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Autore: Inco001    01/10/2013    5 recensioni
Harry e Louis sono due persone normalissime, sono i loro segreti a non esserlo. In particolare il segreto che hanno in comune, ecco, quello di normale non ha proprio niente, neppure ad Hogwarts.
Ma non è colpa loro, è il destino! O forse sono proprio loro?
“Innanzitutto doveva analizzare il problema. Be', aveva il corpo di Louis Tomlinson e la mente di Harry Styles. Semplice. Assurdo.”
“Fino a due giorni prima non si conoscevano nemmeno... E ora vivevano uno la vita dell'altro. Chissà, magari Louis aveva ragione, non poteva essere tanto male. O forse era solo molto molto peggio.”
[Hogwarts!AU] [Louis/Harry]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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..In your skin..
 
 
 
 




 

 
 
 
Come tutto ebbe inizio (o perché non si può dormire in pace neppure in biblioteca)

Quel 13 settembre una pioggerellina leggera stava portando via l'ultimo sole dell'anno. Harry Styles era al riparo tra le mura di Hogwarts e la pioggia solo un vago sottofondo per i suoi sogni.
Harry aveva l'abitudine di passare i pomeriggi nascosto nella Biblioteca, a volte per studiare, altre per farsi una dormitina in santa pace. Sapeva che in teoria la Biblioteca non era un posto per dormire, ma a sua difesa andava detto che c'era molta più tranquillità lì che in dormitorio. Dunque non era inconsueto sorprendere il Serpeverde appisolato fra una libreria e l'altra, giusto di tanto in tanto.
Proprio quella Domenica era possibile trovarlo a sonnecchiare su una poltroncina tra la sezione “Creature Magiche in Estinzione” e “Vita e Comportamenti dei Folletti del Nord America”. Solo che Harry Styles non voleva essere trovato...
 
 
 
La finestra era spalancata sul giardino. Una leggera foschia sabbiosa tingeva l'orizzonte nel punto dove la macchina era sparita qualche minuto prima. Harry fissava lo sguardo in quel punto e ignorava Lei che continuava chiamarlo.
«Harry... Harry...», sibilava. Ma lui non voleva guardare. Non voleva guardare in basso!
Eppure Lei non smetteva di chiamarlo, continuava a ripetere il suo nome mentre Harry piangeva perché non voleva guardare, non voleva, ma il collo aveva già iniziato a piegarsi, la testa a muoversi. Era impossibile resisterle, non c'era alternativa. E piangeva ancora, Harry piangeva tutte le sue lacrime, ma tutte le sue lacrime non sarebbero bastate per non vedere.
Ancora pochi istanti e l'avrebbe vista. Ancora pochi istanti e avrebbe iniziato ad urlare.
Uno...
Due...
Tr-
 


 
«Bohm!»
Il tonfo svegliò Harry di soprassalto, soffocandogli l'urlo in gola.
Il Serpeverde si rizzò dritto sulla poltrona e scrutò la penombra attorno a sé, quasi aspettandosi di vederla emergere dal buio. Ma poi si rese conto che quello non era più un incubò, era solo la realtà.
Allora asciugò il sudore dalla fronte e strinse gli occhi nel tentativo di fendere l'oscurità di quell'angolo di biblioteca. Trovò la fonte del rumore che l'aveva svegliato pochi metri più in là: alcuni grossi tomi erano caduti per terra e la polvere che avevano sollevato volteggiava ancora nell'aria.
Il colpevole di quel misfatto era un ragazzo che si stava giusto accingendo a raccogliere i libri da terra, ma nel farlo i suoi occhi si accorsero della presenza di Harry.
«Ehi! Non ti avevo visto!», esclamò quello sorpreso, «Cosa ci fai qui?», chiese.
Harry mise da parte l'agitazione rimastagli dal sogno e ricambiò lo sguardo dello sconosciuto con uno molto più ostile. Avrebbe voluto suggerire al ragazzo di farsi cortesemente i fatti suoi, ma quello non gliene diede il tempo perché in pochi secondi gli venne in contro e disse: «Scusa, che maleducato, non mi sono presentato. Io sono Liam Payne, di Grifondoro, sto cercando un libro per una ricerca» e gli porse la mano, mentre le sue parole cordiali cozzavano con quelle aspre che passavano nella mente di Harry.
Ora che l'altro si era avvicinato Harry poteva vederlo bene e vedeva altrettanto nitidamente il suo sorriso disgustosamente gentile, che faceva uno strano effetto addosso ad un ragazzone tanto... grosso, non gli vennero in mente altri aggettivi.
Per quanto restio, Harry non trovò una ragione valida per non stingergli la mano -e avrebbe voluto averla-, quindi la strinse svogliatamente e si presentò.
«Io sono Harry Styles, di Serpeverde e stavo dormendo», Liam Payne non doveva necessariamente sapere che gli aveva fatto un favore interrompendo il suo incubo...
L'altro rise, evidentemente aveva colto la frecciatina -forse quei muscoli non gli avevano compromesso del tutto le facoltà intellettive- e poi disse: «Scusa se ti ho svegliato, ma non sono in grado di stare in una stanza senza fare cadere qualcosa, sono proprio un imbranato», disse grattandosi la nuca.
Harry trovava stupide le persone che si auto-criticavano, soprattutto se non lo facevano per falsa modestia. Ed era palese che quel Liam Payne fosse davvero un imbranato. Liam Payne... Ad Harry quel nome ricordava qualcosa, ma cosa?
«Comunque», riprese il Grifondoro, stranamente in vena di chiacchiere, «perché dormi in biblioteca?», nella sua voce non c'era critica, solo curiosità.
«Mi illudevo che fosse un posto tranquillo», commentò Harry acidamente, «e speravo che nessuno dovesse venire a fare una ricerca su...»
«Sui folletti della California», concluse l'altro.
Lo sguardo di Harry fu più chiaro di ogni parola. Liam rise ancora, con una risata profonda e sincera. «Non ho scelto io l'argomento!», si giustificò il Grifondoro, «è stato il nostro insegnate!»
«Ti deve odiare parecchio...», Harry invece odiò sé stesso per stare dando corda a quel tipo.
«Ah, in realtà è per una punizione...», soffiò Liam.
«Non mi sembri tipo da punizioni...» “Harry, adesso basta!”, si rimproverò mentalmente, “non socializzare col nemico!”.
«Infatti non lo sono!», disse Liam Payne, vagamente risentito.
«E quindi?»
«E' colpa di Louis se sono finito in questa situazione! E in teoria la ricerca dovevamo farla assieme, ma lui è misteriosamente sparito quando gli ho chiesto di iniziare...», borbottò. Harry dovette trattenersi dal sorridere davanti all'espressione del Grifondoro.
«Bell'amico che hai...», commentò.
«E' fatto così, ma è un bravo ragazzo», spiegò Liam, sorridendo mentre si perdeva in chissà quali ricordi. Harry iniziava ad essere frastornato dall'idiozia di quel tipo.
«Senti, Liam Peyne, se sei da solo non è il caso che inizi questa ricerca al più presto?», chiese e il messaggio subliminale era lampante.
«Ahh, vuoi che me ne vada? Non mi sopporti proprio, eh?». Ma nessuno gli aveva insegnato che le cose tra le righe devono restare tra le righe?!
Harry rise istericamente e si costrinse di nuovo a tacere.
«Credo che tu abbia ragione, però», concesse il Griforndoro. “E adesso perché diavolo mi sta dando ragione?!”, «se Louis non mi aiuta ci metterò davvero tanto tempo e vorrei finire entro sera, visto che devo assistere alle selezioni per la squadra...»
Harry si astenne dal chiedergli di cosa stesse parlando, non voleva certo che l'altro si mettesse a raccontargli la storia della sua vita.
Intanto Liam era tornato agli scaffali, aveva sistemato alcuni volumi caduti e gli altri li aveva tenuti in mano.
«Direi che questi mi basteranno...», commentò e Harry non sapeva se parlasse da solo o con lui. Nel primo caso era pazzo, nel secondo... era pazzo comunque a credere che a lui potesse interessare.
«Harry Styles», richiamò la sua attenzione, «E' stato bello conoscerti! Sei uno forte!», affermò Liam con un sorrisone raccapricciante.
Harry cercò di non farsi sfuggire un'espressione allibita. In tutta la sua vita nessuno gli aveva mai detto che era "forte"... Capì di non esserci riuscito quando Liam si mise a ridere e: «Sei forte per quella faccia», spiegò.
«Spero di rivederti ancora in giro!», continuò subito dopo il Grifondoro, «e se ti va puoi venire a vedermi giocare al campo da Quidditch, sono quasi sempre là!».
Dette quelle cose se ne andò salutandolo con la mano. Harry non fu in grado di dire una parola.
Harry ebbe l'illuminazione solo quando Liam aveva lasciato la stanza da un pezzo: quello con cui aveva appena parlato era Liam Payne, Settimo anno, Grifondoro, nonché celeberrimo capitano della squadra di Quidditch della sua Casa.

Harry decise di dimenticare quello strano incontro dal momento che a lui non importava nulla di Liam Payne, chiunque egli fosse, né tanto meno gliene fregava qualcosa di vedere una partita di Quidditch. Voleva solo essere lasciato in pace, solo quello.

 
 

La pioggia continuava a cadere fuori dalla mura del castello e continuava a non essere un problema di Harry Styles. Il problema di Harry era la paura di chiudere gli occhi e ritrovarsi di nuovo sopra quel balcone e il dover conciliare ciò con il terribile bisogno di dormire che lo fiaccava da giorni.
La notte i sogni non lo lasciavano in pace e aveva sperato che almeno dormendo di giorno sarebbe andata meglio. Ma non sembrava essere destino, perché questa volta non fece neppure in tempo ad addormentarsi che...
«Ehm, scusa...», bisbigliò una vocina. Harry la ignorò.
«Scusa...», Harry pensava solo: “vattene!
«Scusa... stai dormendo?»
Scherziamo?! «No, faccio finta... Certo che dorm- dormivo», sibilò a denti stretti, mentre si costringeva ad aprire gli occhi.
Il suo disturbatore, questa volta, era una disturbatrice, una ragazzina smilza con i capelli biondo chiaro e la pelle pallida, e anche il suo volto era familiare... Quella sensazione stava diventando frustrante.
«Scus-»
«E piantala di scusarti», lo trovava fastidioso, quasi quanto i sorrisi di Liam Payne.
«Scu- ehm...»
«Che cosa vuoi?», prima glielo diceva, prima se ne andava.
«Ecco...», la ragazza da bianca divenne bordeaux, il che non fece che irritarlo ancora di più, «Io... mi sono persa...», ammise lei.
Harry alzò gli occhi al cielo. «E che anno frequenti?», chiese.
«Quarto...», solo uno in meno di lui, sembrava più piccola.
«Quarto anno e ti perdi ancora?», domandò con tono velenoso. Evitò di fare presente che lui era al quinto e si perdeva ogni volta che entrava o usciva dalla Biblioteca.
La ragazza gli lanciò una strana occhiata, c'era una luce quasi divertita nei suoi occhi che Harry non riuscì a comprendere. Ma in fondo non era affar suo.
«Dovevo trovale materiale per una ricerca...», spiegò la ragazza, anche se le sue parole non centravano affatto con quello che aveva negli occhi.
«Spero non sui folletti della California...», borbottò Harry.
«Ehm, no?», ora aveva tutte le buone ragioni per guardarlo stranita.
«Bene... Comunque se prendi quel corridoio», e Harry indicò quello a destra, «dovresti arrivare nella sala principale», “forse”, aggiunse nella sua testa, non ricordava mai se fosse quello a destra o quello a sinistra.
«Grazie... Senti, qui non passa molta gente, vero?», chiese la ragazza. “Pure lei ha voglia di fare conversazione?
«Di solito no», Harry infuse nella frase tutta la sua irritazione.
«Quindi pensi che oggi non passerò tanta gente, giusto?», “Ma che cavolo vuole...?
«Per Merlino, come faccio a saperlo? Mi auguro di no», lo disse sinceramente. Harry non si fece domande sull'espressione agitata della ragazza, non gli interessava.
«Adesso io mi rimetto a fare quello che stavo facendo», dichiarò il riccio. “E tu te ne vai”, intendeva.
«Certo, anche io devo andare». Ancora quell'espressione strana...
«Fantastico». Prima ancora che la ragazza se ne fosse andata il Serpeverde si era già voltato dall'altra parte.
«Ciao Harry...», lo salutò quella. Ma il ragazzo non la degnò di uno sguardo, né si preoccupò di come facesse a conoscere il suo nome, mentre quella se ne andava a spalle basse imboccando il corridoio di sinistra.


 
 

Harry era ancora in biblioteca e anche nel dormiveglia aveva l'impressione di sentire la pioggia infrangersi contro i vetri della Biblioteca. Ma forse quello era solo un sogno più piacevole degli altri... Sogno destinato a finire, perché Harry fu svegliato di nuovo, questa volta da un fischiettio allegro.
Harry si rizzò in piedi con i nervi a fior di pelle e il peso insopportabile delle ultime notti insonni a gravargli sulle palpebre. D'un tratto tutta la la stanchezza e l'irritazione scaturita da quella giornata gli pareva troppo. Ed era decisamente troppo vedere un ragazzo venirgli incontro fischiettando.
Harry lo fissò truce, ma questo non fermò l'avanzata del nuovo arrivato che gli si piazzò di fronte ed interruppe il suo movimento fischiettato, ma solo per parlare:
«Hey, ciao», gli disse con tono affabile, «Per caso hai visto Liam Payne passare da queste parti?»
Harry sbatté le palpebre un paio di volte. Se il giorno prima qualcuno gli avesse fatto la stessa domanda avrebbe impiegato almeno qualche ora per ricollegare quel nome alla relativa persona. Ma grazie al fortuito incontro di poco prima ci mise solo un istante a collegare le due cose.
Il ragazzo dovette fraintendere il suo silenzio, perché si sentì in dovere di aggiungere: «Liam Payne, alto, tanti muscoli, l'avrai sicuramente visto giocare a Quidditch! Dovevamo venire a prendere dei libri da queste parti, ma credo che sia già-»
«Sei Louis?», la domanda sfuggì spontanea dalle labbra di Harry. Se ne pentì all'istante.
Il ragazzo lo guardò sorpreso, poi sorrise divertito. Qualcosa gli disse che aveva appena indovinato...
«Louis Tomlinson in persona. Il solo e l'unico!», esclamò pavoneggiandosi decisamente più del necessario. “Buffone”, pensò Harry. Ma lo stemma di Grifondoro sulla sua camicia parlava da sé.
Tale Louis Tomlinson continuò a fissare Harry per molti secondi, prima con aspettativa, poi essa lasciò il posto ad un'espressione spazientita.
«Questo sarebbe il momento in cui tu ti presenti», osservò il Grifondoro.
«E invece io credo che questo sia il momento in cui te ne vai», ribatté Harry.
Louis Tomlinson sembrò preso in contropiede da quella risposta velenosa.
«Oh, oh, ma cos'abbiamo qui...», lo studiò da testa a piedi e il suo sguardo si soffermò qualche secondo di troppo sul petto di Harry, dove svettava lo stemma verde-argento, «...Una piccola serpe acida e anche maleducata?»
«Senti», fece Harry infastidito da quel tono, ma sforzandosi di mantenere la calma, «Non ho voglia di discutere. Fai un favore ad entrambi e lasciami in pace», concluse.
«Prima dimmi il tuo nome», insisté il Grifondoro, che sembrava essersi legato la questione al dito.
Harry prese qualche secondo per riflettere... Non aveva esitato a rivelare il proprio nome a Liam Payne poco prima, per quanto l'avesse fatto a con poca voglia, eppure non aveva nessun desiderio di rivelarlo a questo ragazzo. Louis Tomlinson non gli piaceva, a pelle. Non gli piaceva la sua espressione presuntuosa e il suo sorriso strafottente, non gli piaceva il tono autoritario con cui gli parlava, né tanto meno lo sguardo gelido e beffardo con cui lo trafiggeva, e lo giudicava.
E allora disse: «No».
Louis Tomlinson strabuzzò gli occhi: «No? Non vuoi dirmi come ti chiami?»
«Esatto», confermò.
«Ma io ti ho detto il mio nome!», obbiettò.
«In realtà lo conoscevo già...», precisò Harry. Anche se sarebbe stato più corretto dire che ne conosceva solo metà, prima. Ma questo Louis Tomlinson non lo sapeva.
«Tu devi dirmelo!», esclamò allora il Grifondoro.
«No invece, non devo proprio niente».
Al ragazzo sfuggì una risata di pura irritazione. Harry si sentì vagamente fiero per come stesse innervosendo il Grifondoro. E in parte se ne rimproverò, perché lui con le persone non voleva averci nulla a che fare, tanto meno voleva litigarci...
«Amico», fece il Grifondoro, «Tutto questo è decisamente immaturo da parte tua!».
Harry pensò di ritorcergli contro le sue stesse parole: «E' immaturo il non voler accettare il fatto che non voglio dirti il mio nome!»
Louis Tomlinson lo guardò prima confuso, poi arrabbiato:
«Dimmi il tuo nome!», ordinò. Sembrava un bambino capriccioso.
«Insisti ancora?»
«Continuerò finché non me lo dici!», quel tipo era veramente impossibile. Se Harry aveva pensato che Liam Payne o la ragazzina bionda fossero fastidiosi, dovette ricredersi, perché Louis Tomlinson li batteva tutti.
Harry capì che doveva mettere fine a quella conversazione, altrimenti l'altro sarebbe stato capace di portarla avanti ancora a lungo.
«L'ho visto, il tuo amico», disse Harry di punto in bianco.
Come sperato, quella frase parve distrarre Tomlinson dalla sua improvvisa ossessione per il nome di Harry.
«Che- Liam?!»
«Sì, Liam Payne», assicurò Harry, «E' passato di qui qualche ora fa. Cerva dei libri su... Folletti della California, per la ricerca che doveva fare con te prima che tu gli dessi buca».
«Io non ho- Okay, forse un po' l'ho fatto», ammise il Grifondoro, «Ma capisci, Folletti della California! C'è qualcosa di più noioso?», il suo tono confidenziale dimostrava che aveva già lasciato perdere la discussione di poco prima.
Harry si limitò ad alzare le spalle.
«E... dopo che ha preso quei libri, sai dov'è andato?», domandò ancora Louis Tomlinson diventando improvvisamente amichevole. Harry lo trovò ancor più spaventoso.
«E io che ne so? Ha detto che sarebbe andato immediatamente a fare la ricerca, così sarebbe stato libero per 'sta sera...», perché se lo ricordava ancora? E, soprattutto, perché lo stava raccontando a quel tipo con il quale aveva litigato fino ad un minuto prima?
«Mmm, capisco, forse è il caso che lo vada a cercare allora...», rifletté l'altro ad alta voce. Harry, ancora una volta, si ritrovò a pensare che non gliene fregava nulla dei loro problemi.
«Fai quello che ti pare, io me ne vado...», annunciò. Quel pomeriggio non aveva portato a nulla di buono, tanto valeva che se ne ritornasse in dormitorio.
«Va bene- Aspetta! Non mi hai ancora detto come ti chiami!», Merlino, Harry aveva seriamente sperato che se ne fosse dimenticato...
«Lo so», rispose rivolgendogli un sogghigno.
Louis Tomlinson lo guardò indignato. Harry lo ignorò e si incamminò verso il corridoio di destra.
«Guarda che hai preso il corridoio sbagliato!», gli gridò dietro il Grifondoro.
«Ah», per un istante Harry fu sul punto di ringraziarlo, ma si disse che non era il caso. Raggiunse il corridoio giusto e se ne andò senza voltarsi.
Il rumore dei suoi passi non fu sufficiente a coprire il «Maleducato!» borbottato da Louis Tomlinson alle sue spalle.
Non aveva importanza, non aveva importanza quel Grifondoro, né il suo giudizio, né i suoi occhi che lo avevano guardato troppo a fondo.
Non aveva importanza, ma allora cos'era la sensazione amara che Harry sentiva nella pancia?
 
Mentre Harry attraversava il corridoio notò per terra un biglietto di carta colorata, dunque lo raccolse e lo aprì. Al suo interno c'era scritta solo una parola: “Inverto”. Nessun mittente, nessun destinatario. Lo accartocciò, lo infilò nella tasca e se ne dimenticò.
Ma avrebbe fatto meglio a dare importanza almeno a quello...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Anticipazioni:
 
Harry continuò a fissare quel riflesso tanto sbagliato nello specchio e più passava il tempo più aumentava la consapevolezza della gravità della cosa. Qualsiasi essa fosse.”
 
Innanzitutto doveva analizzare il problema. Be', aveva il corpo di Louis Tomlinson e la mente di Harry Styles. Semplice. Assurdo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Angolino dell'autrice:
 
Salve,
Grazie a chi è arrivato fino a questo punto e grazie a chi vorrà proseguire la lettura di questa storia.
 
Se qualcuno volesse lasciare una recensione, anche piccola piccola, gliene sarei infinitamente grata. Accetto critiche, prime impressioni, pareri, tutto.
 
Tutto ciò che c'è da sapere su questa storia è che è tranquilla e ha un ritmo lento. I miei personaggi sono lenti, Harry è lento, Louis è lentissimo (e io sono la peggiore di tutti)! Ma poi ci arriviamo, davvero.
 
Vi saluto, ci sentiamo al prossimo capitolo.
 
Costanza.
(Per qualsiasi cosa mi trovate anche QUI)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo Revisionato al 16/10/2014
  
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