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Autore: Livvy    26/09/2013    2 recensioni
Rischio spoiler se non avete letto tutta la saga di "The Mortal Instruments".
Basata su un ipotetico finale di "City of Heavenly Fire."
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Chiuse il blocco da disegno, chiudendolo nel cassetto del mobile. – So che stai vegliando su di me e che stai aspettando il momento giusto per arrivare. – sussurrò con gli occhi chiusi. – Anche io sto aspettando quel momento. –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Simon Lewis
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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  Clary non sapeva più dove guardare, e cosa fare. Ovunque lei guardasse, poteva vedere solamente fumo e cadaveri. Una volta, avrebbe potuto sentire i brividi sulla pelle e il respiro mozzarsi, alla vista di un corpo morto. Lei non lo aveva mai visto uno, prima di scoprire di essere una Shadowhunters. Adesso, non provava più niente. Quando qualcuno moriva sotto i suoi occhi nella tua testa c'era il vuoto, il nero. Ave atque vale era l'unica cosa a cui pensava, in quei casi.
  Quella volta non ebbe tempo di pensare a salutare con onore i morti. Intorno c'era fumo e tutto sembravano morire sotto i vapori. Anche la sua testa sembrava morire, soffocata da esso. Non sapeva dove era Jace, lo aveva perso di vista, nonostante lui stesso gli avesse promesso di non lasciarla mai. Isabelle era accasciata sulla strada, Clary poteva vedere solamente la sua schiena rivestita dalla divisa. Non le ci volle molto per capire che non era né caduta, né che stava recitando. Isabelle Lightwood era morta.
  
Anche Alec era sparito dalla sua visuale. Sentiva ancora sguainare le spade, trafiggere la carne demoniaca, in lontananza, sperò con tutto il suo cuore che fosse lui. Non volle pensare al piccolo Maxwell. Maryse non avrebbe retto con la stessa freddezza con il quale aveva superato il lutto del suo ultimo figlio, alla morte della figlia. E nemmeno alla morte di entrambi. Nemmeno Jace avrebbe retto. E lei non sarebbe sopravvissuta a tanto dolore.
  
Simon Lewis era l'altro morto. Sembrava comico a pensarlo. Simon era già morto, eppure no. Non lo era. Simon era morto sul serio. Le sue membra erano state massacrate sotto i suoi occhi. Clary aveva urlato, e per un momento aveva abbassato la guardia, cedendo sotto il peso dei demoni, sentiva i loro arti ustionarle la pelle del volto. Avrebbe dovuto proteggerlo! Lasciarlo a casa, non farlo entrare in un modo che non apparteneva a lui. Gli Shadowhunters proteggevano gli umani dai demoni. Non li portavano sul patibolo di morte. Il cuore di Clary si era rotto. Non sarebbe mai tornato intero.
  
Tutto era in fiamme. Idris. La testa di Clary, la sua pelle, e i suoi organi. Anche i suoi occhi erano in fiamme, pronti a lasciarsi andare in un pianto che avrebbe fatto paura ai demoni stessi. Lei non doveva mollare.
  
Davanti a lei, con un passo lento, sereno, apparve Sebastian, Jonathan Christopher Morgerstern, il suo vero fratello. I suoi capelli erano bianchi e gli occhi scuri la guardavano come se volessero ucciderla lì, adesso, in quel momento. Sebastian aprì la bocca e disse qualcosa, ma Clary non lo sentì.

 

 

E Clary aprì gli occhi, con eccessiva lentezza, i raggi solari stuzzicavano i suoi occhi verdi. Sembrò che avesse dormito anni. Guardò l'orologio: aveva dormito solamente un'oretta scarsa. Prima di stirarsi e far scrocchiare le sue scapole, spostò il foglio sul quale stava disegnando sul comodino accanto a lei. Si alzò, grattandosi la testa rossa e si avvicinò alla finestra, aprendo e guardando fuori. C'era un dolce venticello e il Sole non era nemmeno tanto caldo, sulla pelle donava un effetto rilassante.
  
Clary pensò al suo sogno sul quale ci si sarebbe potuto scrivere un libro, forse più di uno. Le veniva quasi da ridere, aveva più amato, sofferto e combattuto nel suo sogno che in tutti i suoi sedici anni di vita. Era imbarazzante anche sapere di essersi inconsciamente baciata con Simon. Il suo migliore amico. Così come era orribile averlo sognato morto. Almeno gli hai allungato la vita. Sorrise.
  
Si chiese se non ci fosse una qualche morale in questo sogno. Se non volesse dirle che gli eroi esistono, e non sono quelli che distruggono o uccidono ma quelli che sopravvivono.
  
Clarissa Fray non aveva mai creduto a niente, nemmeno in sé stessa. Forse il sogno stava dicendo proprio questo, che avrebbe dovuto fidarsi delle sue potenzialità. Chi poteva saperlo?
  
Una cosa l'aveva capita: che anche senza armi, si combatte tutti i giorni. Contro se stessi, contro le opinioni degli altri. Contro l'ignoranza e contro la guerra stessa. Aveva anche capito che ogni persona ha la sua storia e che non va giudicata per questo. Se i segreti esistevano c'era un motivo valido, e non andavano scoperti. Clary aveva scoperto che le guerre non si combattono da soli, ci sono gli amici che sacrificano la propria vita per chi amano e stimano.
  
I mostri esistono e possono essere distrutti. Vanno distrutti, anche a costo di morire.
  
Alzò le braccia dalla cornice della finestra e la lasciò così, non i vetri aperti. Con un gesto autonomo guardò il foglio da disegno che aveva messo sul comodino vicino a letto. Non ricordava di averci fatto qualcosa, eppure erano lì: due ali di angelo piene di piccoli segni neri, rune. Clary pensò a Jace Herondale, quello che nel sogno sembrava essere l'amore della sua vita. Il ragazzo biondiccio che aveva avuto un'infanzia e una vita difficile, più di tutti gli altri. Lui era un angelo, era destinato ad esserlo.
  
Chiuse il blocco da disegno, chiudendolo nel cassetto del mobile. – So che stai vegliando su di me e che stai aspettando il momento giusto per arrivare. – sussurrò con gli occhi chiusi. – Anche io sto aspettando quel momento. – 

   
 
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