The Bees
di Bellatrix
Capitolo
I
Milano.
Un lunedì di ottobre.
Ottobre quell’anno si
era fatto sentire di colpo, dopo un settembre piuttosto mite, e aveva portato
con sé un freddo pungente e fastidioso.
Lo sentiva anche Elena Molinis,
seduta al suo banco nell’aula 5°G della succursale del Cesare Beccaria, uno dei più antichi e rinomati licei classici
della città.
Si accomodò meglio nella sua felpa, e sciolse
la coda alta che quella mattina si era fatta con tanta cura. I bei capelli folti
e neri le ricaddero sul volto fine ed espressivo: era davvero bella, con quegli
occhi grandi e verdissimi e le labbra come petali di rosa, color ciliegia.
Aveva ricevuto proposte di lavoro da molti
stilisti famosi, ma lei non era interessata a fare la modella; una volta aveva
acconsentito a sfilare in una festa di beneficenza per D&G,
ma si era annoiata un sacco, soprattutto a causa di Francois,
il responsabile della sfilata, che l’aveva fatta impazzire facendola provare in
continuazione e cambiare pettinatura e make up ogni
tre minuti.
E poi lei aveva un
altro interesse: i The Bees, gruppo rock fondato con
l’amica Giuditta, comprendente anche altri due ragazzi. Il mercoledì successivo
avrebbero avuto le prime prove di quell’anno. Elena
non vedeva l’ora. Cominciò a ripassarsi mentalmente una delle canzoni che
avrebbero provato.
Nel banco accanto, anche Giuditta pensava ai
The Bees, sicuramente più interessanti della lezione
di grammatica della prof Brown Berger,
e si compiaceva dei complimenti che le aveva fatto
Simone, il suo vicino di casa, quando aveva sentito la registrazione di My last breath, una delle loro prime canzoni. L’amica durante
l’estate aveva scritto altri testi con abbozzi di note qua e là, e Giuditta
aveva imparato a fidarsi di lei: se Elena scrive qualche melodia, diceva
sempre, state sicuri che sarà un capolavoro.
Si accorse che Elena stava canticchiando
sottovoce, probabilmente senza rendersene conto, e sorrise tra sé.
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Nel frattempo, nel liceo scientifico Vittorio
Veneto, anche Carolina rinunciava a seguire la lezione di latino, crogiolandosi
invece nei ricordi del suo ultimo appuntamento con Alessandro… lui l’aveva
baciata e le aveva detto “mi piaci un sacco…”. Cosa voleva dire? Un sacco quanto? La amava? E lei lo amava? Sicuramente si. Ma
lui…
“Maggi! Si crede
davvero così intelligente da potersi permettere di sonnecchiare durante la mia
lezione? O le devo ricordare il suo disastroso
risultato nell’ultimo test? Se vuole riuscire a
superare quel terrificante 3-, dovrà mettersi d’impegno!” gridò acida la prof Bermani.
“oh sì… mi scusi prof…” rispose vaga Carolina.
“mi raccomando, Maggi,
un altro passo falso e la sua carriera scolastica è finita!” le disse
perentoria la prof.
Carolina non ebbe il tempo di rispondere,
poiché la campanella suonò proprio in quel momento.
Raccolse in fretta le sue cose, uscì dall’aula
e si avviò decisa verso l’aula di Alessandro, per fare
la strada insieme. Lo vide assorto in una conversazione con una ragazza molto
carina e molto truccata, che sorrideva e annuiva con fare sensuale. Appena la
vide, lui lasciò la ragazza e si diresse veloce verso Carolina.
“ehi, come ti è andata oggi?” le chiese dandole
un rapido bacio, che si guadagnò comunque
un’occhiataccia del prof.
“noioso, come al
solito. E tu?” rispose lei con un’alzata di spalle.
Lui si rabbuiò un po’.
“be’, in realtà non proprio benissimo. Il test di mate è andato malaccio” le confessò.
“io invece ho problemi con latino, non è che mi daresti una mano?”
“certo! Però mercoledì
non posso, abbiamo le prove. Se vuoi puoi venire”
propose.
“d’accordo, cosa pensate di fare?” Carolina era
una grande fan dei The Bees,
nonostante Elena non le stesse molto simpatica.
“qualcosa di nuovo, forse. Elena ha scritto un
sacco di nuove canzoni, quella ragazza è un genio, dico
davvero” commentò lui, ammirato.
“si, bè, è piuttosto
brava ma senza di voi non farebbe niente!”cercò di dire lei.
“non so, sai, credo che riuscirebbe comunque a sfondare in qualche modo” disse lui pensieroso.
Carolina sbuffò. Alessandro avrebbe dovuto fare
complimenti a lei, non a Elena.
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“Luca! Luca, aspetta!”
Luca si girò a quel richiamo, sperando che
fosse… no, era Elena, che gli stava correndo dietro dal fondo del corridoio.
Ma c’era anche lei.
Giuditta cercava di stare dietro all’amica,
facendosi strada tra gli studenti, i capelli castani svolazzanti e disordinati.
Venne
raggiunto dalle due ragazze.
“tuo
fratello ti ha detto delle prove di mercoledì?”chiese Elena senza neanche
salutarlo.
“si, mi ha detto che hai
scritto parecchio quest’estate. Allora potete venire
alle 4, tanto i miei non ci sono, così ci fai sentire” le disse lui , guardando di sottecchi Giuditta, che cercava di darsi una
sistemata.
“d’accordo, a domani!” lo salutò Elena.
Giuditta lo salutò con un “ciao…” un po’
incerto, ma lui se n’ era già andato.
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Alla fermata del 16, Elena cominciò a parlare.
Di musica, ovviamente.
Si lanciò in una lunga e dettagliata
disquisizione sull’ album dei No Doubt
che sarebbe uscito qualche settimana dopo, e sulla fantastica borsa L.A.M.B. di Gwen Stefani che il padre aveva intenzione di regalarle per il
compleanno.
Ma Giuditta non la
ascoltava.
Che
strano.
Ormai si conoscevano da un bel po’, e si erano
scambiati massimo tre parole in tutto.
Giuditta non sapeva nemmeno spiegarsi perché,
ma Luca le faceva un effetto strano.
Sembrava sempre arrabbiato, anche se non lo era
affatto, e questo lo faceva sembrare un musone.
Aveva sempre il broncio, apparentemente senza
motivo.
Peccato, perché, almeno secondo Giuditta, non
era affatto brutto.
Anzi.
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Carolina superò il cancelletto
in giardino, salì quei pochi scalini e aprì la porta di casa.
“sono io, ma’!”
Silenzio.
“mamma, sono tornata!” ripetè.
Niente.
“Massimo!” provò.
La ragazza si stupì.
La madre ed il fratellino sarebbero dovuti
essere a casa, a quell’ora.
Posò accanto al divano l’Eastpack
azzurro, e si diresse verso il telefono.
Compose il numero di cellulare della madre.
Biiiip.
Biiiip.
Biiiip.
“pronto?” rispose una voce non familiare.
“mi scusi, forse devo
aver sbagliato numero. Cercavo Gianna Tordelli,
lei non sa chi…”
“oh no, non ha sbagliato numero. Ho risposto io
perché lei si è assentata un attimo. Vuole che la faccia richiamare?” disse la voce.
In sottofondo si sentirono numerose risate e
alcune voci confuse.
“ehm, si grazie. Le
dica che ha chiamato Carolina” gli rispose incerta.
“ma allora tu devi
essere la figlia di Gianna! Scusami, se avessi saputo…
io sono Giancarlo, un amico di tua madre! Ti avrà sicuramente
parlato di me, no?” disse l’uomo.
Aveva una voce che ricordava molto Paperino, si
disse Carolina.
Un Paperino siciliano.
Sorpresa per essere stata riconosciuta,
rispose: “no, mi scusi… non credo di aver mai sentito
parlare di lei…”
“ma davvero?! Strano,
proprio strano…”
^ma chi è sto tizio?^ si chiese
la ragazza.
E perché diavolo sua
madre stava con quell’uomo, invece che a casa con
Carolina e Massimo? A proposito… dov’era Massimo? A quanto pareva Gianna non se lo era portato dietro. E
allora dov’era finito?
Si rese conto che Paperino aspettava un suo
commento.
“ah… già…” disse vaga.
“oh, ecco tua madre che arriva! Te la passo
subito. E salutami tutti, mi raccomando!”
^ma tutti chi? Cosa vuole
questo pazzo?^
“pronto tesoro?” disse la voce della madre.
“mamma! Ma dove
diavolo sei? Credevo di trovarti a casa! E Massimo dov’è?”
disse Carolina d’un fiato.
“oh, tesoro, avrei dovuto avvertirti, lo so, ma
tu eri a scuola, così…”
“potevi lasciarmi un messaggio in segreteria. O un post-it attaccato al frigo. Ma si può sapere dove sei?” le disse arrabbiata la ragazza.
“dai, tesoro, non ti scaldare. Sono solo uscita
per pranzo con un vecchio amico. E Massimo è dalla
signora Ida, starà benissimo. Anzi, già che ci sei, potresti passare a
prenderlo, avrà finito di mangiare. E sulla strada c’è
quel supermercato, dovresti prendermi…” tentò di placarla la madre.
“frena, frena, frena… ma quanto tempo credi che abbia? Oggi devo uscire con Alessandro. E fare tutti i compiti. Non puoi mica saltar su così e dirmi
che devo fare questo e quell’altro,
anche io ho…” disse l’altra.
“senti un po’, signorinella,
tu farai esattamente quello che ti ho detto. E
scordati il tuo Alessandro. Se non sbaglio l’ultima
volta che siete usciti insieme hai avuto 3 di latino, quindi oggi vai a
prendere Massimo e studi” disse la madra severa.
Carolina era allibita. Sua madre non si era mai
permessa di darle ordini così perentori.
“ma mamma… oggi ci
saremmo visti per studiare, lui mi può dare una mano…”
“già, immagino che studio avreste
fatto. Se non mi sbaglio, anche lui ha pessimi
voti. Ora devo andare. Ti ho lasciato la pasta fuori, devi
solo scaldarla. E ricordati di prendere il peperoncino
al super. Ciao. Dai un bacio a Massimo da parte mia” e chiuse
la comunicazione.
^ma come si permette? Io esco con Ale quando mi pare^ pensò.
Ma in realtà sapeva
benissimo che quel giorno era meglio non disobbedire alla madre.
Non dopo una sfuriata così.
E poi che faceva sua
madre a pranzo fuori? Con un amico…
Ma Gianna non aveva
amici.
Al massimo scambiava due chiacchiere con le
madri degli amici dei figli.
O con le mogli dei
colleghi di papà.
Ma nessuno che potesse
essere definito amico.
Gianna si occupava del marito
e dei suoi tre figli a tempo pieno, non aveva certo tempo per amici o
simili.
E adesso veniva fuori
questa storia del vecchio amico, uno squilibrato con la voce da Paperino che
faceva l’amicone con Carolina.
^chissà se papà ne sa qualcosa…^ si chiese.
Andò in cucina. Sul tavolo c’era un piatto di
pastasciutta al pomodoro.
Il sugo era rinsecchito e la pasta stava
diventando della morbidezza di un pezzo di cemento.
Senza stare a pensarci troppo, Carolina prese
il piatto e lo rovesciò nella pattumiera.
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fine
primo capitolo… piaciuta? A me abbastanza, e col tempo le cose si faranno più
complicate e interessanti… cosa ne pensate dei
personaggi? Originali? A me sembra di sì. Elena mi piace un sacco, anche se non
è venuta proprio come la vedevo… magari nel prossimo capitolo la approfondisco
un attimo… neanche Carolina mi è venuta troppo bene,
la volevo un po’ più buona e gentile. Per il resto, direi che corrisponde alla
mia immaginazione.
Tra l’altro… non essendo io particolarmente
brava a comporre testi per musica, pensavo di mettere come canzoni
dei The Bees quelle degli Evanescence,
che adoro, e magari anche qualche altra canzoncina rock che mi piace…
Perciò
dovreste far finta che siano originali…
Devo anche ringraziare chi ha recensito “Don’t speak”, perché mi ha fatto molto piacere.
Bene.
Ho detto tutto.
Un bacione a tutti,
Bellatrix
PS: ops! non ho detto tutto. Dovevo anche dire che non so quando invierò il prossimo capitolo, perché ultimamente
sono molto impegnata (Bugiarda! ndIlGrilloParlanteOvveroLaMiaCoscienza),
e forse avrò poco tempo. spero comunque di finirlo
presto. O comunque di cominciarlo presto.
PPS: recensite, grazie.