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Autore: BrokenApeiron    30/09/2013    2 recensioni
[Nine Inch Nails]
Trent Reznor e la sua ennesima dichiarazione scortese. Marilyn Manson si offende e decide di punire l'ex-amico condannandolo ad assumere le fattezze delle sue perversioni e dei suoi vizi. Dei tentacoli al posto delle braccia saranno il primo cambiamento. Dovrebbe essere una maledizione, ma purtroppo per Manson, Trent reagirà in maniera del tutto inaspettata.
Personaggi: Trent Reznor, Alessandro Cortini, Alan Moulder, Atticus Ross, Robin Finck, Mariqueen Maandig, Mark Romanek, Twiggy Ramirez, Marilyn Manson.
[Presenza molto, molto accennata delle coppie Trent/Mariqueen e Trent/Cortini e Marilyn/Twiggy]
Genere: Dark, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Alan era disperato. Aveva urlato più volte a Robin di spostarsi, perché Trent, furente, si era ripreso dall'ustionata e si stava trascinando verso di lui con una rabbia palpabile. Ma il nuovo eroe era rimasto sbalordito ad osservarli, apparentemente sordo ai suoi avvertimenti. Qualsiasi cosa fosse passata per la testa di Robin, fu sicuramente spazzata via da un unico colpo dato da tre tentacoli avvinghiati che avrebbe abbattuto anche un'automobile.
La testa di un essere umano si sarebbe sfracellata. Per fortuna il lavoro di Romanek non era solo estetico, e gli aveva effettivamente salvato la vita. Anche se non sembrava più in grado di combattere.
Si girò verso gli altri tre, il respiro veloce.
"Okay. Se non facciamo qualcosa, Trent ucciderà Robin e obbligherà Marilyn a trasformarlo. Avete idee?"
Chiese alzando faticosamente le sopracciglia, detergendosi la fronte dal sudore. Gli colava continuamente da quando quella brutta situazione era peggiorata più di quanto già non fosse. Deglutì, osservando gli altri tre. Mariqueen si staccò leggermente dal corpo di Atticus, parlando a bassa voce.
"E se chiamassimo qualcuno? Qualcuno che possa fermare Trent?"
Alan le vedeva le pupille dilatate dalla preoccupazione, nei suoi grandi occhi neri. Si passò una mano tra i capelli, tirandoseli lievemente, per poi girarsi verso il palco. Trent aveva raggiunto Robin, e lo stava avvolgendo tra le proprie spire nere e bagnate.
Cosa poteva fare lui per salvarlo? Per salvare entrambi?
Si morse il labbro inferiore, prima di correre verso di loro. Mariqueen gridò, mentre sentiva l'adrenalina scorrergli nel corpo, rendendolo sordo ai richiami degli amici. Si aggrappò al palco con le dita, cercando faticosamente di arrampicarsi. Ma non era più giovane, e lo sforzo era qualcosa che il suo corpo non reggeva più.
Nonostante i suoni ovattati, la risata sadica di Trent risuonava gli risuonò nelle orecchie. Spalancò gli occhi, mentre davanti a lui un Robin senza conoscenza veniva sollevato da tentacoli neri, innalzandolo all'altare di un Dio maligno.
Un Cristo in croce, sacrificato perché il Male potesse riempire il corpo del suo sacerdote.
E, lentamente, il rumore di ossa spezzate riempì l'aria.
Alan urlò. Chiamò quello che una volta era un uomo dai gusti strani e dal pessimo carattere, ma dall'animo buono.
Chiamò quello che una volta era una persona che combatteva contro le proprie limitazioni, per trovare il meglio sepolto in sé.
Chiamò quello che una volta era un artista che non si piegava a nessuno, neanche ai propri demoni.
Perché lo avevano già consumato abbastanza.

Robin stava lentamente rinvenendo. Una costola fratturata lo aveva fatto dolorosamente ritornare. Cosciente, non ne era certo.
Non sentiva nulla, e tutto intorno a lui era un nero brulicante. Ovunque si girasse, sentiva solo il rumore viscido dei tentacoli, e non riusciva a vedere nulla se non il buio. Aprì gli occhi e li richiuse più volte, per accertarsi che non avesse effettivamente le palpebre abbassate. Tutto era nero.
La sua voce era mozzata -aveva provato ad aprirla, per scoprire che da essa non usciva alcun suono. Le braccia non le sentiva più, non le percepiva nemmeno più. Immerso in quel buio, non trovava nemmeno se stesso.
Faceva fatica a ricordare cosa fosse successo, i ricordi gli scivolavano via, come la voglia di pensare. Era tutto così confuso, così calmo. Doveva solo chiudere gli occhi, ed immergersi nell'oscurità, per diventare parte di essa, e abbandonare la propria coscienza, per fondersi con quella del buio.
Era immerso in un non-spazio, in un non-tempo.
Prese un respiro. Non sapeva se aveva ancora il naso, o la gola. Il suo corpo era ovunque e da nessuna parte. Lì, ma al tempo stesso assente. L'energia lo travolse comunque percorrendolo perpendicolarmente, attraversando la sua essenza. Sentiva un dolore affievolito, ed era certo che se fosse stato dall'altra parte lo avrebbe sentito molto di più.
Stava morendo? Il suo boss aveva infine deciso di liberarsi di lui? La cosa lo lasciava stranamente indifferente. Oltre al buio, non c'era nulla di particolarmente silenzioso nel suo aldilà personale. Un mare nero, che lo avrebbe cullato permanentemente.
Si sollevò verso l'alto, deciso a lasciarsi andare, a galleggiare senza opporre resistenza. Anche sopra di lui, il nero lo sovrastava.
Sentì ancora una volta le ciglia unirsi in un battito, prima di riaprirle e osservare il buio luccicare. Una piccola stella, lontana e tremolante, che mandava bagliori sempre più decisi. La calma di Robin restò immutata, ma ora presentava una piccola vena di curiosità, che lo trascinò sempre più vicino alla luce divenuta sempre più grande.

Alan non riusciva a crederci. Il fiato mozzato per lo spettacolo, teneva gli occhi puntati verso l'alto, mentre il buio della sala veniva irradiato da mille lame di luce. Un leggero battito d'ali era l'unico suono che riempiva la stanza, mentre la figura angelica calava in mezzo a loro, le braccia allargate e i palmi rivolti verso l'alto.
Avvolto in uno strettissimo completo nero, un angelo del rock dalle lucenti ali di piume bianche era sceso in un cono di luce divina.
I capelli color del grano erano appena usciti dal parrucchiere, mentre il trucco sul viso era stato steso da una mano certamente più che umana. Le grandi ali, lunghe più di tre Atticus (la massima unità di lunghezza concepita da Trent) si distesero regali ai lati del corpo, mentre gli occhi di diverso colore scrutavano con maestosità i quattro mortali.
Lo sguardo dell'angelo si posò su Alan, che si sentì inadeguato e modesto al suo cospetto. Lasciò andare un sospiro affannato, e piegò le sopracciglia in un'espressione di dolore.
"Aiutalo."
L'angelo allargò le labbra sottili in un sorriso, prima di girarsi facendo quasi incespicare Alan per lo spostamento dell'aria dato dalle ali. Osservò Trent, che stava ancora stritolando Robin, spaccandogli le ossa una ad una. Quello non sembrava aver notato l'arrivo dell'angelo, completamente concentrato sulla propria preda come un animale.
La mano dell'angelo si alzò contro di lui, e il lungo indice magro si sollevò designandolo.
Alan non fu sicuro di quello che l'angelo disse prima di sparare un raggio luminoso che investì i due avviluppati, ma era quasi certo di aver sentito I'm Afraid of Americans tra le parole sussurrate dalla sua voce divina.
Poi il raggio si ampliò, investendo anche lui, e Alan non vide più nulla se non il bianco.


Riferimenti
Angelo. E' vestito da Jareth, Re dei Goblin nel film Labyrinth. E' palesemente David Bowie che arriva citando una sua canzone (I'm Afraid Of Americans, appunto, della quale i NIN hanno anche fatto una cover).
   
 
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