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Autore: _Trilly_    28/09/2013    7 recensioni
Trascorse le vacanze estive lontana dall’Argentina con il suo papà, Violetta è pronta ad affrontare un nuovo anno in piena libertà allo Studio 21, ma ritornata a casa, si rende conto che troppe cose sono cambiate: durante il suo periodo di assenza ha capito di non provare più nulla per Thomas, ritornato in Spagna, e di sentire invece la mancanza di Leon, per cui ha scoperto di provare ancora un sentimento molto forte. Quest’ultimo, dopo aver chiuso con lei ha cambiato vita, ritrovandosi ad essere una persona completamente diversa da quella che era. Le vacanze estive hanno cambiato anche Pablo e German, che hanno preso importanti decisioni che li porteranno lontano da Angie, che seppur ferita avrà modo di fare finalmente chiarezza nel suo cuore. Nuovi personaggi nel frattempo giungeranno a Buenos Aires con le loro vicende e con i loro inconfessabili segreti. Ci saranno amici e rivali, nuovi insegnanti e nuovi amori, che movimenteranno la vita nell’accademia più famosa di Buenos Aires e che porteranno dei profondi e irreparabili cambiamenti, tanto che le cose per i nostri amati personaggi non saranno più le stesse…
Leonetta e Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cara mamma,
io e papà siamo in aereo, stiamo tornando a Buenos Aires dopo questa lunga vacanza in Spagna. Ora lui è al telefono, ha trascorso quasi tutto il viaggio al telefono. Dice che è per questioni di lavoro, ma credo che in realtà cerchi di tenersi impegnato per non pensare.
Sai, fino ad alcuni mesi fa sembrava che papà e zia Angie fossero destinati a stare insieme, ma poi lei ha ammesso di provare dei sentimenti anche per Pablo e le cose si sono complicate ulteriormente. Lui già non riusciva ad accettare ciò che provava dato che Angie è tua sorella, immagina adesso. Di punto in bianco ha accettato un incarico di lavoro di tre mesi in Spagna e io non ho potuto fare altro che partire con lui. Madrid è una bella città, è moderna e molto animata. Proprio lì abbiamo conosciuto Esmeralda, una donna simpatica e intelligente che si occupa di cose noiose esattamente come papà. Grazie a lei abbiamo visitato i posti più belli della città e poi mi ha accompagnato a fare shopping o abbiamo semplicemente passato del tempo insieme mentre papà era occupato in qualche riunione di lavoro. Mi è dispiaciuto doverle dire addio prima della partenza e anche papà è dispiaciuto credo. Mi è sembrato molto colpito da lei e la guardava come fino ad adesso aveva guardato solo Angie. Mi chiedo cosa succederà una volta tornati a casa. Angie ed io ci siamo sentite quasi tutti i giorni e anche se lei ha chiesto di papà, lui non le ha mai voluto parlare. Sono molto confusa mamma, da una parte vorrei che chiarissero ma dall’altra inizio a pensare che forse non sono fatti per stare insieme e………….
 





“Violetta, tesoro.”
La ragazza sollevò lo sguardo di scatto, incrociando quello decisamente nervoso del padre. Quando aveva finito di parlare al telefono? Non se ne era proprio accorta. “Siamo quasi arrivati.”
Era chiaro dalla sua espressione cupa che German Castillo non facesse i salti di gioia all’idea di tornare a casa. Violetta in ogni caso decise di non fare domande e si affrettò a riporre il diario nella borsa, per poi tornare a guardarlo. “Ne approfitto per andare un attimo in bagno allora.”
A quelle parole German si guardò intorno, poi scattò in piedi. “Ti accompagno.”                                                          La ragazza sgranò gli occhi. “Stai scherzando? Non ho dieci anni papà”
“E va bene,” concesse alla fine, tornando a sedersi. “Ma torna presto.”                                                                       Violetta corse verso il bagno con un solo pensiero in testa: suo padre non sarebbe mai cambiato, mai, nemmeno tra un milione di anni e onestamente non sapeva proprio se sarebbe riuscita a sopportarlo ancora a lungo. Non era lui in fondo che diceva che la fiducia e la sincerità erano tutto? Perché allora non gliela dava un po’ di quella maledetta fiducia?
Dopo essersi sciacquata energicamente il viso con dell’acqua fredda, guardò il proprio riflesso nel piccolo specchio. Stava tornando a casa e la cosa un po’ la spaventava. In quei tre mesi aveva pensato molto sia a Thomas che a Leon e si era resa conto di una cosa molto importante, ossia che uno dei due le mancava più dell’altro. C’era rimasta male quando aveva saputo che Thomas sarebbe tornato in Spagna e che quindi non lo avrebbe più visto, eppure in quel periodo di vacanza il suo chiodo fisso era stato Leon. Non faceva che pensare ai suoi occhi verdi, al suo dolce sorriso, alla sua voce e poi al calore e alla protezione che le trasmetteva lo stare tra le sue braccia. Le mancava ogni cosa di Leon, persino la sua gelosia ossessiva. Più di una volta era stata sul punto di chiamarlo, ma poi le era sempre mancato il coraggio. Cos’avrebbe mai potuto dirgli? Il suo maggior timore però, era scoprire che lui fosse riuscito a dimenticarla e che magari si fosse innamorato di un’altra ragazza e proprio per questo non lo aveva mai chiamato. Cosa sarebbe successo quando lo avrebbe rivisto allo Studio? Aveva paura Violetta, era una codarda esattamente come suo padre e con il tempo le cose non erano cambiate. Leon poi era in grado di confonderla e farla sentire un idiota come mai nessuno c’era riuscito. Leon era speciale, per lei c’era sempre stato e solo quando lo aveva perso lo aveva capito. Era solo una stupida.
Si tamponò il viso, poi si affrettò ad uscire dal bagno ma nel farlo si scontrò con qualcuno e sarebbe finita a terra se due forti braccia non l’avessero sostenuta. Imbarazzata, incrociò lo sguardo divertito di un bel ragazzo moro con gli occhi scuri. “Scusami, io…..” balbettò, “Io non ti ho visto”
Lui sorrise, continuando a stringerla a se. “Non preoccuparti, non capita tutti i giorni di essere investiti da una bella ragazza” aggiunse, indugiando sul suo corpo e facendola arrossire di botto.
“Bè, io……devo andare” disse, sfuggendo alla sua presa e scappando via. Se suo padre l’avesse vista con quel ragazzo gli sarebbe venuto un infarto, o più semplicemente lo avrebbe strangolato e non ci teneva per niente ad essere messa in imbarazzo anche in aereo. Il ragazzo nel frattempo la seguì con lo sguardo, con un sorrisetto arrogante stampato in faccia. Forse la sua avventura a Buenos Aires sarebbe stata più interessante di quanto pensava.
                                                                                                 
 



 
Pablo si sbatté la porta di casa alle spalle, lasciando nell’ingresso un grosso borsone e tamponandosi la fronte sudata con un fazzoletto. Casa sua era sempre la stessa, anche se puzzava di chiuso e di abbandonato. Tre mesi lontano da lì gli avevano permesso di poter finalmente pensare con lucidità senza essere condizionato in alcun modo e poteva sicuramente definirsi soddisfatto. Non che avesse dimenticato Angie, lei purtroppo sembrava aver messo le radici nel suo cuore e non aveva intenzione di andarsene. Ogni volta che chiudeva gli occhi la sentiva al suo fianco, sentiva la sua risata, il suo profumo e si lasciava cullare da essi fino a crollare nel sonno. L’amava e non poteva far nulla per cambiare ciò, nemmeno mettere chilometri di distanza tra di loro era servito. Una parte di Angie lo aveva seguito, ricordandogli che non poteva dimenticarla……..come se non lo sapesse tra l’altro. Scosse la testa, recandosi in cucina e iniziando a preparare il caffè. Doveva togliersela dalla testa, lei non ricambiava i suoi sentimenti, lei amava German. Dio solo sapeva quanto aveva odiato e invidiato quell’uomo che poteva avere tutto ciò che lui aveva sempre desiderato. Stupidamente si era illuso di aver conquistato il cuore della sua migliore amica e solo quando era ormai troppo tardi aveva capito che i sentimenti di lei non erano intensi e devastanti come i suoi, che lei non lo aveva mai guardato come guardava German. Proprio per questo aveva deciso di prendere tutte le sue cose e andare dai suoi genitori per le vacanze estive. Gli impegni lavorativi non gli consentivano di andarli a trovare spesso, così approfittando anche del suo bisogno di staccare la spina era partito. L’aria di montagna lo aveva aiutato molto, tanto da fargli prendere una decisione che normalmente non avrebbe mai preso, una decisione che sapeva essere la migliore per se stesso.
Si era appena riempito una tazza di caffè, quando il suo telefono di casa iniziò a squillare. Fu seriamente tentato di non rispondere, ma quando riconobbe il numero di Antonio ci ripensò. – Antonio –
- Pablo, finalmente! Ti ho chiamato un sacco di volte al cellulare, ma risultava sempre spento –
- è scarico – mentì. Non poteva di certo dirgli che lo teneva spento per evitare Angie. – Come stai Antonio, hai passato delle buone vacanze? –
- Abbastanza piacevoli, tu? –
- Lo stesso. Volevi dirmi qualcosa? –
-In realtà si. Volevo chiederti di passare allo Studio oggi pomeriggio. Ci sono delle importanti novità che vorrei comunicare a tutti gli insegnanti –
Pablo s’irrigidì a quelle parole. Avrebbe rivisto Angie. Pensava avrebbe avuto ancora qualche giorno per accettare la cosa e invece Antonio aveva convocato quella riunione straordinaria.
- Pablo? Ci sei ancora? –
- Si, ehm……ci sarò –
- Perfetto. A più tardi allora –
Dopo aver cancellato la miriade di messaggi di Angie dalla segreteria, Pablo corse a farsi una doccia gelata. Doveva essere forte, doveva mantenere la promessa che si era fatto in montagna.
 
 



L’aeroporto di Buenos Aires era strapieno di persone che si trascinavano dietro pesanti bagagli, tra essi c’era un ragazzo moro che procedeva con fare arrogante. Finalmente dopo aver fatto tanti progetti era potuto sbarcare nella città argentina e iniziare così le sue ricerche. Si sistemò per l’ennesima volta la giacca di pelle nera che indossava, interrompendo quell’azione al suono del cellulare.
- Si, chi parla? – mormorò con voce annoiata.
- Diego, sono io Miguel. Sei arrivato? – disse una voce bassa e allo stesso tempo preoccupata.
- Si, sono atterrato proprio adesso. Lì come va? – si sforzava di apparire calmo e disinvolto, ma in realtà era decisamente nervoso. – Miguel, dimmi la verità – aggiunse, quando dall’altro lato il silenzio si protrasse troppo a lungo.
- Tranquillo, va tutto bene………qui ci penso io, tu preoccupati solo della missione –
- Va bene……..ah Miguel? Ti voglio bene – non credeva lo avrebbe mai detto, eppure attraverso un cellulare si era dimostrato notevolmente più facile.
- Anch’io Diego. In bocca al lupo –
- Crepi –
Dopodiché chiuse la conversazione e si incamminò verso un ragazzo magrolino con folti capelli neri che subito gli corse incontro.
“Diego!” esclamò felice, stringendolo in un forte abbraccio.
“Ehi Marco” lo salutò, ricambiando l’abbraccio.
Lui e Marco erano amici sin da piccoli, poi il ragazzo si era trasferito a Buenos Aires e finalmente ora era potuto andare a trovarlo, o almeno quella era la scusa che aveva rifilato all’amico. Non era ancora pronto per dirgli la verità.
“Com’è andato il viaggio?” chiese Marco allegramente, aiutandolo con i bagagli. Diego fece per rispondere, quando qualcosa o meglio qualcuno attirò la sua attenzione. Poco distante da loro c’era la ragazza carina con cui si era scontrato in aereo e insieme a lei c’era un uomo alto e ben vestito che suppose essere suo padre. Un sorrisetto soddisfatto si formò sul suo volto. La ragazza era di Buenos Aires esattamente come pensava allora e chissà magari non era lì solo per una visita. Doveva assolutamente scoprire qualcosa su di lei, dove abitava, i suoi interessi, qualsiasi cosa.
“Cosa guardi?” chiese Marco, nel momento in cui alla ragazza e al padre si avvicinò un uomo alto con gli occhiali che li abbracciò per poi aiutarli con i bagagli.
Diego distolse lo sguardo, continuando a sorridere. “La conosci quella ragazza?”
Lui si accigliò, poi però annuì. “Frequenta lo Studio 21 se non mi sbaglio. Presto farò le audizioni per entrarci” aggiunse entusiasta.
“Lo Studio 21” mormorò Diego, pensieroso. Non c’era niente di male a combinare dovere e piacere in fondo. Quella ragazza gli piaceva e in un modo o nell’altro l’avrebbe conquistata, nessuno resisteva al suo fascino.
 



 
Ludmilla si abbandonò sul grande letto della sua lussuosissima camera, sorridendo tra se e se. Era appena tornata da una lunga crociera sulle coste del Mediterraneo, dove aveva passato un’estate da regina e dove aveva avuto modo di mettere a punto uno dei suoi infallibili piani.
Con la partenza di Thomas e il successivo litigio con Nata, la bionda si era ritrovata senza il ragazzo che le piaceva e senza la sua amica o schiava, a seconda dei punti di vista. In ogni caso Ludmilla era rimasta sola e doveva risolvere la cosa al più presto.
Tutti si aspettavano una vendetta crudele da parte sua, ma lei aveva in mente qualcosa che li avrebbe sconvolti e lasciati senza parole, qualcosa che le avrebbe consentito di abbassare le loro difese per poi colpirli senza pietà. Si sarebbe vendicata di tutti quelli che le erano andati contro, Violetta in primis. Quella ragazza apparentemente ingenua e buona era stata la sua spina nel fianco fin dall’inizio e meritava una lezione che si sarebbe ricordata tutta la vita. Il suo piano avrebbe funzionato ne era sicura, doveva solo trovare il modo di attuarlo e poi Violetta Castillo sarebbe stata schiacciata come un inutile moscerino e lei sarebbe tornata l’indiscussa regina dello Studio 21. Lei era la bellissima e futura star Ludmilla Ferro e nessuno poteva essere migliore di lei.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un leggero bussare alla porta della sua stanza. “Avanti!” esclamò, mettendosi seduta. La porta si aprì, rivelando una ragazza magrolina con dei lunghi e lisci capelli scuri. Ludmilla sorrise malefica. “Andrea cara, ti stavo aspettando.”
“Ciao Ludmilla.” Andrea prese posto sulla sedia accanto alla scrivania, guardandosi nervosamente intorno. Quella camera era grande quanto casa sua, sulle pareti c’erano poster e foto che raffiguravano la Ferro con vestiti sempre diversi e se non l’avesse avuta davanti agli occhi avrebbe scambiato quel luogo per un santuario. Rabbrividì al solo pensiero, ma si sforzò di non darlo a vedere. “Perché hai voluto vedermi?” Le chiese, sollevando lo sguardo su di lei.
La bionda accentuò il suo sorriso. Ovviamente aveva percepito il disagio della ragazza e ciò la fece sentire soddisfatta. Amava incutere disagio o addirittura timore in coloro che aveva di fronte. Si sedette più comodamente sul letto, ammirandosi la manicure che si era fatta fare quella stessa mattina. “Esci ancora con Andres?” Chiese, fingendosi incurante.
Andrea si accigliò. Si aspettava qualsiasi ordine o domanda, ma di certo non quella. Perché mai Ludmilla Ferro avrebbe dovuto essere interessata alla sua vita sentimentale? “Ovviamente non mi importa niente di chi frequenti,” proseguì la Ferro quasi le avesse letto nel pensiero. “A meno che ciò non può sortirmi dei vantaggi”
“Che significa?” Chiese la mora. “In che modo la mia vita sentimentale può esserti vantaggiosa?”
Ludmilla scattò in piedi e le si avvicinò, girandole intorno come un ghepardo fa con la sua preda. La ragazza rabbrividì. Quando voleva, lei era in grado di incuterle terrore fin nelle viscere. “Fai come ti dico e andrà tutto bene,” sibilò con quel filo di minaccia che aveva sempre usato con la povera Nata. Andrea deglutì, stringendo forte le mani al legno della sedia su cui era seduta. Ora aveva davvero paura. “Cosa devo fare?”
L’altra sorrise soddisfatta, arricciandosi una ciocca dei lunghi capelli intorno al dito. “Brava formichina, vedo che inizi a capire. Quello che devi fare è molto semplice. Devi rimetterti con il caro Andres e fare in modo che i suoi amici sfigati ti accettino nel gruppo.”
“Perché?” Chiese la mora, confusa.
La bionda rise incredula. Non credeva che potessero esistere persone più stupide di Nata, ma a quanto pareva Andrea lo era. La ragazza perfetta per Andres a parer suo. “Ho bisogno di una spia all’interno del gruppo e rimetterti con Andres è il modo giusto per ingannarli con una buona fede che non hai. Ora ti è chiaro?”
Andrea ci pensò per qualche istante, poi annuì. “Ci sto, ma voglio chiarire una cosa. Io non sono Nata e non mi farò manipolare da te.” Ludmilla la fissò a bocca aperta, mentre lei era quasi nella medesima situazione. Aveva davvero detto una cosa simile alla persona che più temeva e ammirava allo stesso tempo?
“Io…..io…..non permetto a nessuno di parlarmi così…..” balbettò la bionda, indignata.
“Non volevo mancarti di rispetto Ludmilla,” si affrettò a spiegare Andrea. “Ma semplicemente dirti che voglio essere trattata come tua pari e ovviamente avere qualcosa in cambio per i miei servigi.” Ora si sentiva davvero più sicura rispetto a quando era arrivata e proprio non riusciva a spiegarsi il perché, in ogni caso poteva definirsi soddisfatta visto che stava affrontando la ragazza a testa alta.
Ludmilla la fissò, indecisa se strangolarla o gettarla dalla finestra. Chi si credeva di essere per venire a dettare regole in casa sua? Lei era Ludmilla Ferro e non prendeva ordini da nessuno. “Bene,” disse alla fine, sforzandosi di non urlarle contro. “Tu non deludermi ed io saprò come ripagarti.”
“Perfetto,” ribatté Andrea, alzandosi in piedi e porgendole la mano. L’altra la strinse seppur riluttante. “Ciao Ludmilla.”
La Ferro la guardò allontanarsi e solo dopo che si fu chiusa la porta alle spalle digrignò i denti. Quella ragazza aveva una sfacciataggine che la indisponeva a dir poco. “Prova a fregarmi e giuro che ti distruggo stupida formichina molesta.”
 






Ciao a tutti!! :)
Questa è la prima fan fiction che scrivo su questo fandom, perciò non so cosa ne uscirà fuori. XD Quando ho iniziato a scriverla ero a conoscenza di molti spoiler sulla seconda stagione, perciò alcune cose le ho lasciate uguali, mentre molte altre le ho modificate e lo capirete mano a mano che si va avanti con i capitoli. Come si è capito già da questo primo capitolo una delle coppie principali sarà la Leonetta, mentre l’altra sarà la Pangie che DulceVoz mi ha fatto tanto amare :D Per il resto non faccio spoiler, sarà una sorpresa XD Spero che la storia vi piaccia! Un bacio, trilly <3
  
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