“IL GIOSTRAIO” a Roberta, una ragazza speciale
I suoi occhi da serpente scrutavano la figura che aveva dinanzi: un ragazzo dalla corporatura robusta inchinato a pochi metri da lui.
-La ascolto- cominciò Kabuto ansioso di conoscere il motivo di quella improvvisa chiamata nel mezzo della notte.
Silenzio.
-…Tu credi nel fato, Kabuto?- disse l’uomo dai lunghi
capelli neri, dopo un po’, cogliendo di sorpresa il suo interlocutore.
-Credi al fatto che la nostra vita sia stata già interamente programmata da
un qualcosa di superiore?-
Il ragazzo alzò il suo sguardo bruno da sotto le spesse
lenti degli occhiali per incontrare quello del suo signore.
Che razza di
domanda gli aveva appena posto?
Lo aveva buttato giù dal letto per
filosofeggiare?
E soprattutto…cosa doveva rispondere?
-Io…- mormorò Kabuto non sapendo come continuare il discorso.
Orochimaru sogghignò nell’ombra, non sembrava turbato
più di tanto
-Immaginavo…-
Ancora il silenzio.
Mille domande cominciavano ad
affollarsi nella mente del giovane ninja medico nel vano tentativo di
comprendere il significato di quelle parole. Ma per quanto si sforzasse era
tutto inutile: stentava addirittura a riconoscere la persona con cui stava
parlando. Non poteva essere Orochimaru!
Il sennin avanzò lentamente verso Kabuto, ancora in
ginocchio.
I suoi capelli ondeggiavano lievemente ad ogni passo e il suo
ghigno non lasciava trasparire nessuna particolare emozione: né crudeltà, né
gioia, né falsità.
Si piegò, abbassandosi all’altezza dell’allievo,
per poterlo guardare bene negli occhi.
Il cuore di Kabuto perse un colpo: il
candido volto di Orochimaru era a pochi centimetri dal suo.
-Il destino…- ricominciò il serpente -il destino siamo
noi, Kabuto-.
Le iridi color miele dell’uomo si posarono su quelle scure del
ragazzo.
Il giovane si irrigidì un poco, il suo sguardo quieto e
riflessivo nascondeva perfettamente l’uragano di emozioni che lo stava
travolgendo in quel momento.
Ma dopotutto Kabuto non era un ninja qualsiasi:
era una spia, e perciò abituato a nascondere le proprie emozioni e i propri
sentimenti.
Orochimaru, al contrario, aveva un’espressione assai
strana in volto: tra il passionale…e lo sprezzante.
Lo stesso disprezzo che
da sempre albergava nella sua anima nera…
Nera come i suoi capelli setosi
e perfetti…
Perfetti come il suo corpo marmoreo e scolpito…
Scolpito come
il suo cuore di pietra.
-Siamo noi che facciamo girare il mondo…e tutto gira
attorno a noi-
“In questo momento tutto sta girando attorno a te…” questo era
ciò che il giovane Yakushi pensava, ma i suoi occhi fissavano un punto
indefinito davanti a sé, frenando, sempre con maggiore sforzo, il manifestarsi
delle sensazioni che stava provando. Non voleva cedere e dimostrarsi debole agli
occhi del suo sensei.
-La vita gira su una giostra, su di uno splendido balocco; alcuni vivono avendo la fortuna di divertirsi nella parte soleggiata del girotondo, mentre altri vivono sotto la loro ombra, nella parte oscura su cui non arrivano mai i raggi del sole. Basterebbe far girare la piattaforma…per capovolgere la situazione: donare la luce agli infelici e gettare nell’oblio le persone che hanno abusato troppo dei caldi raggi solari-.
Il serpente fece una piccola pausa.
Kabuto era
sempre più attratto dal parlare di Orochimaru.
Lo stava ammaliando. Come
sempre.
In quel momento Kabuto Yakushi era un bimbo in fasce abbandonato e dimenticato da tutti, cullato solo dal dolce sibilare di un serpente.
Il ninja si ritrovò a pensare che fosse proprio lui il suo raggio di sole: Orochimaru….la sua fredda fonte di calore, la sua oscura luce.
-…Io sarò il Giostraio. Avrò il potere di gestire il
gioco a mio piacimento.
È eccitante, non trovi?...Avere questo potere. Vita…e
Morte… MIE!!-
Orochimaru sgranò improvvisamente gli occhi, come solo i
serpenti sanno fare.
Il colore giallo-oro delle sue iridi riempì la mente di
Kabuto, che socchiuse gli occhi, perdendosi nel suono roco della sua risata, più
malefica che mai.
Riteneva di conoscere abbastanza bene il suo signore: solo
in quel momento comprese il significato del misterioso colloquio…
Il discorso
sulla vita e la morte… lo sguardo deciso e torturatore… lo
sghignazzamento…
Riconducevano al fatto che Orochimaru stesse architettando
chissà quale piano per ottenere il tanto agognato potere. Una volta per
tutte.
-Preparati Kabuto-
-A cosa, mio
signore?-
-Chiamerai a raccolta i nostri ninja migliori del Villaggio del
Suono e dirai loro di tenersi pronti alla battaglia, i particolari del piano
possono anche attendere domani mattina. Attaccheremo Konoha- disse senza troppo
entusiasmo il Demone.
-Sarà fatto- rispose il ragazzo dai capelli argentati,
sorridendo.
Sì alzò in piedi e si diresse verso la porta della stanza, ma,
prima che potesse allungare una mano per spalancarla e uscire, un’ombra nera si
mosse rapidamente al suo fianco parandosi poi davanti a lui in un
istante.
Orochimaru gli era nuovamente dinanzi.
-Ti ho forse detto che potevi andare, Kabuto?- sibilò arcigno il serpente, -prima giochiamo un po’ io e te…-
Kabuto non riuscì più a trattenere le proprie emozioni,
gli doleva troppo tenerle rinchiuse. Sigillate. Ormai era arrivato il
momento…
Si avvicinò con impeto a quel corpo perfetto che tanto desiderava, e
il suo maestro, per tutta risposta, lo bloccò violentemente dicendogli:
-…Io sarò il giostraio…-
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Questa breve one-shot è dedicata
a Roberta, la mia migliore amica.
So che in questo momento mi vorrebbe
lanciare uno o due kunai per la delusione: sicuramente si aspettava
qualcosa di meglio, a giudicare dalle premesse.
L’ispirazione, se così posso
definirla, mi è venuta all’improvviso mentre vedevo dei video su Orochimaru e
Kabuto; automaticamente ho pensato a Roberta e a quanto sarebbe stata felice di
leggere una fan fiction sui suoi amori scritta da me... Mi dispiace solo che il
risultato non sia stato soddisfacente e nemmeno lontanamente paragonabile a ciò
che legge o scrive di solito.
Spero che possa perdonarmi! Però almeno sbavavo
mentre mi immaginavo la scena…XD
Chiedo nuovamente scusa per questo fiasco di
one-shot e tanti saluti ai lettori.
° Satsuriko°
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