Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: LaLucions    27/09/2013    3 recensioni
"SACRE BLEU"
"Riker Lynch l'aveva appena sentita fare apprezzamenti sul suo sedere, era giusto il momento di sotterrarsi il più velocemente e silenziosamente possibile."
***
"sentì una mano afferrarle il braccio e trascinarla fuori dalla fila, e stava ancora cercando di capire cosa stava succedendo alla sua vita quando si ritrovò dietro a una cassa, quel Lynch a due centimetri da lei. improvvisamente non importava come fosse finita lì"
***
"forse era solo un uno scherzo di poco gusto della sua mente, ma le era proprio sembrato che Ellington Ratliff si fosse appena offerto di portarla in braccio in cima alla Tour Eiffell"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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era in mezzo a una folla sudata, in un locale non molto grande, proprio sotto al palco.
 tutti attorno a lei ballavano, urlavano, cantavano, si muovevano all’unisono.
Il plettro le rimbalzava sul collo mentre saltava a tempo di musica, gridando le parole della canzone con tutta la sua voce, i capelli rossi che le si appiccicavano sul viso.
Era la sera più bella della sua vita, finalmente era lì, a Parigi, a cantare come se non ci sarebbe stato un domani.
Oh, e Riker Lynch a dieci centimetri da lei era la ciliegina sulla torta.
 Bhe, più che una ciliegina un’enorme mastodontica meravigliosa sexy e talentuosa gigantesca ciliegia.
 
Demetria stava riflettendo così intensamente sulla perfezione della sopra citata ciliegia, da non accorgergersi che la musica era finita.
Loud era l’ultima canzone sulla scaletta, e questo significava che il concerto era finito.
Tutti quanti stavano facendo un gran casino, urlando “R5” e allungando le mani verso la band, quando Riker prese il microfono; Rocky accanto a lui gli mise una mano sulla spalla con aria perplessa, al che Riker gli disse qualcosa sottovoce, e il fratello annuendo si girò a ripetere il messaggio al resto della band.
“vorrei cantare un’ultima canzone stasera, e vorrei cantarla per una persona davvero speciale”
Demi non stava ancora connettendo, distratta da-
Bhe, è ovvio da chi fosse distratta.
Improvvisamente una luce si puntò proprio su di lei, e tutti si girarono a guardarla.
Riker si avvicinò al bordo del palco tendendole una mano, che lei afferrò senza pensaci, e si sentì tirare su.
In due secondi fu accanto a lui, che le sussurrò “dimmi come ti chiami”
“Demetria, cioè Demi” rispose lei confusa.

“bene gente, questa è Always, dedicata a Demi” disse allora lui al microfono, e il suo nome rimbombò fortissimo in tutta il locale. Le sembrava di continuare a sentirlo, in sottofondo, mentre le note iniziavano.
Lui, che diceva il suo nome.
Demi, Demi.
 
Demi. Demi.
“DEMI PORCA MORGANA SVEGLIATI”
“Cosa. Come. Riker.” Farfugliò allora Demi aprendo di botto gli occhi, e sbattendo dolorosamente la testa contro qualcosa di molto duro.
Stava per dire qualcosa quando qualcuno la precedette.
“non lo dire, fammi indovinare. Stavi sognando un figo che risponde al nome di Riker Anthony Lynch, sbaglio?”
Demi massaggiandosi la testa rispose “era un sogno meraviglioso, eravamo a Parigi, e io ero esattamente sotto a Riker Lynch e..NON IN QUEL SENSO EM- aggiunse vedendo che l’altra ragazza stava per interromperla con un sorriso malizioso- e lui mi cantava Always e diceva il mio nome e e”
“santi paguri, respira Demi.
 Nonostante la tua irrimediabile tendenza a sognare situazioni inesistenti, e il mio triste compito di distruggere i tuoi film mentali, questa volta ho buone notizie per te: sei seduta sull’aereo, siamo appena atterrate a Parigi, tra due giorni vediamo le capre al concerto e tra due ore saltiamo addosso a Charlie.
ah, e probabilmente ti verrà un bernoccolo per quella botta contro la cappelliera, ed è ciò che ti meriti per avermi costretto a urlare come una squilibrata su un aereo per svegliarti” Concluse Emma dandole una leggera spallata per poi alzarsi.
“Grazie Em, è bello sapere che ci tieni alla mia salute fisica”
“dovere Demi, visto che per quella mentale non si può più fare nulla” aggiunse veloce Emma prima di partire a passo veloce lungo il corridoio.
“maledetta-“ disse demi alzandosi a sua volta per inseguirla.
Dopo un po’ di sana violenza scendendo le scalette dell’aereo, il doveroso bacio al suolo Parigino, l’ultimo sguardo a quel gran fi-
figliolo dello stuart, Emma e Demi trascinavano i loro trolley per l’aereoporto.
Emma che faceva facce buffe, con al collo la sua macchina fotografica –o meravigliosa e amabile bambina come la definiva lei- , la bombetta nera sui capelli sfumati, un libro che spuntava fuori dalla borsa e un vestitino azzurro caraibico che svolazzava mentre saltellava esaltata.
Demi con un sorriso a ventordici denti, un bicchiere di frappuccino in una mano e il telefono nell’altra, il chiodo di pelle incastrato sopra alla borsa strapiena, le parigine ai piedi che ticchettavano sul pavimento e i suoi capelli rossi che sfioravano il suo vestito verde menta, coperto di pizzo.
“Dei del Wi fi, guardate giù per favore” disse Demetria agitando disperatamente il telefono in aria.
“ma ti rendi conto dove siamo e cosa stiamo per fare? Io sento già la vita sfuggirmi”
“sbulleggeremo tutta Parigi Emm”
“questo mi pare il minimo SACRE BLEU”
“adesso parli anche francese?”
“guarda che so un sacco di parole in francese: Bonjour, Bonsoir, baguette, croissant, Paris-“
“ECCOLOECCOLOECCOLO”
“chi, dove, cosa?”
“il wi fi Emm.”
“ah. Pensavo che avessi visto-”
“lo so cosa pensavi, e poi sono io che mi faccio i film. Cagami piuttosto, Charlie ci ha scritto”
“cosa dice la Charla?”
“aspetta che lo apro”
Emm guardava da sopra la spalla di Demi il messaggio sul telefono, entrambe curve sullo schermo, i loro plettri che dondolavano nell’aria.
nel bel mezzo del settore arrivi dell’aereoporto, dove rimbomba anche uno stranuto, le due ragazze scoppiarono a ridere, Emm che si asciugava una lacrima e Demi che si appoggiava alla sua spalla per non cadere.
dopo cinque minuti buoni si ripresero, e tenendosi sotto braccio varcarono la porta sotto al cartello “sortiè”, ancora col sorriso sulle labbra, pronte per lanciarsi nella loro Paris Adventure.
 
Intanto, seduta sul letto della sua stanzetta d’albergo, il pavimento già invaso dai vestiti, dalle scarpe e dalle carte di cioccolata, Charlie guardava lo schermo del telefono in cui si riflettevano i suoi occhiali, accoccolata nel suo felpone, i capelli biondi raccolti in una treccia, un libretto di Shakespeare accanto a lei, tenuto aperto all’intestazione da una penna infilata dentro.
Eveva appena letto nella chat la risata con cui avevano risposto al suo messaggio Emma E Demi, ed era a dir poco scioccata, non stavano comprendendo la sua situazione, neanche un po’.
“io ero serissima.” Commentò infine un po’ incredula, parlando a se stessa.
 
 
“CAZZOPUTTANA CALMIAMOCI IL SANGUE SIAMO A PARIGI IO CREPO”
  
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