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Autore: sushiprecotto_chan    26/09/2013    1 recensioni
[Neji/Lee, AU scolastica] Gli risultava insopportabile l’idea di trovare totalmente idiota il novantacinque percento degli studenti presenti a quella festa.
Erano a casa di uno dei più brillanti, spocchiosi, irritanti e adorati studenti della scuola superiore Ouran, Sasuke Uchiha. Bene, fin lì non ci pioveva e Neji poteva dire di conoscere almeno il nome del padrone di casa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Neji Hyuuga, Rock Lee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'About Lee's Pairings'
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Titolo: Verde oliva
Personaggi/Pair: Neji Hyuuga, Rock Lee, Kiba Inuzuka, Shino Aburame, Kankuro; Neji/Lee
Prompt: #05 – Oliva (Pacchetto: Colourful – Green)
Note: 1. Terza di una serie di 10 storie Neji/Lee basate sui prompt della community Dieci&Lode su livejournal. Se volete dare un’occhiata alla mia verdissima tabella, potete andare qui.
2. Il nome Ouran l’ho scelto come “tributo” al manga High School Ouran Host Club… ovviamente <3 Ma non immaginatevi un edificio tanto maestoso per la scuola immaginaria frequentata da Neji e gli altri: dell’Ouran ha solo il nome.
N/A: Avrei tanto voluto fare Neji hippie. Oh, se l’avrei voluto! Se fate fatica a immaginarvelo, guardate qui. :D Evidentemente non sono stata l’unica ad avere quest’idea!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Verde oliva.
 
 
 
Gli risultava insopportabile l’idea di trovare totalmente idiota il novantacinque percento degli studenti presenti a quella festa.
Erano a casa di uno dei più brillanti, spocchiosi, irritanti e adorati studenti della scuola superiore Ouran, Sasuke Uchiha. Bene, fin lì non ci pioveva e Neji poteva dire di conoscere almeno il nome del padrone di casa.
Il problema si presentava quando si doveva pensare al resto della combriccola, i figli di papà che vagabondavano per quella casa di lusso parlando del nulla con un amico, facendo cadere il Martini sul divano, fingendosi ubriachi o parlando con una ragazza con fare per loro seduttivo ma che in realtà non nascondeva per nulla la bava che letteralmente colava loro dalla bocca, nonché gli occhi che sembravano implorare l’attenzione e l’apertura della ragazza con cui avevano il coraggio di parlare.
Neji non era tipo da mostrarsi alle feste, né ad alcun incontro sociale, specie se in questo c’erano dei coetanei che frequentavano l’Ouran. Passava il suo tempo a studiare e ad esercitarsi, quello sì, e talvolta i suoi compagni di stanza lo trascinavano a bere o a divertirsi con loro. Ed era difficile dire di no a Kiba Inuzuka e a Shino Aburame, soprattutto dopo essere stato ampliamente pregato dalla sua amata cugina di essere loro amico. Cinque anni prima aveva quasi rischiato di spaccare il naso a Hinata, e gli amici storici di lei – Shino e Kiba – non gliel’avevano mai perdonato.
In camera con loro dormiva anche un tale Kankuro, amico di Kiba, il che significava che, quando Inuzuka decideva di “indrodurre ai piaceri della vita” quei “bastardi asociali” di Neji e Shino, aveva una spalla ad aiutarlo a trascinare i due fuori dal campus.
“Gli appunti di fisica per due settimane.” L’aveva minacciato Neji, poche ore prima. Era stanco di dover seguire i capricci di quell’incosciente senza guadagnarci nulla, quindi da cinque mesi a quella parte aveva cominciato a barattare. “E non mi chiederai di farti i compiti né mi vomiterai in macchina per la durata di tutto il prossimo mese. Se no non vengo.”
“Non fare l’ammazza balotta, Neji. Dài, ti divertirai. Ci saranno quelle tipe da urlo della F. Poi sarai perfetto, con i capelli lunghi che ti ritrovi. Su, devi venire!”
Neji aveva sbuffato appena, rigirando una pagina del manuale d’inglese.
“Certo, perché hai bisogno di qualcuno che guidi e abbia una macchina.”
“Neji, amico!” Il tono di Kiba era vicino alla supplica, ma non negò.
Poi Hyuuga corrucciò la fronte. “Aspetta, in che senso ‘sarò perfetto’? Cosa c’entrano i miei capelli?”
Si era poi scoperto che i nobilotti dementi dell’Ouran avevano deciso di dare un colore in più alla festa vestendosi da hippie. Neji avrebbe riso. Come se sapessero realmente chi fossero gli hippie.
Così, anche lui aveva dovuto adeguarsi. Maglietta multicolore e sciarpa arancione ben legata intorno alla testa, così da coprire la fronte. Questo era costato a Kiba un pieno di benzina.
Neji si maledisse per non aver portato con sé un libro. A quell’ora si sarebbe potuto mettere comodo su una poltrona e leggere, invece di sentirsi estraneo in ogni posto e lasciare che i suoi occhi vagassero per la stanza senza nessun appiglio sul quale fermarsi.
Stava giusto valutando l’idea di avvicinarsi al tavolo dei drink per prendersi qualcosa da bere, quando lo vide. Anche lui sembrava non avere un punto fermo da osservare, e pareva un po’ a disagio, come se non trovasse nulla in giro dove poter mettere le mani. Non era uno dei compagni fighetti di Neji, ed era chiaro che la stoffa di cui era fatto era diversa. Era differente in tutto rispetto ai giovani ragazzi che si trovavano vicino a lui: nessuna giacca costosa, nessun cravattino a fermargli la camicia, una luce degli occhi e una carnagione diversa; i capelli e la sua pelle erano molto meno curati, i suoi vestiti erano di un materiale qualunque, usato molte volte, e quello che aveva indosso era semplicemente assurdo.
Un guizzo di divertimento si mostrò negli occhi chiari di Neji, una sfumatura uscita dal suo controllo.
Da una parte non valutava quel ragazzo ridicolo e un po’ miserabile alla sua altezza, e se lo divertiva guardarlo, lo faceva con un certo tono di superiorità. Dall’altro, non poteva fare a meno di osservarlo con quella sfumatura affettuosa che c’è negli occhi di chi prova il lieto sollievo d’aver trovato un suo simile.
Si diresse verso il piano bar senza neanche rendersene conto, raggiungendo il ragazzo verde – era proprio verde; verde dalla testa ai piedi, visto che i suoi abiti erano tutti di quel colore, dal primo all’ultimo –, che intanto stava già armeggiando con i liquori.
“Ciao.” Disse il ragazzo, rivolgendogli un sorriso.
“Ciao.” Gli angoli della sua bocca andarono inaspettatamente un po’ all’insù. “Sono Neji.”
Il sorriso del ragazzo strambo si allargò. “Rock Lee.” Lee guardò gli alcolici sotto il suo naso e poi Neji. I suoi occhi erano diventati appena un po’ più grandi. “Vuoi che ti faccia un drink?”
“Sì.”
“Cosa vorresti?”
Neji vacillò. Non era pratico di alcool, solo dei vini curati che suo zio metteva in circolazione alle feste a villa Hyuuga quando aveva ospiti i politici o i dirigenti di qualche banca.
Disse la prima cosa che gli venne in mente.
“Dirty Martini.”
Lee si stupì, mentre il suo volto si apriva poi in un altro sorriso. “Ah! Quello del presidente Roosevelt!”
Per un microscopico, folle momento Neji desiderò andargli più vicino e leccargli le labbra con la lingua. Che Kamisama lo benedicesse. Quel ragazzo sapeva particolari storici.
Lee fece oscillare i suoi capelli alla beatle per sistemare meglio la sua fascia a fiori.
“Vieni spesso a questo tipo di feste?”
“Sì, mi piacciono le feste. Ma non vengo ogni volta, anche perché devo studiare e allenarmi.”
Neji alzò un sopracciglio. “Allenarti?”
“Arti marziali,” Disse Lee con un moto d’orgoglio nelle pozze nere. “E corsa.”
Si misero appoggiati a un mobile, e parlarono. Parlarono di Platone, di Judo e Kung-fu. Poi una ragazza con i codini chiamò Lee dalla stanza accanto, pregandolo di andar via.
Il ragazzo strambo si scusò. “Domattina abbiamo una prova.”
Neji cercò qualcosa, qualsiasi idea a cui aggrapparsi per impedire che quella fosse l’ultima volta in cui avrebbe visto quel taglio a scodella e quei vestiti verdi flash tutto insieme. Poi si ricordò di una cosa che gli aveva detto Kiba.
“Questo sabato ci sarà un’altra festa, a casa di Nara. Solo il trio InoShikaCho, un paio di compagni d’istituto e pochi altri eletti. Ci sarai.”
La frase finale era sembrata più un comando.
“Sì.” Lee ne sembrava felice.
“Sto nella camera 381 dell’edificio C.”
“Edificio D, camera 428.” Gli rispose con un sorriso ridicolo.
Neji fece dentro di sé un sospiro di sollievo.
“Allora ciao.”
“Ciao!”
 
Non passarono nemmeno una manciata di secondi da che Neji si sentì catturato da dietro da un abbraccio dalla stretta ferrea.
“Ebbene,” disse Kiba, ridendo sguaiatamente. “Mio caro Hyuuga, se non ti conoscessi direi che stasera ti sei innamorato!”
Neji sentì roteare dentro il bicchiere l’oliva, rendendosi conto solo allora d’aver tenuto stretto il bicchiere vuoto per tutto quel tempo.
“Ma piantala, Kiba!”
   
 
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