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Autore: Evangeline_Litium    26/09/2013    3 recensioni
Questa storia narra di un gruppo di ragazzi che si fa chiamare i Whikans che vuole prendere il potere del proprio Paese, la Russia, e terminare la guerra contro la Cina. Soltanto che non andrà tutto per il verso giusto, anzi quasi niente.
Questa storia mi è venuta in mente mentre ascoltavo una canzone. Accetto suggerimenti anche se ho già in mente un finale. Grazie a tutti quelli che la leggeranno e spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 3
"Allora, quanto cibo ci rimane?" chiese Felix.
Tomas si fermò un attimo a controllare. Rimanevano ormai una bottiglia d'acqua e mezzo panino.
"Se fossimo delle formiche molto piccole tanto per sopravvivere, ma non lo siamo. A parte te Evangeline, tu sei più piccola di una formica nana." rispose il ragazzo fissando Litium che accennò un sorriso.
Erano passati 6 giorni dalla morte di Amalia e nessuno si era ancora ripreso. Evangeline piangeva tutte le notti e dormiva circa 2 ore, Karen si era ritirata in se stessa e i due ragazzi cercavano di non far trasparire la loro tristezza.
"Su il morale!" Felix diede un colpetto a Karen che per poco non cadde a terra, ma non rispose, anzi, non mosse neanche gli occhi scuri verso di lui.
I ragazzi sospirarono e continuarono a camminare.
Felix era accanto a Karen e le accarezzava talvolta la mano per farla sentire un po' più al sicuro in quel posto lugubre, ma forse lui aveva più paura di lei. Tomas, invece, aveva messo il proprio braccio attorno al collo di Evangeline.
"Non inizia a fare un po' freschino?" Nema si strinse nel suo cappotto, rabbrividendo.
Era vero, iniziava a farsi sempre più freddo ad ogni passo che facevano.
"Forse stiamo andando nella zona Nord" rispose freddamente Evangeline.
Karen si girò di scatto verso gli alberi alla sua sinistra e si bloccò, mettendosi in posizione di difesa.
"Cosa succede?" Felix portò la propria mano alla pistola che nascondeva dentro la giacca.
"Ho sentito un rumore. Come se qualcuno pestasse dei ramoscelli secchi." la voce della ragazza era roca, come se non la usasse da anni.
Da dietro un albero videro spuntare un uomo magrolino, sulla trentina d'anni. Aveva sia caratteri russi che cinesi, doveva essere un meticcio.
"Dichiara le tue intenzioni." Felix gli puntò la pistola contro senza scomporsi di un millimetro. Aveva già ucciso prima di allora e non aveva mai avuto paura di sparare a differenza di Tomas.
L'uomo tossì e lo guardò senza mostrare alcuna paura.
"Voi siete stati mandati da Alicia Okio, giusto? Non pensavamo che ce l'avreste fatta..."
Si guardò attorno con fare interrogativo.
"Non eravate cinque?"
Fu come una fitta al cuore per i restanti 4 Whikans. La morte di Amalia aveva lasciato una profonda ferita nei loro cuori e il solo citare il suo nome faceva ritornare alla mente le ultime parole della ragazza: "Tu non sarai mai sola finché avrai qualcuno disposto a sacrificare la propria vita per te. E tu hai loro..." 
I ragazzi abbassarono la testa e il meticcio capì.
"Allora... come state a viveri?"
"Se fossimo delle formiche molto piccole ne avremmo per un mese, ma non lo siamo. Ci resta da mangiare per un giorno" rispose Tomas.
"Se siete qui per conto della Okio avete l'ordine di ucciderci, no?" Felix continuava a puntargli la pistola contro.
"No, affatto. Ho l'ordine di non farvi tornare da lei, ma non di uccidervi, sennò l'avrei già fatto, non pensi Felix?" il ragazzo abbassò la pistola e la rimise a posto.
"Come fai a capire chi è Felix o Tomas? La Okio vi ha inviato delle foto?" Evangeline era perplessa. 
Okio le aveva cacciate e mandate a morire; poi appariva questo tizio dal nulla con l'incarico di non farci tornare da lei, ma neanche ucciderci. A che gioco stava giocando il loro capo?
"Sì, mi ha mandato delle foto. Karen è la ragazza che se ne sta in fondo a fissare i suoi piedi, Tomas quello accanto a Felix mentre te devi essere o Evangeline o Am..." 
La ragazza lo interruppe bruscamente.
"Evangeline"
"Scusa, non mi ricordavo chi eri perché nelle foto che mi ha mandato eri sempre con lei. Comunque! Bando alle ciance! Seguitemi."  Il trentenne scomparì fra gli alberi.
Tomas sospirò e lo seguì insieme agli altri.
"Secondo te dove ci sta portando?" bisbigliò Felix a Karen.
"Boh..." bisbigliò, continuando a fissare il terreno.
"Hey.." lasciò che gli altri andassero avanti e poi la bloccò.
"Che c'è?" alzò gli occhi verso il ragazzo che era alto come lei.
Il ragazzo le tirò la guancia affettuosamente.
"Mi dai fastidio! Ahia!" Felix la smise di tirarle la guancia e la baciò sulla punta del naso.
"Scommetto che questo non ti ha dato fastidio però..."
Karen arrossì e fece cenno di no con la testa.
"I-invece mi ha dato molto fastidio!" 
"Comunque..." il ragazzo le prese il viso fra le mani.
"Non permetterò che nessuno ti faccia del male." Appena finito di parlare le lasciò il viso e raggiunse gli altri. 
Karen era rimasta immobile e non riusciva a muoversi; era come se i suoi muscoli si fossero irriggiditi di colpo.
"Allora?" Tomas le fece cenno di seguirli e lei si sbloccò.
Perché si era immobilizzata così? A lei lui non piaceva, non voleva farselo piacere. Per lei era così... perfetto, con i suoi occhi a mandorla che avevano lo stesso colore dei diamanti. Azzurro chiaro. E quei capelli color cioccolato che lui adorava portare all'indietro. Lo amava, lo amava da tanto tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi. Felix aveva sempre mostrato un certo interesse per le altre ragazze del gruppo, ci parlava, ci scherzava, soprattutto con Alicia. Doveva proprio odiarla dopo quello che era successo.
Karen si rassegnò e seguì il gruppo senza dire una parola.
"Ben arrivati al mio hotel a cinque stelle!" 
Tutti e sei si ritrovarono davanti ad un colossale edificio dell'Ottocento in ottimo stato. Il tetto era stato pitturato di recente di un rosso molto chiaro, mentre il resto dello stabilimento era di un giallo opaco. Davanti a ognuna delle 30 finestre c'era un piccolo terrazzo in cui ci potevano stare comodamente due persone.
"Allora che ne pensate?"  disse sorridendo rivolgendosi ai Whikans.
I ragazzi avevano la bocca spalancata e mangiavano con gli occhi la casa.
"Già, fa questo effetto a tutti" rise e li invitò a entrare.
I ragazzi rimasero ancora più sbigottiti appena entrarono dell'atrio. Dalle pareti rosa pallido veniva un delicato odore di fragola, il soffitto, da cui pendeva un lampadario spettacolare, aveva dei disegni meravigliosi di uomini a caccia di uccelli acquatici.
"E'... magnifico..." Evangeline non riusciva a smettere di guardare la stanza.
"Non mi sono presentato, io mi chiamo Yukki" Il meticcio fece un inchino e poi chiamò un cameriere.
"I signori sono arrivati? A quest'ora?" il cameriere portava con eleganza un piatto con 5 bicchieri sopra e una bottiglia di vino del 2009.
Il quinto bicchiere probabilmente doveva essere per la loro defunta amica.
Felix fissò la bottiglia mentre Yukki versava in quattro bicchieri differenti un po' di quel liquido rosso.
"Io il primo!" Capelli di cioccolato si fiondò verso il bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato.
"Buonissimo" Afferrò la bottiglia mentre gli altri bevevano.
"Questa me la bevo io stasera!" Rise.
"Sei un idiota..." Karen sospirò e finì di bere, appoggiando il bicchiere sul vassoio.
"Beh, sono le 11 di sera. Vi mostro le vostre camere per la notte." Il cameriere salì una rampa di scale con i Whikans al seguito.
"Dividetevi le 4 camere come più vi aggrada." Porse le chiavi a Evangeline e scomparve dietro una porta di servizio.
"Ai nani quella più piccola!" Tomas rise e aprì una delle quattro camere invitando Evangeline ad entrare.
"Sempre il solito simpaticone..." La ragazza entrò e chiuse la porta alle sue spalle.
Aprì le altre due camere e fece accomodare gli altri.
Rimase qualche minuto immobile in mezzo al corridoio a guardare il tappeto.
Stava pensando molto quei giorni. Stava pensando al fatto che sarebbe potuto morire da un momento all'altro senza aver potuto dire a Evangeline una cosa importante. La più importante per lui.
Entrò silenziosamente e si stese sul letto, poi si addormentò poco dopo...
Intanto in un'altra stanza, Felix, stava seduto su una sedia.
La bottiglia di vino non l'aveva toccata. Era lì, sulla scrivania, immobile come una pietra.
Si chinò fino ad avere la faccia sulle gambe.
"Voglio tornarmene a casa..." silenziosamente, una lacrima gli marcò il viso.
"Non  ne posso più!" Si alzò di scatto e lanciò la bottiglia sul muro, rompendola e riversando il vino sulla carta da parati azzurra.
Prese fiato e si sedette di nuovo sulla sedia. Prese carta e penna e scrisse una lettera, poi la ripiegò e se la infilò in tasca.
"Mi dispiace tanto..." prese dalla tasca la propria pistola e se la puntò alla tempia.
Poteva smbrare forte all'esterno, ma era debole e non poteva sopportare che qualcun'altro morisse davanti ai suoi occhi. Soprattutto Karen.
Stava per premere il grilletto, quando sentì dei passi vicino alla porta e rimise a posto la pistola.
"Ti avevo detto di mettere del veleno in quel vino! Incompetente!" Era Yukki, aveva riconosciuto la voce. Parlava a bassa voce ma Felix riusciva ad udirlo.
"Mi scusi, ho scambiato le due bottiglie questo pomeriggio..." La persona con cui stava discutendo era il cameriere.
"Domani mattina dà loro quel vino! Ora vattene!" 
Si sentirono di nuovo i passi, poi nulla.
Felix guardò la porta. Non poteva lasciarli morire. Li avrebbe protetti. Soprattutto lei.
Si stese a letto e si addormentò, aspettando il domani...
  
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