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Autore: louisismyhusband    26/09/2013    3 recensioni
Un'avventura scolastica che si intreccerà ad amore, passione ed amicizia. Riuscirà Sam a concentrarsi sulla danza, suo principale obbiettivo, pur essendo presa da altro?
Cinque ragazze e i loro sogni. Cinque ragazzi e la loro passione per qualcosa di unico. Che succederà?
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Midnight Memories.

Chapter One.
Stuck in the moment.
 
Mi sporsi per cercare di intravedere qualcosa oltre il finestrino di quel vagone. Le poltrone del treno erano diventate abbastanza scomode dopo circa cinque ore di viaggio. La voglia di arrivare a destinazione era così tanta che avrei potuto pagare un’ingente somma di denaro pur di velocizzare il tempo del tragitto. Essendo partita alle sei del pomeriggio dall’Australia, mi ritrovavo con quattordici ore di viaggio sulle spalle. Così, nonostante tutti gli sforzi che facessi per distrarmi e pensare ad ammirare il paesaggio, decisi di alzarmi e sgranchirmi un po’ le gambe.
Quando lo feci non potei evitare di traballare, essendo stata seduta per un bel po’ e, pur avendo soli diciannove anni, in quel momento mi sembrava di essere un’ottantenne coi reumatismi.
Mi diressi verso il bagno, non molto lontano dal vagone nel quale mi trovavo, sciacquandomi un po’ il viso e le mani, per poi mi dirigermi di nuovo verso il mio posto, rassegnata oramai all’idea di dover passare altre due ore seduta lì.
Quando vi arrivai, con grande sorpresa, trovai il mio posto occupato da due ragazze che chiacchieravano animatamente.

- Ehm… scusate – mi azzardai a dire a bassa voce – Quello sarebbe il mio posto… vedete, ci sono le mie cose – conclusi, indicando le valigie e una borsa sul sedile di fianco al finestrino.
- Oh – esordì una delle due – Scusaci, non ci avevamo fatto caso, ce ne andiamo subito – concluse.
Non volevo fare la scostumata, anche perché non era necessario che se ne andassero, avrei potuto almeno passare quelle due ore in loro compagnia.
- No, tranquille. Potete rimanere, non c’è nessun problema – sorrisi guardandole, cercando di convincerle a rimanere lì con me.
- Sul serio? E’ che non c’è nessun vagone libero e questo è l’unico che abbiamo trovato, devi scusarci se siamo state scortesi – sogghignò l’altra, quella che non aveva parlato finora.

La loro gentilezza era qualcosa di rara da trovare, anche perché l’educazione a Sydney (dove abitavo io) era insolita come la neve in agosto.
Il bello di quelle due ragazze era che, pur non conoscendo nemmeno i loro nomi, mi avevano già dato l’impressione di essere gentili e disponibili.
Le mie “amiche”, se così si potevano definire, di Sydney non erano lontanamente simili a loro. Il modo di fare che si portavano dietro era un modo molto particolare di rivolgersi alle persone e non lo sopportavo affatto.
Essendo una “sempliciotta” qualunque mi piaceva frequentare ragazze che mi assomigliavano caratterialmente, anche perché avevo provato in passato a rapportarmi con ragazze sofisticate ma il risultato era sempre stata una litigata e un “arrivederci a mai più”.
Ero particolare? Sì, lo ero, lo ammetto. Il punto fondamentale era che io odiavo la sola idea di dover imitare qualcuno o qualcosa solo per essere accettata. La mia filosofia di vita era molto semplice: se fossi stata me stessa ero sicura che in pochi mi avrebbero accettato, ma ci sarebbe stato sempre qualcuno alla quale sarei piaciuta per quella che sono. Perché comportarsi come quella che non sei realmente? Per piacere agli altri? Costruirti una maschera solamente perché così puoi essere la più popolare della scuola ed essere accettata? Potevo tranquillamente farne a meno.
Io ero Sam, avevo gli occhi verdi ed una chioma bruna, ero alta poco più di un metro e sessantacinque. Una terza di reggiseno, gambe sottili e una vocina stridula, a volte insopportabile all’udito, ma quella ero io e non sarei mai cambiata per il piacere degli altri.

- Certo che potete rimanere – mi espressi io, scuotendo piano la testa per cacciare tutti i pensieri che mi avevano divagato dalle riflessioni sulle due ragazze nel vagone.
- Beh, allora grazie – rispose la prima – Comunque io sono Caitlin – continuò a parlare, porgendomi la mano – E lei è la mia migliore amica Emily – sorrise.

Le osservai entrambe, dopo aver stretto le loro mani.
La prima, Caitlin, aveva i capelli castani, gli occhi marroni e un sorriso da mozzare il fiato. I suoi lineamenti mi davano tutta l’impressione che fosse una parigina trasferitasi in America, anche se dal nome intuii che non era così; le sue palpebre erano ricoperte da una sottile linea di eye-liner nero e le sue guancie colorate da una cipria molto chiara, invece le labbra erano accentuate da un rossetto rosso.
La seconda, Emily, invece era l’esatto contrario della prima. Ero convinta che  lei avesse origini straniere, perché la sua folta chioma bionda e i suoi occhi color ghiaccio mi davano quest’impressione. Era sicuramente più alta della sua amica, perché le sue gambe erano visibilmente più slanciate. Il sorriso era splendido e la sua voce cristallina e soave all’ascolto.

- Io sono Sam – risposi sorridente.

Dopo essermi seduta a fianco a Caitlin iniziai a parlare con le due ragazze della loro meta. La mia era la “Julliard School” .
Avevo sognato da tempo di frequentare quest’università, ma essendo nata in Australia per me era stato difficile farmi ammettere.
Ero entrata con il massimo dei voti per la categoria danza ed il solo pensiero che avrei potenziato le mie conoscenze di quella disciplina mi mandava in estasi. Amavo ogni tipo di stile, dalla danza classica a quella contemporanea, dall’hip-hop alla break dance, dalla danza moderna alla salsa e bachata.
Avevo iniziato a ballare quando avevo cinque anni e questa passione, a distanza di quattordici lunghi anni, era sempre rimasta viva in me e scorreva nelle mie vene. Insomma, era la musica quella che fluiva nel mio sangue.
Anche loro si stavano recando alla Julliard, ma Caitlin per la categoria canto e Emily per quella del teatro.
Capire che quelle due ragazze erano inseparabili mi fu facile perché erano l’una la metà dell’altra. Completamente diverse per quanto riguardava i tratti somatici ma uguali nel carattere, almeno quel poco che avevo conosciuto.
Circa due ore dopo arrivammo a destinazione e per un momento mi dimenticai di loro e della grossa chiacchierata che avevamo appena concluso con tanto d’ansia e agitazione.
Entrare in quell’enorme edificio, dopo esserci recate lì a piedi – non era molto distante dalla stazione – fu come addormentarsi e fare il sogno più bello del mondo.
Morivo alla sola sensazione che avrei dovuto passare lì i quattro anni più belli della mia vita, anni che mi avrebbero formato e istruito al meglio.
C’era poca fila, essendo solo le dieci del mattino, e non aspettai molto prima di avere la scheda che riepilogava tutti gli orari delle lezioni che avrei dovuto frequentare dal giorno dopo, il numero del mio armadietto, la stanza che mi era stata assegnata e i vari pass per prendere i libri in biblioteca.
Ovviamente Caitlin ed Emily erano state assegnate nella stessa stanza ed io ero curiosa di conoscere chi sarebbe stata la mia coinquilina.
Nervosamente mi recai nella stanza numero 276 e vi trovai una ragazza davanti che, sorridente, mi saltò al collo abbracciandomi.

- Oddio allora sei tu Sam! – urlò lei, contenta.
- Sì – bofonchiai io, data la sua presa stretta al mio collo che mi impediva di respirare.
- Io sono Bonnie, sono la tua coinquilina! – saltellò lei, staccandosi dall’abbraccio e buttandosi su uno dei due letti – Quale vuoi? – sorrise indicandoli – Io non ho ancora scelto perché per me è indifferente ma se vuoi tu puoi prendere quello vicino la finestra se soffri di claustrofobia oppure questo qui vicino alla porta s.. -
- Qualsiasi letto andrà bene! – la fermai io, gettando le mie borse sul letto accanto alla finestra, il primo che mi era capitato sotto tiro.

La sua parlantina era irritante alle mie orecchie e dopo ore ed ore di viaggio desideravo solo farmi una bella dormita in santa pace.

- Scusa se sono così eccentrica ma essere qui è il mio sogno e non ci credo ancora! – sorrise lei, assumendo un tono di voce più “normale” e sedendosi su quello che sarebbe stato il suo letto.
- Per quale disciplina ti hanno ammesso? – sorrisi io, iniziando a disfare le valigie.
- Danza, e a te? – rispose sorridente lei.
- Lo stesso! – esclamai esaltata perché finalmente avevo conosciuto qualcuna che aveva la mia stessa passione.

Parlai con Bonnie circa due ore della nostra passione e nel frattempo mi soffermai a esaminarla in tutti i suoi tratti. Come Caitlin era mora ma i suoi capelli erano ondulati e le arrivavano fin sotto le spalle. Sul suo viso si facevano spazio degli splendidi occhi azzurri e per un secondo mi soffermai a pensare che Bonnie potesse essere la fusione tra Caitlin ed Emily, un pensiero che mi fece ridere. Era davvero bella, eccentrica e solare… un po’ come me quando non avevo sulle spalle tredici ore di sonno arretrato e tantissime cose da fare.
L’ora di pranzare arrivò e così io e Bonnie decidemmo di andare a prendere un panino al bar della scuola.
Vidi Caitlin ed Emily parlare con una ragazza e così feci loro segno di avvicinarsi a noi per unirsi al nostro tavolo.

- Ehi, Sam! – mi salutò Emily – Voglio presentarti Lily, una mia amica – sorrise.

Osservai Lily: alta, con una chioma lunghissima di capelli di un biondo chiarissimo, una frangetta che le lasciava intravedere gli occhi color smeraldo e labbra colorate di un rosso intenso. Mi disse di essere stata ammessa alla Julliard per la disciplina del canto e mi raccontò di come aveva conosciuto Emily.

- Invece lei è Bonnie, la mia coinquilina – sorrisi io, presentando la mia amica.

Passammo un sacco di tempo a chiacchierare su come era nata ogni nostra passione, trascorremmo tempo a ridere ed a scherzare, nonché a conoscerci meglio. Ero sempre più contenta di aver fatto conoscenza con quattro ragazze già il primo giorno e immaginavo che mi sarei divertita un sacco a trascorrere del tempo con loro.
Improvvisamente sentii due dita tastarmi la spalla e mi voltai, curiosa di sapere chi fosse a cercarmi.
Un colpo al cuore. Lo riconobbi subito. I miei occhi si riempirono di lacrime e balzai dalla sedia, abbracciando quel ragazzo che non vedevo da dieci anni.
Il respiro si affannò e le gambe iniziarono a tremare.

- Lou, sei proprio tu? – sussurrai al suo orecchio con voce spezzata.
- Sì, piccola, sono io. Mi sei mancata un sacco. – disse lui, accarezzandomi i capelli dolcemente.

Mille flashback invasero la mia mente ed il solo pensiero di averlo ritrovato dopo tanto tempo mi mandava al settimo cielo. Sì, perché avevo vissuto gli ultimi dieci anni senza di lui, senza sapere dove fosse o con chi fosse. Senza nemmeno sapere il motivo della nostra separazione.
Chi era lui? Lui era Louis Tomlinson, il mio migliore amico. 


AHIOLEIAH!
Sono di nuovo qui, con una nuova storia, ma sento che non avrà molto successo ! :(
L'ho scritta perché mi manca "Non sembra mai ciò che è realmente", che ho scritto un anno fa. Anche se la storia era banale ed io ero solo alle prime armi mi mancano le letture e gli scleri con le mie migliori amiche :(
Quindi ho deciso di scriverne una nuova per ricordare e sarà proprio come ai vecchi tempi!
Allora, vi mostro un po' i personaggi:

Questa è Sam:
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Caitlin:
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Emily:
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Bonnie:
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Lily:
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Spero che la storia vi sia piaciuta, almeno l'introduzione e che la seguirete!
Se mi cercate su facebook sono Louisismyhusband Efp e se volete leggere le altre mie storie potete trovarle sulla mia pagina, si chiamano "Hard" e "Boulevards of Love" scritta a quattro mani.
Vi mando un bacio e al prossimo capitolo. <3
Annachiara.
 
  
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