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Autore: mysticmoon    28/03/2008    4 recensioni
[Gokusen] Sono trascorsi tre anni dal diploma dei primi studenti di Yamaguchi Kumiko, gli scatenati studenti della terza D dello Shirokin, eppure lei non ha mai persi di vista nessuno di loro.
O quasi.
Al suo ritorno l'unico "disperso" degli studenti di Yankumi scoprirà che la vita a volte è proprio bastarda.
In un solo istante la vita di una persona può cambiare e non sempre questi cambiamenti portano la felicità.
In questi tre anni sono successe molte cose e Shin Sawada, catapultato in questa realtà con i suoi nuovi problemi, dovrà fare i conti persino con se stesso per raggiungere il suo obiettivo: far tornare Yankumi quella di un tempo.
E' una fanfiction basata sul dorama.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quarto
Il Dolore
Di Kumiko


Quella sera Shin decise di studiare meglio Mariko e Yuriko per capire meglio a quale titolo si trovavano in quella casa.
La bimba, presa confidenza con lui, adesso giocherellava con i suoi capelli ma sua sorella maggiore non sembrava gradire quello spensierato comportamento e la fulminava con lo sguardo.
Se non si fosse ostinata a guardare Kumiko e lui in cagnesco la ragazza sarebbe potuta apparire molto più graziosa.
- Mariko- intervenne Kumiko, spazientita per la scortesia che quegli occhi dimostravano nei confronti del suo ospite dopo aver lasciato correre per alcuni giorni- Ti pregherei di smetterla di squadrare in quel modo il nostro ospite.
- Tuo, vorrai dire.
Dopo aver sibilato quella frase Mariko arrossì e si coprì la bocca con entrambe le mani, guardandola con aria terrorizzata.
- Mi perdoni, Yamaguchi-sama – sussurrò subito la donna, abbassando il capo fin quasi a infilare la testa nel piatto che aveva di fronte a sé- Non volevo rivolgermi a voi in modo così sgarbato.
Lo sguardo di Kumiko era gelido ma non rimbrottò la donna e, voltatasi verso Shin, sorrise.
- Vedo che hai fatto amicizia con Yuriko.
La bimba si ritrasse e, raggiunta la sorella, si accoccolò al suo fianco. Sembrava terrorizzata da lei.
Shin vide il sorriso della professoressa tramutarsi in una smorfia e intuì cosa stava per accadere.
- Non ho fame- sussurrò Kumiko alzandosi e svanendo prima che gli altri commensali potessero fermarla.
Shin osservò attentamente quella malcelata luce di vittoria negli occhi di Mariko mentre Yuriko continuava ad abbracciarla.
Sospettava che Mariko fosse intenzionata a scacciare Kumiko da tavola sin dal primo momento, anche se sembrava lei quella remissiva, colei che subiva.
Improvvisamente Shin comprese dove andava collocato quel nuovo tassello del puzzle.
Senza una parola il ragazzo lasciò la tavola e si diresse verso la stanza della donna, sicuro di trovarla lì.
Non riuscì a raggiungere la sua stanza: incontrò Kumiko quando questa stava scendendo al piano di sotto, la giacca sulle spalle e l’aria seria dipinta in volto.
- Dove vai?
- Fuori.
- Vengo con te.
- No.
Per tutta risposta Shin le sbarrò la strada.
- Sai perfettamente chi è il più forte tra noi. Lasciami passare.
Scosse il capo.
- Non mi costringere a usare la forza.
- Useresti la forza su una persona malata?
Kumiko distolse lo sguardo per impedire il ragazzo di capire cosa le passasse per la mente.
- No. Lo sai che non lo farei.
- Allora fammi venire con te. Che ti costa?
- Voglio stare da sola.
Shin lesse una forte determinazione nei suoi occhi e nell’espressione tesa dei tratti del viso ma non si arrese.
- Lo sai che non ti farei domande. Sarebbe come se tu stessi camminando da sola. Per favore, permettimi di venire con te.
Yankumi annuì e in un attimo anche Shin aveva indossato il pesante cappotto e, al suo fianco, lasciò l’abitazione.

Camminarono a lungo per le vie della città, fianco a fianco ma in perfetto silenzio, rotto solo dallo scalpiccio delle loro scarpe sull’asfalto.
Shin non sapeva per quanto tempo avessero camminato ma quando si fermarono si accorse che erano giunti di fronte alla stele di Shinohara.
Yankumi si inginocchiò di fronte a quel piccolo segno ed appoggiò la fronte contro la corteccia dell’albero.
Rimase in quella posizione per alcuni, lunghissimi minuti che a Sawada parvero durare decine di secoli. Osservava perfettamente immobile la donna appoggiata all’albero, assistendo inerme al muoversi delle sue spalle ed ascoltando gli impercettibili, brevi singhiozzi che la scuotevano.
Qualche minuto dopo la donna si passò una mano sugli occhi, portando via le lacrime ma sporcandosi il volto di terra.
- Non posso continuare a tenerle in casa, Shin…
- Kumiko…
- Non ce la faccio più a trovarmele davanti ad ogni ora… non sopporto quel suo modo di fare né il modo in cui spaventa Yuriko… non voglio più vedere quella bambina tremare perché le rivolgo la parola davanti alla sorella…
Shin non parlò ma si chinò accanto a lei e le passò un braccio attorno alle spalle nel tentativo di confortarla.
- E’ così complicato, Shin… Non hai idea di quanto sia complicato…
Non parlò ma si sforzò di trasmetterle calore con la sua presenza.
- Io… io lo so che Mariko ha ragione… ma io non posso… non posso proprio!
- Kumi-chan- sussurrò Shin, azzardandosi a chiamarla in modo ancora più confidenziale di quanto già faceva- Io non so cosa significano queste parole né cosa lega quelle due sorelle alla morte di Shinohara… ma sono certo che stai facendo la cosa giusta.
Gli occhi della donna incontrarono quelli di Shin.
- Non sai quanto sbagli.
Quelle poche parole sussurrate e quello sguardo così sofferente lo fecero rabbrividire ma cercò di controllarsi. Non voleva influenzarla con le sue reazioni.
- Io ho fiducia in te.
- Non dovresti. Sono una persona orrenda. Sto torturando una bambina!
- Io sono certo che tu non lo stai facendo.
Il tono convinto di Shin la sorprese. Non aveva esitato un attimo a dimostrare quanta fiducia riponesse in lei nonostante fosse lo studente che, almeno teoricamente, doveva conoscerla meno.
- Io mi fido di Yankumi- disse per dare forza alla sua affermazione precedente.
- Non dovresti.
- Neanche tu dovevi riporre fiducia in quel gruppo di ragazzacci che ti erano capitati come studenti ma non hai esitato un attimo a proteggere uno di noi nonostante non lo conoscessi affatto ed avesse sbagliato. Non dovevi fidarti di un ragazzo ricco e pericoloso che ti ha costretta a romperti la schiena per un debito inesistente. Non avresti dovuto mobilitarti per restituire la fiducia nel mondo ad un ragazzo che l’aveva persa e neanche andare dai suoi genitori a spiegare loro la situazione per aiutarlo a uscire da una cella in cui era finito ingiustamente. Ci sono tante persone in cui tu hai riposto fiducia nonostante non ti avessero mai dimostrato di essere degne di questo trattamento di favore. Io adesso dico di avere in fiducia in te, Yamaguchi Kumiko, secondo me la professoressa migliore del mondo, perché so di poterle affidare la mia vita. Mi ha dimostrato almeno un milione di volte che è degna di tutta la mia fiducia ed ha fatto così tanto per me che io non posso fare a meno di rendermi conto che lei è sempre nel giusto, anche quando va contro la legge.
La donna non riusciva a trattenere le lacrime.
Pianse a lungo vicino a quella lapide, il volto nascosto contro il torace del suo studente ed i pugni stretti al suo cappotto. Non sapeva se piangeva soltanto per quel sogno d’amore infranto a un passo dall’altare oppure per il senso di colpa che le attanagliava il cuore da due anni a quella parte. La cosa certa era che piangeva perché finalmente poteva farlo liberamente: aveva trovato qualcuno con cui si poteva sfogare senza dover ammettere i propri peccati, qualcuno che si stava dimostrando di parola riguardo al non chiederle nulla e che le offriva tutta la fiducia che può albergare nel cuore di un ragazzo di ventidue anni.
  
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