Sente le lenzuola muoversi di colpo e sa che da un momento all’altro Darcy scoppierà a piangere. Se ne rende conto perché, quando si volta, la vede scacciare le coperte e il suo viso è invaso da una smorfia preoccupata, che gli fa stringere il cuore.
Allora la abbraccia stretta, stretta a sé, accarezzandogli piano i ricci color cioccolato e cantandogli quella canzone per cui Harry, solo per farlo contento, aveva riscritto gli accordi, rendendola più lenta e ancora più dolce.
E sua figlia, piano piano, si rilassa tra le sue braccia, distendendo il broncio e stringendoglisi ancora di più addosso.
Louis sorride, con gli occhi pieni di lacrime e continua a cantarle di rimanere in silenzio, di non dire una parola, di non preoccuparsi del rumore che ha sentito perché è solo la bestia nascosta sotto il suo letto e nel suo armadio, chiusa nella sua testa.
Ma lui non ci riesce a non preoccuparsi del rumore che continua a sentire.
I freni che stridono.
Le lame che si accartocciano.
I lamenti di suo marito.
E, più di tutto, il silenzio assordante che ha seguito.
Harry non è più lì, e non gli canterà mai più canzoni dolci per farlo addormentare.