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Autore: Lisbeth17    26/09/2013    1 recensioni
[Paolo&Nina]
Come si conquista la donna che ami se proprio non sei un romanticone?
Come si scioglie un cuore di ghiaccio?
Come si chiede amore a chi ha paura di amare?
Dal capitolo:
È mia, e oggi lo capirà anche lei.
Post capitolo 31 della long Un Passo Indietro.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Attimi...'
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Addomesticami


Addomesticami

 

[Paolo]

 

Tempi record i miei.

Sono certo che la stradale non la penserà allo stesso modo, e dovrò investire almeno 500 euro in multe.

Giuro che se la trovo con qualcuno, stavolta faccio una strage.

È mia, e oggi lo capirà anche lei.

Ha ragione la suora, quando dice che non sono stato troppo chiaro, forse perché non lo ero con me stesso, forse perché prima vedevo sempre Azzurra troppo sola, e non mi sentivo di seguire le sensazioni che Nina ha suscitava in me. Ora però è diverso, Guido è con Azzurra, lei e la pulce sono felici, ed io voglio la mia felicità che ha un nome e cognome preciso, ed è Nina Cristaldi.

 

Dopo 5 giri in macchina per cercare parcheggio nei pressi di casa, scendo di corsa dalla macchina, e prego davvero chiunque ci sia lassù che Nina non abbia invitato nessuno, perché oggi non rispondo di me.

Sotto il palazzo c’è uno con un mazzo di fiori in mano, e già questo non va bene.

Mi avvicino come una furia e lo aggredisco subito.

- Hey tu!... chi sei? Che cerchi qui?

Il tipo, un noioso fighetto milanese in giacca e cravatta, mi guarda spaesato.

- Come prego? Lei chi è? Come si permette…

- Senti coso, abito qui, e se sei venuto a rompere a Lola ti avviso che è minorenne e ti faccio passare i guai… - dico avvicinandomi sempre più minaccioso, e augurandomi, in cuor mio, che questo tipo, stia qui per la giovane inquilina brasiliana del terzo piano.

- Ma quale minore, ma stiamo scherzando, sono qui per Nina Cristaldi, che non è certo minorenne.

Povero, povero uomo stolto.

- Peggio, molto peggio! – dico mettendomi ora di fronte a lui, e godendomi i miei quasi 10 cm di altazza in più su di lui. – perché Nina è la mia donna, e ti consiglio di sparire alla svelta, se non vuoi che ti spacchi la faccia.

Detto fatto, il tipo si volta per una fulminea fuga.

- E questi li prendo io! – dico strappandogli di mano il mazzo di fiori.

Mentre lui fugge, io mi sistemo meglio la giacca di pelle, tolgo lo stupido bigliettino dai fiori, e tiro fuori le chiavi di casa dalla tasca.

Probabilmente Nina s’incazzerà come una belva appena intuirà come ho cacciato il suo spasimante, speriamo solo che non fosse un suo collega, che potrebbe infuriarsi ancora di più.

 

Una cosa positiva c’è… visto che il cretino era di sotto, almeno non la trovo a letto con nessuno.

 

[Nina]

 

Venire qui, è stata l’idea migliore.

Ho chiamato Andrea, e conoscendolo sarà già arrivato, così esco e mi distraggo un po’.

Nonostante il mio amico sia un maniaco dell’anticipo, non intendo uscire da questa doccia, prima di essermi completamente tolta dal naso l’odore di Paolo.

Certo che venire in una casa dove c’è il suo odore, il suo armadio, le sue cose, forse non è stato brillante, ma almeno non devo vederlo.

Un rumore mi distrae dai miei pensieri…

Cavolo no, i ladri in casa pure qui no!!

Esco dalla doccia, drappeggiandomi l’asciugamano addosso, mentre tendo l’orecchio per sentire se ci sono altri rumori.

Il silenzio è totale adesso, ma meglio controllare.

Afferro la prima cosa che trovo, che è un inutile e imbarazzante phon, ed esco senza far rumore dalla porta del bagno.

Sento qualche vago rumore dal salone, allora c’è davvero qualcuno, oddio il cellulare è in cucina, ovviamente spento, e in questa dannata casa non abbiamo mai messo il telefono.

 

 

[Paolo]

 

Ho sentito il rumore della doccia, e siccome non voglio farla arrabbiare più del dovuto, aspetto buono buono in cucina che finisca, nel mentre mi faccio un caffè.

 

- Fermo!! – urla lei, e quando mi volto, la trovo che mi punta addosso un phon, mentre con l’altra mano si tiene l’asciugamano sopra il seno.

Dio quant’è bella, anche così infuriata…

- Brutto deficiente, cretino, egoista… -  attacca lei ad insultarmi, mentre io sono già piegato per terra dalle risate, la scena è improbabile.

- CHE TI RIDI??? – sbotta lei sempre più furiosa.

- E se fossi stato un ladro… - dico cercando di smettere di ridere – cosa avresti potuto farmi con quel phon?!

- Questo!!! – dice lei ormai rossa dalla rabbia, e mi lancia il phon addosso, mi scanso, non abbastanza velocemente però,  e mi colpisce sulla schiena.

- Stronza! – dico mentre mi accascio, lo sa che la schiena è il mio punto debole, e che questo periodo soffro un casino, tanto che ho dovuto mollare pure la moto.

 

 

[Nina]

 

Che diavolo ci fa lui qui ora????

- Guido Corsi me la paghi! – sibilo tra i denti mentre mi avvicino a Paolo ancora inginocchiato per terra.

- Ti ho fatto male? – gli chiedo, mentre a fatica tengo chiuso l’asciugamano, e mi inginocchio accanto a lui.

- Tanto… - dice lui ancora a denti stretti - lo sai che ho la schiena di un settantenne sto periodo. – Aggiunge continuando malamente a massaggiarsi, mentre ha in viso un’espressione davvero sofferente.

- Non volevo… o meglio volevo… mi hai spaventata… e fatta arrabbiare…

- Insomma quello che faccio di solito. – dice lui cercando di sorridere, ma temo di averlo preso davvero bene, perché il suo sorriso risulta più una pessima smorfia..

- Dai, vieni di là… - dico alzandomi, e cercando di farlo alzare.

- Nina copriti per favore, - dice fissando la mia gamba nuda - ti vorrei parlare… - aggiunge guardandomi come un cane guarda un osso – prima! – conclude poi con un sorriso sorniene.

- Idiota! – dico mollando la presa sul suo braccio, e un po’ spintonandolo.

- Ahia!... – dice lui mentre io sparisco fino dalla sua vista.

- Nina… - prova a dire ancora lui, mentre sento che prova a camminare.

- Mettiti sul divano. – gli urlo io, e la sua risposta sembra un biascicatissimo, ci provo.

M’infilo una maglia lunga e un paio di mutande, quando lo sento lamentarsi di nuovo, e peggio di prima.

- Che hai fatto? – dico correndo di nuovo in sala.

 

 

[Paolo]

 

Mi ha preso proprio bene, mentre mi siedo a fatica sul divano, e mi allungo per prendere i fiori rubati al tipo da darle, non riesco a trattenere un verso di dolore.

 

Mannaggia la miseria!! Non era proprio questa la mia idea…

 

E quando sento Nina correre, me la vedo arrivare con una maglia che le copre a stento il sedere e un bel paglio di culottes…

 

Perché? Perché?

 

Che ho fatto di male?

 

Come posso pensare di parlare con lei quando è così mezza nuda, morbida, e profumata?

 

Ed io sono già schifosamente eccitato.

 

Sé se ne accorge mi ammazza, questo è sicuro… le passo i fiori, mentre lei si siede accanto a me.

Guarda i fiori stupita, poi mi fissa e torna di nuovo ai fiori… vedo la rabbia illuminarle il viso.

- Che cosa hai fatto ad Andrea? – mi chiede lei furiosa gettando i fiori sul tavolino.

Ah bene, quindi il cretino di sotto ha un nome, e non è la prima votla che le regala dei fiori… bene, bene…

Almeno il problema erezione è risolto, visto che sentirla parlare di un altro, ha distrutto la mia libido.

- Chi scusa?

- Andrea, un mio amico… - dice alzandosi dal divano e andando ad affacciarsi alla finestra – dovevamo vederci 10 minuti fa…  che cosa gli hai detto?- dice guardando prima l’orologio della cucina, e poi me molto male.

- Gli ho detto la verità… - dico restando sul vago.

- Quale sarebbe la verità? – chiede lei incrociando le braccia al petto, mossa che fa alzare un po’ la maglia, scoprendole per intero la coscia.

- Che sei impegnata, e per lui era ora di girare a largo.

- …ma come ti sei permesso? – dice lanciandosi contro di me sul divano.

 

Hai sbagliato Nina, hai sbagliato di grosso.

 

Capovolgo la situazione, e la metto spalle al muro sul divano, sovrastandola con il mio corpo, impedendole così di scappare… diciamo che ora dovrà ascoltarmi per forza.

Le blocco con una mano anche i polsi sopra la testa.

- Lasciami andare subito. – dice lei cominciando a dimenarsi.

 

Non la baciare ora, non la baciare ora, non la baciare ora.

 

Mi ripeto come un mantra.

 

 

[Nina]

 

- Stai ferma! – mi soffia a pochi centimetri dalle labbra, e mentre si spinge di più su di me, sento la sua eccitazione spingermi sulla coscia.

- Porco… - dico cercando di liberarmi dalla sua presa.

- Stai ferma, - mi soffia sulle labbra – non voglio fare quello che pensi… ma sei mezza nuda, ti strusci … è normale…

Non voglio fare quello che pensi…

Solo questo registra la mia testa, e mentre sento lacrime di frustazione salirmi agli occhi, cerco ancora di liberarmi di lui, non lo voglio più sentire.

- Dio Nina ti desidero da impazzire, mi ammazzo di seghe pensando a te da mesi, ti prego smettila di muoverti perché PRIMA voglio parlare con te… prima di baciarti di nuovo, voglio essere chiaro con te…

 

Cos’ha appena detto questo cretino?!

 

Cesso qualsiasi movimento , mentro lo fisso, e leggo nei suoi occhi il desiderio, lo stesso che sento sul mio corpo, e vedo che si sta trattenendo dal fare qualsiasi altra cosa, con molta, molta fatica.

- Ti ascolto! – dico rilassando qualsiasi muscolo.

 

- Oddio! – dice chiudendo gli occhi e poggiando la sua fronte sulla mia.

- Che ho fatto? – gli chiedo io, un po’ confusa.

- Tu…- dice aprendo i suoi occhi – così arrendevole, e così vicina, tutte cose che non avevo preso in considerazione…

Brutto cretino, imbecile, deficiente…

 

Penso, mentre poso le mie labbra sulle sue, sono perfettamente consapevole di essere stata io a cercarlo, e non solo, sono io che gli chiedo di più; mentre le nostre labbra giocano un po’ come ragazzini, gli mordo il labbro, volendo approfendire questo contatto, cercando la sua lingua, intrecciandola con la mia, e quando mi allontano da lui, gli lascio un bacio sul naso, prima di far ricadere la testa sul cuscino del divano.

- Magari ora ti concentri meglio e mi dici quello che devi. – dico scrollando le spalle, e facendo un sorrisino malizioso.

 

Ma che solo lui ha certi istinti?!

 

Lo vedo guardarmi prima stupito, e poi aprirsi in uno splendido sorriso.

Bello e cretino!

Penso, mentre lo vedo cercare di regolarizzare il respiro, e appoggiare di nuovo la fronte sulla mia, chiudere gli occhi e inspirare forte, in un gesto intimo quasi più di un bacio.

- Sono innamorato di te… - dice spalancando gli occhi e prendendomi completamente alla sprovvista, trattengo il respiro e lui se ne accorge perfettamente.

- Respira, che ho bisogno di te, - dice ancora sfiorandomi il naso con il suo – Non so quando me ne sono reso conto, o da quanto lo sono, ma sei peggio della droga, mi sei entrata dentro piano piano, fino a quando non ho potuto più fare finta di non volerti.

 

È un sogno, un sogno bellissimo, sentirgli dire queste parole, anche se ancora faccio fatica a credere che sia reale, lo fisso cercando sul suo viso risposte alle mille domande che ho in testa, e lo vedo aprirsi in una smorfia di dolore.

 

- La tua schiena… - dico solo cercando di liberarmi dalla sua presa.

- Non te ne andare.  – dice provando a stringere la mano sui miei polsi.

- Non me ne vado, - dico sfilandomi delicatamente dalla sua presa - ma tu siediti come si deve.

E lui si alza sbuffando e con una divertente smorfia di dolore sul viso, si siede composto sul divano, e quando faccio per sedermi accanto a lui, lui mi tira addosso a se, non posso far altro che sedermi cavalcioni sulle sue gambe, in una posa molto intima, e parecchio compromettente.

Il suo sorriso malizioso la dice lunga, - Volevo solo essere sicuro che non scappassi – sottolinea allacciando le braccia dietro la mia schiena.

E quando la mia intimità sfiora la sua, già parecchio arzilla, chiude gli occhi come in estasi e tira un lungo sospiro.

- Mi … stavi parlando. – dico io, tossicchiando per ritrovare un minimo di compostezza, che adesso sento completamente lontana.

- Giusto! – dice lui, tornando a fissarmi – Non lo so come e quando, ma tu mi hai sempre scatenato sensazioni forti… intense… destabilizzanti…

 

[Paolo]

 

Aprile il tuo cuore, e soprattutto parla prima di fare.

 

Ecco le parole di Azzurra al telefono mentre cercavo parcheggio, quindi parlo parlo parlo, e le dico tutto, anche se la voglia di morire e rinascere in lei è travolgente.

La vedo che mi guarda curiosa, ed io… parlo.

- Stavo con Azzurra, eravamo una coppia, - la sento irrigidirsi e lo adoro, mi da speranza – e l’ho vista e fotografata tra le braccia di uomini belli, molto belli, e non ho mai provato fastidio, stizza o gelosia. – le confesso sincero. – Quando però tu chiamavi per sapere se questa casa fosse libera, perché magari avevi un appuntamento galante qui a Milano, io rosicavo, da morire, non avevo capito allora perché la cosa m’infastidisse tanto, ora lo so, l’idea di te tra le braccia di un altro uomo non la tollero.

Lei mette su un broncio adorabile.

- E’ per questo che mi dicevi che ti serviva casa, quando te la chiedevo per un weekend? – mi chiede ancora lei.

Ed io annuisco soltanto, vedo le sue gote arrossarsi, un po’ dalla rabbia, un po’ dalla lusinga.

- Mi faceva impazzire l’idea di mani, brutte orrende mani altrui, sul tuo corpo!! – dico accompagnando queste parole a carazze, che hanno l’odore del possesso, alle sue gambe nude.

- Sei stato con molte donne dopo Azzurra… - dice ancora lei dopo aver fermato le mie carezze, e bloccato le mie mani con le sue, sulle sue gambe.

- Molte meno di quelle che pensi, molte meno dei tuoi uomini.

- Cosa?! – mi chiede lei stupita, mentre io arrossisco e tossisco un po’ imbarazzato.

- Sono mesi che non vado con una donna … - lei mi guarda come se quel donna sottointendesse altro ed io specifico – sono mesi che non vado a letto con nessuno, mi do da fare come un ragazzino.

Le dico mostrandole la mia mano destra, cosa che la fa sorridere, tanto da portarsi una mano al viso, per cercare di nascondere questa sua presa in  giro.

- Perché? – mi chiede una volta tornata seria – perché non mi hai mai detto niente?

- Per Azzurra! Era così sola, e triste… e non volevo cedere a quello che provavo per te, la vedevo sempre più grigia, sempre sola con la pulce… non la amo è vero, ma le voglio molto bene.

- Anche io, ma stupido cazzone, non l’avremmo mai abbandonata. – dice dandomi un cazzotto sul petto, e parlandomi di un futuro nostro che non vedo l’ora di vivere.

- Lo so, questo volevo dirti quando mi hai chiamato per la festa, solo che trovare Guido mi ha incasinato, TU non ti sei fidata di me…

- Sei un cretino, non era una cosa che riguardava solo me… - dice lei incrociando le braccia al petto.

- Ti prego… Nina, devo chiedertelo, mi sento un idiota, peggio di un bambino alle elementari, o di un’adolescente alla prima cotta… tu che cosa provi? Perché io ti amo, ci voglio provare, voglio stare con te, vorrei che tu venissi in America, vorrei passare ogni dannato fine settimana su un treno se posso vederti… voglio smettere di inventarmi cazzate per vederti, o smetterla di chiedere a Marco, di chiedere a Giulia di invitarti a Roma… voglio tutto, meno di tutto non lo posso accettare.

 

[Nina]

 

Il solito presuntuoso, egoista, testa di cazzo!!

Scema io che… che mi sono innamorata di lui.

Mi alzo di scatto dalle sue gambe e comincio a camminare avanti e indietro.

- Meno di tutto non lo posso accettare… - dico con il chiaro intento di scimmiottarlo, perché di una scimmia stiamo parlando.

- Pallone gonfiato! – dico ancora tra i denti.

Mentre lui ridacchia, ancora lì seduto sul divano.

- Ma che cavolo ti ridi??? Ma dico, hai sentito quello che ha detto Guido ad Azzurra?? Potevi segnarti due, tre cose?? Tipo, ti amo, voglio aiutarti non forzarti… tu sei uno zotico scimmione, con il tatto di un ippopotamo incazzato. – inveisco ancora poggiando le braccia sulla spalliera del divano, e chinandomi minacciosa verso il suo muso, che ancora ridacchia.

- Non vuoi Guido tu… tu vuoi me… e ti amo anche perché sai chi sono e come sono, e se ti sei innamorata di me, e sottolineo se, perché nulla del genere è ancora uscito dalle tue labbra…dicevo… se ti sei innamorata di me, è anche perché sono una bestia, ma voglio essere la tua bestia, solo la tua, e tu la mia domatrice, solo tu… come già fai e nemmeno te ne rendi conto.

 

Lo guardo stupita, insomma, ha ragione su tutto, è l’ultima parte quella che capisco meno.

- Non ti seguo… - gli dico andando a sedermi sulla poltrona.

- Nina, significa che tu … il confronto con te, mi aiuta a essere una persona migliore… siamo partiti con qualche consulenza legale, ora invece… ma non ti accorgi di quante volte ti chiamo per confrontarmi con te, se è giusto o meno prendere quel lavoro piuttosto che un altro? Davvero non ti rendi conto di quanto una tua parola m’aiuti a tenera a bada il mio carattere del cazzo?

 

Lo guardo basito, rivedendo nella mia testa, tutti questi episodi che mi ha raccontato… è vero ci confrontiamo spesso, è vero, più di una volta mi sono trovata a calmare i suoi bollenti spiriti…

Io che propria calma non sono, su di lui e con lui, so essere pacata.

Wow! Sono senza parole…

Abbasso lo sguardo, di fronte al suo, così indagatore, così persistente…

- Nina… ti amo… e adesso ho davvero bisogno di capire che cosa stai pensando tu. – mi chiede ancora lui, con una nota di supplica nella voce, che non gli riconosco.

Alzo il viso per incrociare il suo sguardo, e faccio un enorme sospiro, prima di aprire bocca.

Lo vedo agitarsi sul divano, come se il mio sospiro significasse che …

- Sono innamorata di te, anch’io, solo che io so perfettamente quando è successo, ero a Roma per una settimana, avevo delle commissioni da fare per lo studio, eravamo a cena da Azzurra, e tu stavi mettendo a letto Lucia, ti stavo tenendo d’occhio, e mentre le leggevi la favola, a un certo punto mi hai fissato, con la tua maledetta intensità, con il tuo modo di spogliare qualcuno con un semplice sguardo… ed io mi sono sentita persa! È tanto tempo che ci combatto, da troppo tempo prego di svegliarmi la mattina senza pensare a te… e non lo so se posso darti quel tutto che mi chiedi, non so se voglio dartelo…

Salta dal divano dopo le mie ultime parole, e s’inginocchia davanti a me, prendendomi le mani nelle sue.

- Lo so, sono pessimo, esagerato, incasinato, dispotico, e pure stronzo, non me ne sono mai accorto, mai di tutto questo, e quindi avrò fatto cose spiacevoli… te l’ho detto poco fa, sono una bestia, ma sono tuo … ti prego… addomesticami. – dice senza smettere di fissarmi.

E lui ha capito, ha capito di che sera parlavo, di che favola parlavo*, di quale sguardo parlavo.

Non apro bocca, muoio di paura, e lui lo sa.

- Anche se già lo hai fatto, già mi hai addomesticato e nemmeno lo sai, sono felice tutti i 2 del mese, perché so che il 3 verrai a Roma… per la cena del 3, pure se ho avuto una pessima giornata, so che ti vedrò e tutto va bene; penso che Modena sia la città più fortunata del mondo perché ti ospita, e ormai quando qualcuno mi nomina ‘sta regione sorrido come un’idiota… Tu… tu mi hai già addomesticato, sei già unica, sei … il buio che non mi fa paura.

 

Sto piangendo, questo stronzo mi ha fatto commuovere.

 

- E se… - dico incespicando mentre lui mi asciuga una lacrima - …piangerai?

- Ci avrò comunque guadagnato…

- Che cosa?

- La bellezza del buio… - dice lui, e il suo sguardo è così innamorato, e perso nel mio, che … al diavolo, ne vale la pena.

 

Sciolgo la presa dalla sue mani, e lui si mette sull’attenti, gli prendo il viso tra le mani e cerco le sue labbra.

La delicatezza di questo bacio è così distante dai nostri temperamenti… lo tiro in piedi, mentre mi alzo con lui…e dannazione, è più alto di me…

Nota le mie difficoltà, e con la grazia che gli riconosco, mi afferra per le natiche, invitandomi ad allacciargli le gambe alla vita.

- La tua schiena… - provo a dirgli io, staccandomi a fatica dalla sua bocca.

- Me ne frego… - dice lui mentre comincia a baciarmi il collo – vorrà dire che mi metterai sull’aereo con una sedia a rotelle…

- Aspetta… - gli dico mentre mi adagia sul letto – chi ti dice che riuscirò a venire in America?

- Dimmi almeno che ci proverai… - dice lui prendendomi il viso tra le mani – che ci proveremo… insieme…

- Ci proveremo!

Gli confermo io, allacciandogli le braccia al collo e trascinandomelo sul letto.



*"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" 
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe. 
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..." 
Il piccolo principe ritorno' l'indomani. 
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. 
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti". 
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe. 
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". 
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe. 
E quando l'ora della partenza fu vicina: 
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'". 
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." 
"E' vero", disse la volpe. 
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe. 
"E' certo", disse la volpe. 
"Ma allora che ci guadagni?"

"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". 
Poi soggiunse: 
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto". 
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose. 
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo". 
E le rose erano a disagio. 
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa". 
E ritorno' dalla volpe. 
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi". 
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo. 
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante". 
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo. 
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." 
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.







NDA

Eccomi con questa OS, secondo me necessaria prima dell'epilogo di Un Passo Indietro, so che non sono Guido e Azzurra, ma sono una coppia che ho amato profandamente, nata in questa storia, scoppiata, cresciuta e ritrovata.

Spero comunque di non avervi annoiato, e che vi sia piaciuta almeno un po'...
Potrei tornare a scrivere di questi due.

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.

Lisbeth



   
 
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