noëlie invece era la figlia di una prostituta. Dopo che un cliente di sua madre provò a toccarla, scappò di casa e, fingendosi un ragazzo, era diventata non molto differente da quello che ero io: un truffatore. Conobbe Claude in una taverna, lui si accorse subito che in realtà lei fosse una fanciulla e le offrì da bere con i pochi spiccioli che aveva guadagnato quella mattina.

Noëlie non esisteva senza Claude.
Claude non esisteva senza Noëlie.
Erano loro due contro il mondo.
Noëlie e Claude.
Claude e Noëlie.

Magari anche io un giorno avrei provato quella inebriante sensazione di completezza. Magari proprio con Thómas. Magari lui avrebbe ricambiato i miei sentimenti; ma al momento tutto ciò di cui sentivo il bisogno era semplicemente sentire la sua voce, ancora e ancora, fino a memorizzarla così bene da ripeterla nei miei sogni nella stessa sublime maniera.

 Peu qu’il sait… Peu qu’il voit…

Stavano tentando di convincere più persona possibili ad unirsi alla loro causa per la riuscita di una nuova rivolta del popolo, quando le guardie arrivarono facendo scappare tutti. Lo persi di vista per un istante. Mi accorsi ben presto che quell’istante di distrazione mi avrebbe fatto a pezzi il la vita, il cuore e l’anima. Lui era lì, fermo, quasi sembrava non respirasse: era rimasto pietrificato di fronte allo sguardo una ragazza dagli occhi scuri e profondi. Lo vedevo cadere in quello spazio infinito, senza alcuna intenzione di cercare un appiglio per salvarsi dallo schiantarsi, proprio come io, guardando i suoi, tentavo di arrivare al cielo. Credevo di essere un aquila che, abile, sarebbe riuscita a raggiungere quella infinita lastra azzurra; non potevo sbagliarmi di più. Io non ero altro che un uccellino appena nato che si lanciava verso morte certa pur di provare a librarsi in quell’aria celestiale prima dei suoi fratelli. Mi era bastato lo sguardo che lui le stava rivolgendo per capire che, dopo il mio schianto, un altro uccellino era riuscito a spiccare il volo.

Mi domandò se la conoscessi. La conoscevo. Era la bambina che aveva vissuto con noi alla locanda, Josette. La riconobbi senza problemi, homme comme moi ne pas oublierMi chiese di trovarla, trovarla per lui. Cercò di convincermi a farlo dandomi dei soldi, mai come in quel momento mi sentii ferito, con un semplice gesto mi aveva fatto capire cosa realmente pensava di me, cosa si celava dietro tutti quei merci e perdon.

Fu come inghiottire una lama.

Mi tenne fermo per il braccio, mentre ero sul punto di andarmene. Questa volta non me lo chiese, mi implorò di farlo. Lo sentii di nuovo chiamarmi mademoiselle, e non riuscii a dirgli di nuovo di no.

La lama si conficcava sempre più in profondità, fino ad intaccare il mio cuore.

Sans lui, je sens ses bras autour de moi. Quand je perds mon chemin, je ferme mes yeux et il m'a trouvé.
 

La trovai. La trovai per lui. Mi ringraziava. Mi diceva che grazie a me si sentiva più vicino agli dei e al Paradiso. Lo accompagnai fino al cancello della casa di quella ragazza fingendo di essere contento per lui.

Chaque mot qu’il dit est un poignard en moi.

Rimasi ad guardare il loro incontro, nascosto bene in modo che nessuno dei due potesse accorgersi della mia presenza. Sentivo il modo in cui le parlava, le parole che le rivolgeva. Lui non mi avrebbe mai parlato così. Continuai ad osservarli, perso in quelle parole per cui avrei dato tutto per far si che fossero rivolte a me; l’unica cosa che potevo fare era assistere e immaginare che dall’altro lato del cancello ci fossi io. Solo in quel momento capì che in realtà era lei quella più fortunata, tra noi due: io avevo avuto giocattoli, dolcetti, ma lei si era presa la cosa alla quale tenevo più al mondo, la cosa per la quale avrei dato la mia vita stessa. Quella sera una parte di me morì nel vedere il loro amore nascere.

Anche una volta che si furono separati rimasi immobile di fronte al cancello, con sguardo vacuo e assente; ritornai in me solo quando sentii delle voci provenienti dal vico che portava lì.

« Qui est cette pute? »

« C’est ton enfant, Léandre. Reconnaissez-vous pas votre fils? »

Le voci appartenevano a mio padre e ai suoi uomini, decisi a derubare la ragazza e il vecchio con cui viveva. Tentai di dissuaderli dal loro intento, li minacciai di rivelare le loro intenzioni urlando; non ottenendo nulla, passai dalle parole ai fatti urlai più che potei. Mi picchiò, mentre vedevo l’orgoglio che provava per me sciamare dai suoi occhi. Corse via, per le strade di Parigi cercando di non attirare l’attenzione su di sé. Tornai indietro poggiando, per quella che sarebbe stata l’ultima volta, i miei occhi su Josette mentre lasciava una lettera di fronte al cancello. Era destinata a Thómas.

*

Pioveva. Pioveva e le mie lacrime si confondevano con le gocce di pioggia. Ricordai di tutte le volte che mi sorrideva e che mi chiamava Mademoiselle; poi mi tornarono a tormentarmi le promesse di un futuro insieme, che si erano scambiati poco prima e fu come se lui stesso mi avesse ficcato una daga nel cuore. “Nessuno fa nulla senza un tornaconto personale; nessuno tranne Thómas Dumas”, questo era ciò che continuavo a ripetere nella mia mente. Lo ripetevo ogni volta che vedevo una donna aiutata da qualche guardia o un padre che chiedeva la carità per i propri bambini; sapevo che la guardia si sarebbe ripreso tutto ciò che aveva donato alla donna, se non più e che il padre in realtà era un truffatore di strada pronto a derubarti fino all’ultimo centesimo. Lui era diverso, almeno era questo che credevo. Mi aveva salvato dalla galera e io gli avevo donato il mio cuore, ma lui non lo voleva; lui voleva il cuore di quella fanciulla dallo sguardo incantevole, ed io stesso lo avevo condotto fino ad esso. Senza di lui, il mondo intorno a me cambiava: gli alberi apparivano spogli e le strade piene di sconosciuti; ma senza me, il suo mondo sarebbe continuato a girare.

Je l’aime, mais seulement sur le mien.

Un giorno ancora, un giorno a pensare a lui e alla vita che avrebbero avuto insieme. Un giorno in più da solo. Partecipai alla rivoluzione. Non ci credevo davvero, ma lo avrei seguito anche in capo al mondo se questo potesse significare stare insieme. Sapevo che non saremmo mai stati ciò che realmente volevo; sapevo che apprezzava la mia presenza ma non nel modo in cui speravo; sapevo che benché non mi considerasse più di un amico, continuavo a non sapergli dire di no.

Vidi un fucile puntato su di lui ed emisi un gemito strozzato, tra il disperato e lo spaventato, poi feci l’unica cosa che mi sembrava giusta in quel momento: mi misi davanti a quel proiettile, donando il mio petto come custodia di quell’unico colpo che altrimenti avrebbe messo fine a troppe vite, oltre la sua. Lo salvai dalla Morte, offrendole la mia vita al posto della sua.

Perché un mondo svuotato di persone come lui non era un mondo che andava la pena di essere vissuto.
Perché un mondo senza di lui sarebbe stato un mondo pieno di fantasmi che si mischiavano ai vivi.
Perché un mondo pieno di quei fantasmi sarebbe stato vuoto.
Perché…
Perché…
Perché…

Cominciò a piovere. Una leggera e sottile pioggia che sembrava stesse pulendo tutti i presenti dei peccati compiuti quel giorno. Urlò il mio nome, prima di chinarsi su di me e vedere in che condizioni stavo. Il dolore al petto non cessava, ma gli dissi di non sentire nulla per non farlo preoccupare ulteriormente, parlai invece che la pioggia avrebbe fatto crescere il fiore. Testardo, mi ripeteva che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe risolto, continuando a chiamarmi non mademoiselle ma Léandre. Nella sua voce era presente preoccupazione, tristezza, consapevolezza, tuttavia mai nella mia vita avevo così tanto amato il mio nome sulla bocca di qualcun altro. Non credevo a nulla di ciò che mi diceva, lui era il primo a non farlo: non gli credevo quando diceva che avrei continuato a vivere, ad essere felice. Il colpo era stato troppo preciso, troppo grave. Non avrei mai rivisto la luce del sole, ora coperto dalle nuvole; sarei stato raccolto dalla Morte come avevo vissuto, nell’oscurità. Eppure sapevo di aver fatto la cosa giusta, sapevo che salvando lui avevo anche salvato me stesso, perché lui era stata la luce che mi aveva condotto fuori dalle tenebre, la luce che avevo inseguito disperatamente ma che non avevo fatto in tempo a raggiungere, la luce che non avrei mai fatto in tempo a raggiungere. Mi addormentai tra le sue braccia, mentre la sua calda voce mi cullava, cantando. Dopo tutti quegli anni, il buon Gesù aveva accolto la mia preghiera.

 

È sempre difficile sapere come si svolge il volere divino: a volte avviene presto, suscitando la gioia e lo stupore nel cuore del fedele; altre volte avviene troppo tardi, quando ormai il fedele non ha più nulla, creando nel suo stesso cuore solo una voragine, dolorosa e profonda come un colpo di fucile che gli ricorda quanto sarebbe potuto essere felice.

 

 


Questa shot me la sto portando dietro da luglio e, finalmente, l'ho terminata. Enne parlava di farla tutta molto fluffosa, piena di canzoni e un bel lieto fine, arrivo io e distruggo tutto con un Loki!Éponine e una Jane!Cosette. Invece Thor non posso fare a meno di immaginarlo sempre e comunque un bonaccione che non si accorge nemmeno di quando piova (?), non so se mi spiego.
Anyway, voglio ringraziare di nuovo neversaythree per questo betaggio lampo ♥ 
E poi, boh, qui ci sono i pomodori *indica un cesto* linciatemi pure.
Alla prossima, 
Manu ♥

   
 
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