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Autore: Alexien    01/10/2013    2 recensioni
Quando ero piccola mio nonno mi raccontava storie sui folletti (chiamati in dialetto "sprenaggi") che abitavano i boschi del mio piccolo paesino. Questa favola è dedicata a lui.
Dal testo:
"Safiria era una ragazza dolce, gentile e molto bella, ma nonostante questo aveva un’unica amica, Ries, una grande libellula blu. Quando non lavorava, la ragazza si divertiva a giocare tra gli alberi insieme all’animale fino a quando, in un giorno d’estate, notò un’ombra sospetta girovagare furtiva nel bosco. Raggiungendola Safiria notò che si trattava di un uomo grande e grosso, allora si nascose subito temendo di essere vista. Il tale si guardava attorno con aria curiosa e prendeva appunti su un taccuino, da cui strappò stizzito una pagina che gettò a terra, andandosene. Safiria era indignata, come poteva quell’uomo sporcare in questa maniera l’ambiente? Allora la ragazza raccolse il foglio, lo aprì e lesse una cosa terribile: gli umani volevano costruire un’enorme zona residenziale proprio dove era Sarised! Safiria chiamò fischiando Ries, le saltò in groppa e volò veloce al villaggio."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, in un paesino chiamato Atea*, un piccolo villaggio di folletti di nome Sarised. Queste creature fatate erano comunemente chiamate dalla popolazione del luogo sprenaggi. Essi vivevano in piccole casette di legno tra i rami delle querce, in armonia con le piante e gli animali, con cui avevano il potere di comunicare. Gli sprenaggi erano alti mediamente dieci centimetri, con naso e orecchie a punta; avevano occhi grandi e capelli ricci, entrambi marroni come corteccia d’albero. Vestivano di verde con un lungo cappello rosso e vivevano molto a lungo, da 380 a 400 anni. A Sarised viveva però uno sprenaggio diverso da tutti gli altri: era una ragazza e si chiamava Safiria. Lei aveva i capelli lisci e neri come la pece e, soprattutto, due occhi viola. Per queste sue caratteristiche era derisa dagli altri sprenaggi, costretta a vivere in povertà e a lavorare alla corte del re Altero come serva. Gli sprenaggi erano sempre stati un popolo molto pacifico e cordiale fino a quando questo re salì al trono dopo la misteriosa scomparsa del principe Sirio, il legittimo erede.
 Safiria era una ragazza dolce, gentile e molto bella, ma nonostante questo aveva un’unica amica, Ries, una grande libellula blu. Quando non lavorava, la ragazza si divertiva a giocare tra gli alberi insieme all’animale fino a quando, in un giorno d’estate, notò un’ombra sospetta girovagare furtiva nel bosco. Raggiungendola Safiria notò che si trattava di un uomo grande e grosso, allora si nascose subito temendo di essere vista. Il tale si guardava attorno con aria curiosa e prendeva appunti su un taccuino, da cui strappò stizzito una pagina che gettò a terra, andandosene. Safiria era indignata, come poteva quell’uomo sporcare in questa maniera l’ambiente? Allora la ragazza raccolse il foglio, lo aprì e lesse una cosa terribile: gli umani volevano costruire un’enorme zona residenziale proprio dove era Sarised! Safiria chiamò fischiando Ries, le saltò in groppa e volò veloce al villaggio.
“Mio sovrano” disse la ragazza dopo essere stata ricevuta dal re “ho una notizia terribile: gli uomini hanno deciso di costruire una zona residenziale sulla nostra città! Dobbiamo parlare con loro per farli ragionare”.
“ Sciocchezze!” tuonò il re “Non ci abbasseremo a parlare con degli sporchi umani, l’unico modo per evitare questa catastrofe è dichiarare guerra all’uomo, e se noi sei con noi, sei contro di noi. Guardie! Accompagnatela all’uscita”.
 Safiria era triste. Non voleva che il suo popolo, un tempo pacifico, si macchiasse del crimine di una guerra, doveva fare qualcosa: decise di raggiungere la città degli umani per cercare di convincerli a non distruggere il mondo dei folletti. Partì la mattina presto e si diresse a piedi verso il passo della Spinarola, il modo più veloce per raggiungere Atea senza essere notati. Non avvertì Ries, aveva paura che corresse pericoli. Iniziò l’avventura di Safiria.
Il viaggio era lungo e senza un mezzo di trasporto la ragazza avrebbe impiegato un giorno intero a raggiungere il paese, senza contare i possibili pericoli soprattutto di notte; ma Safiria era molto coraggiosa e non si perse d’animo. Camminò tutto il pomeriggio fermandosi solo per mangiare qualche bacca che si era portata da casa, perciò, giunta la sera, la ragazza era stanchissima e si accampò dentro un albero cavo. Stava dormendo da qualche ora quando sentì un fruscio sospetto provenire dall’esterno. Si svegliò di soprassalto e, armatasi con un rametto, uscì a controllare. Vide un focolare acceso con una figura seduta accanto: Safiria, temendo che fosse una guardia di Altero mandata per catturarla, lo colpì in testa con il bastone e, dopo aver notato che era svenuto, lo legò con una corda. La mattina seguente, Safiria fece colazione e andò a controllare il folletto che aveva legato la notte precedente. Era un ragazzo della sua stessa età, moro e anche piuttosto carino. Portava dei vestiti mimetici e non le tute rosse delle guardie di palazzo, quindi Safiria si era sbagliata. Era ancora intenta a osservarlo quando notò che stava aprendo gli occhi, allora la ragazza si nascose in un cespuglio vicino. Quando il ragazzo fu completamente sveglio, Safiria, sempre da dietro il nascondiglio, gli chiese chi fosse. “La domanda non è chi sono io” disse il ragazzo “ma chi sei tu e anche perché mi hai legato”. Sapendo che il folletto non poteva muoversi e quindi farle del male, la ragazza decise di uscire allo scoperto: “Io sono Safiria, vengo da Sarised e ti ho legato perché credevo che mi avresti potuto fare del male, ma ora dimmi come ti chiami”. Il ragazzo era stordito, non aveva mai visto una ragazza così bella, perciò decise di risponderle: “Io sono Sirio, il principe Sirio se non ti dispiace”. 
“Come?! È impossibile, tu sei scomparso da anni!” controbatté Safiria. “Così vi ha raccontato Altero, il mio perfido zio. La verità è che i suoi uomini mi hanno rapito la notte e mi hanno portato qui per uccidermi. Sono riuscito a scappare ma non sono potuto tornare al villaggio perché mi avrebbero catturato nuovamente, ma tu dimmi: che ci fai qui?”. La ragazza era sbalordita, era riuscita a ritrovare il principe scomparso! Perciò decise di raccontargli tutta la sua storia. Terminato il racconto, Sirio decise che l’avrebbe accompagnata nel suo viaggio e così ripartirono tutti e durante il cammino diventarono molto amici.
Impiegarono solo due ore a raggiungere Atea e, appena arrivati, cercarono qualcuno con cui poter discutere del problema. Nessuno sembrava essere abbastanza buono da poterli aiutare fino a quando incapparono in un anziano negoziante di nome Gilberto. A entrambi i folletti sembrò subito una brava persona, perciò ci andarono a parlare. Appena li vide Gilberto non poté credere ai suoi occhi, le storie che raccontava erano tutte vere, gli sprenaggi erano reali! Safiria spiegò tutto al brav’uomo: gli disse che se avessero costruito la zona residenziale avrebbero distrutto Sarised insieme a tantissima vegetazione e avrebbero causato inoltre una guerra tra uomini e folletti. Gilberto e i due sprenaggi decisero di andare a parlare con il sindaco del paese ma scoprirono con orrore che era andato ad assistere all’inizio dei lavori di demolizione che si sarebbero tenuti a mezzogiorno! Sirio e Safiria dovevano sbrigarsi se volevano impedire la guerra, ma a piedi non ce l’avrebbero mai fatta. Stavano iniziando a scoraggiarsi quando a Safiria venne un’idea: emise un fischio e aspettò. Immediatamente li raggiunse Ries, felice di aver ritrovato la sua padroncina. I due folletti le saltarono in groppa e, dopo aver ringraziato Gilberto, raggiunsero in volo Sarised. Arrivarono appena in tempo: Altero stava già iniziando a disporre le truppe per la battaglia. Appena il re vide Sirio diventò bianco come un fantasma, non poteva credere che fosse ancora vivo! “Sono venuto per fermare questa guerra e per riavere il trono che mi spetta di diritto! Guardie arrestate il dittatore!” esclamò il principe. Tutta la popolazione era sbalordita e felice allo stesso tempo: finalmente sarebbe finita la tirannia di Altero. Ora non restava altro da fare che fermare i lavori di demolizione. Safiria e Sirio raggiunsero il sindaco di Atea e lui ordinò di far fermare i lavori e promise che nessun’altro avrebbe più costruito in quel luogo. Era fantastico, Safiria e Sirio erano riusciti a impedire una catastrofe e gli altri sprenaggi decisero di fare un banchetto in loro onore, a cui invitarono anche Gilberto. Quello stesso giorno Sirio sposò Safiria e iniziò finalmente un nuovo regno di pace e prosperità per Sarised. Finirono anche i problemi che i folletti avevano con gli umani e vissero tutti per sempre felici e contenti.



*Questa città non esiste. Ho usato questo nome al posto di quello del mio attuale paese per motivi di privacy xD



 

Spazio dell'autrice:

Salve a tutti quelli che sono arrivati fin qui! Spero che la storia vi sia piaciuta, è la prima che pubblico qui su EFP perciò se ho fatto qualche errore fatemelo notare in una recensione senza alcun problema :D. Come ho detto nella descrizione questa storia l'ho scritta tempo fa ed è dedicata a mio nonno perciò l'utilizzo del nome "sprenaggi" al posto che folletti o gnomi, volevo raccontare questa storia proprio come lui le raccontava a me con il suo (purtroppo onnipresente xD) dialetto. 
Ringrazio chiunque ha voluto leggere la mia storia e (si spera) alla prossima! :D


Alexien.

 
  
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