“Amore…?” squittì una vocina “Amore, sono io, v-va tutto bene? Amore rispondi”
“S-sì scusami tesoro, ma sai l’effetto che i Dissennatori fanno al povero Dobby. Tutti quei dolori che Dobby ha dovuto sopportare…”
“Winky è qui, per Dobby. Winky non lo lascerà, mai”
A quelle parole Dobby le si lanciò addosso, dimenticandosi per un momento che Winky era incinta, per baciarla e abbracciarla, per farle capire che nemmeno lui l’avrebbe abbandonata, non in quel mondo così brutale, appena si ricordò della piccola elfa che la sua amata portava in grembo si staccò da lei per poter baciare anche il pancione di Winky e per sentir scalciare la sua piccola. Senza la sua famiglia, Dobby lo sapeva, non sarebbe sopravvissuto alla morte di tanti amici. Quei pochi minuti fecero dimenticare a Dobby che cosa stesse pensando poco prima, ma Winky aveva sempre avuto il dono di capirlo, sapeva che il suo piccolo elfo voleva rendersi utile nella battaglia contro il Signore Oscuro, sapeva che avrebbe fatto di tutto per salvare lei, la loro piccola e il suo migliore amico, Harry Potter. Più di una volta Winky tentò di dissuaderlo, ma Dobby era troppo ostinato, troppo coraggioso, quasi ottuso a volte…
“Tra qualche settimana nascerà, Dobby non deve andare”
“Andare dove?”
“Dobby non deve andare!!” le lacrime le rigavano il volto: non voleva perdere l’unica ragione per la quale aveva smesso di tentare il suicidio dopo la morte del suo padrone, non voleva che il suo amato morisse. Dobby sapeva fin troppo bene a che cosa lei si stesse riferendo, non l’avrebbe abbandonata e se mai Harry Potter avesse avuto bisogno di un aiuto lui sarebbe andato e tornato, così da salvare le due cose alle quali teneva di più, il suo amico e la sua amata famiglia. Passarono i giorni e nonostante la preparazione al parto e quindi alla nascita della sua piccola quel senso del dovere si faceva sentire sempre più forte in Dobby, tanto che a volte si estraniava dai discorsi per viaggiare libero con la mente in soccorso del suo amico, doveva aiutarlo, se lo sentiva dentro, come un fuoco. Erano le quattro di notte quando Dobby venne svegliato dalle urla della sua amata e dai vagiti mai uditi, era nata…era nata la sua piccolina! Corse al piano superiore, spalancò la porta, entrò tutto trafelato, aveva il fiatone, non per la corsa, ma per l’emozione, chiuse gli occhi, quasi intimorito dal pensiero di cosa avrebbe visto una volta riaperti, qualcosa lo toccò, serrò gli occhi, percepì un tocco diverso dal precedente, quasi impercettibile, si costrinse ad aprire le palpebre e ciò che vide lo lasciò, per la prima volta, a bocca aperta: la sua piccola era la cosa più bella che avesse mai visto, una creaturina con due occhioni del colore del cielo estivo, con un visino che avrebbe addolcito pure un Ungaro Spinato, con delle manine minuscole e dei piedini altrettanto piccoli, già l’amava più di ogni altra cosa al mondo. La chiamarono Hope poiché quella piccola creaturina riportò, con il suo sorriso ancora privo di denti, la speranza nella loro famiglia, diede ai suoi genitori la forza di sperare in un mondo migliore dove farla crescere lontana da padroni crudeli, morte e disperazione. Andò tutto bene per giorni, settimane finché non arrivò alle orecchie di Dobby la notizia della cattura da parte di alcuni Mangiamorte del suo amico Harry Potter, sapeva cosa doveva fare… Uscì la notte mentre la sua amata e Hope dormivano sonni tranquilli, sgattaiolò fuori dalle sue quattro mura, dal suo rifugio per dirigersi dall’unica persona che poteva aiutarlo, Aberforth Silente. Dobby sapeva che Aberforth teneva d’occhio Harry da quasi un anno dentro uno strano specchio e sperava che potesse dirgli dove si trovava il suo amico. L’elfo attraversò le stradine laterali di una tetra, spaventosa e irriconoscibile Hogsmeade per raggiungere un fetido, buio e desolato pub ormai visitato solo dal suo proprietario e da una capra, Abe non dormiva, era come se quell’uomo non dormisse più dopo tutte le sofferenze che lo avevano tormentato, in gioventù e in vecchiaia: prima sua madre, Kendra, poi sua sorella, Ariana ed infine Albus, suo fratello. Dobby entrò nel pub avvolto da un’aria gelida e senza che nemmeno avesse chiuso la porta o avesse intavolato una discussione il piccolo e coraggioso elfo si girò di scatto, giusto in tempo per sentire una calda voce e per vedere da dove questa provenisse. Aberforth era seduto davanti ad un quadro raffigurante una giovane ragazza ed in grembo reggeva uno specchio; l’uomo si girò e guardando intensamente Dobby disse:
“Villa Malfoy”.
Il piccolo elfo sentì il suo coraggio crescergli dentro come un’onda anomala e prendere il sopravvento sulla mente e sul ragionamento, con un crac si smaterializzò ripetendo mentalmente la sua destinazione, sottovalutando tutti i pericoli, deciso a far quello che doveva. Dobby sarebbe entrato in quella villa, avrebbe sconfitto ogni nemico e superato ogni ostacolo per aiutare il suo amico Harry Potter…
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Ciao Dobby,
Riesci a sentirmi? Harry Potter ti sta scrivendo al posto mio, perché io non so farlo…sì è qui, è vivo, grazie a te…
La guerra è finita, sono morti in tanti, troppi, abbiamo perso anche Fred. Te lo ricordi? Quel simpatico ragazzo che s’intrufolava nelle cucine con il suo gemello per prendere da mangiare a qualsiasi ora…ti ricordi della tua gelosia? Fred era tanto divertente e carino con me quando piangevo. È lì con te, adesso? Mi manchi…manchi anche a Hope , è lei che mi dà la forza di continuare a vivere, lei.
Quella notte quando uscisti io non dormivo, sapevo che te ne saresti andato, piangevo…piangevo perché sentivo che non saresti tornato, che mi avresti abbandonata. Quando quel maledetto pugnale ti colpì, quando la vita ti lasciò per sempre fui assalita da una sensazione di vuoto e di dolore, lo sapevo, ti avevo perso…non tornasti più.
Non vedo l’ora di rivederti, ma non ora, no, ora devo pensare ad Hope, ha già sofferto troppo, ha bisogno di me…ti assomiglia, sai? Cresce ogni giorno di più, lo sai? La vedi? Harry le ha raccontato la storia dei tre fratelli e dei Doni della Morte (è la sua preferita), i Doni sono veri, lo sai? Ho chiesto a Harry di farmi avere la pietra della resurrezione per riportarti qui, con me, con Hope, con noi, ma lui dice che è bene che non la trovi, dice che non saresti felice in questo mondo ora che non vi appartieni più, ma a me chi ci pensa? Chi pensa alla mia felicità?
Mi manchi…voglio poterti baciare ancora, mi manchi…
Adesso devo andare, Hope non sa ancora controllare i suoi poteri ed ha bruciato un’altra volta il divano. Ti amo, mi manchi…
Ti amo, a presto
Winky
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Ehi Dobby, piccolo elfo, grande eroe…
Dannazione me lo avevi promesso…me lo avevi promesso…mi manchi. Il tuo sangue mi ha macchiato le mani e i vestiti, vestiti che non getterò, li terrò per far sì che il ricordo del tuo gesto echeggi in eternità. Me lo avevi promesso…mi prenderò cura di Winky e di Hope come tu facesti con me, le proteggerò sempre a costo della vita.
Me lo avevi promesso…senza te, però, non avrei sconfitto Voldemort, grazie piccolo amico mio!
Riposa in pace Dobby, elfo libero.
Harry
P. S
Mentre scrivevo al posto di Winky la sua lettera ho dovuto parafrasare alcune cose, non l’avevo mai vista così scossa dai singhiozzi, le lacrime scendevano come una cascata…le manchi davvero tanto, ti ama, ti amerà sempre…le manchi, manchi anche a me, manchi a tutti; è proprio vero: sono sempre i migliori ad andarsene…
Saluta i miei genitori, Sirius, Silente, Edvige, Malocchio, Remus, Tonks e Fred da parte mia, e dì loro che non ho mai voluto che qualcuno di voi morisse per me. Ho sconfitto Voldemort per voi. Per tutti voi, in onore del vostro sacrificio.
Trascorrete l’eternità in pace voi che potete.
Addio,
Harry
Harry
Bene, bene, bene...allora questa è la mia prima storia, spero davvero che vi piaccia e spero con tutto il cuore di migliorare nella scrittura :D