a radioctive,
che oggi pomeriggio
deve studiare latino. •
Balmy days, sweet sangria.
«L'amore è la risposta, ma mentre
aspettate la risposta,
il sesso può suggerire delle ottime
domande».
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WOODY ALLEN |
Il sole sorgeva
lentamente tingendo le nuvole e il cielo di un dolce arancione tenue,
illuminando parzialmente i due corpi stesi sotto le coperte leggere.
Madrid dormiva ancora,
ma un orecchio attento avrebbe potuto udire le voci del mercato in lontananza,
accompagnate dal profumo del pane alla lavanda che si
espandeva lentamente, invadendo l’Istituto.
Era bello svegliarsi
così, con il calore del giorno sulla pelle e con quella fragranza familiare che
ti attirava pigramente verso la sala da pranzo.
Peccato che il tutto
diventasse meno piacevole quando avevi trascorso la notte a base di Sangria
e tapas, ballando sui tavoli per festeggiare il matrimonio del proprio
Istitutore.
Un mugolio sommesso si
levò mentre un mare di riccioli color del fuoco si accingeva a sbucare dalle
lenzuola, come un fiore che timidamente apre i suoi petali, svegliato dal
tepore dei primi raggi di sole.
La ragazza spalancò gli
occhi verdi mettendo a fuoco la stanza, un peso insolito le comprimeva la
schiena contro il materasso. La testa le doleva, non era una delle sue peggiori
emicranie, ma per intensità si avvicinava a quella che aveva avuto quando in
combattimento le avevano ferito la nuca. Si soffocò qualche secondo nel
cuscino, tentando di girarsi dall’altro lato e di liberarsi della zavorra che
la opprimeva, ma quando finalmente riuscì a liberarsi da quella presa si
accorse che non le era caduto addosso niente, e che quel fastidioso senso di
pesantezza che le gravava sulla cassa toracica era in realtà un braccio.
Un senso di terrore
l’attraversò, facendola impallidire.
Che diavolo aveva
fatto?
Accanto a lei, steso
prono sul letto, c’era un ragazzo dai capelli biondo sabbia, il colorito della
pelle di un dolce latte macchiato, come quello che era solito bere Quique la mattina: molto latte, e poco caffè.
Se non altro lo aveva
scelto bene, sarebbe potuta finire con gente peggiore… sarebbe potuta
andare a letto di nuovo con Diego, per esempio.
Ammesso e non concesso
che avessero davvero fatto quello che probabilmente avevano fatto.
Shakira sollevò di poco
le coperte, giusto per avere la certezza di come fossero andate le cose, ma un rapido
sguardo al suo seno scoperto e al lato B marmoreo che le si era palesato
davanti bastarono a farle invocare l’Angelo.
La luce che entrava
dalle imposte spalancate era abbastanza intensa da suggerirle che presto –
molto presto – Fatima, la cameriera, sarebbe entrata nella sua stanza per
lavarla e sistemarla.
Panico.
Punzecchiò il braccio
del ragazzo con l’indice, ma l’altro non dava segni di vita, così prese a
scuoterlo un poco «Gideon, te ne devi andare…»
sibilò piano, come se qualcuno avesse potuto sentirla.
Il cacciatore accanto a
lei mugolò qualcosa di vagamente simile a “Due minuti, Antonio” si
girò verso di lei con una serie di movimenti complessi, e quando alla fine aprì
gli occhi scattò di lato, finendo sul pavimento assieme a buona parte delle
coperte.
«PER L’AMOR DELL’ANGELO»
«Non strillare!» lo
ammonì lei lanciandogli il cuscino.
L’ultima cosa che voleva
è che qualcuno – Leandro, il Capo Istituto – venisse a controllare la
situazione.
Gideon si passò una mano sul viso, tentando di coprirsi con quel poco di
lenzuolo che era riuscito a trascinarsi sul pavimento «Si può sapere che cosa è
successo?» chiese sollevando con aria sconvolta quel che restava del suo
panciotto dal pavimento.
Shakira si strinse nelle
spalle «Giuro sull’Angelo che so slacciare i bottoni» disse strattonando le
coperte, avvolgendosi come un involtino dentro la stoffa «evidentemente avevo
un pugnale, e sai quanto mi piacciono i pugnali» aggiunse con un sorriso.
Il ragazzo lasciò andare
l’indumento massaggiandosi una tempia: non era il caso di porsi domande a
riguardo.
«Ti prego, dimmi che non… insomma,
che non era la prima volta» borbottò in imbarazzo mentre la ragazza gli
lanciava i suoi pantaloni. Se così fosse stato non se lo sarebbe mai perdonato.
«Se fosse stata la prima
volta secondo te sarei qui a fare battute per sdrammatizzare la situazione
imbarazzante e ridicola nella quale ci siamo infilati?» domandò retorica
cercando la sua sottoveste.
No, non era decisamente
la prima.
Gideon ne approfittò quando la ragazza gli diede le spalle per infilarsi i
pantaloni «In caso contrario sarei stato disposto a sposarti» disse
raccogliendo la camicia, verificando così che Shakira si era premurata di
tagliare i bottoni anche di quella.
La ragazza sorrise
prendendo il suo semplice vestito verde, lanciandolo sul letto «È molto dolce
da parte tua, ma non sono il tuo genere di donna» rispose tentando di reggere
il lenzuolo che le cadeva di dosso, scoprendo parte della schiena.
«No, non lo sei…»
ridacchiò lui passandole il corsetto, notando il grosso ematoma viola che la
ragazza aveva fra le scapole «Sapevo che ti sarebbe venuto il livido!»
Shakira si girò a
guardarlo confusa «Cosa?»
«Hai un enorme livido
sulla schiena» spiegò lui, distogliendo lo sguardo con gli zigomi rossi per via
della coperta che cadeva sotto le ascelle di lei, mostrando parte del seno.
«Sarai stato tu quando
mi hai sbattuto contro l’anta dell’armadio» disse Shakira con il tono calmo di
una che racconta quanto la sua giornata sia stata monotona.
Gideon arrossì di nuovo all’idea di aver fatto una cosa del genere
«Veramente pensavo fosse stato il toro»
«Quale toro?» domandò la
ragazza confusa.
«Quello che hai tentato
di cavalcare ieri sera, dopo che Leandro ci ha cacciati fuori dall’Istituto»
Shakira aggrottò le
sopracciglia cercando di ricordare, ma non c’era nessun grosso toro nella sua
memoria «In qualsiasi caso te ne devi andare prima che arrivi Fatima!» affermò
spingendolo con una mano verso la porta «e sappi che sono ancora offesa perché
mi hai scambiata per Antonio, poco fa» aggiunse, ma Gideon la
fermò.
«Questa è la mia stanza,
sei tu che te ne devi andare prima che arrivi Antonio» riabbatté lui passandole
accanto, facendole cenno di andare dietro il paravento a vestirsi.
«… Ah» fu tutto quello
che riuscì a dire la ragazza guardandosi attorno.
Effettivamente non era
la sua camera, decisamente non era la sua camera!
S’intrufolò dietro il
paravento tirandosi dietro uno strascico di coperte, mentre Gideon le passava gentilmente il suo solito abito da
contadinella.
«Ti ringrazio…»
disse lei infilandosi il vestito, tralasciando il corsetto – ci avrebbe messo
troppo ad allacciarlo, e poi lo odiava, si sentiva oppressa con quel coso
addosso.
Quando sbucò fuori era
decisamente più presentabile, e finalmente vestita.
«Il corsetto?» domandò Gideon guardandola.
«Al diavolo quel coso,
lancialo sotto il letto, torno a prenderlo dopo!» sbottò cercando le scarpe,
evitando comunque di metterle: non aveva né tempo, né voglia.
Una volta che ebbe
recuperato tutto ciò che le serviva – e ovviamente nascosto oggetti e indumenti
incriminanti – si fermò davanti al ragazzo con un sorriso «Te ne sarei grata in
eterno se dimenticassimo questa storia» mormorò mordicchiandosi l’interno della
guancia.
Le labbra di Gideon s’incresparono a formare una dolce mezzaluna
«Direi che è la cosa migliore da fare» le rispose sistemandole i capelli,
tentando di dare una parvenza di ordine a quella chioma sconclusionata di
boccoli rossi.
Shakira rise
pizzicandogli il fianco «Lo credo anche io» disse prima di allungarsi a
scoccargli un bacio sulla guancia, uscendo subito dopo dalla stanza.
Il Lightwood scosse il capo con espressione divertita
«Poverino l’uomo che avrà il coraggio di sposarla» borbottò sedendosi sul
letto.
***
Una volta nel corridoio
Shakira riuscì a fare solo due o tre passi prima che Antonio le comparisse
davanti, uscendo dalla stanza di Quique «Buongiorno
Antonio» disse lei sventolando le scarpe che teneva in mano, passando con una
certa nonchalance davanti allo sguardo sconcertato del cocchiere.
Appena in tempo, pensò ridacchiando,
seguendo l’invitante profumo della colazione che l’attendeva al piano di sotto.
Ma quando fu a metà
della scalinata che l’avrebbe condotta nella grande sala da pranzo una voce la
costrinse a fermarsi.
«Signorina Espinosa!» strillò la povera cameriera raggiungendola,
tentando di allacciarle il vestito mezzo sbottonato sulla schiena «È un’ora che
la cerco, signorina»
La ragazza rise
lasciandola fare «Avevo voglia di fare un giro» spiegò saltando poi sul gradino
successivo, facendo impazzire la povera Fatima che stava cercando di infilare
gli ultimi bottoncini dentro le asole.
«Dov’è il suo corsetto,
signorina?» chiese lasciandola andare con un sospiro.
«L’ho perso ieri sera…»
rispose l’altra con un sorriso prima di correre giù dalle scale.
Fatima sospirò
seguendola «Il signor Hidalgo si arrabbierà molto»
«Tu lascia che si
arrabbi, mi piace quando diventa viola e strilla» rispose la cacciatrice
passando gli ultimi tre gradini con un salto, entrando subito dopo nella sala
nella quale veniva servita la colazione. La lunga tavolata era già
apparecchiata, ma non c’era ancora nessun’anima seduta a mangiare. Shakira
prese un ensaïmada da uno dei piatti
e se lo infilò in bocca, ignorando la cameriera che era intenta a convincerla a
tornare di sopra per sistemarsi.
«Va bene, mangio e poi
mi cambio, lo giuro sull’Ange―»
«Shakira Espinosa» una voce profonda si levò dalla porta, facendo
sorridere la ragazza: era Leandro, le mani sui fianchi e lo sguardo accigliato.
«Ciao Leandro» disse la
ragazza mentre Fatima la fissava con quell’espressione da “Lo dicevo che
sarebbe andato su tutte le furie”.
«Dov’è il tuo corsetto?»
domandò furioso.
Shakira fece un
giravolta fingendo di cercare il suddetto indumento «Era qui un attimo fa»
rispose tastandosi la vita con la mano che non reggeva il dolce «No, ora
ricordo!» affermò con un ghigno sul viso «L’ho prestato a Quique»
Un gridò si levò dalla
sala.
Era solo un’altra
normalissima mattinata all’Istituto di Madrid.
• NdA; le cose buone arrivano a
chi le sa mangiare.
Buongiorgio mondo(?).
Allora, questo è un
palese delirio, ma va bene.
Inizio dicendovi che
tutti i personaggi li potete trovare in questa bellissima fic che radioactive sta
scrivendo “Il profumo del pane alla lavanda”, sull’Istituto di Madrid,
sì.
Per il resto non c’è
molto da dire, ho tirato fuori il lato… boh di Gideon Lightwood, ma va
bene.
Insomma, è ambientata
nel periodo in cui il nostro Gideon è a
Madrid con i cacciatori spagnoli, e Shakira è una mia piccola OC, la quale
storia è pubblicata su EFP con il titolo di “When the moon fell in love with the sun, all was golden in the sky” ed è praticamente il continuo di quella che
sta scrivendo radioactive.
Detto questo, vi informo
che gli ensaïmada sono dolci
spagnoli ripieni di una cosa che loro chiamano Cabell d’Angel,
che altro non è se non un composto di semplice zucca. Ora posso andarmene
salutando radioactive e sperando che dopo questa
scemenza che le ho dedicato possa studiare latino con una nota di allegria(?).
Che sto dicendo.
Insomma, viva la Shakeon, perché Shakira è shippabile con
un terzo di popolazione mondiale.~
Livin’ la vida loca(…)
yingsu.