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Autore: Shari Deschain    30/09/2013    3 recensioni
[Serial Killer!AU]
Il motivo per cui non la uccidono subito è che Gou non ha paura.
Non sta semplicemente pretendendo di non averne, in quel caso lo noterebbero subito. La ragazza ha attraversato il cortile e poi l'ingresso della vecchia scuola abbandonata con un passo fermo, deciso, quasi di sfida. E anche adesso, scendendo in quella piscina vuota e mezza distrutta che Nagisa ha eletto a loro “ufficio”, non un singolo tremore scuote le sue spalle dritte.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki, Rin Matsuoka
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Warnings: AU, violenza, sangue, badwrongness generale.
Word Count: 1815 (fdp)
N/A: Scritta per la #FreeWhiteNight @ free_perlatrama, prompt “Serial Killer AU ispirata a queste immagini” & per 500themes_ita prompt #386. Preso alle spalle.







Cosmic love








Il motivo per cui non la uccidono subito è che Gou non ha paura.

Non sta semplicemente pretendendo di non averne, in quel caso lo noterebbero subito. La ragazza ha attraversato il cortile e poi l'ingresso della vecchia scuola abbandonata con un passo fermo, deciso, quasi di sfida. E anche adesso, scendendo in quella piscina vuota e mezza distrutta che Nagisa ha eletto a loro “ufficio”, non un singolo tremore scuote le sue spalle dritte.

Quando Gou lo capisce, quasi le viene da sorridere. Solo una settimana prima non sarebbe stata in grado di una tale prova di coraggio. Se ci fosse di mezzo chiunque altro, non sarebbe mai arrivata a tanto. Né avrebbe mai pensato alla disperazione come antidoto alla paura. Avrebbe preferito non scoprirlo.

Li guarda uno alla volta, cercando la scintilla di un ricordo, l'ombra di una qualche familiarità, ma non trova nulla se non quattro sguardi spenti. Deve stare attenta, ora. Stare in piedi sul fondo di quella grande vasca è come essere in trappola. Non riuscirebbe mai a scappare.

«Makoto», è il primo nome che le esce dalle labbra. È alto, ha spalle grandi e larghe e mani grosse come badili. Gou ha sentito dire che, sebbene usi più spesso mazze da baseball o tubi d'acciaio per non lasciare impronte, è più che capace di uccidere un uomo solo con quelle mani. Eppure ha un volto gentile e le maniere di un gentiluomo. Lui le sorride.

«Haruka», dice poi, spostando il suo sguardo verso il ragazzo al fianco di Makoto. Tanto tempo fa, lei aveva una cotta per quel ragazzo. Così serio e pacato, con lo sguardo sempre perso e lontano, verso quelli che lei credeva essere mondi fantastici, e che invece si erano rivelati essere abissi di follia. Gou sa che Haruka uccide solo in acqua. Nessuno ha mai pensato di chiedergli il perché, e come riesca a farlo è un segreto che rimane tra lui e gli innumerevoli cadaveri blu e gonfi che di tanto in tanto si arenano sulla spiaggia. Lui non si volta nemmeno a guardarla.

«Rei», esita un istante prima di fare quel nome, ma i suoi occhi si posano sicuri sull'ombra accucciata ai piedi della poltrona dove è seduto il capobanda. Rei è l'unico che non conosce, e della cosa non è dispiaciuta affatto. I giornali scandalistici lo amano perché ogni suo omicidio è un'opera d'arte, per quanto di artistico possa esserci nel togliere la vita ad una persona. Gou ha visto le foto: ali di farfalla dipinte col sangue e versi di poesia incisi sulla pelle. Di bellezza, personalmente, non ne ha vista. Lui si sistema gli occhiali e china appena il capo, in quello che potrebbe essere un segno di saluto.

«Nagisa», mormora infine, e lui è l'unico a guardarla dritta negli occhi. C'è stato un tempo in cui le capitava di incontrarlo al parco, vestito da bambina e circondato dalle sue sorelle che si divertivano ad usarlo come bambola. Forse è ancora alle bambole che pensa adesso, quando ricuce i corpi squartati delle sue vittime per farle somigliare ad enormi marionette che di umano non hanno che il ricordo. Di sicuro c'è che è cambiato parecchio da allora. Adesso è lui il capo, e come abbia fatto a guadagnarsi il rango è un segreto di cui Gou non vuole essere messa a parte.

«Sono Gou Matsuoka», si presenta. «Sono─»

«Gou-chan», esclama Nagisa, alzandosi in piedi. «Ci ricordiamo di te.»

«Non io», interviene Rei.

«È la sorella di un... vecchio amico», spiega Makoto.

Solo in quel momento Haruka si degna di voltarsi verso di lei.

Gou indugia ancora un momento. L'esitazione nel tono di Makoto non le è piaciuta affatto, e non le piace nemmeno lo sguardo di Haruka. E il sorriso di Nagisa le dà i brividi.

«È proprio a causa di Rin che sono qui», si decide finalmente a dire. Ormai è arrivata fin lì, fare marcia indietro sarebbe stupido. Anche se l'hanno riconosciuta non vuol dire che siano disposti a lasciarla andare se non offre loro qualcosa in cambio.

«Rin?», domanda Haruka. La sua voce è roca e le parole vengono fuori in modo rugginoso, come se il suo proprietario non fosse abituato a parlare molto.

Gou si morde appena un labbro.

«È tornato», rivela alla fine.

Per qualche istante la notizia rimane sospesa nel silenzio riempito soltanto dal frinire delle cicale. L'ultimo giorno di primavera sta finendo con un tramonto che colora il mondo di rosso e fa scomparire nell'ombra gli angoli della piscina. Inizia a fare freddo.

Gli occhi di Haruka sono appena un po' più spalancati, e Makoto ha lo sguardo fisso su di lui. Rei, dal canto suo, non sembra per nulla impressionato, ma Nagisa sorride quasi con gentilezza.

«E perché sei venuta a dircelo?», domanda.

«Perché vuole unirsi alla Samezuka. Io invece voglio che torni con voi», risponde Gou. In realtà quello che vorrebbe è che suo fratello si tirasse fuori del tutto da quel mondo, ma non è una stupida né un'illusa, e visto che Rin continuerà comunque a lavorare come sicario, tanto vale che lo faccia con il team vincente. È verso Haruka che si volta adesso.

«Pensa che loro siano più professionali e che abbiano i lavori migliori», continua. E forse è davvero così, ma è anche vero che lì dentro i ragazzi muoiono a manciate. A Rin non importa perché si considera immortale oltre che meglio di chiunque altro, ma grazie all'amicizia con Ama-chan, il capo della polizia, Gou sa che la strategia della Samezuka è molto semplicemente quella di puntare sul numero. Hanno decine e decine di ragazzi che lavorano per loro, un paio di morti per missione non sono nulla. Per lei, invece, potrebbero essere tutto. «Fategli capire che non è vero.»

«E come dovremmo “farglielo capire”?», domanda Nagisa, piegando appena la testa di lato. L'idea gli piace, è palese, ma Gou continua a parlare direttamente ad Haruka.

«In qualsiasi modo. Non m'importa», risponde. Sa che sta mettendo in gioco la vita di suo fratello per una supposizione, per un affetto che crede che esista ma di cui non ha nessuna prova, ma è comunque meglio che guardarlo andare al macello con un sorriso strafottente sulle labbra. «Ve lo chiedo in favore della vostra vecchia amicizia.»

Il silenzio torna a fare da padrone. Anche le cicale si sono azzittite. Ormai è buio, e le prime stelle iniziano ad affacciarsi sopra di loro.

«Me ne occuperò io», si offre infine Haruka.

«Ce ne occuperemo tutti insieme», lo corregge Nagisa, ancora sorridendo. «In nome della nostra vecchia amicizia, ovviamente.»

«Vorrei sottolineare che io continuo a non conoscere nessuno dei due», si lamenta Rei.

«Ti spiegheremo strada facendo», interviene Makoto.

«Volete farlo stasera?», chiede Gou, spalancando appena gli occhi.

«Perché aspettare?», commenta Nagisa.

«Sarà meglio che tu vada a casa, Gou», le consiglia Makoto. «E di corsa, anche. Si è fatto davvero tardi.»

Gou non se lo fa ripetere. Corre via come se avesse l'inferno alle calcagna, ed intanto piange e prega di aver preso la decisione giusta.


*


Il vicolo è buio, e isolato, e maleodorante. Il tipo di luogo in cui Rin ha sempre pensato che sarebbe morto, insomma.

Preso alle spalle, si difende bene dai pugni di Makoto e schiva con facilità uno dei coltelli di Nagisa, ma la frusta di Rei arriva inaspettata a cingergli il collo in una stretta mortale, e il ragazzo è costretto ad arretrare e portarsi le mani alla gola, tentando di liberarsi prima di soffocare.

Haru attacca in quel momento, affondandogli il ginocchio nello stomaco. Tutto diventa nero e Rin finisce a terra, tra il fango e la polvere, sputando sangue e annaspando nel tentativo di succhiare un rivolo d'aria.

Makoto si china su un ginocchio, lo afferra per i capelli e gli solleva la testa abbastanza da allentare la presa della striscia di cuoio.

«Non sarebbe molto educato perdere i sensi così presto, Rin», lo informa con gentilezza, prima di lasciarlo andare.

Rin tossisce e si alza su un gomito, imprecando tra i denti. Con una mano si massaggia la gola e con l'altra tenta di liberarsi del sangue che gli cola a fiotti dal naso rotto, impedendogli di respirare. Anche la sua bocca è piena di sangue, ma quello appartiene ad Haru. Lo ingoia con soddisfazione. I segni di quel morso gli dureranno parecchio.

Con la coda dell'occhio nota Nagisa avvicinarsi, e solleva lo sguardo appena in tempo per vederlo passare le braccia intorno al collo di Makoto, ancora accucciato accanto a lui, e posare il mento sulla sua spalla.

«È stato scortese da parte tua non venire a salutarci, Rin-chan», lo rimprovera il ragazzo, assottigliando appena gli occhi. «Ma come vedi abbiamo deciso di venire noi da te, quindi va bene lo stesso, no?»

Rin ride, sputando saliva rossastra.

«Siete stati molto gentili», ribatte, massaggiandosi le costole. Ora riesce a respirare un po' meglio, in compenso ogni parte del suo corpo si è messa a pulsare dolorosamente.

«Allora, lo uccidiamo o no?», domanda Rei, avvicinandosi a sua volta. «Mi piacciono i suoi capelli. Farebbero un bel contrasto col sangue, soprattutto con il buio.»

Rin vorrebbe chiedere chi diamine è quell'idiota e come si permette di parlare dei suoi capelli o di suggerire la sua morte, ma in quel momento la mano di Haru si posa con leggerezza sulla sua spalla. Ora è accoccolato dietro di lui e Rin può sentire le sue ginocchia pungolargli la schiena.

«Solo io posso uccidere Rin. È una promessa che ci siamo fatti», risponde semplicemente.

Rin la ricorda quella promessa. In questo mare di merda, aveva detto una vita fa, se proprio devo morire, dovrai essere tu ad uccidermi. E dovrai farlo in un modo grandioso. Dovrai mostrarmi qualcosa che non ho mai visto prima.

«Mi mostrerai l'oceano, allora?», domanda Rin con una smorfia che vorrebbe essere divertita.

«Non ancora», risponde Haru. E poi si volta a guardare Nagisa, che si limita a stringersi nelle spalle, ancora aggrappato al collo di Makoto. Tanto basta a Rin per capire che probabilmente non morirà quella sera.

«Boicottarci in favore della Samezuka, però, è stato davvero poco carino da parte tua», continua Makoto. «In qualche modo dovrai pagare.»

«Tsk. Hanno armi vere», lo rimbecca Rin. «Non i giocattoli con cui andate avanti voi.»

«Sarà per questo che sono così poco divertenti», commenta Nagisa.

«Insomma!», si intromette Rei. «Qualcuno vuole dirmi una buona volta che cosa sta succedendo? Non ci sto capendo più niente, e abbiamo ancora un altro lavoro da portare a termine!»

«Ti spiegheremo strada facendo», ribatte Makoto, tirandosi in piedi e trascinando con sé anche Nagisa.

«Questo l'hai già detto due ore fa, Makoto-senpai!», protesta Rei, ma lo segue comunque quando l'altro si dirige verso l'uscita del vicolo. «Voi rimanete qui?», non riesce a trattenersi dal domandare ancora, voltandosi verso gli altri.

«No, solo Haru-chan rimane qui. Io vengo a darvi una mano», risponde Nagisa. Poi si accuccia al fianco di Rin, chinandosi per avvicinare il volto al suo, e Haru si tira istintivamente indietro, in modo da non essergli di intralcio.

«A meno che Haru-chan non decida di ucciderti stanotte... bentornato nel team, Rin-chan», gli mormora Nagisa in un orecchio, prima di allontanarsi. E a Rin viene quasi voglia di ridere.




   
 
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