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Autore: Sae    28/03/2008    7 recensioni
“E le farfalle?” chiese intimorita.
“Le farfalle?” Arrossì e sbuffò insieme, lei.
“Già” Lui la guardò intensamente.
“Non credo ci siano”
Delusione. Tanta. Ma al diavolo tutto, se quando guardi sopra di te c’è il cielo.
[For Memi... a te sorellì]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara , Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna entrò con qualche raggio, facendo da terzo incomodo ed illuminando una zazzera fulva, in contratto con il lenzuolo bianco che avvolgeva quelle due figure

A Earring - To Sleep.

 

 

 

 

“A te che sei l’unica amica
Che io posso avere

…A te che sei
Semplicemente sei
Compagna
dei giorni miei.”

 

 

 

 

 

 

 

La luna entrò con qualche raggio, facendo da terzo incomodo ed illuminando una zazzera fulva in contrasto con il lenzuolo bianco che avvolgeva due figure.

 

Decisamente era nel posto sbagliato.

 

C’era chi, nel suo villaggio, se lo figurava solo dietro a una scrivania o dentro a un buffo costume; ma d’altronde era sempre stato piuttosto –strano- vederlo in un bianco letto, nell’impresa ardua di provare a chiudere gli occhi.

 

Boccheggiò lanciandole un’occhiata insolita, sveglio del tutto –solo adesso?- al freddo improvviso di un metallo che si era scontrato con la sua pelle calda- perché lei, si muoveva molto anche nel sonno-.

Il freddo proveniente da quel suo piccolo cerchio d’argento posto sul lobo sinistro.

 

Ed ogni muscolo, ogni cellula era attiva, recependo quelle svariate sensazioni -anche quella, la più minuscola- tramutandola in un dolce ricordo.

 

Mugugnò irritato, non era il tipo da ricordi.

Non gli piaceva ricordare quando era stato diseredato dal mondo.

Ma, si sorprendeva per ciò che rimaneva dentro di lui non c’era più traccia di rancore, solo tanta tristezza. E purtroppo la vita, anche la sua, non poteva esistere senza un passato.

Ma se il passato a poco a poco, da ombroso, diventava lucente: capiva sempre di più l’importanza del presente.

Impercettibilmente le labbra si tirarono verso l’alto.

Il presente.

 

 

Sì. Voleva ancora continuare a parlare poco a quelle assurde riunioni con gli anziani.

 

Voleva ancora sentire quelle improvvise tempeste di sabbia quando, migliaia e migliaia di granellini, scivolavano: sulle case, sui tetti dorati, su di lui. Facendo del lieve rumore –musica per i suoi timpani.

 

Voleva ancora vedere, il ventaglio minaccioso della sorella che si apriva – se le rifiutava un permesso speciale per andare a Konoha.

 

Voleva ancora scorgere Kankuro, scappare dalla presa di Temari, per una battuta infelice su una certa ananas di quel luogo.

 

Voleva ancora guardare la faccia terrorizzata di quest’ultimo, quando si rifugiava dietro alla sua casacca.

 

E voleva che nel suo futuro, ci fosse ancora e ancora quell’orecchino a tenerlo sveglio la notte.

 

 

Non che poi ce ne fosse tanto bisogno. Era abituato a non dormire.

 

Affondò le mani in quei capelli d’oro che assomigliavano tanto alla sabbia del suo villaggio. Alla sabbia, che l’aveva cullato da sempre e che l’aveva cresciuto nel dolore della solitudine.

 

Ma d’altronde è necessario soffrire per scoprire la felicità.

 

Fece una lieve smorfia, gli occhi di ghiaccio inquadrarono quei lunghi capelli che adesso, se ne stavano anche sul suo viso. Gli solleticarono la guancia quei fili d’oro e si ritrovò a sorridere leggermente.

Ancora, sta diventando una bella abitudine. Ma era anormale vederlo sorridere, decisamente….

Era pur sempre un kazekage.

 

Sabaku no Gaara.

 

Poggiò le sue labbra sulla fronte di lei non producendo rumore, impedendo così che le sue labbra si schiudessero, in una smorfia inconsueta.

Dio, era un Kazekage, che quando poteva andava a Konoha. Lì, dove aveva imparato ad amare….

 

 

Allora gli veniva da ghignare, al pensiero degli anziani che gli dicevano di partire e di porgere i loro saluti a Tsunade-hime.

Suna è un alleata di Konoha.”

 

E sorrideva semplicemente alla sorella, che si proponeva di accompagnarlo, senza nemmeno riflettere un secondo di più.

 

[ “Oh, Shikamaru Nara deve ripagarmi le spese della lavanderia. L’ultima volta, mi ha incenerito i vestiti con quel suo perenne vizio del fumo.

“Si, ma com’è sorellina che te li sporca sempre questi vestiti?”]

 

E rideva silenzioso, al terrore che si spargeva sul volto di Kankuro, alle parole di Temari che giungevano –sempre- in risposta dopo.

[Hai tu la situazione in mano qui, quando noi due partiamo.

Se succede qualcosa: sarai tu, a pagarne le conseguenze. Ciao, ciao Fratellino. Divertiti.” ]

 

E semplicemente sentiva il cuore battere veloce quando, incontrava volontariamente quella donna per strada, che minacciava chi la infastidiva, con un mazzo di fiori in mano.

[Sabaku no Gaara” E bisbigliava lei prendendolo in giro –a lui che era un Kazekage.

“Quei capelli sono sempre più rossi.” ]

 

La tenne stretta a sé, in un gesto che di giorno, gli sarebbe stato impossibile fare –troppe spiegazioni e lui non è mai stato un tipo logorroico.

Sospirò e sfregò la sua guancia sulla testa di lei, piano e si ritrovò a fremere e il suo cuore intonò una piccola preghiera a bassa voce.

“Non mi lasciare”

Ed ancora la strinse; se ne avvolse, come se lei e i suoi capelli fossero stati una coperta di velluto.

Il respiro della donna era regolare con l’abbassarsi ritmico del suo ventre e solo allora, chiuse gli occhi, cullato finalmente da quel profumo di fiori e terra –strana parola, per un uomo del deserto- che gli entrava dentro, senza indugi.

Sapore di lei.

 

Decisamente era diventata l’acqua nel suo deserto

 

**

 

Si stiracchiò quando, la luce del sole aveva preso il posto della luna nella stanza. E l’aria fresca provava inutilmente ad entrare dalla finestra chiusa – ma, ancora per poco. Si infilò dunque, quella maglia nera; quella che lui abbandonava puntualmente per terra.- A Suna non gli insegnano proprio mai l’ordine, eh? E si alzò andando ad aprire le persiane, illuminando così, quella fiamma rossa che se ne stava nel suo letto.

 

E lui dormiva sereno; il petto che si muoveva ritmico.

Si avvicinò, annaspando, l’essenza di lui che la avvolgeva ad ogni centimetro che passava.

 

Chissà se i fiori li coltivano anche nel deserto.

 

Se lo chiese, scoppiano a ridere come una ragazzina.

No, di più come quella fronte spaziosa, persa da sempre in Sasuke.

Scocco il labbro, dandosi della stupida, e facendo ricadere le sue ciocche bionde su quella cornice, schermandolo dal sole. E mentre la mano si poggiava su quei lineamenti, non potè fare a meno di sorridere.

 

Certo, che i fiori crescono anche nel deserto.

 

E i suoi occhi fotografarono, dentro la sua anima, quel profilo così noto, distinto, e le mani di lei si divertirono a formare nuove parole sulla fronte usando i suoi capelli rossi. Lì dove il kanji amore regnava sovrano.

 

Di certo, le farfalle volano anche nel deserto.

 

Si mise a ridere forse un po’ più rumorosamente di prima, tanto che si ritrovò quelle iridi acquamarina nelle sue.

 

“Ti sei svegliato”

Lui borbottò solo due parole in risposta, un po’ imbarazzato da tutta quella luce. “È giorno”

Lei fece schioccare il palato, con un ghigno da superiore. “Decisamente si”

E lui fece per guardare il pavimento.

 

Un kazekage alla ricerca dei suoi vestiti.

 

Poi battè ciglio e inquadrò quella donna con quell’espressione così serena. Il volto lievemente corrucciato.

“Hai la mia maglia”

“L’ha notato, il mio piccolo Kage

 

Glielo bisbigliò maliziosa e lui si ritrovò le guance imporporate. Sempre la solita, che approfittava delle sue insicurezze. E menomale che sapeva cosa aveva significato per lui imparare ad amare in quegli anni.

Già lo sapeva dato che se aveva iniziato era stata per colpa sua. Catturato completamente dalla spirale azzurra delle sue iridi. Lei così irruente, così rumorosa. Lei che la prima volta che erano rimasti soli, aveva preso la sua mano… afferrata come se lui: fosse stata una persona qualunque, entrando nella sua vita come una tempesta di sabbia.


[Mi dispiace solo, che non troverai né Naruto né Sakura: sono in missione. Ed io sono sommersa dal Consiglio e dal lavoro in ospedale. Ma ti prego, devi trattenerti. Lei, è una mia allieva e ti accompagnerà in giro per Konoha. ]

 

“I fiori. Ce li avete i fiori a Suna?”

 

Gaara la guardò, bella mentre indossava il suo vestito, i lunghi capelli biondi che ancora ondeggiavano liberi sulle sue spalle.

Come al solito, non gli diede nemmeno il tempo per rispondere.

Anche la prima volta che si erano conosciuti, l’aveva riempito di chiacchiere. Le aveva raccontato della sua amicizia con Sakura della sua stupida “cotta” – illusione- per un membro del clan Uchiha.

 

[Ma io, l’ho sempre saputo che Sasuke è di Sakura Haruno!” ]

 

E noncurante del suo silenzio, si tirava su i capelli, nella solita coda, parlando e confondendo le poche certezze che aveva raccolto in quegli anni. Parlava.

“Che stupida forse avrete le serre, perché altrimenti come fareste a mangiare? Oddio, credo che tua sorella non sappia cucinare bene, comunque. Shika si lamenta sempre delle loro cene finite male.

Continuava a fiatare provando nel contempo a dare un ordine a quel letto bianco. “Di certo, userete parecchi fertilizzanti o tantissima acqua. No, proprio no, non riesco a immaginarmi il tuo villaggio.

Le labbra rosse si schiudevano con il solito ritmo ed un odore di fiori che si innalzava nell’aria .

“Le farfalle ci sono lì? Magari nelle serre…?”

 

Gaara continuò a fissarla a metà tra lo stupito e il sornione.

Una leggera espressione di vittoria sul viso adesso, che lei attendeva delle risposte.

 

“Ino.”

 

“Sono solo curiosa. In verità è colpa di Shika, al diavolo lui e il suo quoziente intellettivo.”

“Ino.”

 

“Mi riempie la testa di domande strane. –non è affatto vero, sei tu a fartele -E devo pur incominciare a rispondergli, solo per dimostrargli ogni tanto che io sono intelligente quanto lui.

 

“ I n o .

 

Ricalcò ogni parola e trattenne quel ghigno, che gli stava per animargli le gote.

Le si accostò, fermando in un secondo tutti quei pensieri così incoerenti, spazzandoli via dalla sua mente.

Lei aggrottò le ciglia dorate: sei una tempesta Gaara. E gli rivolse un’espressione arrabbiata.

“Non mi ascolti nemmeno”

Gaara la azzittì. Gli occhi acquamarina che si fondevano con i suoi.

Portavano dentro alle loro pupille il cielo dei loro due villaggi.

La azzittì prima con un dito sulle labbra e poi sostituendo a quel dito, la sua bocca –impacciato e quasi stizzito insieme.


Ed Ino assaporò quel bacio prima di perdersi ancora.

Si, era davvero diventata come la sua migliore amica.

 

“Abbiamo delle serre a Suna. Mangiamo con i prodotti della terra. Suna nasce anche da una oasi. Abbiamo dei sistemi di irrigazione. E… e Temari è vero che non è molo brava in cucina.”

 

Uhmpf. Proprio come pensavo” Ed era sempre la solita Ino Yamanaka.

“E le farfalle?” chiese intimorita.

“Le farfalle?”

Arrossì e sbuffò insieme, lei.

“Già”

Lui la guardò intensamente.

 

“Non credo ci siano”

 

Delusione.

Tanta.

Crucciò le sopracciglia dorate.

Suna alla fine non è poi così bella.

La farfalla prima o poi si dimena e muore nella teca di vetro.

Eppure, Gaara le sfiorò la mano in contemporanea a quel pensiero e lei sentì d’istinto… che però una farfalla poteva vivere felice se si trovava delle mani come gabbie.

 

Al diavolo tutto, se quando guardi sopra di te c’è il cielo.

Non mi lasciare mai Gaara.

 

“Se tu verrai però, ne avrò catturata una, no?”

 

Aveva l’aria di chi la sapeva lunga, nel dirlo. L’aria di un bambino serafico, che aveva chiesto una cosa banale, un ragazzino che già custodiva in un palmo i segreti del mondo. Era pur sempre un Kazekage, di consigli ne dispensava tanti e anche di migliori.

Però, alzò gli occhi al soffitto, era prima di tutto una persona, no? E il cuore abbatteva aspettando la sua risposta.

 

Ed era decisamente nel posto sbagliato, con la persona giusta.

 

Ed Ino lo strinse forte a sè, miscelando le ciocche dei loro capelli, interrompendo quei pensieri. Lasciando che una risata le sgorgasse dal cuore e gli rubasse definitivamente l’anima.

La risposta, si poteva considerare affermativa.

 

Un Kazekage che aveva trovato la sua farfalla nel deserto.

 

 

Ed ecco, voleva continuare a parlare poco in quelle assurde riunioni con gli anziani.

 

Anche se era il solito lui, affascinato da quelle tempeste di sabbia eppure adesso, anche da quel sole dorato, dal tintinnio della pioggia… nei momenti in cui il cielo sembrava aprirsi in due –colori diversi, già visti.

 

Decisamente però, doveva ancora abituarsi nel vedere Shikamaru Nara, gironzolare per Suna, con dei copricapo che non rendevano giustizia ai suoi capelli ad ananas.

 

Ma ghignava, agli anziani che lo pregavano di andare a Konoha ogni tanto a salutare il nuovo Hokage: Naruto Uzumaki. Non spiegandosi perché, quelle visite si erano fatte sempre più rare- da quando aveva preso moglie.

 

Ancora avrebbe riso silenziosamente, nel vedere Kankuro borbottare per tutte quelle felici coppiette. Anche sentirlo mentre, si lamentava che Sakura Haruno non era più disponibile da quando Sasuke Uchiha era tornato nel villaggio della foglia.

 

E voleva ancora e ancora sentire il cuore battere veloce quando, entrava nella serra di sua moglie, che coltivava fiori nel deserto.

 

Assurda lei.

E schivando un amabile vaso di piante grasse sorrideva, nel vedere svolazzare finalmente una farfalla anche nel suo di mondo.

 

E c’era quell’orecchino freddo a tenerlo sveglio la notte.

 

 

Non che poi ne avesse bisogno ma, aveva scoperto che gli riusciva più facile prendere sonno, sentendo quel freddo sulla sua pelle da Kazekage.

 

 

 

[ “Fratellone ma dovevi per forza prendere moglie? Non era meglio che ti facevi direttamente un bel buco all’orecchio?? Te lo regalavo io, un orecchino!”]

 

 

 

 

 

END

 

 

 

***

 

A te Memi!

 

 

Perché riempi tutti i miei giorni!

Perché mercoledì era una data speciale, no?

Perché te lo dico io: ce lo meritiamo un bel regalo, con le persone che ci siamo relegate accanto… diventeremo vecchie aspettando qualcosa; insomma stiamo messe alla campacavallochel’erbacresce. X’D Okay cancella il campa cavallo.

 

E poi non c’è bisogno di tutti questi perché.

 

Semplicemente a te che sopporti le mie fandonie, il tuo maritozzo e un cognatozzo che non è da meno… è buono solo per la matematica lui XDXD

Auguri sorellina X’D Questo è il regalo mio e di Sasu per voi Due! X’D perché (e lo so ci sono ricascata con questo perché) è troppo divertente ogni giorno con te ha un sapore diverso!

 

A te –oh, soprattutto perché è sdolcinato!

 

Te amo di bene u.u

 

*Tex se nel caso leviamo una stecchetta all’otto di oggi e facciamo finta sia sei anche se poi in teoria dovrei rifare il compito di chimica @.@ oh sorelli perdonami sai gli stramaledetti problemi (sasu non c’entra nulla) ma con la connessione! XD amo: sorpresa!*

 

 

 

***

 

Desclaimers: La citazione all’inizio della fan fic è presa dalla splendida canzone di Jovanotti “A te” il © è dei rispettivi autori non mi appartiene minimamente, così come Gaara e Ino e tutti i personaggi di Naruto che appartengono al Kishi-sama (che se non mette un accenno sasusaku questo venerdì scoppia un finimondo XD)

 

 

Ehm, ehm

Ebbene si, Una Gaara Ino. Credo che sia un paring tutto da scoprire e da apprezzare XD pensateci bene una bionda con un rosso fa il suo bel arancione. Mii si capisce che sono andata? >.<

 

 

Un bacio affettuoso a tutti

XD scappo

 

Yours

Sae

 

 

 

 

  
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