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Autore: nobodyishopeless    28/09/2013    4 recensioni
-Sai quale è il problema? Non avresti mai dovuto confessarmi i tuoi sentimenti. Hai sbagliato cazzo! La mia vita è diventata un inferno a causa tua. Prima mi isolavo, non sentivo niente e stavo bene. Stavo fottutamente bene. E poi sei arrivata tu e mi hai detto di sentire qualcosa. Io non mi sono mai ascoltato Mar! mai! E tu mi hai fatto rendere conto che invece sento così tante cose! Ma perché? Perché mi hai reso debole?!-
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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"Quando desideri una cosa, tutto l’Universo trama affinché tu possa realizzarla.”
— Paulo Coelh


Vi siete mai chiesti se le stelle brillano per voi?
 


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Il vento mi avvolge completamente, non è ancora freddo, non è ancora il vento del periodo estivo che ci massacra. È il vento di fine settembre, il vento che saluta l’estate lasciando spazio al tempo umido, a tutti temuto nella piccola località veneta in cui vivo. Ma in quel momento sento solo vento di gioventù, vento di divertimento, e il rombo del motore che mi sta portando in un luogo che conosco bene, in un luogo in cui mi sento a casa. Chi guida il motorino è Marco, uno dei migliori amici che ho. Non tutti lo sanno apprezzare per com’è, ma io sì perché in fondo siamo uguali. Il suo carattere duro, la sua sincerità lacerante, la sua crudeltà verso le persone, persone a cui non vuole attaccarsi perché sa che gli farebbero male, troppo male. Le strade del piccolo paese sono contorte e labirintiche, ma la cosa bella è che tutti si conoscono fra di loro. Giravano spesso pettegolezzi sulla ragazza mora che sedeva dietro al motorino di Marco, ormai tutti credevano che fossimo fidanzati, ma nessuno conosceva il segreto, un segreto non originale, banale in effetti per gli altri. Ma non per me.
Il cielo è un velo di piombo, e il sole comincia già a tramontare sebbene siano solo le sei. Mi manca l’estate, mi manca terribilmente. In un attimo siamo arrivati a destinazione, scendo e mi tolgo il casco rosso lasciando finalmente libera la mia cascata di capelli neri, mi mordo il labbro ancora rosso di rossetto e sbatto le ciglia grondanti di mascara. Questo è il massimo di trucco che ho addosso. Sorrido nervosa, sentendo l’ansia che si fa sempre più presente in me. In un attimo il cancello si spalanca e dal garage della vecchia casa esce lui. Mattia. Il mio stomaco si contorce infestato da fantasmi, la mia gola si irrita e la salivazione viene meno, come sempre in realtà quando lo vedo. La mia non è una normale cotta. È un fatto contorto in realtà. Io e Mattia siamo amici da anni, da tre anni per la precisione, Marco invece lo conosce da sempre ci è cresciuto insieme ed è una delle poche persone a cui tiene veramente. Mattia è stanco, si vede, ha appena giocato una partita di calcio come portiere e c’erano numerosi osservatori di altre squadre di calcio. Anche io e Marco eravamo presenti. Il rombo di un motore più potente del motorino di Marco attrae la nostra attenzione. È la moto da cross di Giacomo che porta Federico, parcheggiano e scendono togliendosi il casco. Sorrido e li saluto per poi riportare la mia attenzione su Mattia che si stava avvicinando. Mi abbraccia io ricambio mentre le mi guancie prendono fuoco. Marco ride sotto i baffi, conoscendo il mio segreto. Che alla fine non è un vero segreto perché lo conoscono tutti, Mattia compreso.
-Allora, abbiamo la macchina?- domanda Marco accendendosi la sigaretta tra le labbra.
-Ho litigato con mio padre perché me la cedesse per la tua fottuta spesa!- esclama Mattia trionfante mostrando il mazzo di chiavi.
- La mia fottuta spesa, è quella che vi farà mangiare domani alla grigliata, per cui non vi ho chiesto un centesimo!- ribatte Marco accompagnando le parole ad una nuvola di fumo. Alzammo gli occhi al cielo.
-Io vi seguo in moto.- annuncia Giacomo rimettendosi il casco. Marco parcheggia il motorino nel garage di Mattia, mettiamo via i caschi, mentre il nostro amico va a prendere l’auto con cui andremo al supermercato.
-Cerca di respirare quando ti abbraccia.- mi prende in giro Marco, facendo nuovamente imporporare le mie guancie. Il suono di un clacson ci avverte che ora di andare, così saliamo a bordo della Clio verde, teatro delle nostre avventure, le nostre serate e i nostri viaggi. Marco monta davanti, mentre io salgo dietro accanto a Federico. Al primo semaforo, comincio a fantasticare sui ricordi, sui flashback. Su uno in particolare.
 


Anche quest’anno il nostro lavoro estivo è finito, nessuno di noi ne poteva più. Né io, né Marco, né Mattia, né la Ele. Eravamo noi i quattro responsabili che avevamo gestito il centro estivo per l’ultima settimana di Agosto e la prima di Settembre. C’è appena stata la serata finale ed è stata un successo migliore degli altri anni. Tutti noi animatori siamo radunati nelle panchine mentre i genitori chiacchierano e i bambini giocano fra loro, stiamo aspettando la mezzanotte per festeggiare l’abbandono dell’attività di intrattenimento che abbiamo svolto per tre anni. Contiamo alla rovescia appena scattano le 23: 59: 50. nell’orologio di Marco.
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Sentiamo i rintocchi, gridiamo saltiamo e ci abbracciamo.
-Non conto più un cazzo qua dentro!- esclama Mattia.
“ Devo dirglielo devo farlo stasera.” Penso.
Mi ero da poco più di due settimane accorta di quello che provavo per lui, che il rapporto per me si stava evolvendo. Poi i ragazzi decidono di andare in un pub per festeggiare, ma io sono troppo stanca, come tutte le ragazze in fondo. Il rapporto tra me e Mattia è sempre stato piuttosto burrascoso, non è passato giorno in cui non ci punzecchiassimo a vicenda arrivando perfino alle mani. Per gioco ovviamente, tuttavia era l’unico che mi faceva perdere la testa. In ogni senso.
Mattia è seduto in macchina, che aspetta gli altri ragazzi, c’è solo Giacomo accanto a lui seduto con la portiera aperta. Lui sa tutto, sa dei miei sentimenti per Mattia ed è stato forse quello che mi ha incentivato di più all’accettazione della mia cotta. Non appena mi vede infatti mi lascia il posto con uno sguardo di incoraggiamento. Entro e mi siedo accanto a lui. Giacomo chiude la portiera, per un attimo c’è solo il silenzio tra di noi, io non lo guardo perché so che mi sta studiando, mi sta osservando.
-Beh merda, almeno non vedrò più la tua faccia!- esclama. Mi prende in giro, scherza, e lo so. Ma senza un motivo quella frase mi incrina il petto, riesco a sentirlo chiaramente, le costole incrinarsi perché il cuore pompa troppo forte.
Gli tiro un pugno sulla spalla. Incassa il colpo. Se lo aspettava da me.
 Lo guardo sentendo quasi le lacrime salire, ma le tengo, non permetto loro di uscire. Non è il momento di piangere.
Gli tiro una sberla in piena guancia, una cinquina potente che risuona nell’aria.
-Ahia!- esclama portandosi la mano alla guancia, e massaggiando il rossore appena comparso. Non se lo aspettava da me.
Ci fissiamo per un attimo, e poi senza capire da dove prendo il coraggio, mi protendo verso di lui, violentemente e unisco le nostre labbra. Ho sognato così intensamente quel contatto, che ora sento una scossa elettrica percorrere tutto il mio corpo, il mio cuore esplode. Mattia dal canto suo si irrigidisce leggermente, ma poi si lascia andare, si fa spazio nella mia bocca con la lingua, la accolgo volentieri mentre comincia una danza con la mia, le mie mani sono sul suo collo. Questo non è un bacio dolce, è un bacio violento, rude, passionale, come il fuoco che sento ci sta avvolgendo. Mi stacco io di poco, lo guardo negli occhi cioccolato. Mattia mi accarezza la guancia.
-Ora sei felice?- mi chiede in un sussurro appena accennato, un soffio sulle mie labbra. Non rispondo, apro la portiera, scendo dall’auto e la chiudo sbattendola, Giacomo mi guarda con la bocca spalancata, anche le labbra di Eddie accanto a lui sono piegate in un’espressione scioccata.
 

Una bestemmia sfuggita al controllo di Mattia mi sveglia dai miei pensieri, i nostri occhi si incrociano sullo specchietto dell’auto e distolgo lo sguardo. Sono una fottuta masochista. Ma come faccio a spiegare che ricordare il nostro bacio mi fa stare bene? Momentaneamente bene, poi è il dolore a entrare in gioco, divorandomi e bruciandomi l’intestino, mentre l’ansia, la mia amica silenziosa, gioca la parte del nervosismo. Senza rendermene conto rilascio un sospiro di rammarico. Marco mi fa un mezzo sorriso guardandomi dallo specchietto, mi passo una mano tra i capelli lisci. Sorrido a Fede rimettendomi la maschera. Va tutto bene. Parcheggiamo al supermercato, prendiamo un carrello e saliamo per le scale mobili. Prendiamo tutto l’occorrente per la grigliata, mentre Federico corre a prendere Giacomo che si è perso nel parcheggio, come al solito. Mattia spinge il carrello e poi Marco ci molla al reparto carne per andare a quello degli alcolici. Io e Mattia restiamo soli. Deglutisco.
-Oggi mi sei venuto in mente a scuola.- confesso.
-In che materia ? Educazione Sessuale?- scherza mostrando la sua solita aria da pallone gonfiato. Faccio roteare gli occhi.
-NO! Psicologia..- specifico. Mi guarda interrogativo.
-Stiamo facendo la violenza sulle donne, e la professoressa ci ha indicato come modello, un uomo: Razzista, Omofobo e Misogino! Così mi sei venuto in mente tu.- gli spiego. Mattia mi guarda stravolto.
-Miso..che? che vuol dire?- chiede sconvolto, come se avessi bestemmiato.
-Misoginia, l’odio per le donne.- preciso.
-Beh dai, sei cattiva però. Razzista è vero. Anche omofobo.. ma quell’altra cosa là.. no!- esclama Mattia trattenendo una risata.
In questo momento una domanda mi balena nella mente chiara e esasperata:
Cosa ho fatto di male io per innamorarmi di un cretino? Un coglione? Un deficiente analfabeta?
Marco ci raggiunge assieme a Fede e a Giacomo dicendo di averli trovati al reparto alcolici, la cosa non mi stupisce affatto. Una fitta alla testa mi avvolge in un capogiro profondo, è l’ennesima volta che accade, ma nessuno sa perché.
-Tutto bene?- mi chiede Giacomo.
-Si a posto!- mento tranquillamente accennando un sorriso.
Passiamo per il reparto igene dentale, per andare a quello dei surgelati.
-Ehi Margherita questo è il tuo reparto… dici che riparano i denti scheggiati?- mi prende in giro Marco. I ragazzi scoppiano in una risata fragorosa. Io arrossisco leggermente. E un altro flashback mi invade la mente, trasportandomi all’ultimo sabato di libertà prima della ripresa delle lezioni.
 


Il giardino di Mattia è illuminato dalle luci psichedeliche, invaso dalla musica che pompa dalle casse facendo vibrare i tavoli. Il gruppo si è sparso per il giardino in cui abbiamo organizzato la festa. Io sono completamente ubriaca, ho pure fumato due canne, ma non faccio che rivivere il bacio del giorno prima. Mi ricordo anche quello che gli ho detto questa mattina. “Non credere di scamparla! Tu ed io dobbiamo parlare!”. Ricordo come aveva annuito lui, serio, non lo avevo mai visto così serio. È tutta la sera che mi evita, lo trovo finalmente solo con una mia amica, Giulia. Lei sa esattamente cosa provo per lui, noto anche Giacomo a terra che vomita. Giulia mi guarda, comprende la situazione e prende Giacomo sottobraccio e vanno via, lontano da me e Mattia, che mi sta fissando comprimendo le labbra.
-Dobbiamo parlare..- esordisco strascicando le parole.
-Parla.- dice semplicemente lui, sembra quasi arrabbiato.
-Io.. lo sai quello che sento, lo sai… voglio solo sapere se per noi c’è una possibilità..- guardo a terra evitando il suo sguardo accusatorio.
-Lo so quello che senti, fatto sta che non l’ho ancora sentito pronunciare dalle tue labbra.- dice semplicemente evitando la mia domanda.
-Io… io ti amo Mattia.- confessò con il cuore  galoppante.
Lui spalanca le labbra, deglutisce nervoso e si porta una mano tra i capelli rossi.
-Cazzo…- mormora stringendo la mano a pugno.
-Ti prego, rispondimi!- esclamo io fissandolo negli occhi.
-Margherita, ci tengo a te in un modo che non puoi immaginare..- comincia a dirmi mentre si avvicina. In quel momento spero per il meglio- ma io mi conosco, io so come sono fatto. Sono un coglione, un’idiota e ti farei soffrire!- non lo faccio finire di parlare, è troppo vicino, troppo vicino. Mi fiondo sulle sue labbra una seconda volta, sento ancora la sua lingua lasciarsi andare nella mia bocca. Si stacca ad un tratto.
-Non posso…- sussurra quasi implorante.
Sto zitta e lo guardo ferita.
-Non può tornare tutto come prima? Amici come prima, non puoi tornare ad odiarmi?- mi chiede esasperato.
-Io non so se ce la faccio.- mormoro mentre gli fisso il petto, non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
-No, no. No. Ti prego.. voglio che torni tutto come prima.- mi prega , mi implora.
-Ma come cazzo faccio se ogni volta che ti vedo ho voglia di baciarti? Merda!- esclamo a denti stretti
-Passerà, prima o dopo. Te lo prometto!-
-Non promettere cose che non puoi mantenere.- lo avverto.
Cala ancora il silenzio, deglutisco e mi avvicino di nuovo, voglio ancora assaggiare le sue labbra, bacia così bene. Lui mi rifiuta inizialmente, ma non trova la forza di cacciare la mia determinazione. Sussurra un “no” poco convinto. Ci baciamo di nuovo. Si stacca di poco da me.
-Ti prego.. solo per stanotte..- mormoro soffiando sulle sue labbra.
-Solo per stanotte.- ripete lui, prima di riprendere a baciarmi.
 


Un carrello viene a sbattermi addosso, mi risveglio da quello stato di ricordi illusori, del nostro ultimo bacio. Una signora grassottella mi chiede scusa, io sorrido per tranquillizzarla, non parlo perché so che se aprissi le labbra potrei scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Marco intercetta il mio sguardo, sorrido anche a lui, non voglio farlo preoccupare per me. Andiamo alla cassa e Marco paga. Noto uno strano cambio di umore in Mattia, ha rabbia, ha nervi scoperti che saltano. Sposta la roba dalla cassa al carrello.
-Marghe muovi il culo cazzo!- esclama rabbioso.
Lo aiuto a sistemare la spesa e poi scendiamo nel parcheggio sotterraneo. Giacomo ci saluta e parte in moto, Marco e Federico portano via il carrello dopo aver messo la spesa nel bagagliaio. Sento in lontananza il rumore di pioggia scrosciante, rammento il meteo corretto che avevo letto quella mattina.
Mattia mi fulmina con lo sguardo, molla un paio di bestemmie.
-Che cazzo hai?- gli chiedo irritata dal suo atteggiamento bipolare.
-Niente.. lascia perdere.- mormora a denti stretti.
-No invece.. qual è la causa del tuo sbalzo d’umore?- domando alzando la voce di poco.
-Sei tu.. okay?!- sbotta fulminandomi.
Mi sento scoperta, vulnerabile e terribilmente fragile.
-Perché?- ho appena la forza di chiedergli.
-Lascia stare, non voglio parlare con te!- esclama distogliendo lo sguardo da me.
Mi rompo. Mi ferisco. Mi fa male.
Le lacrime trattenute trovano ora lo sfogo dai miei occhi. In silenzio piango, una lacrima cade a terra. Mattia mi guarda, non riesco  a sostenere il suo sguardo.
-Io ti odio.- sibilo a denti stretti, prima di fare uno scatto e scappare via.
Non so dove voglio andare voglio solo correre, correre fino a che non sento i polmoni scoppiare nel petto, correre fino a sputare sangue, a soffrire a farmi male fisico, per sopportare quello interiore. Mi fermo bagnata fradicia sotto la pioggia, in un campo vicino al supermercato. Una figura in lontananza viene verso di me. È Mattia che mi segue. Mi volto di spalle, vorrei andare via, andare lontano da lui. Lo sento dietro di me, che si ferma col fiato corto. Apro la bocca per mandarlo via per dirgli che non voglio vederlo.
-Sai quale è il problema? Non avresti mai dovuto confessarmi i tuoi sentimenti. Hai sbagliato cazzo! La mia vita è diventata un inferno a causa tua. Prima mi isolavo, non sentivo niente e stavo bene. Stavo fottutamente bene. E poi sei arrivata tu e mi hai detto di sentire qualcosa. Io non mi sono mai ascoltato Mar! mai! E tu mi hai fatto rendere conto che invece sento così tante cose! Ma perché? Perché mi hai reso debole?!-
-NON SONO STATA IO!- ruggisco preda della rabbia. Mi giro e Mattia mi guarda sconvolto. Devo essere un mostro, col trucco colato e il rossetto sbavato. Il mio viso è solcato da profonde occhiaie che mi infossano il viso, marcano gli zigomi. Sento la mia malattia colarmi nelle vene, sento la mia lotta contro il tumore che mi ha prosciugata, e invece di pensare alla mia salute, alla mia persona, penso ai miei sentimenti per quel deficiente  che mi sta davanti sparando frasi senza senso.
-Invece sì.. perché..- comincia riluttante- perché cazzo, mi hai fatto innamorare di te!- esclama per poi prendermi il viso tra le mani e baciarmi violentemente. Come il nostro primo bacio. Smette di piovere improvvisamente e mentre ci baciamo le prime stelle compaiono sul cielo pallido. Vi siete mai chiesti se le stelle brillano per voi? Io sì, ma ho già la risposta.
 
 


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My corner:
ciao. Sono piuttosto imbarazzata nel pubblicare questa OS.
L’ho scritta di getto, ma non ho dovuto inventare nulla.
Perché questa è la mia storia, sono gli eventi che sono accaduti oggi.
Sono gli eventi che mi stanno rendendo la ragazza più felice del mondo.
Come avete notato è scritta al presente in prima persona.
Spero che a qualcuno la mia storia interessi, che qualcuno mi lasci una recensione,
anche per darmi un consiglio alla fine. Insomma fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto, Mar.

  
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