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Autore: Eylis    29/03/2008    3 recensioni
La sera, dopo una lunga chiacchierata, Anne si addormentò candidamente nel proprio letto, vicino a quello di Helen. L’amica invece rimase sveglia per qualche tempo, osservandola… da quando erano partite provava una strana sensazione nel vedere l’amica, ma non capiva cosa potesse essere, quel calore al cuore che le dava tanta pace… con un sospiro a lei incomprensibile scivolò infine sotto le coperte, e si addormentò a sua volta. Ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora era stanca…
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Una storia che vuole mostrare l'amore tra due ragazze in modo semplice, dolce. La scoperta di sé stesse attraverso un'amicizia sempre più speciale, la nascita di un sentimento forte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anne ed Helen

Helen si perse in quegli occhi scuri, contornati da lunghe fini ciglia. Come poteva incantarla in quel modo? Non lo sapeva… ciò che comprendeva, finalmente, era che l’amava, come mai aveva amato qualcuno. Allungò esitante una mano, e con tutta la delicatezza di cui era capace le sfiorò leggermente il viso. Lei sobbalzò un poco, a quel contatto inatteso, e tornò alla realtà dimenticando i pensieri che la stavano attraversando.
“Cosa c’è, mia cara?” Helen scosse lievemente il capo, e le sorrise dolcemente.
“Nulla, nulla… stavo solo pensando… ricordi?” Lei annuì, felice. Come poteva dimenticare quel giorno, magico eppure reale?
Si erano conosciute per caso, ad una festa di compleanno di un’amica in comune. Helen aveva 21 anni, Anne 18, erano giovani… durante la cena, si erano trovate vicine di posto, e pur non essendosi mai viste avevano iniziato a chiacchierare. Avevano scoperto d’avere parecchi interessi in comune, ma anche passioni che non conoscevano. Lei era piuttosto spigliata, allegra e divertente, mentre Helen era più chiusa e riservata, forse per non volere apparire. Entrambe appassionate di lettura, passarono buona parte del tempo quindi a discutere sui vari libri letti, intervenendo solo a volte nelle varie discussioni che si intavolavano fra gli altri invitati e la festeggiata, Mara. Alla fine della festa, felici d’essersi conosciute, si scambiarono il numero di telefono promettendosi di rivedersi presto, per una qualche uscita a fare shopping, o per una semplice chiacchierata. Per vari giorni non si sentirono più, finché un giorno…
“Pronto?”
“Ciao, sono Helen…”
Anne rimase stupita nel sentire quella voce, ma ancor di più nel sentire il tono disperato di questa. Le chiese cosa stava succedendo, ed Helen scoppiò in singhiozzi senza riuscire a parlare oltre. Solo dopo molto tempo, Anne capì che il ragazzo di Helen se ne era andato per trasferirsi dall’altra parte del mondo, e tutto ciò che era stato capace di fare era stato salutarla dicendole che l’avrebbe dimenticato presto… La ragazza era indignata, non poteva concepire simili atteggiamenti, e senza farsi problemi lo disse ad Helen, che però cercava ogni scusante per lui. Finalmente Anne riuscì a convincerla ad uscire con lei per discuterne un po’ meglio, e concordarono per trovarsi quel pomeriggio al parco cittadino. Dopo qualche tempo Helen arrivò, ancora con gli occhi rossi e gonfi. Non sapeva neppure perché si fosse rivolta ad Anne, forse perché non conosceva molte persone, e le era difficile parlare liberamente di simili argomenti con qualcuno… ma Anne le ispirava fiducia, così si sfogò a lungo con lei. Le raccontò tutto quanto era successo, come i primi tempi tutto procedeva bene ma poi il loro rapporto era andato impercittibilmente degradandosi. Helen non voleva accettarlo, ma quando era stata mollata così… aveva dovuto arrendersi all’evidenza. Ma il dolore che provava ora era troppo grande perché potesse sopportarlo sola… Anne la ascoltò con pazienza, consolandola a parole e trattenendosi dall’esprimere coloriti commenti su quel ragazzo che di momento in momento le stava sempre più antipatico. Pensò alle sue esperienze, ne aveva trovati di tutti i tipi, uno tanto dolce che aveva adorato, un altro piuttosto rozzo, un altro ancora che la ignorava per la maggior parte del tempo… ma alla fine, c’era sempre qualcosa che non funzionava, in loro o in lei… non poteva accontentarsi, voleva di meglio per sé! In cosa poi quel meglio consisteva non lo sapeva, così si limitava a rimanere sola senza farsene un problema. Dopotutto così aveva più tempo per coltivare i propri interessi… Lentamente, le ombre iniziarono ad allungarsi su di loro, ed Helen sfinita si era appoggiata allo schienale della panchina sulla quale si erano sedute dopo aver camminato a lungo, gli occhi chiusi verso l’alto. Per qualche istante, Anne credette che si fosse addormentata…
“Helen? Io devo andare, è tardi…”
Helen si riscosse, e le sorrise leggermente. Parlare con lei le aveva fatto bene, il dolore era in parte diminuito, così annuì e si alzò in piedi.
“Ti ringrazio, sei stata molto gentile… scusami se ti ho fatto perdere tempo con questa stupida storia…”
“Ma figurati! Tanto non avevo nulla da fare… chiamami pure quando vuoi, ok? Così magari una volta facciamo qualcosa assieme e ti svaghi un po’!”
Helen acconsentì, e la salutò dirigendosi verso casa, fortunatamente non molto distante da lì. Si sentiva più leggera, e pensò che forse le avrebbe fatto bene davvero svagarsi un po’, uscendo con Anne o con qualcun altro, per dimenticare più in fretta… Così il giorno dopo la richiamò, e le offrì d’accompagnarla in un giro per negozi. Voleva sfogarsi un poco, darsi alle spese per divertirsi e non pensare ad altro. Era una cosa che non faceva quasi mai, così non conosceva molto le possibilità in quel senso della città, e chiese ad Anne se poteva aiutarla. La ragazza acconsentì subito, non aveva problemi di quel genere… Si trovarono un’ora dopo alla stazione della città, e passarono un pomeriggio folle, chiacchierando d’ogni cosa ma sorvolando sull’argomento ragazzi onde evitare brutti ricordi. Verso le quattro si fermarono un momento a bere qualcosa in un bar, per dissetare le gole riarse dal lungo parlare e correre di qua e di là, poi ripartirono nel loro giro finendo solo in tarda serata. Così decisero di concludere in bellezza con una pizza ed un cinema assieme, dopo aver ottenuto il permesso della madre di Anne. Helen viveva sola, da qualche mese, quindi non aveva problemi del genere, ma Anne doveva fare i conti con la famiglia… che però era piuttosto accondiscendente, e fino a che avrebbe continuato ad andare bene a scuola non le avrebbero fatto problemi per quel che riguardava il suo tempo libero.
Da quel giorno cominciarono a vedersi piuttosto di frequente, si trovavano bene assieme, e si divertivano, inoltre la compagnia di Anne era un grande aiuto per Helen, che lentamente dimenticò il suo ex-ragazzo comprendendo che non era fatto per lei… Passarono i mesi, venne l’estate, ed un giorno Helen propose ad Anne di passare da lei qualche giorno nella casa al mare della sua famiglia. Ormai Helen era di casa dalla famiglia di Anne, così i suoi genitori non tardarono troppo ad acconsentire, e la ragazza preparò in poco tempo le valige. Due giorni dopo, le due si trovarono di fronte all’infinità dell’oceano, che carezzava loro i piedi nudi lambendoli con la spuma portata dalle onde. Anne era terribilmente felice, non le capitava spesso un’occasione del genere! Saltò al collo dell’amica con una naturalezza che sorprese persino lei, e mille volte la ringraziò con un sorriso aperto e solare stampato sul viso. Helen era felice per quella sua allegrezza, anche se lo dimostrava in modo più pacato come di suo solito, e la invitò a visitare la casa a pochi passi. Era piccolina, ma comunque spaziosa, con due camere di due letti ciascuna, un piccolo salotto, una cucina ed un corridoio d’entrata, tutto su di un piano unico. Accomodarono le loro cose estraendole dalle valige, poi si diressero in cucina per mangiare qualcosa. Il lungo viaggio in macchina aveva consumato le loro energie! Helen aveva guidato per tutto il tempo, poiché Anne non aveva la patente, ed ora stanca si accasciò sulla sedia con un sospiro. E doveva ancora cucinare… ma Anne le disse di non preoccuparsi, a quello avrebbe pensato lei! Helen la guardò, incredula: da quando sapeva cucinare? Ma Anne la ignorò, si infilò il grembiule appeso al muro e si mise ai fornelli piena di buona volontà. Un’ora dopo era riuscita a bruciare ogni cosa… Helen rideva, come mai aveva riso, decisamente di gusto. Non credeva si potessere essere tanto pasticcione! Così si risolsero ad uscire nella cittadina per cercare una pizzeria e mangiare qualcosa…
La sera, dopo una lunga chiacchierata, Anne si addormentò candidamente nel proprio letto, vicino a quello di Helen. L’amica invece rimase sveglia per qualche tempo, osservandola… da quando erano partite provava una strana sensazione nel vedere l’amica, ma non capiva cosa potesse essere, quel calore al cuore che le dava tanta pace… con un sospiro a lei incomprensibile scivolò infine sotto le coperte, e si addormentò a sua volta. Ci avrebbe pensato il giorno dopo, ora era stanca…
I tre giorni scorsero veloci, tra bagni, risate e lunghe passeggiate la sera accompagnate da gradevoli chiacchierate. Venne però l’ora del ritorno, e con tristi sospiri dovettero rifare le valige… chiusero la casa con un comune moto di sconforto, al che si misero a ridere per la tragicomicità della situazione. Saltarono in macchina cantando per sconfiggere la tristezza, e con la radio alta si avviarono verso casa. Poche ore dopo, pioveva.
“Oh, no… non vedo nulla, piove troppo forte! L’acqua è torrenziale, i tergicristalli non servono a nulla… tempo che dovremo fermarci al primo albergo che troviamo.” Helen sbuffò, nel dire questo, ma Anne la guardò nascondendo un dolce sorriso e meravigliandosi allo stesso tempo di questo. L’idea non le dispiaceva, neanche un po’… avrebbero passato ancora del tempo assieme, solo a questo riusciva a pensare, pur non comprendendo se non inconsciamente il vero motivo di questa sua felicità. Così, appena trovarono un’uscita dall’autostrada, Helen la imboccò e trovò presto un hotel in una cittadina a poca distanza da un folto bosco. Sprovviste di ombrelli, dovettero correre fino all’entrata, arrivandoci comunque fradice malgrado solo pochi metri le separassero dai posteggi. Mentre Anne chiamava a casa per avvisare, Helen chiese una camera doppia alla reception. Vi arrivarono trascinando le proprie valige, le mollarono in un angolo e si accasciarono sui rispettivi letti, sfinite e fradice. Le ore di viaggio le avevano rese fiacche, e la pioggia aveva cancellato l’ultima traccia in loro di vitalità, almeno per il momento. Dopo qualche secondo però Helen si alzò, stava bagnando il letto, e non era proprio il caso! Così prese una maglietta e dei pantaloni asciutti e si recò nello spazioso bagno della camera per fare una doccia. Presto Anne udì l’acqua scorrere, accompagnata da una lieve melodia canticchiata dall’amica. Chiuse gli occhi, ripensando ai giorni trascorsi assieme, e si stupì nel ritrovarsi a vedere con gli occhi della mente l’amica addormentata a poca distanza da lei, con un’espressione così serena ed innocente… cosa le stava succedendo? Anne non riusciva a comprenderlo, alcuni pensieri le si fomulavano nella testa senza che lei potesse impedirlo, d’altra parte, perché avrebbe dovuto? Non c’era nulla di male, Helen era sua amica… ma non ebbe tempo di riflettere oltre, poiché Helen uscì dal bagno con un sorriso di benessere per l’essere nuovamente asciutta e profumata, accolta dai caldi vestiti confortevoli. Le lasciò il bagno, ed Anne si lavò a sua volta, grata per potersi togliere di dosso gli indumenti bagnati. Quando uscì, vide che Helen aveva già preparato il letto per la notte, poiché era piuttosto tardi, così fece altrettanto e si sdraiò, ascoltando della musica con il proprio discman portatile. Spensero la luce, intenzionate a dormire. Ma Helen continuava a girarsi e rigirarsi, senza sosta…
“Va tutto bene? Che ti succede?” le chiese Anne.
“Nulla, nulla, è solo…” d’improvviso, con un gran fruscio di coperte, Helen si alzò, spostò il comodino che divideva i due letti e spinse il proprio fino ad averlo contro quello di Anne, poi si risdraiò con un sospiro soddisfatto.
“Ecco, così va meglio… ero… troppo vicino alla finestra, entrava uno spiffero freddo! E poi così possiamo chiacchierare meglio, no?”
Anne osservò la sagoma dell’amica, vagamente percepibile nel buio della camera. La finestra era ben chiusa, e comunque non sarebbero stati quei quaranta centimetri a fare la differenza… neanche per le possibili chiacchierate… ma non replicò, dopotutto… era felice anche lei della nuova sistemazione! Spense il discman, e si rigirò su di un fianco rivolta verso Helen, che ormai le era distante solo quel tanto che bastava per non finire nella piega fra i due materassi. Cominciarono a chiacchierare, di ogni cosa, ricordando i giorni appena passati, le varie scene, divertenti, ridicole, belle. I momenti di confidenza, le letture solitarie per poi commentarne alcuni passi… Andarono avanti per molto tempo ancora, poi, mentre Anne si stava per assopire, Helen allungò una mano fino a sfiorarle leggermente le dita. Quel contatto inatteso la stupì, ma non si ritrasse, e poco dopo prese nella sua quella mano dalle dita lunghe ed affusolate. Si addormentarono con il sorriso sul volto, serene.
Il mattino, i raggi del sole che penetravano fra le imposte svegliarono Anne, che aprì pigramente gli occhi ritrovandosi a fissare quelli di Helen.
“Buongiorno!” quella parola sussurrata dall’amica la fece sorridere, e rispose a sua volta con un buongiorno impastato. Si alzò seduta sul letto, e si stirò a lungo per togliersi di dosso quell’intontimento dato dal sonno.
“Oggi che si fa?” chiese, allegramente.
“Beh, ormai la pioggia è finita, credo che dovremo tornare a casa… non credi? O tua mamma si arrabbierà con me e non ti lascerà più venire!” Il sorriso di Anne si spense. Era vero, dovevano tornare a casa… come aveva potuto scordarlo? Per un attimo, aveva dimenticato la propria vita, immersa in quell’avventura nella quale era stata costretta dalla pioggia. Pensò che entro poche ore sarebbe stata nella propria camera, e non avrebbe avuto scuse per trascorrere ancora un po’ di tempo con l’amica… Poi le venne un’idea.
“E se ci fermassimo ancora una notte? Le vacanze sono ancora lunghe, mia mamma non potrà dire niente se le dico che siamo in un bel posto e vorremmo visitarlo… ho ancora qualche risparmio, potrei pagare io la camera così non dovrebbe spendere di più…”
Helen le sorrise, perché no? Anche lei non aveva particolari problemi… ed era vero, quella cittadina poteva essere interessante… Qualcosa dentro di sé le diceva che non era questo il vero motivo per cui era tanto felice di quell’opportunità, ma non vi fece caso, non comprendendo cosa questo potesse significare. Così Anne chiamò nuovamente sua madre, la informò del loro pensiero e con qualche moina e preghiera riuscì a convincerla. Esultò nell’appendere il telefono, poi si catapultò giù dal letto e poi in bagno per andare a vestirsi mentre Helen faceva altrettanto nella camera. Appena furono pronte, scesero di sotto nella hall dell’albergo per chiedere la colazione, e mangiarono col sorriso sul volto, una di fronte all’altra. Era un’esperienza nuova per loro, quasi magica, e volevano viverla fino in fondo! Quando ebbero finito, tornarono in camera per prendere le loro cose, infine uscirono dall’albergo dirigendosi verso il centro del paese. Era davero un posto gradevole, rurale, l’autostrada seppure non molto distante non contaminava quell’ambiente fresco e puro. Le due amiche ne esplorarono ogni angolo, ridendo e scherzando per ogni minima cosa, chiedendo ad un abitante di scattare loro delle foto con la macchina fotografica di Helen, e fermandosi solo a mezzogiorno per mangiare qualcosa in una trattoria. La pioggia del giorno prima sembrava non essere mai esistita, il sole splendeva nel cielo caldo come non mai, e l’aria era gradevolmente tiepida ma pulita. Il pomeriggio, non volendo trascorrerlo al chiuso nel polveroso museo cittadino, decisero di passarlo facendo una lunga passeggiata che le portò piuttosto distanti. Dopo il bosco lì accanto infatti c’erano lunghe strade di campagna, gradevoli da percorrere e senza troppa gente in vista a schiamazzare com’erano soliti fare i turisti. Loro invece passeggiavano tranquillamente, le parole si erano esaurite, ma il silenzio era gradevole, non pesante. D’un tratto, Anne avvistò un uccello, ed alzò il braccio per indicarlo ad Helen che guardò in alto. Lasciandolo ricadere, le prese la mano senza guardarla. Helen non reagì, limitandosi a lasciarsi prendere e a ricambiare delicatamente la stretta. Camminarono ancora a lungo così, a volte i loro occhi si incontravano, con un sorriso, ma non fecero mai parola di quanto stava accadendo. Sulla via del ritorno, stanche, si fermarono all’ombra di un grande macigno, sedendosi a terra l’una vicino all’altra. Osservavano il prato di fronte a loro, sentendo degli uccelli che cinguettavano ignari d’ogni cosa, ed Helen poggiò il capo sulla spalla dell’amica con un lieve sospiro. Lei glielo carezzò leggermente, mentre strane emozioni turbinavano dentro lei, e rimasero immobili in quella posizione per qualche tempo. Ma le ombre iniziavano ad allungarsi, era ancora giorno, a causa della stagione, ma l’ora cominciava a farsi tarda, era tempo di tornare all’albergo per la cena. Così si rialzarono, munite di nuova energia, e si incamminarono allegramente chiacchierando.
La sera decisero di recarsi al cinema, un piccolo cinema aperto ai margini della cittadina con poco più di un centinaio di sedie, e molte meno persone a riempirlo. Davano un nuovo film, ma sembrava non avere troppo successo da quelle parti… ma Anne ed Helen lo apprezzarono comunque, anche se forse… nessuna delle due avrebbe saputo narrare per intero la storia. Durante la proiezione si erano avvicinate di qualche millimetro alla volta, sempre di più, fino a trovarsi l’una contro l’altra, spalla spalla, la testa dell’una su quella dell’altra, e così erano rimaste per tutto il tempo senza più muoversi, senza guardarsi per timore di scoprire negli occhi dell’altra una domanda che ormai cominciava ad affacciarsi alle loro menti. Finito il film, tornarono all’hotel ed ancora una volta si prepararono per la notte, tristemente consapevoli che sarebbe stata l’ultima. Anne si raggomitolò su sé stessa per sfuggire a quel melanconico sentimento, ma ben presto una lacrima che non riusciva a comprendere fino in fondo apparse sul suo viso, percorrendolo come goccia di rugiada fino alla punta del naso. Era buio, ma Helen, a lei vicina, percepì la sua tristezza, e gliene chiese motivo.
“Non è nulla, stai tranquilla… sono solo stanca…” così le rispose Anne, ma intanto non seppe trattenere un sussulto.
Allora Helen, senza una parola, le si avvicinò oltrepassando la linea di separazione dei due letti ancora vicini e la abbracciò dolcemente, attirandola a sé. Il cuore le doleva nel sentirla tanto triste, non poteva permetterlo… Le carezzava delicatamente i lunghi capelli scuri, sussurandole parole di consolazione, ed Anne si addormentò così, fra le braccia dell’amica, mentre i sospiri si facevano sempre più radi ed il respiro rilassato. Quando il mattino si svegliarono, erano ancora abbracciate, con le braccia indolenzite per aver sopportato il loro peso tutta la notte. Caricarono le loro cose nell’auto di Helen, pagarono il conto e partirono, infine dirette verso la loro città, entrambe consapevoli dell’impossibilità di rimandare ulteriormente quel momento. “Eccoci arrivate! Forza, ti aiuto a portare in casa la valigia!”
Helen scese dalla macchina e prese il bagaglio di Anne dal baule, trascinandolo verso la porta d’entrata seguita svogliatamente dalla ragazza. Suonò il campanello, ma nessuno venne ad aprire.
“Credo siano via… saranno andati al lago, o forse in piscina, con questo caldo…” le disse Anne. Poi estrasse la sua copia delle chiavi da una tasca ed aprì la porta senza troppa delicatezza, scalciando via le ciabatte che aveva ai piedi così che finissero in un angolo del corridoio. Si incamminò su per la scala che portava al piano superiore, dove c’era la sua camera, ed Helen la seguì sempre portando la grossa valigia. Non le importava del peso, lo faceva volentieri per lei… Anne entrò in camera e si buttò sul letto con un sospiro. Era a casa, il sogno era finito… nuovamente le venne da piangere, ma non voleva mostrarsi così debole, non a lei. Ricacciò le lacrime da dove erano venute, e col telecomando accese lo stereo perché diffondesse nella camera le note di una canzone piuttosto conosciuta di quei tempi. Helen poggiò la valigia in un angolo, poi si sedette accanto a lei, guardandola con quei suoi bellissimi occhi azzurri e profondi, contornati dalle ciglia nere come i capelli fino alle spalle. Si scostò un ciuffo della frangia dal viso, e le prese la mano in silenzio. Fu un attimo, un solo istante che ad entrambe parve magico ed irrecuperabile, e fu questo che mosse i loro corpi, come attratti da calamite, per non perdere quell’unica occasione concessa loro, senza possibilità di ritorno. Anne si alzò, lentamente, ed Helen si chinò su di lei con espressione indecifrabile. Le loro labbra si incontrarono a metà strada, morbide, dolci come la chicca di un bambino. Ad occhi chiusi, assaporarono quell’esperienza, sconvolgente e bellissima allo stesso tempo. Poi, come risvegliandosi da un sogno, si staccarono. Imbarazzata, Helen sussurrò qualcosa a proposito del doversene andare, aveva un mucchio di lavoro da fare a casa, lavare, riordinare, sarebbe stato tutto coperto dalla polvere… senza voltarsi a guardarla, uscì dalla stanza e percorse in fretta le scale che aveva appena salito, uscendo dalla casa. Anne si alzò, come in trance, e la osservò andarsene dalla finestra lievemente oscurata dalle tende trasparenti. Mille emozioni, infiniti pensieri attraversavano la mente di Helen, mentre instancabile impilava vestiti ed oggetti per lavare e riordinare. Non sapeva cosa le stava accadendo, non capiva, non voleva pensarci… ma il viso di Anne continuava a riaffacciarsi alla sua mente, poteva sentire ancora perfettamente le sue labbra così tenere nonostante la terribile brevità di quell’istante… D’un tratto, l’inaspettato suono del campanello la riscosse facendola saltare dallo spavento. Corse ad aprire, conscia di un solo desidero: rivedere quel viso. E venne esaudita. Anne era poggiata alla porta, col volto rosso per la corsa, e la guardava senza una parola. Helen le prese le mani e la tirò nell’appartamento, richiudendo la porta. Poi la abbracciò forte, carezzandole i capelli, la schiena, il collo esile e bianco. Si scostarono un poco, si guardarono con infinita tenerezza, e si baciarono.
Il giorno dopo, Helen si recò nuovamente da Anne. Erano di fuori, sotto il portico, ed Anne era seduta su di una vecchia sedia a dondolo appartenente alla sua famiglia da molto tempo. Si era persa nei suoi pensieri, così, quando Helen le sfiorò il viso con le sue dita delicate, sobbalzò leggermente.
“Cosa c’è, mia cara?” Helen scosse lievemente il capo, e le sorrise dolcemente. Assieme ricordarono quel magico giorno del loro fortunato incontro, sicure ormai non fosse stato casuale. Perché, ormai Anne aveva compreso, si amavano. Con tenerezza, dolcezza, amore. Semplicemente.




Ringrazio di cuore nicolevaidisova e Revenge4ever per aver recensito questa storia, e HarryEly, KIba sensei e Lebron per averla inserita fra i preferiti!!
  
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