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Autore: Eruanne    27/09/2013    11 recensioni
E se non fossero soltanto i tredici Nani conosciuti ne "Lo Hobbit" a partire per riconquistare Erebor, strappata ai suoi abitanti dal drago Smaug? Se alla Compagnia di Thorin si aggiungesse un nuovo membro che non è propriamente accettato dagli altri e soprattutto dal loro re per un evento cruciale accaduto durante la battaglia? La loro missione sarebbe compromessa o i conflitti potrebbero risolversi col tempo e la fiducia?
Questa fan fiction ripercorre la trama del primo film e del libro, e a me non resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: Salve ragazze! Stavolta non ho molto da dire, solo che il capitolo sarà un po' lungo. Gente avvisata mezza salvata ;); spero vi piaccia, quindi ci leggiamo giù :*

Dato che siamo alla fine, permettetemi di consigliarvi questa canzone per la lettura: http://www.youtube.com/watch?v=kZIEbLb-rtU SOLO per il SESTO paragrafo. Non avrei potuto sceglierne una più adatta ;)




CAPITOLO VENTISEI. SECONDA PARTE.


Dove un tempo si ergeva il trono alto e solitario del Re di Erebor se ne era affiancato un altro di poco più basso, posto alla sua destra e destinato alla Regina. Fu lì, ai piedi della piattaforma reale, che i membri della Compagnia di Thorin Scudodiquercia si riunirono.

Erano passate settimane dall'ultima volta in cui avevano potuto parlarsi con calma, poiché erano stati impegnati nella ricostruzione di molte ali del palazzo e della città stessa; però avevano risposto più che volentieri alla chiamata del loro sovrano, quel giorno. E non avevano potuto non notare la luce diversa nei suoi occhi, o in quelli di Karin, lì accanto.

<< Vi ringrazio per essere accorsi, fratelli miei, nonostante i numerosi impegni >> disse Thorin, sorridendo riconoscente al loro indirizzo.

<< Ormai i lavori sono terminati >> gli rispose Balin << Non ci è rimasto molto da fare, a dir la verità. A meno che tu non ci abbia chiamati per altre ragioni >> ammiccò bonariamente verso la coppia, mentre gli altri si limitarono a sghignazzare nel notare il lieve rossore sulle guance di Karin.

Thorin guardò brevemente sua sorella, un poco in disparte, domandandole con lo sguardo se si fosse azzardata a divulgare la notizia che egli stesso voleva annunciare; ma lei scosse impercettibilmente la testa, facendo ondeggiare le treccine tra i capelli neri.

Più sollevato, si decise a parlare << Se intendi la preparazione delle nozze e la conseguente incoronazione, Balin, allora sì: questi sono gli altri motivi. Ma non gli unici >> concluse, enigmatico.

Capì d'aver fatto leva sulla loro curiosità quando li vide aggrottare la fronte o guardarsi l'un l'altro, perplessi.

Dwalin aveva incrociato le braccia, quasi a volersi preparare maggiormente nell'apprendere la novità << Che altro dovrebbe esserci? >> chiese, burbero. Ogni tanto scoccava qualche gelida occhiata verso Dìs e tentava di calmarsi quando riportava lo sguardo verso Karin, che lo osservava preoccupata.

Lei stessa decise di prendere la parola, dopo essersi mordicchiata nervosamente il labbro inferiore.

<< Volevo ringraziarvi >> esordì, schiarendosi la voce nel sentirla un poco roca << Per gli innumerevoli aiuti dati e per avermi concesso fiducia quando raccontai la verità; la vostra amicizia mi è cara come poche altre cose, e mi riempie l'anima di affetto. Il vostro perdono è stato quel balsamo che il mio cuore anelava, ed è per questo che mi sento in dovere di chiedervelo nuovamente, specie dopo ciò che avverrà tra quasi cinque mesi >>.

Le espressioni dei compagni facevano intendere che non avevano afferrato il senso ultimo di quel discorso, e i sorrisi che avevano inizialmente costellato i loro volti ora si erano spenti.

Il silenzio riempì l'enorme Sala dei Troni finché Bilbo, curioso, non lo spezzò con coraggio << Cosa dovrebbe accadere tra cinque mesi? >>.

Karin prese un bel respiro, come fosse pronta ad immergersi in gelide acque profonde << Sarà molto difficile che riposiate a sufficienza, specie se occuperete una stanza al piano delle camere reali. Ho motivo di credere che i pianti notturni del Principe di Erebor terranno svegli i suoi abitanti >>.

La Compagnia non perse nemmeno tempo ad elaborare la notizia che proruppe in diverse esclamazioni, e molti occhi si sgranarono stupefatti; solo Gandalf ebbe il buon senso di ridere divertito, oltremodo contento. Non che non lo fossero anche gli altri, però dovettero impiegare qualche minuto per calmarsi e, come spinti da un ordine esterno, lasciarono posare i loro occhi sul ventre della nana.

<< Sei... sei... >> balbettò Bofur, stranamente senza parole.

La tensione provata da Karin si sciolse come neve, e rise << Incinta, sì Bofur >>.

<< Per la barba di Durin >>.

<< E' una bella notizia! >> esclamò Kili, battendo una manata piuttosto poderosa sulla spalla di Fili, che gli sorrise di rimando.

<< Ah, non sarai più il piccolo della famiglia, fratellino >> poi si girò verso Dìs, un'espressione felice sul volto << Sei contenta, madre? Diventerai zia! >>.

La frase ebbe il potere di far irrigidire ben tre persone, ma nessuno se ne accorse; dopo un brevissimo silenzio la principessa si limitò ad annuire rigidamente, ma ciò bastò al suo primogenito.

Egli si avvicinò a grandi passi portandosi di fronte a Thorin, suo punto di riferimento da che ne aveva memoria; con occhi azzurri brillanti di gioia gli tese una mano, ed osservò i lineamenti duri e ora non più seri spianarsi e restituirgli la contentezza, oltre che la stretta. Poi, inaspettatamente, si ritrovarono imprigionati in un abbraccio che tanto aveva da esprimere, e le parole non sarebbero mai bastate.

<< Congratulazioni, zio >> gli bisbigliò in un orecchio.

Thorin gli batté una lieve pacca sulla schiena, contento che il nipote lo chiamasse in quel modo e non sempre per nome, come spesso accadeva. Quando si sciolsero, Fili si precipitò da Karin, mentre gli altri si complimentarono con lui.

<< Certo che potevi dircelo in un modo meno... meno pomposo, ecco! >> dichiarò Bofur, ancora scioccato.

Karin, a dispetto dell'irrequietezza che l'aveva posseduta quando aveva abbracciato Fili e Kili, si ritrovò a ridere e a scuotere la testa, portando le mani sui fianchi << Se ti avessi semplicemente detto che aspettavo un bambino avresti reagito ugualmente! >>.

<< O sarebbe svenuto! >> disse Bombur, dandole una leggera gomitata sul braccio.

<< Ha ha ha, molto divertenti, sul serio >>.

<< Hanno ragione >> disse Kili, passando un braccio sulle spalle del giocattolaio << Dovresti vedere la tua faccia! Hai presente quella del signor Baggins dopo che abbiamo quasi rischiato di distruggergli il servizio di piatti? Immaginatela ancor più sbalordita >>.

<< Non mi stupisce il fatto che non abbia accettato subito di prender parte all'impresa >> disse Karin guardando Bilbo, ancora visibilmente emozionato << Partire con dei nani turbolenti e chiassosi richiede una gran dose di coraggio e molta pazienza >>.

<< Vero! >> ammise Gandalf, scuotendo la chioma argentata e ripensando alle innumerevoli volte in cui i suoi nervi erano stati messi a dura prova << Ma alla fine si è dimostrata molto gratificante, specie dopo questo bell'annuncio: sapere che vi è vita dopo un lungo periodo di morte è terribilmente confortante >>.

Thorin annuì, posando una mano sulla spalla di lei – unico gesto che si permetteva in compagnia degli amici << La gravidanza non è il solo pretesto, però desidero che le cerimonie si attuino il più presto possibile: se aspetteremo, Karin si affaticherà sempre più >>.

Annuirono, dicendosi d'accordo << Organizzeremo il tutto, non temere >>.

<< Grazie, Balin >>.

Karin ruotò il collo verso il trono del re, notando il posto vuoto un tempo occupato dal Cuore della Montagna << Vorrei portare io l'Archepietra al tuo cospetto, Thorin >> propose di getto, sapendo però nel profondo che quel compito sarebbe dovuto spettare a lei.

Il nano la guardò stupito, ma Dìs prese la parola prima che potesse farlo << Tu? E per quale ragione? >>.

Karin posò i suoi occhi su di lei, mantenendoli seri << Se ciò convincerà il popolo ad accettarmi maggiormente, ben venga >>.

<< Se ben ricordo, non sei stata tu a rubarla >> constatò, alzando le sopracciglia scure e facendo un cenno verso Bilbo, che assunse un'espressione mortificata.

<< Ha ragione, Karin. Non dovresti portarla, dovrebbe essere compito mio >>.

<< No, Bilbo: io stessa mi accusai del furto con Dain. Riconsegnarla al legittimo proprietario sarà un gesto simbolico, un'offerta d'accettazione di fedeltà da parte della traditrice; con questo gesto pubblico, spero di risultare migliore ai loro occhi >>.

Thorin era totalmente attonito, convenendo fosse una mossa molto saggia e ben pensata << Non fai che sorprendermi, da un po' di tempo a questa parte >> lei si lasciò scappare una lieve risata, e così anche gli altri compagni << Sarò lieto d'accettare il tuo dono, Karin, ma non la tua fedeltà: l'hai dimostrata troppe volte, e sarei un ingrato a chiedertene nuovamente prova >>.

<< Ma, i sudditi... >> iniziò a dire, venendo interrotta.

<< Chiunque ti abbia convinto di certe sciocchezze meriterebbe una severa punizione >> ribatté indignato; guardò sprezzante sua sorella, la quale mantenne un contegno impeccabile senza mai spostare gli occhi altrove << Mi hai salvato la vita mettendo a repentaglio la tua e quella di nostro figlio: non è sufficiente? >>.

La domanda aleggiò come un pesante macigno; alcuni nani si mossero a disagio, e persino Gandalf la guardò assorto.

<< Che significa? >> domandò lo hobbit, con un filo di voce << E' la verità? >>.

Karin chiuse gli occhi per un momento poi li riaprì, amareggiata << Sono incinta di quasi quattro mesi, e molti sono stati i fatti avvenuti in questo lasso di tempo >>.

Bilbo tacque, incapace di formulare altre frasi: abbassò la testa, lasciandola ciondolare sul petto, il cuore racchiuso in una morsa gelida; aveva rischiato così tanto...

<< Indossavi la cotta di mithril >> intervenne Dwalin, ricordando quel dettaglio.

<< Sì, è così >>.

<< Bene >> sussurrò, confortato.

<< E sei veramente certa di aspettarlo? >> chiese Kili, pallido in volto; guardò spaventato prima Thorin e poi lei, gli occhi scuri timorosi anche solo di pronunciare le parole seguenti << Insomma, non... non si vede ancora nulla >>.

Karin alzò un angolo della bocca in un mezzo sorriso << Non dovete temere, nessuna arma mi ha colpita al ventre, e non si sono riscontrati problemi che potrebbero significare una disgrazia; sta bene >> li rassicurò, accarezzandosi il punto.

Gli altri la guardarono rincuorati, e nuovi flebili sorrisi spuntarono sulle loro labbra, ampliandosi sempre più dopo la frase di Balin.

<< Bé, questi anni sono davvero benedetti! Il Dominio della Bestia è finito, e sui troni siederanno due combattenti: anzi, ben tre! >>.

<< La prima Regina guerriera di Erebor >> si intromise Gandalf, con un sorrisetto divertito alla smorfia della ragazza << Ti avevo avvertita che avresti sentito altri titoli, Karin >>.

<< Non ti avevo creduto >> ammise << Ti chiedo di perdonarmi: ho imparato a mie spese che non si devono mai ignorare i commenti d'uno stregone! >> concluse, divertita.

<< Concordo >>.

<< Molto bene >> disse Thorin, inserendosi nel discorso << Se non ci sono altre questioni di cui discutere, vi congederei: la giornata non è ancora terminata e nuovi incarichi devono essere portati a termine >> inaspettatamente si rivolse direttamente a Dìs, accanto a Kili << Sorella, sono certo che aiuterai Karin nel destreggiarsi lungo problemi prettamente femminili concernenti la preparazione del matrimonio >>.

Alle orecchie di Dìs non giunse come una richiesta, ma come un vero e proprio ordine che non avrebbe ammesso alcuna replica; persino i suoi occhi glielo confermarono. Si morse la lingua per non rispondergli sgarbatamente in pubblico, giurando di porvi rimedio una volta soli; il pensiero di dover passare del tempo con Karin l'infastidiva non poco.

Thorin interpretò il silenzio come assenso, e lasciò che un ghigno piuttosto sarcastico si formasse, conscio d'averla in pugno; abbassò il capo in una sorta di ringraziamento, chiudendo così quella breve riunione. Fece per andarsene – portando Karin con sé – quando lei lo fermò, dicendogli che sarebbe rimasta un altro po'.

<< Vorrei parlare solamente con Kili e Fili >> annunciò. I due in questione si bloccarono e tornarono indietro, attendendo il permesso del parente; questo guardò attentamente la ragazza, cercando di scorgervi un segno che gli facesse comprendere il motivo di tale richiesta, ma non scorse nulla di allarmante: forse voleva semplicemente trascorrere del tempo con loro.

<< Sia >>.

Le baciò la fronte – con i nipoti presenti poteva permetterselo – e se ne andò lasciandoli soli.

Solo allora i tre si sciolsero in grandi sorrisi, e Kili proruppe in esclamazioni di gioia incontenibile, arrivando persino ad alzarla da terra, euforico.

<< Kili, fai piano! >> lo rimproverò il maggiore << Potresti far male al piccolo! >>.

<< Sto attento! >> lo rimbeccò, infastidito; abbassò il busto e portò le mani a coppa sulla bocca, appoggiandole al ventre di Karin << Stai bene cugino? >> domandò piano, appoggiando poi l'orecchio tra le risate divertite della nana e qualche sbuffo logorato di Fili; aggrottò la fronte come fosse in ascolto di qualcosa, poi si tirò su con un enorme sorriso sulle labbra << Ha detto che sta benone! >>.

<< Dove ha sbagliato nostra madre con te? >> chiese il nano, massaggiandosi la radice del naso in segno di nervosismo. La ragazza, d'altra parte, se la rideva di gusto insieme a Kili, che alzò le spalle in risposta alla domanda.

<< Valar, mi gira la testa >>.

Kili si affrettò precipitosamente a sostenerla per un braccio, però non svenne: si portò solo una mano a sfiorare la fronte calda mentre il sorriso non accennava a diminuire nonostante il volto cereo.

Anche Fili accorse, posizionandosi all'altro lato << Sediamoci sui gradini, vieni >> disse, prendendo in mano le redini della situazione.

Karin annuì e si lasciò condurre dai due, che le si sedettero accanto. Ora seri, arrivò senza troppi giri di parole al nocciolo del suo tormento interiore.

<< Ce l'avete con me? >> volle sapere, guardandoli attentamente nei volti confusi; per ultimo osservò Fili, e fu a lui che si rivolse per il resto del tempo << Questo bambino vi toglie ciò che vi spetta di diritto, per cui siete stati educati. Avete combattuto per riportare Erebor alla vostra stirpe, eppure ora non governerete dopo vostro zio >> avrebbe voluto continuare però le parole si impigliarono in gola, e solo a fatica riuscì a tirarle fuori << Non ho circuito Thorin, né voluto... estromettervi >> respirò a fondo e deglutì, incapace di sostenere oltre lo sguardo azzurro così simile a quello di Thorin, e di Dìs.

Sentì il peso di un braccio sulle spalle, e capì che Fili cercava di consolarla << Non dire stupidaggini, Karin. Come potremmo non essere felici? Thorin ha ritrovato una serenità che mai gli avevamo visto sul volto, ed il merito è solo tuo; inoltre, siamo ben contenti d'includerti nella famiglia, così come siamo felici del nuovo membro. E riguardo il governare... >> lasciò la frase in sospeso facendole temere il peggio; fortunatamente, però le rivolse un gran sorriso malandrino << … non è un problema, ad essere sincero. Anzi, molto meglio così: non mi sentivo ancora pronto, e credo non mi sentirò mai tale. Ben che meno il soggetto qui di fianco >> indicò Kili col pollice, zittendo ogni sua lamentela con altre parole << Non volermene, ma quasi speravo in un vostro erede. Non possiedo un carattere forte e autoritario come Thorin, benché abbia cercato d'emularlo molto spesso – e tuttora sia tentato di seguirne le orme. Forse sarei stato ugualmente un buon re, chi lo sa >> alzò le spalle, dandole un buffetto sulla guancia << Però non voglio vederti così abbattuta, Karin: non per una notizia che dovrebbe portare gioia >>.

<< Sorridi, zia. Fallo per i tuoi piccoli nipoti! >> la frase di Kili, pronunciata con tono piagnucolante, ebbe il potere di rallegrarla. La risata cristallina le proruppe dalla gola, liberandosi nell'aria e contagiando i fratelli, che risero a loro volta.

<< Ti senti meglio, ora? >> le chiese, apprensivo. Le accarezzò una guancia, e Karin poté solo bearsi del tocco e ringraziarlo sentitamente.

<< Molto. Mi avete risollevato il morale ragazzi. Grazie infinite >> ammise, attirandoli a sé e coinvolgendoli in un abbraccio.

<< Per quel che riguarda Dìs >> esordì Fili, facendola preoccupare << Non devi temere alcunché: prima o poi le passerà. Sai quanto è cocciuta >>.

<< Non mi tranquillizzi così, sappilo. Però sì, so quanto è testarda >> replicò lei, stancamente.

<< Fili e io ti seguiremo come ombre. Non ti farà nulla >>.

<< Non ho paura di quel che può farmi; già una semplice frase ha il potere di destabilizzarmi! >> esclamò, arrabbiata con la sua debolezza.

<< Non devi lasciarti coinvolgere! Se la ignorerai, o le dimostrerai la tua forza, sono certo che ti lascerà in pace >>.

<< Kili ha ragione. Per una volta senti ciò che dice >>.

Karin sbuffò, mentre un fastidioso nodo allo stomaco non le dava tregua << E' vostra madre. Come potete parlare di lei in questo modo? >>.

<< Appunto perché la conosciamo molto bene ci permettiamo di consigliarti >> assicurò il maggiore << Credici, Karin: dimostrale chi sei. Dimostrale chi è la Regina di Erebor >>.



<< Devi smetterla, Dìs! Così non fai altro che peggiorare la situazione! >> esclamò Thorin, poco incline a calmarsi; era nella stanza della sorella, dove l'aveva condotta una volta sciolta l'assemblea. L'aveva praticamente costretta a seguirlo, e l'avrebbe persino trascinata di peso se avesse mostrato una qualche forma di opposizione; era giunto il momento di chiarire una volta per tutte quella dannatissima faccenda.

<< Cosa dovrei smettere, esattamente? >> domandò candidamente, incrociando le braccia al petto formoso.

<< Sai benissimo di che sto parlando >> sibilò lui, tentando di sopire la rabbia che minacciava di esplodere in petto << Voglio che tu la smetta di trattare freddamente Karin, e di tornare a considerarla come un tempo! Sono stanco del tuo comportamento, sorella >>.

<< Di già? Sono qui da pochi giorni, fratellone >>.

Thorin la fulminò con un'occhiata che avrebbe fatto rabbrividire molte persone, pronte poi a rimangiarsi ciò che avevano confessato; ma Dìs era di tutt'altra pasta, e sapeva quali corde dolenti toccare per farlo impazzire di rabbia. Il sarcasmo ostentato era una di quelle.

Inaspettatamente, Dìs si lasciò scappare un suono tra lo sprezzante e lo scocciato << Sai come la penso, Thorin, te ne avevo parlato: al momento mi risulta difficile ricordare il sentimento d'amicizia che ci legava >> spiegò, lasciandolo basito dal cambiamento di tono.

<< Sapevi fin dal principio che sarebbe finita in questa maniera >> disse, calmandosi visibilmente anche lui << Ma ciò non toglie nulla al nostro legame fraterno >>.

Dìs sbuffò sprezzante, scuotendo la testa << Se credi sia gelosa ti sbagli enormemente. Ti avevo consigliato più di una volta di rifarti una vita, là nelle Montagne Azzurre >>.

<< Sì, ma senza Karin! >> disse, lasciando trapelare l'ira.

<< La credevamo morta, o nel migliore dei casi la odiavi al pari del tuo acerrimo nemico >> gli ricordò, facendogli aumentare il peso sul cuore. Sospirò lentamente quando lo vide abbassare il capo, ed un sentimento simile al senso di colpa le permeò il corpo.

<< So che l'ami e che dovresti essere felice senza una sorella che ti ostacoli >> gli si avvicinò, priva dell'ombra di ironia o di disgusto mostrata in precedenza; tornò la sorella amorevole e protettiva di sempre, e ciò lo rincuorò di poco.

Gli posò una mano sulla guancia, accarezzandola piano; guardandolo negli occhi, però, esternò il suo pensiero << Non impormi nulla, fratello. Lascia che sia io a decidere il momento di perdonare e ricominciare da capo, però ora proprio non posso. E non è tanto il fatto che ti abbia sempre allontanato da me, divenendo l'unica detentrice del tuo cuore, no. Sono solo invidiosa, perché lei è riuscita dove io ho fallito: lei ha ottenuto la pace, creandosi una famiglia completa; e credimi, per una donna non c'è atto più coraggioso di questo. Il lottare disperatamente per questi semplici ma al contempo complicati desideri la rende forte, e migliore agli occhi della creatura più cieca; forse è proprio per questo che mi risulta difficile perdonarla: sai che non ho mai accettato d'essere considerata più debole di altri >>.

<< Lo so, però... >>.

<< Questo è quanto. Cerca di rispettare la mia volontà, te lo chiedo in nome del sangue che scorre nelle nostre vene >>.

Il Re dei Nani non obiettò, giungendo alla conclusione che, forse, avrebbe dovuto lasciar perdere. Dìs aveva ragione, non doveva forzarla in alcun modo; così facendo, la situazione sarebbe precipitata in brevissimo tempo. Era un diverbio che riguardava unicamente le due nane.

<< D'accordo >> concesse piano, regalandole un mezzo sorriso; la strinse in un abbraccio amorevole e rimasero in quella posizione a lungo, finché non la udì sospirare.

<< Ora va'. Ho del lavoro da sbrigare in quanto futura cognata della Regina >>.

<< Se preferisci, puoi esonerarti dall'obbligo >> disse, sentendosi oltremodo in errore per averla praticamente costretta.

Ma lei scosse la testa, stupendolo nuovamente << No, l'aiuterò. Non saprebbe dove sbattere la testa, altrimenti; è una guerriera, prima di tutto, non una donna qualunque >>.

Il fratello si permise un sorriso sornione, ed alzò le sopracciglia << Sento un tono quasi affettuoso, o è una mia impressione? >> sapeva che non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, e infatti non lo smentì.

<< Ma certo che è una tua impressione, Thorin. Dovrei nascondere altro? >>.




Karin posò il libro sul comodino, ordinando a colui che aveva bussato di entrare; dalla soglia fece la sua comparsa il volto dai tratti dolci e gentili della giovane Airi, e la nana lasciò che le labbra si distendessero in un sorriso cordiale. Le fece cenno d'avvicinarsi e parlare, seguendola con gli occhi neri in ogni suo movimento, dallo sfiorarsi le treccine della corta barba bionda al portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<< Mia signora, è giunta dama Eliese, da Esgaroth >>.

<< Bene, l'attendevo da giorni. Falla accomodare, grazie >>.

Airi annuì e s'inchinò rispettosamente, uscendo; poco dopo comparve l'alta figura sorridente della donna, e Karin s'alzò per accoglierla con un abbraccio.

<< Amica mia, le tue sorprese non smettono mai di stupirmi! Mesi fa ti ho lasciato fidanzata del Re, e oggi stai addirittura aspettando suo figlio >>.

Karin rise, alzando colpevole le mani << Anche a me risulta difficile crederci >>.

Eliese posò un occhio critico sulla sua figura, soffermandosi sul ventre; lì sgranò gli occhi, contenta << Comincia ad intravvedersi il rigonfiamento! >>.

<< Sono passate alcune settimane da quando ti inviai la lettera; sono giunta al quarto mese, ormai >>.

<< E' una notizia meravigliosa! >> esclamò, battendo le mani.

<< Un po' meno per il vestito >> ribatté Karin, con una lieve smorfia << Dovrà essere largo. Credi di riuscire a nascondere il ventre? >>.

L'amica la guardò dubbiosa, per poi aprirsi in un sorriso << Certo! Avevo già pensato ad una fascia di cuoio da posizionare appena sotto il seno, e poi la gonna si aprirebbe a campana, così >> mimò il movimento, e Karin annuì avendolo compreso << Sarà un vestito talmente sontuoso, Karin! Ne rimarrai affascinata! >>.

<< Sarà ancora più bello dei vestiti confezionatemi dopo la Battaglia? >> chiese, stupita.

Eliese agitò una mano, annuendo energicamente << Quelli saranno un'inezia rispetto a questo. Forza, non perdiamo altro tempo, ho delle misure da prendere >>.

Tirò fuori un laccio e iniziò a passarglielo nei punti principali, annotando le varie misure su un foglietto di carta, quando qualcuno bussò e l'austera figura di Dìs entrò; accortasi di una presenza estranea, assottigliò lo sguardo e non perse tempo a dimostrarsi in disaccordo.

<< Con chi ho il piacere di parlare? >> domandò, nella Lingua Corrente.

<< Eliese di Egaroth, mia Principessa >> rispose, inclinando il capo in saluto.

<< Sorella di Bard l'Arciere, colui che uccise Smaug il Dorato >> concluse Karin, intrecciando le dita tra loro << Nonché mia amica e sarta >>.

Le labbra di Dìs si strinsero, e gli occhi sembrarono mandare lampi azzurri << Credevo dovessi informarmi. A quel che ricordo, ti sto aiutando nell'organizzazione >>.

<< Vero. Ma supponevo non ti importasse molto il confezionare il vestito >> replicò gelida, in risposta al tono risentito della cognata.

Dìs la maledì internamente, assumendo un cipiglio pericoloso << E' giusto. Però volevo essere partecipe della tua decisione di chiamare un'umana >> parlò, in Khuzdul.

Karin s'irrigidì, mentre lo sguardo di Eliese sfrecciò dal suo volto pallido e rabbioso a quello compiaciuto di Dìs.

<< Ti infastidisce? >> replicò, muovendo un passo verso la donna, quasi a volerla sfidare << Abituati, Dìs, perché non muterà finché il mio abito non sarà concluso >>.

<< Dovresti far affidamento sulle nane, non sulla Gente Alta. Ciò non farà altro che mostrarti negativamente ai loro occhi >>.

<< La tua premura mi commuove >> sibilò col tono aspro della lingua nanica << Però sappi che non cambierò idea. Eliese rimarrà qui il tempo necessario, e anche dopo, se lo vorrò >>.

<< Sei molto sicura >> bisbigliò malevola Dìs << Credi che te lo lasceranno fare? O meglio, che io lo permetterò? >>.

Karin le si era avvicinata lentamente mentre parlava, ed ora si ritrovò ad alcuni lievi passi dalla sua figura più bassa, ma ugualmente imponente.

Piegò un angolo della bocca ironicamente, lasciando che la convinzione e il sarcasmo permeassero le sue parole << Oh, io credo di sì. A quel che ricordo è Karin, non Dìs, la futura Regina di Erebor >> parlò, tornando alla Lingua Corrente.

Se l'avesse schiaffeggiata non avrebbe ottenuto la stessa espressione sconcertata e allibita, di questo era profondamente certa: prima impallidì, dopodiché il volto assunse una tonalità rossastra che si sarebbe adattata perfettamente al volto dai lineamenti dolci della giovane Dìs; invece era brutalmente contratto dall'ira, e l'indignazione si intuiva negli specchi ora scuri che erano i suoi occhi. Karin attese un qualche gesto estremo e irreparabile uniti ad una sfuriata, però non accadde alcunché. Dìs tentò di recuperare una parvenza di calma, respirando profondamente una volta sola, mentre il cuore le batteva furioso e la frase le rimbombava nella testa; la rabbia raggiunse le più alte vette, e dovette stringere i pugni per sedare la profonda umiliazione che l'aveva ghermita.

Senza dire una parola – ma lanciando occhiate sprezzanti alle due – se ne andò, sbattendo la porta dietro di sé.

Solo allora Karin espirò a lungo, ed Eliese ricordò di sbattere le palpebre << Meritava davvero di udire quella frase? >> chiese timorosa, vedendo che la nana faticava a ritrovare la serenità.

<< Ho dovuto, anche se mi pare d'averla pugnalata >> confessò, sedendosi sul letto << Se fossi rimasta zitta le avrei fatto capire d'essere sua succube, e ti avrebbe cacciata per poi impormi le sue decisioni. Questo non posso permetterglielo >> terminò, dura.

<< Capisco. Ti ringrazio, Karin >> le si sedette accanto, posandole una mano sulla sua e guardandola preoccupata in volto << Credi si stia dirigendo da Thorin? >>.

La nana, a dispetto dei dubbi e del malumore, scosse la testa << No, il suo orgoglio ferito non glielo permetterà. Ritornerà in camera sua, pensando ad una probabile vendetta >> si passò una mano tra i capelli lunghi, sconfortata << Davvero un bel guaio >>.

<< Sono certa che non ti farà nulla >> la rassicurò incoraggiante, sorridendole lentamente << Deve solo prender coscienza della tua superiorità e ritrovata libertà >>.

Karin la guardò, pensando che non aveva tutti i torti; eppure, però, il suo cuore si mantenne pesante per il resto del tempo, persino lungo le settimane successive: nonostante i molteplici impegni e decisioni da prendere, rivolgeva spesso e volentieri i pensieri alle frasi pronunciate, specie quando i suoi occhi si fermavano su Dìs. Come predetto da Eliese non si vendicò né disse alcunché, volendo solo dimenticare quello spiacevole diverbio, e lei non affrontò mai l'argomento. Dopo altre innumerevoli discussioni, tutte vinte da Karin, gli inviti ad Elfi e Uomini furono spediti tramite messaggeri volenterosi, e la tanto temuta data si avvicinò con una rapidità sconvolgente. Fu con sgomento e agitazione crescenti che giunse a ben due giorni prima del matrimonio; le sere precedenti, benché stanca e affaticata, si perdeva in complicate elucubrazioni e timori sempre più pressanti: Thorin vedeva ma non diceva nulla, sapendo fin troppo bene quanto fosse suscettibile in quei giorni, un po' a causa della gravidanza e un po' a causa dell'imminente cerimonia. Si limitava a stringerla a sé tentando di farle capire che sarebbe andato tutto per il meglio, e solo allora lei si tranquillizzava, con sua somma gioia.



Qualcuno la stava svegliando. Ne era sicura. Raggiunse lo stato di dormiveglia, sentendo le prime domande affollarsi nella mente.

E' tempo di destarsi? Mi pare d'aver appena chiuso gli occhi”.

La stanchezza che le appesantiva le membra le suggeriva che qualcosa non andava per il verso giusto; normalmente, infatti, ogni mattina era sì stanca e fiacca, ma non così tanto da non riuscire nemmeno ad aprire le palpebre. Il che significava che era ancora notte fonda, e che doveva essere accaduto qualcosa di grave se Thorin si permetteva di provare a scuoterla.

Ciò la convinse del tutto: strizzò gli occhi e aprì le palpebre confusa, pensando di trovarsi il volto dell'amato a pochi centimetri dal viso, teso e mortalmente angustiato; invece, notò la stanza ancora immersa nell'oscurità della notte profonda. Si sedette, tentando di scrutare oltre la densa cortina buia alla ricerca di un qualche indizio: non trovò nulla. Tentò di far mente locale su quel che stava sognando però non ricordò granché, certa che non si trattava di incubi: quelli l'avevano perseguitata alcune settimane dopo la Battaglia per poi sparire miracolosamente.

D'improvviso, lo stesso lieve movimento di prima la colse, stavolta preparata; e quando comprese di che si trattava – o meglio, di chi – dovette ricacciare a fatica le lacrime: il bambino. Si stava muovendo.

Un'emozione a dir poco travolgente l'avvolse e, con un gran sorriso sulle labbra, portò la mano dove aveva percepito il lieve colpetto, sperando d'udirlo ancora; dopo pochissimo tempo, un altro la raggiunse, poco più in là di dove teneva le dita. Ridacchiò lievemente, sentendo la pelle tendersi verso di lei a causa di un altro calcetto; per un attimo fu tentata di svegliare Thorin, ma si bloccò quando lo sentì grugnire.

<< Thorin? >> chiamò piano << Sei sveglio? >>.

Non le giunse risposta.

Perplessa, udì il suo respiro prima calmo farsi agitato e affannato, come se si fosse appena fermato dopo una corsa; altri gemiti riempirono l'aria, seguiti da suppliche rabbiose.

<< No... ti prego... >> borbottò, iniziando ad agitarsi; sentì muovere le coperte e, d'istinto, indietreggiò quasi fino al bordo del materasso.

Le mani corsero al comodino di legno, cercando a tentoni l'acciarino e lo stoppino della candela; a fatica, preda dell'angoscia e del panico nel sentire l'agitazione e i ringhi furibondi di Thorin, riuscì ad accenderla: con mani tremanti, catalizzò la fonte di luce verso la sua destra, dove si trovava il nano. Sapeva che non avrebbe dovuto svegliarlo, perciò si limitò a sussurrare.

<< Ssh, Thorin. Shh >>.

Normalmente questo gesto aiutava, ma lui era immerso in quell'incubo troppo a fondo per potersi calmare.

<< No... no... >> continuava a ripetere, e a girarsi.

Karin si tenne lontana per timore che le braccia muscolose raggiungessero il ventre: e si odiò per questo, poiché non gli era vicina a scuoterlo. Ripeté la frase precedente, stavolta a voce più alta, ma non servì a niente. Col cuore in gola, appoggiò la candela sul piano di legno, guardando il corpo prestante del nano contorcersi illuminato dalla fioca luce rossastra, il volto preda di paura e deformato, i denti che si scontravano e digrignavano.

<< NO, KARIN! >>.

Con quell'urlo disumano, Thorin scattò a sedere e si destò del tutto; impaurita, e col cuore che batteva all'impazzata, Karin riprese possesso di sé.

<< Sono qui >> disse preoccupata, muovendosi verso di lui.

Thorin spostò veloce il capo verso la sua figura seduta, negli occhi uno sguardo folle la spaventò facendole sgranare di poco i suoi; compì un gesto rapido e rude afferrandola per un braccio e attirandola a sé in una morsa. Con orrore, Karin lo sentì tremare.

<< Shh, calmati, era solo un incubo >> disse, stringendo le braccia che gli cingevano il collo << Solo un incubo. È finito, è passato >>.

Le braccia di Thorin rischiavano di farle mancare il fiato da quanto l'opprimevano, però non disse nulla. Lo cullò accarezzandogli i capelli, nel tentativo di placarlo; ma i tremiti – furiosi o spaventati che erano - non cessavano.

<< Va tutto bene >>.

<< Lui... ti uccideva >> sentì la sua voce ovattata piena di risentimento, e non poté fare a meno di rabbrividire << Io ero lontano, e la folla mi trascinava via. Tu urlavi disperata il mio nome, però lui era troppo vicino, e... >> non terminò, ma Karin sapeva bene a cosa aveva assistito: alla sua morte. Alla loro morte atroce.

<< Così tanto sangue >> lo sentì borbottare.

Si sciolse a fatica dalla presa salda giacché non voleva abbandonarla, e gli posò entrambe le mani sulle guance accaldate << Lui è morto: l'hai ucciso, salvandoci la vita. Stiamo bene, siamo qui con te >> gli prese una grande mano callosa portandola al ventre << Tuo figlio è vivo, Thorin. Lo senti? >> chiese, sorridendogli.

Aggrottò la fronte senza dir nulla, e l'attimo successivo le sue labbra si schiusero sorprese; gli occhi azzurri, prima irriconoscibili, si rasserenarono facendole battere forte il cuore.

<< Scalcia >> constatò, meravigliato. Portò anche l'altra mano, lasciandosi accarezzare da lei, beandosi dei suoi tocchi delicati.

Però vi era una domanda persistente che non le lasciava tregua << Da quanto lo sogni? >>.

Thorin si rabbuiò immediatamente, guardandola serio; inspirò a fatica << Da quando sono scampato alla morte. Non era sempre lo stesso, però; solo ultimamente sogno... questo >>.

<< Perché non mi hai mai avvertita? >> domandò, stizzita.

<< Di solito spalancavo gli occhi e mi accertavo tu fossi lì, e fossi viva. E' la prima volta che mi sveglio urlando >> ammise a voce bassa, abbassando la testa; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era leggere la pietà negli occhi di Karin.

<< Avresti potuto parlarmene >> lo rimbrottò, imbronciata << Tu sei a conoscenza dei miei, ed è anche così che ci si aiuta, in una coppia >>.

<< Mi dispiace >>.

<< Questo dimostra che non ti fidi di me >>.

Thorin assottigliò lo sguardo, incredulo << Ti ho domandato perdono, Karin. Che altro pretendi? >>.

<< La tua fiducia, ad esempio >> ribatté duramente << Credi non ne sia degna? >>.

La situazione stava prendendo una gran brutta piega, se ne accorsero entrambi; ma nessuno dei due avrebbe desistito dalle proprie posizioni.

<< Non volevo ti preoccupassi. Sei incinta! >>.

<< Non è una scusante, Thorin. Non sono malata >> le stava dicendo sul serio quelle frasi? Da quando la gravidanza era una giustificazione? << Sono in grado di consolarti e condividere un segreto! >>.

<< Volevo solo proteggerti, per Durin! Ti sarebbe piaciuto se avessi confessato che sogno la tua morte? >>.

Karin si bloccò un attimo, giusto il tempo di scoccargli un'occhiataccia << Certo che no, però avrei preferito venirne a conoscenza comunque, piuttosto che sentirti agitare nel sonno continuando a ringhiare come un animale ferito. Hai idea della spavento preso? >> chiese, alzando sensibilmente il tono di voce.

Thorin sospirò, borbottando poi qualcosa che non comprese.

<< Potresti ripetere? >> sbottò, incrociando strettamente le braccia.

<< Ho detto che me vado, siamo troppo agitati >> grugnì, spostandosi verso il bordo del letto << Tu cerca di dormire >>.

Karin aprì la bocca, seccata << Non ordinarmi niente, Thorin Scudodiquercia! Se vorrò riposare lo farò, altrimenti no! >>.

Ora in piedi la squadrò minaccioso; sembrò quasi che il petto gli si gonfiasse sotto i muscoli guizzanti e frementi << Si trattava di un consiglio, donna ostinata! Fallo almeno per il bambino, non perché te l'ho suggerito >>.

Continuarono a lanciarsi occhiate in tralice, poi Thorin le diede le spalle e se andò; sbuffando sonoramente si appoggiò alla testata del letto, sussultando quando un colpetto la destò dai numerosi pensieri.

<< E tu? Sei d'accordo con tuo padre o con me? >> eruppe, agitando una mano quando non percepì nessuna risposta; si diede della stolta, stendendosi nuovamente e lasciando che la stanchezza la conducesse nell'oblio.


Aprì gli occhi di scatto e girò il capo verso destra, notando il posto ancora vuoto: ingoiò un'imprecazione al proprio indirizzo, complimentandosi per l'ottima dimostrazione di maturità e controllo; possibile dovessero sempre sfociare in una discussione, senza ovviamente riuscire a risolvere nulla?

Scese dal letto, rabbrividendo quando la pianta dei piedi entrò in contatto col pavimento gelido di pietra, e si avvolse nelle pesanti coperte che li riscaldavano in quel periodo d'inverno avanzato. Si incamminò verso la porta del bagno, sbirciando all'interno nella speranza di trovarvi la figura di Thorin, ma con disappunto ne appurò la totale assenza; si morse il labbro, notando poi una luce fioca proveniente da un'altra porta che conduceva al salottino adiacente la camera. Speranzosa e molto titubante afferrò la maniglia e la aprì, venendo attirata dal fuoco scoppiettante del caminetto, davanti al quale stava seduto Thorin, intento a fumare dalla lunga pipa; non riusciva a vederlo in viso - in quanto le mostrava la schiena - ma lo immaginò pensieroso e turbato, preda di quel senso di colpa che attanagliava anch'ella senza tregua.

Rimase ad osservarlo a lungo, senza trovare scuse adatte per il comportamento; lui, dopo un po', sembrò accorgersi della sua presenza perché si girò, provando un moto d'affetto e di tenerezza nel vederla imbacuccata in quelle coperte grandi che la coprivano totalmente lasciandone fuori solo la testa.

<< Sei appena rientrato? >> gli domandò, con un filo di voce.

Con sua sorpresa scosse la testa << No. Sono ritornato dopo dieci minuti però tu dormivi, e non me la sono sentita di svegliarti; quindi ho deciso di farmi un lungo bagno rilassante e successivamente venire qui: avevo necessità di pensare >>.

Spense la pipa, riponendola sul tavolinetto di legno col piano di vetro; la guardò attentamente, notandone l'imbarazzo e la tristezza.

Alzò i colpevoli occhi neri da terra, posandoli sui suoi azzurri << Preferisci rimanere da solo? >> domandò, timorosa. Non l'avrebbe biasimato se avesse risposto affermativamente.

Thorin alzò un sopracciglio e scosse la testa, lasciando che le labbra si stendessero in un sorriso << Non dire sciocchezze, e vieni qui >>.

Karin si dissetò della sua voce avvolgente, e dell'accettazione di quell'offerta di pace che attendeva col cuore; sorrise felice e s'impose di camminare normalmente senza mostrare alcuna fretta nel raggiungerlo, benché ogni suo muscolo la stesse spronando quasi alla corsa.

Quando gli fu accanto, tuttavia, non poté fare a meno di ridacchiare << Un Re dovrebbe possedere maggior cura della sua persona >> affermò, indicando col capo i capelli ancora bagnati di Thorin << Pensi sia questo il modo corretto d'asciugarseli? >>.

<< Se hai altre soluzioni oltre al fuoco del caminetto sarò ben lieto di sentirle >>.

<< Nessuna, ma non stai facendo alcunché per farli asciugare rapidamente; non li stai nemmeno districando >> disse, passando le dita tra la chioma nera e inorridendo nell'appurare la presenza di nodi.

<< Non posseggo la pazienza per un tale compito >> replicò, alzando noncurante le spalle.

<< A questo si può porre rimedio >> annuì convinta, allontanandosi dalla sua figura seduta a terra << Torno subito >> senza attendere risposta corse via, verso il bagno; una volta trovato ciò che cercava ritornò, con un gran sorriso sulle labbra.

<< Girati verso il fuoco >> ordinò, vedendolo obbedire senza dir nulla; poi gli si sedette quasi di lato, lasciandogli la schiena esposta al calore delle fiamme e, dopo aver represso un brivido gelido, coprì entrambi con la coperta volendo aumentare il dolce calore dei loro corpi vicini.

<< Ora chiudi gli occhi, Thorin, e rilassa il tuo spirito; comanda ad ogni affanno di sparire, così come svaniranno questi nodi >> mormorò piano, sorridendo nel sentirlo respirare a fondo.

Iniziò a passare lentamente i denti del pettine tra le ciocche scure e, contemporaneamente, intonò una melodia canticchiata a bocca chiusa; non si scoraggiò quando incontrò resistenza, ed utilizzò le dita per sciogliere quei grovigli spessi, passandovi poi sopra il pettine quando vi riusciva. Il motivetto era breve e pareva una ninnananna, e si trovò a ripeterlo quattro volte prima di completare la chioma; le rimanevano solamente le treccine ai lati della testa da ricomporre. Smise brevemente di cantare poiché si spostò al suo fianco destro e, quando riprese, la voce bassa di Thorin l'accompagnò in perfetta armonia. Col cuore traboccante di contentezza e gli occhi accesi di fiammelle guizzanti lo guardò amorevole, mentre le dita – esperte e veloci – intrecciavano le ciocche con maestria. Lui sostenne tranquillamente il suo sguardo, volendo imprimersi sempre più ciascun suo lieve tratto, benché li conoscesse a memoria; era stato facile imparare quelle brevi e lente note, così come era venuto spontaneo seguirla. Il sentirla nuovamente cantare l'aveva scosso profondamente, ed aveva ringraziato i Valar per quel fatto inaspettato.

Quando Karin assicurò le placche metalliche al termine di entrambe le trecce tacque, e così anche Thorin. Rimasero ad osservarsi per un po', dopodiché lei si accoccolò contro il suo petto e lui l'accolse, racchiudendola in un abbraccio protettivo.

Il fuoco illuminava i loro visi sereni e, in pace col mondo intero, sentirono che ogni litigio era risolto e perdonato; Thorin – sedutole alle spalle - aveva spostato i suoi capelli portandoli sulla spalla sinistra ed aveva poggiato il mento sull'altra, coperta dalla camicia da notte. Aveva portato le mani al ventre, accarezzandoglielo lentamente.

<< Mia madre la cantava quando mi pettinava >> sussurrò lei, spezzando il silenzio << Non ricordo il suo viso, solamente il suono della sua voce: ed era bellissima. Rammento che chiudevo gli occhi, e come per magia i nodi si scioglievano al suo tocco; per lungo tempo ho creduto fosse una sorta di strega >> confessò ridendo lievemente, persa nel passato.

<< Non me ne hai mai parlato >> disse lui, sondando nella memoria alla ricerca di un loro precedente dialogo; a confermare i suoi sospetti, lei annuì.

<< Non ho mai avuto occasione di pettinarti. E poi, non so, forse desideravo che questo segreto rimanesse tra me e lei >>.

<< E per quale ragione hai cambiato idea? >> domandò, curioso.

Karin rimase in silenzio, ponderando la risposta << Per il bambino, penso. Quando l'ho sentito scalciare ho provato un'emozione indescrivibile a parole, ed ho compreso quale profondo legame lega una madre al proprio figlio. Ora si è calmato, probabilmente cullato dalla nenia: o, almeno, mi piace pensarla così >>.

<< Gliela canterai, una volta nato? >>.

Karin ruotò il collo, incontrando i suoi occhi sereni, e sorrise << Ogni giorno >> promise, con voce spezzata << E anche nei prossimi cinque mesi a venire, se lo riterrò necessario >>.

Thorin parve tremendamente commosso, e rispose al tenero bacio della sua ormai quasi sposa << Dìs ti ha dato noia in questi giorni? >> volle sapere, cambiando repentinamente argomento.

<< Non più di tanto. Ormai ha capito che la mia scontrosità potrebbe diventare un fiume incontenibile, se mi contesta apertamente >>.

<< Uno dei tanti vantaggi d'essere gravida >> ridacchiò Thorin, baciandole una guancia.

<< Mmm >> asserì, tornando seria << Ti ricordo che domani giungeranno Thranduil e Legolas, ed in serata Bard >>.

Al nominare gli Elfi, il petto di Thorin – a contatto con la schiena – si irrigidì, ed un lieve sbuffo sfuggì alle sue labbra.

<< Lo rammento molto bene, e speravo non li nominassi fino al loro arrivo >>.

<< Così impari a parlarmi di tua sorella in un momento tanto dolce e delicato >>.

<< L'hai detto per ripicca? >> chiese stupito, aggrottando la fronte.

<< Può darsi >> rispose enigmatica, lanciandogli un'occhiata furba.

Thorin scosse la testa simulatamente esasperato, colmandosi il cuore nell'udire la risata di Karin così vicina alle orecchie; ma si smorzò presto e, preoccupato, la vide piegare il volto in una smorfia.

<< Stai male? >> domandò ansioso.

Inspirò, prima di rispondergli << Il tuo bambino. Sembra stia combattendo contro orchetti invisibili >>.

<< E' figlio di guerrieri >> rispose, inorgoglito. Se il piccolo avesse posseduto metà del suo carattere e metà di quello di Karin sarebbe risultata un'ardua sfida; la guardò, cogliendone gli stessi pensieri. Risero insieme, trovandosi d'accordo.

<< Che i Valar ci aiutino! >> esclamò lei fintamente sconcertata, posandosi una mano sulla fronte << Saranno mesi impegnativi, e anni faticosi >>.

Thorin le prese la mano e l'avvicinò alle labbra, baciandola << Insieme supereremo ogni difficoltà. Se potessi mi accollerei parte del peso che devi e dovrai sostenere, solo per vederti più quieta >>.

Karin sentì il cuore rimbalzarle in petto, enormemente felice delle sue parole << Sei anche fin troppo premuroso, e ti ringrazio >> disse, baciandogli una guancia << Sono spaventata per il matrimonio, tutto qui >>.

Un sopracciglio del nano si arcuò, scettico e incredulo << Karin, è solo una formalità, dato che viviamo praticamente già come marito e moglie >>.

<< Ne sono consapevole, eppure è così. Temo di sbagliare qualcosa, non saprei... sono solo irrequieta, e tirerò innumerevoli sospiri di sollievo quando tutto sarà concluso >>.

<< Non devi, mio tesoro >> disse, con voce terribilmente suadente; si abbassò a baciarle la punta dell'orecchio << Sarai perfetta >> sussurrò.

Sospirò poco convinta, ma lasciò che un'ombra di sorriso spuntasse al nomignolo ricevuto << D'accordo >>.

<< Ti sei scaldata a sufficienza? >>.

<< Sì, e propongo di ritornare a letto. Sento una gran sonnolenza >>.

Lo sentì muoversi e poco dopo se lo ritrovò davanti, intento a porgerle le mani per aiutarla ad alzarsi da terra; terminò di stiracchiarsi e le afferrò, spingendosi in avanti per facilitargli il compito di sollevarla. Una volta in piedi gli sorrise e lo precedette, ma fece appena in tempo a compiere due miseri passi che sentì il terreno mancarle sotto i piedi; trattenne uno strillo e, completamente desta, si contorse tra le sue braccia forti pronte a sostenerla.

<< Sei impazzito? Che tu sia dannato, Thorin, ora sono più sveglia di prima! >> lo sgridò, scherzosa.

Lui non si degnò di risponderle immediatamente, impegnato com'era a reggere il suo corpo; la condusse verso il letto e la fece sdraiare, salendo subito dopo con uno sguardo pericolosamente brillante.

<< Sono dannato, è vero: perché vorrei baciarti in ogni momento fino a non possedere più un alito di fiato; perché vorrei prenderti e fare l'amore con te ogni volta che i miei occhi si posano sul tuo invitante corpo. Mi hai stregato, e condannato ad un destino di lussuria e lacerazione >> soffiò, meravigliosamente accattivante.

Karin sorrise sensuale, giocherellando col girocollo della maglia del nano; lo attirò inesorabilmente verso di sé e lui, docile, si lasciò guidare verso il basso, ad un nonnulla dalle sue labbra << Non sono una maga >> sussurrò, sentendo un piacevole calore risalire dal basso ventre al petto.

<< Meglio così >> rispose Thorin con voce roca, annullando la breve distanza con un bacio pieno di passione.

Karin accolse immediatamente la sua lingua umida e calda, intrecciandola con la sua; il cuore parve scoppiarle in petto dati i poderosi e sempre più accelerati battiti, uniti al divampante incendio che lambiva la sua carne. Lo percepì posizionarsi meglio, stando ben attento a non farle del male e senza mai interrompere il profondo contatto; mai sazi l'uno dell'altra, lasciarono che l'amore travolgente e conturbante li rendesse prigionieri, avvolgendoli in dolci ed erotiche catene.

Inarcò la schiena quando la mano sinistra di Thorin l'accarezzò audace, e si accorse di mugugnare soddisfatta; con suo enorme disappunto si ritrovò presto a baciare il nulla, ed ostentò un'espressione a dir poco infastidita e delusa, al contrario di quella decisamente troppo pacifica di Thorin.

<< Sbaglio o avevi sonno? >> domandò innocentemente, senza nascondere un ghigno divertito.

Karin fece schioccare la lingua, seguendolo con uno sguardo assottigliato finché non le baciò amorevole la pancia, gesto ormai diventato quotidiano; solo allora si concesse un sospiro rassegnato e uno sbadiglio piuttosto evidente, nonostante la mano a coprirle la bocca.

Thorin si spostò da lei, riprendendo possesso del suo lato del letto e respirò stancamente, sentendo il peso della giornata trascorsa gravargli sul corpo e sulla mente; si riscosse debolmente quando sentì un braccio esile sull'addome e un lieve peso sulla spalla, segno che Karin vi aveva poggiato una guancia: e infatti, aprendo debolmente un occhio, la vide raggomitolata accanto a sé, il volto quasi totalmente nascosto dalle pesanti coperte.

<< Sarà dura domani sera >> biascicò lei, riferendosi alla notte precedente le nozze: in quell'occasione non avrebbero dormito insieme nella camera del futuro Re, ma ciascuno avrebbe riposato nelle proprie.

Thorin le accarezzò distrattamente i capelli ribelli, annuendo solamente; il sonno stava prevalendo su di lui, portandolo con sé.

<< Rimango qui solo un pochino >> lo avvertì flebile; oppure fu lui ad immaginarselo? Non ne era certo, dato lo stato di dormiveglia.

Lasciò che la mente si svuotasse di ogni pensiero, conscio solo del confortevole calore che il corpo della sua Karin emanava.




Erebor riaccolse il suo legittimo sovrano dopo ben centosettantuno anni.

Un gran fermento agitava i Nani, quel giorno: perché non avrebbero incoronato solamente il Re sotto la Montagna, ma anche la sua Regina. Inoltre, ella stessa si era offerta di custodire l'Archepietra per riconsegnargliela, in risposta al furto perpetrato mesi addietro del quale si era dichiarata colpevole; erano veramente pochi i nani delle Montagne Azzurre – giunti qualche settimana prima - disposti a considerarla implicata nella faccenda, e a lungo avevano adocchiato con sospetto quel piccolo esserino chiamato Bilbo Baggins che in quei mesi si era limitato a girovagare qua e là lungo i numerosi livelli, e che in quella fredda mattina d'inverno stava ritto in piedi nelle file destinate ai personaggi importanti presenti in quel viaggio di Riconquista insieme ai reali.

Osservava a dir poco emozionato le figure di Thorin e Karin, l'uno di fronte all'altra, vestiti e ornati con abiti e gioielli degni del loro rango, intenti a suggellare la loro unione con un semplice scambio di fermagli di metallo posti alle estremità delle loro trecce. Stupito e un poco confuso, aveva chiesto silenziosamente spiegazioni a Balin, ed il vecchio nano gli aveva risposto che era una loro tipica usanza; non tutte le placche erano uguali, ed erano ornate da fregi o rune importanti, simboleggianti l'appartenenza alla propria famiglia. Tutti le possedevano, persino chi non era nobile – anche se non create nella miglior foggia - e durante il matrimonio se ne scambiavano solo una.

<< Come se donassi parte di te all'altro, in poche parole >> aveva bisbigliato il nano dalla barba biforcuta, commosso << Eppure, anche con la placca dell'altro la metà diviene un tutt'uno >>.

Quindi, a rigor di logica, sul metallo di Thorin vi sarebbe stata incisa una d e su quella di Karin una g. Durin e Gorin.

Dain officiava sia il matrimonio che l'incoronazione, e Bilbo non poté fare a meno di ricordare il furioso diniego dell'amica alla notizia, ma Thorin era stato irremovibile: in quanto Signore dei Colli Ferrosi era suo compito, non di altri. E Karin aveva dovuto rimangiarsi molte pessime frasi.

La guardò, provando già una forte, fortissima stilettata al cuore al pensiero di doverla lasciare per sempre; osservò il suo sorriso radioso ed entusiasmato, lo scintillio negli occhi neri brillanti di una felicità che solo chi conosceva il vero significato del mistero chiamato amore poteva provare. La vide mantenere costantemente lo sguardo sul volto di un altrettanto emozionato Thorin, seppur celato sapientemente dall'aura di regalità e compostezza: lo guardò negli occhi anche quando lui li abbassò sulla sua treccia destra e le tolse la placca rimpiazzandola con la propria argentata. Quando venne il suo turno dovette controllare il tremito delle dita, ma fu abile a nasconderlo; con una moderazione e una calma che non appartenevano al cuore – costantemente in tumulto – aprì la placca argento e la sostituì con quella bronzo, sorridendogli una volta che ebbe concluso.

<< Thorin figlio di Thrain della stirpe di Durin, e Karin figlia di Kario della stirpe di Gorin, da ora sono uniti davanti a Mahal il Fabbro. Così come egli ci creò, così oggi sia testimone della forgiatura di questa coppia, finché essa avrà vita >> pronunciò Dain, con voce altisonante e solenne.

Poi tacque, facendo un cenno col capo all'indirizzo di Gandalf, incaricato di portare un cuscino di velluto con entrambe le corone; i nani posti più indietro cercarono di allungare il collo per osservare quel momento a dir poco importante: canzoni erano state composte sull'impresa e sulla Battaglia dei Cinque Eserciti, e altre ne sarebbero nate dopo l'Incoronazione. Era un grande dono dei Valar poter assistere a quell'evento.

Thorin e Karin non ebbero bisogno di alcun ordine, poiché si inginocchiarono sui gradini della piattaforma in corrispondenza dei rispettivi troni nel momento esatto in cui Gandalf il Grigio avanzò. Gli sorrisero leggermente quando strizzò veloce un occhio azzurro, e tornarono seri non appena Dain avanzò verso Thorin.

Il Re Esiliato chinò il capo, attendendo con cuore martellante di percepire il lieve peso dell'elaborata corona di Thror, creata dal miglior gioielliere anche se si vociferava fosse opera di un fabbro. Dain la alzò perché tutti potessero rimirarla, e Karin non poté che guardarla affascinata finché non si abbassò lenta fino a giungere sul capo di Thorin; i colori dorati e argentati della corona sembrarono amalgamarsi perfettamente con il nero dei suoi capelli: per la prima volta in vita sua, vide il Re prendere il sopravvento sull'uomo. Come se fosse ritornato finalmente a vestire i panni che gli spettavano, che gli erano sempre appartenuti. Nella sua figura reale, Karin comprese di trovarsi al cospetto della sua anima più nascosta.

Thorin alzò la testa, mostrandosi fiero come non mai; e Dain passò a lei.

Sentì la gola insopportabilmente secca, la lingua sembrò aumentare di volume nella bocca; scambiò un breve sguardo con il nano dei Colli, notandone nel profondo la stizza nel doverla incoronare come sovrana. E non poté trattenersi dal sorridere. Abbassò la testa, seguendo l'esempio di suo marito: l'attesa fu snervante, la consumò, divorandone l'anima ed il cuore. Dain fu insopportabilmente lento, quasi a voler sperare in un impedimento esterno: non ve ne furono, e fu costretto ad abbassare le braccia e a posarle la corona ben più leggera e sottile. Espirò a bocca socchiusa chiudendo brevemente gli occhi, la tensione parve sciogliersi, ma l'impercettibile tremore rimase.

<< Arrivano i Giorni del Re e della Regina di Erebor! >> esclamò Dain, guardandoli un attimo per poi rivolgersi alla folla << Possano essere benedetti! >>.

Gandalf, rimasto alla sua sinistra, si unì per terminare le frasi di rito << Lunga vita al Re! Lunga vita alla Regina! >>.

Il popolo esplose in un sol boato di giubilo ripetendo le ultime parole, augurando prosperità ai sovrani ed un buon governo, del quale erano assolutamente certi. Finalmente i due trovarono il coraggio di guardarsi, e Thorin rispose annuendo semplicemente col capo al sorriso ampio di lei, donandogliene uno ugualmente felice.

Le porse una mano e si alzarono insieme; lei lo accompagnò fino al trono, non sedendosi sul suo: c'era un ultimo gesto da compiere.

Si avvicinò ad uno scrigno intarsiato finemente, opera di Bofur, e lo prese tra le mani; incedette composta e a capo dritto e alto senza mostrare timore ma solo una grande dignità, fermandosi ai piedi della piattaforma; nel frattempo, il silenzio era calato nuovamente sui presenti, nessuno osava emettere il più piccolo suono, troppo concentrati sui suoi movimenti: il momento tanto atteso era giunto, infine.

<< Che il Cuore della Montagna faccia ritorno al suo proprietario! >> iniziò, con voce altrettanto alta e limpida << Possa splendere finché la stessa non si sgretolerà, possa guidarti nel tuo regno e negli altri a venire. Accetta il mio dono per te, Thorin Scudodiquercia, legittimo Re sotto la Montagna >> con una mano si afferrò la stoffa del vestito, alzandoselo leggermente per riuscire ad inginocchiarsi.

Una volta a terra posò il cofanetto e l'aprì, sotto lo sguardo vigile di Thorin; un lieve bagliore provenne dall'interno e, con mani sicure, prese la gemma e l'alzò verso l'immensa volta luminosa, in modo che assorbisse la luce proveniente dalle finestre. Molti, stupiti, schiusero le labbra non avendo mai avuto occasione di ammirarla, e persino i membri della Compagnia e coloro che la rimembravano posta sulla pietra liscia del trono di Thror parvero rimirarla per la prima volta, non avendola mai vista brillare così fulgida come quel giorno. Per loro si trattò di un segno: la tanto agognata rinascita del loro popolo un tempo potente e poi decaduto era divenuta concreta e reale, e più splendente d'una stella.

Thorin, a dispetto dei precedenti accordi, non parlò né le fece cenno d'avvicinarsi; si alzò dallo scranno e a passi misurati la raggiunse, non badando al suo volto confuso.

<< Accolgo il ritorno dell'Archepietra che mi porgi, mia Regina. Che tutti ne siano testimoni, e ricordino chi fu a consegnarla al Re di Erebor inginocchiandoglisi dinanzi! In ringraziamento, che sia io stesso a renderti omaggio >>.

Karin continuò a guardarlo stupita, sgranando gli occhi quando comprese il movimento: il Re sotto la Montagna si inchinò e, girando il capo verso la moltitudine della folla, li vide imitarlo.

<< Alzati, Karin; goditi la sensazione >> le sussurrò piano, così che potesse udirlo solo lei.

Obbedì titubante, rimanendo senza fiato alla vista di quei nani, elfi e uomini che l'accettavano come sovrana; fu una sensazione strana, del tutto insolita. Considerò che non ci si sarebbe mai abituata, benché l'anima parve esultare.

Si alzarono, quindi comprese che Thorin era già in piedi; si girò a guardarlo stringere la gemma tra le dita inanellate e posarla egli stesso al posto che le spettava. Fu una scena carica di significato, talmente profonda che Karin trattenne il fiato senza accorgersene; e quando l'Archepietra parve aver capito d'essere tornata nella propria dimora, sembrò sfavillare di splendore liberando la luce catturata in sottili scie azzurre, arancioni e rosse.

<< Lunga vita al Re! >> urlò l'intera Compagnia, catalizzando l'attenzione dei presenti << Lunga vita alla Regina! >>.

Mentre sedevano insieme sui troni per la prima volta, il popolo rispose con vigore e gioia alzando alte le loro voci tonanti, disperdendole fino alla vetta più alta della Montagna e raggiungendone le profondità.




Era distrutta. Letteralmente. Ogni suo muscolo invocava pietà, lanciandole fitte lancinanti in ogni dove; il bambino aveva iniziato a muoversi da poco, probabilmente infastidito dalla confusione presente nella Sala dei Banchetti, decorata per l'occasione con enormi stendardi della famiglia reale e del suo clan: dubitava fortemente fosse stato merito di Dìs - addetta a tale compito - quindi doveva esserci lo zampino di Thorin.

Il pranzo era stato il più sontuoso e delizioso che avesse mai mangiato, e si domandò se sarebbe stata in grado di camminare una volta terminato. Altra questione di cui non era certa.

Si girò verso Legolas, posto alla sua destra, e gli sorrise divertita: in quanto ospiti d'onore, infatti, lui e suo padre godevano del diritto di sedersi allo stesso tavolo dei regnanti.

<< Come si stanno comportando quei due? >> chiese l'elfo, accennando al genitore e al nano.

<< Hanno scambiato qualche frase di circostanza, ma fortunatamente non hanno aggiunto altro; credo che il risentimento sarà complicato da allontanare >>.

Legolas annuì << Sono molto simili in quanto a testardaggine. Ho dovuto faticare parecchio per convincere Thranduil a presenziare; sono ricorso all'argomentazione di una minaccia di guerra >>.

<< Non voleva? >>.

Scosse la testa, mortificato.

<< Bé, ora è qui, no? È ciò che conta >> lo rassicurò, seppur col cuore gonfio di pena: eppure, era stata così sicura di una sorta di appianamento di divergenze!

<< Sei riuscita dove molti hanno fallito, invece >> le disse, quasi leggendole nel pensiero << Hai riunito le razze più importanti della Terra di Mezzo, eccetto gli Orchi, naturalmente! >> si unì alla leggera risata di Karin, ora più calma << L'hanno chiamato il Matrimonio Pacificatore >>.

La Regina lo guardò stranita, non potendo crederci << Davvero? >>.

L'elfo annuì, bevendo dal boccale. Lei osservò il suo piatto precedentemente ripulito d'ogni sorta di cibo, e giunse le mani in grembo percependo il piccolo muoversi.

Venne attirata da una mano ben conosciuta sulle sue, ed alzò gli occhi incontrando quelli azzurri di Thorin << State bene? >> domandò, stringendole le dita.

<< Sono solo un po' stanca. L'adrenalina della mattina è scemata velocemente >> disse, rassicurandolo con un sorriso fiacco.

Lui annuì, pensieroso << Potresti uscire a prendere un po' d'aria, e passeggiare un poco. Hai solo bisogno d'allontanarti da questo trambusto >> disse, alludendo al chiasso proveniente dagli amici, persi in molteplici brindisi alla loro salute o a gare di bevute tra una portata di carne stagionata con l'osso e di maiale allo spiedo. Più di una volta si era trattenuta dall'alzarsi da lì per raggiungerli, e dissetarsi con della buona birra di malto, densa e scura. Ma aveva allontanato quei pensieri con un sorrisetto appena accennato.

<< Forse è così >> concesse << Quindi ho il tuo permesso di ritirarmi per alcuni minuti? >>.

Thorin le sorrise dolcemente << Penso tu non abbia bisogno d'alcuna autorizzazione >>.

<< Era ciò che volevo udire >> rispose maliziosamente, tornando immediatamente seria ed aggrottando la fronte << Come mi giustificherò con gli invitati? >>.

<< Tu pensi troppo, Karin. Alzati solamente ed esci, te lo ordino! >>.

<< Addio libertà, oserei dire >> borbottò, ripensando a quel che si erano appena detti. Thorin l'udì e sogghignò senza dir nulla, osservandola alzarsi e guardare indecisa l'uscita e i commensali; mosse alcuni passi felpati rammentandogli la vecchia Karin, ma poi cambiò repentinamente idea, camminando normalmente senza badare alle occhiate curiose di alcuni nani, e poi dell'intera Sala: persino i musicisti smisero di suonare per guardarla, e ciò non fece che accrescerle l'enorme disagio. L'osservò compiaciuto finché non sparì, per poi rivolgersi direttamente a questi ultimi << Non smetterete certo di allietarci il pomeriggio solamente perché la vostra Regina se n'è andata, mi auguro >> disse, scorbutico << Avete degli ospiti da intrattenere >>.

Alla frase, la musica ripartì lieta e allegra come era stata poco prima, e Thorin si riappoggiò allo schienale dell'alta sedia alzando il boccale verso la tavolata degli amici e parenti, in un brindisi solidale e gioioso.

Senza accorgersi che mancava qualcuno.



Karin dovette sfilarsi la pesante cintura di cuoio per poter respirare meglio, e fu con sollievo che l'appoggiò sul parapetto della terrazza; puntò lo sguardo verso le deboli fiammelle di Dale, segno che alcune famiglie vi abitavano già nonostante fosse ancora in fase di ricostruzione. Fortunatamente il vestito era abbastanza pesante, ma alcuni spifferi di freddo la penetrarono ugualmente facendola rabbrividire e gelare le ossa. Però non le dispiaceva star lì, seppur in balia del vento; la rendeva presente, al contrario del caldo opprimente che l'aveva intorpidita. Rammentò con chiarezza lo sgomento nell'aver guardato per la prima volta quell'abito color iris; l'aveva riportata indietro catapultandola in un recente sogno, spaventoso oltre ogni dire. Era molto simile a quello che aveva lordato col proprio sangue, oltre a quello del figlio; persino gli intarsi e le gemme erano posizionati in modo molto somigliante. Aveva dovuto ricacciare l'urlo spaventato e la nausea al ricordo dell'odore sgradevole del liquido rosso cupo.

Si grattò nervosamente il collo, libero dalle ciocche scure; le avevano raccolto i capelli intrecciandoli sulla nuca, ed avevano lasciato libere due trecce laterali del tutto identiche a quelle di Thorin, su cui aveva posto la sua placca: la sfiorò, ripensando all'incredibile momento in cui aveva realizzato d'appartenergli ufficialmente e totalmente. Come moglie.

Le orecchie, ora abituate al silenzio più denso, si accorsero di lievi e soffici passi e fu naturale per lei sorridere nel riconoscerli; girò il capo giusto in tempo per vedere un mantello posarsi sulle spalle intirizzite, e due occhi grigi – seguiti da un volto imberbe e dai tratti sereni – sorriderle amichevole.

<< Grazie. Come mi hai trovata? Avrei potuto essere dovunque >>.

<< Ormai ti conosco troppo bene, amica mia. Come spieghi la tua assenza? La scomparsa della Regina sotto la Montagna si nota, sai? >>.

<< Desideravo un po' di quiete. È stata una giornata impegnativa >>.

<< Come ti senti? Il bambino sta bene? >>.

<< Ora sì. Era leggermente agitato, poco fa; ne deduco che sarà un vero e proprio terremoto, una volta nato >>.

Bilbo rise stringendosi nel mantello di pelliccia, per nulla abituato a quel freddo pungente << Se sarà degno erede della sua stirpe, avrò paura che ti darà un gran bel daffare! >>.

<< Questo non mi incoraggia affatto! Sentiamo, che combinava la mia famiglia di tanto deplorevole? >> chiese, interessata.

<< Fili stava aizzando un imbufalito Dwalin a sfidarlo ad una gara di bevute seguita da una a braccio di ferro; erano piuttosto allegri, non ancora ubriachi >>.

Karin scrollò le spalle << Tutto nella norma, in fondo. Finché non “liberano“ tutto il loro potenziale tramite la bocca, non ci vedo nulla di errato. In quanto all'ubriacarsi, hanno a disposizione tutto il pomeriggio e tutta la sera per riuscirci >>.

<< E Kili stava corteggiando spudoratamente una tua certa dama di compagnia >> terminò, rivolgendole un sorrisino complice, al quale lei rispose ben contenta.

<< Oh, finalmente! Ne sono veramente deliziata >> esclamò, calmandosi quando lo notò incupirsi << Dìs non sarà dello stesso avviso, immagino >>.

A conferma dei suoi sospetti, Bilbo scosse la testa riccioluta << Precisamente. Credo riguardi il fatto che Airi non sia nobile >>.

Karin sbuffò sprezzante, imprecando subito dopo << E' talmente retrograda! Certi pensieri non dovrebbero neppure sfiorarla, dato che Kili avrà ben poche possibilità di governare >> borbottò.

<< Spero solo che lui sia abbastanza timoroso da contestarla >>.

<< Già. E completamente innamorato di Airi: lei lo è di lui >> sentenziò Karin, osservando il manto di neve che ricopriva la piana, giungendo ad una semplice conclusione << Non sei venuto quassù solo per rendermi partecipe di queste notizie, vero? >>.

Bilbo non riuscì a sostenere il suo sguardo indagatore, ed annuì osservando Dale << Volevo passare un po' di tempo con te: parto dopodomani >> confessò, flebile.

Karin sentì il cuore spezzarsi, sospirò a fondo per cercare di ritrovare la voce venuta a mancarle << Come possono della semplici parole esprimere il tremendo vuoto che provo nel petto? >> domandò, amareggiata.

<< Non ce ne sono >> ammise lo hobbit, accarezzandole le mani << Però esse mi giungono ugualmente al cuore perché sono le medesime che rivolgo a te >>.

Karin si morse il labbro per non farsi sfuggire dei singhiozzi, però le lacrime iniziarono a scendere dagli occhi solcando le guance rosee. Si abbracciarono di slancio, stringendosi forte per trasmettersi quelle frasi che mai sarebbero uscite dalle loro bocche, poiché troppo complicate e profonde. In quel gesto infusero la loro solida amicizia, nata e fortificatasi in un periodo difficile eppure a parer loro il più bello e intenso della loro esistenza; unirono l'affetto che provavano per l'altro, e la tremenda nostalgia che li aveva già afferrati.

<< Prometti di scrivermi >> disse, tra un singulto e l'altro.

Bilbo le accarezzava piano la testa, per timore di rovinarle l'acconciatura elaborata, ed annuì << Lo prometto. Scriverò non appena arriverò a Vicolo Cieco >> sussurrò, chiudendo gli occhi per impedirsi di versare troppe lacrime amare.

<< Sei stato il mio conforto quando la speranza sembrava avermi abbandonata, e per questo non potrò mai ringraziarti abbastanza. Mi mancherai, Bilbo Baggins. Più di qualsiasi altra persona conosciuta >>.

Il povero hobbit sentì il cuore scoppiargli in petto, ed un'inaspettata voglia di sorridere si fece largo in lui nonostante l'immensa tristezza e le piccole stille salate.

<< Sei stata e sarai la mia luce in quegli oscuri luoghi attraversati, che dovrò nuovamente calcare. Mi mancherai, Karin figlia di Kario. Più di qualsiasi altra persona conosciuta >>.



Il giorno successivo trascorse rapido, esattamente come lo era stato quello precedente il matrimonio; le sembrò di muoversi dentro una sorta di bolla, scoppiata brutalmente in quella mattina in cui avrebbe dovuto dire addio al suo migliore amico, che mai più avrebbe rivisto. La Compagnia si era radunata dinanzi alle maestose Porte di Erebor, e lì si trovavano anche Elfi e Uomini, pronti ad accomiatarsi dai Sovrani sotto la Montagna.

<< Bé, che dire >> esordì Bilbo, lisciandosi l'orlo della nuova e impreziosita giacca rossa dai bottoni dorati << addio, miei valorosi amici! Porterò sempre il vostro ricordo nel mio cuore >> disse, guardando una devastata Karin che tentava – con gran dignità, doveva ammetterlo – di mantenere un certo contegno.

Thorin si fece avanti, stringendogli una piccola mano tra le sue più grandi << Addio, amico mio. Il tuo prezioso aiuto non verrà dimenticato, così come la nostra amicizia >> gli occhi azzurri brillarono calorosi e, sorprendendolo come tempo addietro, lo abbracciò riconoscente battendogli poi delle pacche sulle spalle << Buon ritorno a casa >>.

Poi vennero i saluti ai nani, nei quali dovette consolarne alcuni – Bofur, il giovane Ori, persino Kili, Fili e Balin – con battute anche scherzose sulla mancanza dei loro utilissimi fazzoletti da viaggio e ricordando le avventure contro i Troll con un nuovo cipiglio coraggioso e auto-ironico.

<< Se sentirete la mia mancanza, chiurlate due volte come un barbagianni e una come un allocco, ed io accorrerò! >>.

<< Chissà perché ho la netta sensazione che non accadrà! >> esclamò Nori, coinvolgendoli in una risata liberatoria; poi frugò nelle tasche, ripescando alcune posate d'argento << Queste ti appartengono, scassinatore >>.

Lo hobbit provò a dirgli di tenerle, che non importava, però l'altro insisté e lui le accettò con immensa gratitudine.

Il difficile giunse di nuovo al turno di Karin; lei non riuscì a dire nulla, limitandosi a fissarlo con occhi colmi di lacrime. Fu quindi lui ad arroccarsi il gravoso compito di spezzare il silenzio, di dirle qualcosa, qualsiasi cosa.

<< Se mai passerai dalle mie parti non esitare a bussare. Il tè è servito alle quattro, ma tu sarai la benvenuta a qualsiasi ora >>.

Le labbra di Karin si piegarono in una smorfia che doveva somigliare ad un sorriso; annuì, lasciando il permesso a due sole lacrime di sfuggire alle ciglia << Se mai tornerai a visitarci, allora splendidi saranno i festeggiamenti >> disse, con voce tremula.

Dimenticò d'avere davanti la Regina di Erebor e l'abbracciò di nuovo, incapace di staccarsi da lei; se avesse potuto – e se i fatti fossero andati diversamente – le avrebbe chiesto di andare con lui. Di tornare a casa, là nella Contea. Ma non era quello il suo posto, lo sapeva perfettamente; la sua vita era qui, e l'avrebbe resa infelice una vita pacifica e tranquilla tra dolci colline verdeggianti e profumo di fiori, buon cibo e feste allegre. Karin era un Nano, non uno Hobbit.

La sentì affondare il viso tra i suoi ricci e inspirare profondamente per calmare i tremiti del suo corpo: oppure appartenevano a lui? Non avrebbe saputo dire, dato lo stravolgimento in cui versava la sua anima, il suo intero essere. Quando si staccò, dopo un tempo che a lui parve infinito ma al contempo anche troppo breve, gli parve d'averle lasciato un pezzo importante di sé; eppure, oltre a sentirsi incompleto, si sentì anche colmo: poiché aveva inteso che Karin gli aveva lasciato una parte di lei, data dai ricordi di quei mesi. Finché non fossero sbiaditi con l'avanzare del tempo li avrebbe custoditi con gelosia, come il più prezioso dei tesori: persino più ricchi delle due cassette d'oro e d'argento scelte come pagamento.

A fatica salì sul suo pony, osservando con tanta pena l'addio dei nani a Gandalf, che l'avrebbe riaccompagnato per buona parte del viaggio, forse fino alla fine.

Ed ecco, quando il tempo dei commiati fu terminato la lunga schiera di Elfi e Uomini partì lentamente, ed essi li seguirono. Bilbo si ritrovò a girare costantemente il busto verso Erebor, notando gli amici ancora ai loro posti con le braccia alzate in segno di saluto; ricambiò finché poté, e quando la Montagna Solitaria divenne appena visibile a occhio nudo, contemplò la neve non ancora disciolta sulla sua vetta più alta.

<< Così, dopo il fuoco, viene la neve, e perfino i draghi trovano la loro fine! >> disse Bilbo, voltando la schiena alla sua avventura. La parte Tucchica stava diventando stanchissima, e quella Baggins diventava ogni giorno più forte << L'unica cosa che vorrei, adesso, è starmene nella mia poltrona! >> aggiunse.







CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Ecco. Siamo giunte alla fine di questo lungo capitolo. Come avrete notato, non vi è la parola “Fine”, a segnare il termine di questa storia. Questo perché manca ancora un Epilogo. E poi, con immenso dispiacere ma anche con gioia, dirò addio a questi personaggi che mi hanno accompagnata per ben nove mesi; certo, non è da escludere qualche one-shot! Se devo essere sincera, mi risulta difficile staccarmi da “la Quercia e l'Iris”, che tanto mi ha dato in fatto di soddisfazioni e, perché no, anche d'amicizia. Sembro sentimentale ad usare questo termine – forse sottovalutato – però per me è così: grazie a efp e a questo meraviglioso fandom, ho potuto conoscere VOI, persone incredibilmente eccezionali che tanto avete fatto per me semplicemente parlandomi e consigliandomi. Sul serio, non sapete il dispiacere che provo nel sapervi lontane, perché verrei personalmente a casa vostra a ringraziarvi di cuore ed abbracciarvi con affetto. Spero vi arrivino comunque :)!!!

Come Karin e Bilbo, non trovo parole per ringraziarvi o esprimere il mio stato d'animo, perciò credo che quelle appena scritte bastino. Sappiate solo che sento un gran dolore al petto, eppure è quasi colmo di vostro affetto ;). Mi auguro vi sia piaciuto il capitolo – e le due colonne sonore incluse - così come io ho adorato scriverlo, e spero si capisca quanto del mio cuore ho lasciato in queste pagine. Ho voluto terminare con il nostro buon hobbit, così come egli aveva iniziato le prime righe del primo capitolo: una sorta di cerchio chiuso, insomma ^^.

La ninnanna cantata da Karin e Thorin è questa: http://www.youtube.com/watch?v=1fLnVYQQQek So che non è il massimo in fatto di qualità, ma la desideravo senza musica di sottofondo :/

Ringrazio le carissime e specialissime Lady_Daffodil, Neryssa, Yavannah, pamagra, J_ackie, vanessa90, MrsBlack, Krystal91, innamoratahobbit, LilyOok_, LadyDenebola, Lady of the sea. VI VOGLIO BENE CARE :* :*!!!!

Un sentito e non meno importante GRAZIE anche a chi l'ha messa nelle preferite – seguite – ricordate, a chi legge soltanto e a coloro che mi hanno inserita nella lista “autore preferito”, per non parlare di chi l'ha proposta per le “Storie Scelte”: Lady_Daffodil, Yavannah e vanessa90 ç_____ç! Siete meravigliosi, non si discute! Ciascuno di voi!!!

Alla prossima (fa un certo effetto scriverlo per l'ultima volta)

Vostra, Anna <3


P.S. Non posso NON ringraziare dal più profondo del cuore Krystal91 per aver realizzato questa bellissima Karin *____*: se fosse un cartone o un fumetto, QUESTO sarebbe il suo aspetto! Perciò, grazie mille carissima <3 <3!!!




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