Fanfic su artisti musicali > Adam Levine
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Autore: paoletta76    30/09/2013    0 recensioni
Una ragazza, un sogno nel cassetto. Qualcuno che come un'onda ritorna dal passato. Jen sale sul palco ed intona la canzone che la lega come un filo a quell'amore impossibile, senza sapere che l'uomo oltre la poltrona prova per lei qualcosa di mai detto. Che per lei non vuole essere soltanto un collega, un coach, una star. Due persone, due vite, due linee che s'intrecciano fra loro seguendo le note. Riusciranno a trovare l'accordo perfetto?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Voice Is Everything'
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Some say love, it is a river
That drowns the tender reed
Some say love, it is a laser
That leaves your soul to bleed
Some say love, it is a hunger
An endless aching need
I say love, it is a flower
And you, it's only seed
 
Quella voce. Quella voce. Non era servito altro, per fermare il tempo e convincerlo a premere il pulsante.
 
It's a heart, afraid of breaking 
That never learns to dance
It's a dream, afraid of waking
That never takes the chance
It's the one who won't be taken
Who cannot seem to give
And the soul, afraid of dying
That never learns to live
 
La poltrona aveva ruotato su sé stessa, uccidendo all'istante quel solito mezz'ironico sorriso. Chissà se la ragazza sul palco se n'era accorta.
 
When the night has been too lonely
And the road has been too long
And you think that love is only
for the lucky and the strong
Just remember in the winter
Far beneath the bitter snow
Lies the seed that with the sun's love
In the spring becomes the rose.
 
Sì, se n'era accorta. Forse l'aveva scelta apposta, quella canzone. Proprio quella canzone.
 
Il palco. Vuoto. Londra e i suoi rumori in un ovattato sottofondo. Il tocco delle dita del fonico sul microfono, il leggero fischio delle casse. La voce della corista al soundcheck.
 
Usavano sempre lei, la nuova arrivata. Probabilmente una sorta di rito, di implicita ed assurda punizione, che la condannava a raggiungere il bordo palco in anticipo mentre tutti gli altri ancora si godevano la pausa pranzo.
 
A lei non sembrava dispiacere affatto.
 
Jennifer. Coulson. Veniva da New York e quell'esperienza di lavoro temporaneo sembrava aver realizzato il sogno più grande della sua vita. Così l'aveva sentita dire, mentre gli altri l'ascoltavano distratti fra un boccone e l'altro.
 
Se l'era domandato almeno un centinaio di volte, il perché.
 
Perché di lei ricordava il nome.
 
Il nome, il cognome e pure il profumo, mentre degli altri dello staff ricordava a stento le facce.
 
Perché lo ricordava ancora, dopo due anni e quell'addio mai detto.
 
Perché chiudeva gli occhi e, invece di una a caso delle donne con cui aveva condiviso il letto, vedeva lei.
L'unica donna che non aveva mai sfiorato neanche con il pensiero.
 
L'unica che aveva trovato, inside that tremendous mess, la chiave per aprire il suo cuore.
 
Non gliel'aveva mai detto. Probabilmente, anche il coraggio se n'andava perso da qualche parte, ogni volta che quegli occhi incrociavano i suoi.
O forse era perché, con quella biondina delicata e quasi anonima, lui stava bene così.
 
Chiudeva gli occhi, e non c'era più il palco di The Voice. Non c'erano le urla eccitate del pubblico, non i commenti dei colleghi coach. E neppure le luci colorate dello studio TV. Solo il palco, il silenzio e il soundcheck.
Il tocco del dito del fonico, i passi leggeri della ragazza. Le sue dita attorno al microfono e la sua voce che sbocciava. Un fiore, un cristallo. Una sensazione stranissima.
Jen cantava, circondata dal silenzio, e gli sembrava di non essere mai stato tanto bene.
 
C'era capitato per caso, in uno di quei momenti privati. La band ancora in albergo, il post-pranzo che di solito lui terminava per ultimo.
Una contraddizione, l'essere già lì. Non poteva arrivare per prima, la star.
 
Probabilmente esisteva davvero, il libro del destino. E in quella pagina del suo, scritto piccolo piccolo in un angolino, era riportato oggi Adam arriverà presto al soundcheck ed incontrerà la donna della sua vita.
 
Si lasciò andare a sorridere, mentre Usher, lanciata un'occhiata al suo indirizzo e trovato il suo sguardo completamente perso all'orizzonte, chiedeva alla ragazza quale fosse il suo nome.
 
Non aveva neanche fatto caso agli altri, alle poltrone voltate verso lo stage.
La volevano tutti in squadra, e come no. Con quella dolcezza.. e quell'energia..
 
Cazzo.
 
Un sospiro.
 
What's your name, darling?
 
Jennifer Coulson.
Rispose la sua testa, in sincrono con la voce della biondina.
 
Where are U from?
La voce di Shakira si sovrapponeva, interessata e gentile, sopra le sue manine intrecciate.
 
Queens, New York.
 
Le grida del pubblico non gli facevano capire più niente. A dire il vero, la sua testa era completamente disconnessa, grida o meno.
Gli altri chiedevano, elogiavano, promettevano faville con quella voce dolce e decisa. Promettevano la vittoria, se li avesse scelti come coach.
 
Seen my man a little hypnotized! U must have something magic inside, and he's seen it first. But with me..
Usher rideva, osservandolo di sottecchi.
 
Sollevò un sopracciglio.
 
What? Don't tell anything? She's a-ma-zing!
La voce di Blake si rivolgeva a lui, quasi prendendolo in giro.
Or you're already under her spell?
 
- You've said it, man.- lo puntò con l'indice, ritrovando il proprio sorriso di serie - you've said. She's amazing, wonderful, sparkling. Completely under her spell. No words left. I love you. I mean it.
 
Occhi fissi sulla ragazza, quelli di lei nei suoi. Poi lei abbassò appena il viso, mormorando thank you, come aveva già fatto per gli elogi degli altri coach.
- So.. now choice is yours.- Usher gli scippò le parole, e lui per un istante temette di sentirle pronunciare nomi che non fossero il suo.
 
- Eh.. ehm..
La mano fra i capelli, a lisciarli indietro fino alla punta della coda. Uno sguardo alla punta dei piedi.
 
Quante volte gliel'aveva visto fare.
 
Voltando la prima pagina, sul libro del destino avrebbe trovato la scritta from now on, Adam will arrive soon and sooner @soundcheck. Till death do us part.
 
Cretino. Ora dice Usher e non la vedi più. Esattamente come quando è scomparsa, alla fine del tour, due anni fa. Pensare alle sue smorfie, quando duettavate al soundcheck e ti sentivi leggero come una piuma. Quando giocavi a dirle che Jennifer Levine come accostamento suonava bene.. non ha mai capito nulla..
 
Non ha mai capito nulla..
 
Non le hai mai detto che ti sei innamorato di lei..
 
Un peso a stringergli la gola. Abbassò il viso, spostando appena lo sguardo di lato.
Lei avrebbe scelto un altro ed a quel punto avrebbe potuto tranquillamente alzarsi ed andarsene.
 
Adam?
 
Un colpetto al braccio.
 
Adam? You ok?
La voce di Shakira, quel viso ad indagare nella sua direzione.
You ok?
 
No way avrebbe voluto rispondere. Sollevò il viso, incontrò l'espressione di attesa della ragazza. Il pubblico aveva smesso di gridare.
- I'm.. I'm fine. Just..- si passò velocemente la mano sugli occhi.
- She chose you.
- What..? - mormorò appena, quasi senza sentire la propria voce.
- She chose you.- Usher sorrideva, divertito - can't explain why, but said..- e tese la mano verso la ragazza, che era rimasta sospesa al bordo dello stage.
- I pick Adam.- replicò quella voce.
 
Un soffio. Decisa.
 
I pick you, Adam, to be my husband. To love you, respect you, understand you as I've done from the first day we met. Promise to be your soulmate, as you're for me, even if you never told that..
Basta, piantala. Ti sai decisamente facendo troppe seghe mentali. Se ti avesse voluto, non ci avrebbe provato già due anni fa?
 
La ragazza continuava a fissarlo e non osava muovere un passo. L'assistente di studio sbracciava, la cosa si stava davvero facendo assurda.
Ed erano passati sì e no una manciata di secondi dalla sua decisione.
 
Shakira scivolò via dal proprio posto, con l'idea di salvare la situazione, ma lui fu più veloce. E senza sapere quasi come aveva fatto, era ad abbracciare la nuova allieva della sua squadra per The Voice.
 
You're amazing, you're amazing..
Continuava a ripetere, come in loop, senza tono. La ragazza ricambiava l'abbraccio col calore di un'estranea, e lo congedò con un sorriso tutto di cortesia che lo punse come un'ape al centro del petto.
 
Non era mai stato così male.
 
  
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